MORA SELVATICA
CAPITOLO UNO
Il volo da Roma era atterrato puntuale all’aeroporto di Olbia. Durante la breve tratta Marco si era concentrato sulla lettura della sua rivista preferita di economia e finanza nel vano tentativo di distrarsi dai pensieri che lo tormentavano da mesi. Ma non era quello il momento di lasciarsi travolgere dalla rabbia e dal dolore. Con passo lungo e deciso raggiunse l’agenzia di noleggio auto situata dall’altra parte della strada, dove avrebbe affittato la macchina che aveva prenotato. Il responsabile, un uomo di mezz’età con un marcato accento sardo, dopo aver ritirato l’apposito foglio con i dati personali del cliente gli consegnò le chiavi di un’utilitaria e la ricevuta del pagamento. Marco era abituato alle automobili di lusso, comode e confortevoli, ma in quei giorni di permanenza sull’isola la macchina gli sarebbe servita solo per rapidi spostamenti. Ringraziato il noleggiatore e preso accordi per il rilascio della vettura il giorno la sua partenza, si sedette al posto di guida e mise in moto.
In poco tempo arrivò alla statale che lo avrebbe condotto a Porto Cervo, la celeberrima località della Costa Smeralda dove Marco aveva acquistato cinque anni prima una meravigliosa casa per le vacanze. Per lui era il posto più bello del mondo, un luogo dal fascino e dalla bellezza incomparabili, con un mare limpido e cristallino, il cielo di un azzurro e terso che il maestrale teneva quasi sempre sgombro dalle nuvole, le rocce scolpite dal vento che assumevano la forma di bizzarre figure e i profumi di una natura selvaggia e incontaminata.
Era passato un altro anno ed era di nuovo nella sua amata Sardegna, una terra fuori dal tempo e dalla storia. Un nodo gli serrò la gola mentre proseguiva a velocità costante sulla strada divorando con gli occhi il panorama che gli passava davanti, come se volesse saziare, appagare e placare il suo animo con quello scenario mozzafiato. Alla sua destra, la placida superficie del mare, più scura all’orizzonte, si stendeva a perdita d’occhio. La splendida giornata di luglio permetteva di distinguere in lontananza Caprera e La Maddalena. A sinistra la macchia mediterranea con gli arbusti di lentisco, ginepro e ulivi secolari, ricopriva i promontori rocciosi.
L’aria calda che entrava dal finestrino abbassato gli accarezzava il volto, quasi a voler lenire il dolore che gli attanagliava l’anima. Malgrado fosse circondato da tanta bellezza, il tormento non gli dava tregua. Non poteva ignorare il motivo per cui era lì. A differenza del passato, in cui ogni anno tornava a Porto Cervo con Lori, la sua ex moglie, per aprire la casa in vista delle vacanze estive, adesso ci veniva per vendere l’immobile che aveva acquistato quando erano ancora una coppia felice e innamorata.
Marco e Lori, dopo una vacanza in Costa Smeralda, si erano innamorati del mare e della bellezza di quel luogo. Era bastato che lei gli avesse manifestato il desiderio di tornare a Porto Cervo ogni estate e lui non aveva esitato a esaudirlo; aveva preso subito contatti con una locale agenzia immobiliare e, dopo pochi mesi, aveva concluso l’affare e acquistato una magnifica villa inserita in un favoloso residence su una collina che dominava la costa. A Porto Cervo Marco e Lori avevano trascorso vacanze indimenticabili, serene e spensierate, concedendosi serate all’insegna del lusso, del divertimento e della mondanità grazie ai contatti di Marco con persone influenti e gli ambienti altolocati che frequentava.
Poi, all’improvviso, quella bolla di felicità era scoppiata quando nove mesi prima Lori gli aveva annunciato che tra loro era finito tutto e voleva tornare a New York, dove era nata e cresciuta, perché la vita a Roma le stava troppo stretta. Era stata questa la spiegazione che gli aveva fornito.
«Ti lascio tutto» aveva decretato. «Anche la casa di Porto Cervo. In fondo mi hai regalato degli anni bellissimi, e non me la sento di pretendere qualcosa da te. Rivoglio soltanto la mia libertà e la mia indipendenza. Tutto qua. Non è colpa tua, non hai nulla da rimproverarti: sei stato un marito meraviglioso e sei un uomo adorabile. Sono certa che incontrerai presto la tua anima gemella. Probabilmente io non ti merito.»
Lori aveva liquidato Marco con la schiettezza che la caratterizzava. Con poche frasi essenziali pronunciate a bruciapelo lei aveva passato un colpo di spugna su un’unione che sembrava perfetta e indissolubile. Per Marco invece il legame che lo univa alla moglie era talmente forte da renderlo cieco e impedirgli di vedere al di là dell’apparenza.
