PROVA A LASCIARTI ANDARE
CAPITOLO UNO
Jason era rimasto l’ultimo, nella sala d’attesa. Seduto su quella poltrona color senape scandiva gli scatti della lancetta dell’orologio a parete battendo ritmicamente il piede destro.
Odiava aspettare. Ogni minuto di inattività poteva significare un disastro. Che cosa si stava perdendo? Quale informazione gli sarebbe sfuggita o quale casino non sarebbe più riuscito a sistemare?
Forse era proprio quello il motivo per cui si trovava lì.
Qualche giorno prima si davvero spaventato. Il cuore pompava a mille, un sudore gelido gli copriva il corpo e sembrava che non riuscisse a respirare.
Al pronto soccorso erano stati gentili, ma lo avevano trattato come un isterico.
«Va tutto bene, signor Winkel» gli aveva detto in tono pacato e rassicurante il giovane medico internista, dopo averlo visitato e aver letto l’elettrocardiogramma. «Deve solo stare più tranquillo.»
Certo, come se fosse facile, con le trattative in corso per quel contratto milionario in Belize, la quasi ex moglie che non perdeva occasione per creargli problemi e l’ufficio amministrativo con tre impiegate in maternità ! Ce n’era da far saltare più di una coronaria.
Jason cambiò di nuovo posizione e allungò i piedi sul tappeto blu notte, incrociando le braccia sul petto.
Il dottor Sawyer aveva scelto con gusto i mobili di quella stanza, aggiungendo particolari tradizionali a un arredamento moderno e funzionale in acciaio e pelle. Il grande quadro con il suggestivo scenario palustre, l’angoliera in legno di ciliegio con la riproduzione di una ballerina di Degas sul ripiano e i grandi vasi a terra in stile Liberty da cui spuntavano rami colorati.
Jason aveva ormai analizzato tutto nei minimi particolari, ma l’attesa sembrava non finire mai. Iniziò a tamburellare con le dita sul bracciolo di pelle sintetica al ritmo della musica diffusa nella stanza, e lo sguardo gli cadde sul tavolino su cui erano ammucchiate delle riviste. Si alzò per frugare nella pila disordinata sperando di trovare qualcosa di leggibile. In mezzo a sfilate di moda e gossip sull’ultima conquista del famoso attore vide la nuova BMW serie quattro che luccicava su una copertina. Jason tornò a sedersi per sfogliare le pagine patinate, piene di auto sportive e donne seminude. Arrivato nella pagina centrale girò la rivista per ammirare la nuova Porsche Panamera con una mulatta in bikini sdraiata sul cofano. Un bigliettino gli cadde sulle gambe: un foglietto bianco, anonimo, con un testo stampato in un carattere ordinario. Jason lo prese in mano: non sembrava un pezzo della rivista.
Vivere per il controllo, morire per il controllo.
Se vuoi controllare il mondo, sarà il mondo a controllare te.
Solo nell’abbandono si trova il vero piacere,
quello che nasce dall’anima, quello che brucia la pelle.
www.thetasteofpleasure.com
Con una stana sensazione di déjà vu, rimase per un attimo a fissare quelle righe. Sembrava che l’avessero scritto pensando a lui. Tutto sotto controllo, tutti sotto controllo: dai bottoni dorati della divisa dell’usciere ai dettagli nel contratto con la holding beliziana. Era un bisogno, una fissazione, che però ultimamente l’avevano portato un po’ troppo spesso sotto le mani dei camici bianchi.
In quel momento la porta dello studio si aprì e sentì il dottor Sawyer salutare il paziente che aveva finito di visitare.
L’infermiera comparve sulla soglia della sala d’attesa. «Signor Winkel, si può accomodare.»
Jason si alzò di scatto dalla poltrona e fece cadere la rivista. Quando si chinò a raccoglierla, il foglietto bianco spiccava contro il blu notte del tappeto. D’istinto lo prese e se lo mise in tasca prima di rimettere a posto il resto.
Il dottor Sawyer era il suo medico da sempre. Ormai alla soglia dei sessanta, aveva l’aspetto severo e rassicurante di chi ha accumulato esperienza ma non ha perso l’umanità lungo il cammino. La testa pelata luccicava sotto la luce della lampada al neon e dietro gli occhiali tondi in titanio gli occhi apparivano cerchiati di scuro.
«Ciao, Jason» lo accolse stringendogli la mano.
«Ciao, Oliver. Grazie per avermi ricevuto a quest’ora.»
Il medico gli sorrise. «Se il direttore della Winkel and Lobster mi telefona, devo riservargli qualche riguardo.» Gli indicò la sedia davanti alla scrivania. «Accomodati.»
Il dottor Sawyer si sedette sulla sua poltrona, proprio sotto un poster sul trattamento dell’infarto. Jason sentì un brivido e rivisse l’incubo di quella sera: il dolore costrittivo al petto, il respiro corto e il cuore che ogni tre battiti ne perdeva uno… Aveva davvero temuto di non arrivare in tempo.
Staccò gli occhi da quelle immagini e li riportò sul viso rotondo del suo medico.
«Allora, Jason, come stai?»
«Non ho più avuto attacchi, ma il cuore va spesso troppo forte.»
«Vieni.» Il medico si alzò e andò verso il lettino. «Spogliati e fammi sentire.»
Jason si tolse la giacca a e la camicia e lo seguì.
Dopo averlo auscultato con attenzione e aver controllato la pressione, il dottor Sawyer si tolse lo stetoscopio dalle orecchie. «Va tutto bene, Jason.» Prese la cartellina dal tavolino a fianco e la aprì. «Elettrocardiogramma, ecocardio, tomografia dell’encefalo, spirometria: tutto nella norma.»
«Com’è possibile?» chiese Jason incredulo. «Ti giuro, l’altra notte ho temuto di non farcela.»
«Ti credo. Voglio dire, non c’è niente di patologico, nessun segno di danni al cuore o altro.»
«Allora sono pazzo?»
«Non ho detto questo» disse il dottor Sawyer puntandogli contro un dito. «Penso solo che tu stia chiedendo troppo a te stesso. Questi sono tutti sintomi da stress. Rivestiti che parliamo un momento.» Jason si rimise gli abiti e si accomodò nella poltroncina davanti alla scrivania dietro la quale era tornato l’uomo. «Devi mollare qualcosa. Adesso sono solo sintomi passeggeri, ma alla lunga possono diventare danni veri e propri. Sei troppo giovane per farti venire un infarto.»
Jason fissò il medico mentre la palpebra sinistra gli vibrava in uno spasmo. «Ma l’azienda deve andare avanti!» disse in tono deciso.
Come faceva a mollare?
«Mai sentito parlare della parola ‘delega’?»
Jason alzò le spalle di scatto scuotendo la testa.
A chi avrebbe potuto delegare? A quel dongiovanni del suo socio? Oppure al direttore amministrativo, che teneva la sacca delle mazze da golf nel ripostiglio per poter andare sui campi appena lui metteva piede fuori dell’azienda? Non ci sarebbe mai riuscito.
Il dottor Sawyer sospirò e congiunse le mani.
«Dormi, la notte?»
«Poco.»
«Ti prescrivo almeno qualcosa per riposare.» Il medico prese il ricettario e scrisse il nome di un farmaco. «Il resto lo devi fare tu, o la prossima volta i tuoi esami potrebbero non essere così buoni.»
A lui vennero in mente altri due o tre affari che aveva in programma: i nuovi lavori di ampliamento dell’ufficio clienti e un paio di trattat...