L’arrivo davanti al cancello scorrevole di legno interruppe bruscamente i suoi amari ricordi.
Con una sola manovra infilò l’utilitaria nel posto auto ombreggiato da una tettoia. Scese dall’abitacolo, prese il morbido borsone da viaggio dal portabagagli ed estrasse dalla tasca esterna un mazzo di chiavi legate al cagnolino di pelle di struzzo verde che Lori aveva comprato in un’elegante boutique della piazzetta di Porto Cervo. Quel portachiavi ricordò a Marco la passione della sua ex moglie per i cani.
Scese la rampa di scale che conduceva alla porta d’ingresso sul retro, aprì ma si soffermò sulla soglia, come se qualcosa gli impedisse di avanzare. Amava quella casa quasi quanto aveva amato Lori, ed essere lì era doloroso.
Una rapida occhiata attorno a sé e un fresco profumo di lavanda gli confermarono che Giulio, il custode, si era preoccupato di fare eseguire un’accurata pulizia. La vista del mare verde-azzurro e delle spiagge bianche e rosate che si ammirava dagli ampi finestroni del soggiorno sembrava un quadro. Lori non aveva mai voluto mettere le tende proprio per godere in ogni istante del magnifico panorama, forse il pregio maggiore di quella casa. E aveva ragione.
Marco appoggiò il borsone per terra e si chiuse la porta alle spalle. Emise un profondo sospiro e spostò lo sguardo verso le mensole sulla parete di sinistra dove una collezione di cornici in legno decapato, decorate con rami di corallo e conchiglie, metteva in mostra le fotografie che lo ritraevano insieme a Lori: sulla spiaggia, in barca, nel loro ristorante preferito al lume di candela… Nelle istantanee erano entrambi sorridenti; sembravano molto felici, e nulla lasciava presagire che presto non sarebbero più stati una coppia unita e innamorata.
Tutto in quella casa gli parlava della sua ex moglie: i cuscini azzurri in tessuto sardo che aveva scelto con cura nel negozietto di artigianato a Cannigione; l’alto candeliere di vetro messo a centrotavola; le tipiche pecorelle di terracotta realizzate a mano da un artigiano, acquistate su una bancarella del mercatino di Porto Cervo e il bellissimo riccio di mare in ceramica sistemato sul davanzale della finestra. Ogni oggetto, ogni dettaglio gli rammentava Lori e i momenti che avevano condiviso. Non poté fare a meno di chiedersi ancora una volta come lei avesse potuto dimenticare tutto ciò che c’era stato tra loro, allontanarsi senza un pizzico di nostalgia e rimpianto. Se ne era andata senza voltarsi indietro, e in tutti quei mesi Marco non aveva ricevuto nemmeno una telefonata, una e-mail o un breve sms. Nulla.
Se fosse stato amore vero non sarebbe stato così facile, si disse con amarezza, e il comportamento di Lori era stato la conferma, o meglio la sconfortante rivelazione, che lei era una donna capricciosa, viziata, estremamente superficiale e incapace di innamorarsi, e che l’aveva sposato solo perché aveva intravisto in lui la possibilità di fare la bella vita, circondata dal lusso. Quando si era annoiata anche di quello, gli aveva voltato le spalle senza scrupoli. Lori si stancava di tutti e di tutto, anche dei soldi. Gli tornò in mente la frase che gli ripeteva sempre suo padre: «Con il denaro non si compra la felicità ».
E, nel suo caso, nemmeno l’amore.
Serrò la mascella, provando una profonda rabbia. Marco, un uomo bello e di potere, manager di successo di un’azienda leader nel settore delle costruzioni in Italia e all’estero, si sentì ancora una volta impotente di fronte alla grande delusione di una donna che era stata tutto per lui.
Del resto, lui era un uomo d’altri tempi, che metteva al primo posto l’amore, la fedeltà , l’onestà , valori che gli avevano trasmesso i suoi genitori con il loro esempio, ma aveva imparato bene la lezione. Non avrebbe più consentito all’amore di occupare una posizione importante nella sua vita; le donne sarebbero state per lui solo un piacevole passatempo, niente di più. Non avrebbe aperto il suo cuore ai sentimenti profondi e si sarebbe concesso storie brevi, avventure di una notte. Basta con i legami e le responsabilità .
Questa sua decisione gli diede l’energia necessaria per muoversi. Andò ad aprire la porta-finestra che dava sul giardino. Il prato all’inglese era stato rasato; il ginepro nell’a...