Un diamante in cucina (Youfeel)
eBook - ePub

Un diamante in cucina (Youfeel)

  1. 54 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un diamante in cucina (Youfeel)

Informazioni su questo libro

I diamanti sono i migliori amici delle donne... sempre. April Matthews ha un sogno nel cassetto della sua cucina: diventare una chef stellata. Quando il destino le offre l'opportunità di aprire lo Sky with diamonds, un ristorante di lusso nel centro di Londra, tutto sembra realizzarsi come nelle fiabe. Ma il mondo della ristorazione non è solo inventiva e creatività, è fatto di critici tirannici, fornitori astuti e clienti insoddisfatti. Come sopravvivere a tutto questo? Non le resta che affidarsi allo chef più dispotico e geniale del panorama gastronomico mondiale, Michael Maze, che, dopo un anno di traversie, è a sua volta in cerca del riscatto e della gloria perduta. Tra fuochi e fiamme, stelle e diamanti, un pizzico di travestimenti, inganni e colpi di scena qb., quale sarà la ricetta giusta per non lasciarsi sfuggire l'amore? Mood: Romantico - YouFeel è un universo di romanzi digital only da leggere dove vuoi, quando vuoi, scegliendo in base al tuo stato d'animo il mood che fa per te: Romantico, Ironico, Erotico ed Emozionante.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2014
eBook ISBN
9788858673690

UN DIAMANTE IN CUCINA

CAPITOLO UNO

«Sei proprio sicura di quello che stai facendo, April?»
«Sicura?» replico guardando mio fratello, mentre mi lego in vita il grembiule bianco. «Ho smesso di avere dubbi da quando il mio conto in banca è a sei zeri, Peter. E ora non distrarmi!» Mi guardo attorno stizzita. «Dov’è il mio fermaglio?» domando. «Devo legarmi i capelli.»
«Eccolo…» mi risponde lui porgendomi distrattamente quello che sto cercando. «Proprio non capisco che bisogno avevi di tingerti i capelli di quel colore orribile.»
«Non deve riconoscermi, Peter. E comunque tra qualche shampoo torneranno come prima. Sarai pure più vecchio di me di otto minuti, ma mi sa che ti sei dimenticato un pezzo di cervello dove ormai non puoi più andare a prenderlo!»
«Smettila, idiota!» ribatte lui seccato, come ogni volta che lo prendo in giro.
«Falla finita anche tu, allora! Voglio il meglio, e lui fa al caso nostro. Ha perso tutto nell’ultimo anno. Famiglia, carriera, locali, ma non il suo carisma, ne sono certa. Mi sono documentata a lungo: lui cerca una nuova occasione e noi uno chef unico al mondo.»
«Se sei sicura che è così bravo, perché ti sei mascherata in questo modo e nascondi la tua identità?» replica Peter alzando la voce.
«Perché voglio vedere come lavora, è evidente! Voglio essere sicura che non sia solo fumo negli occhi» grido.
Peter mi guarda rassegnato.
«Te la caveresti benissimo da sola in cucina, se solo volessi tentare…»
«È fuori discussione!» lo interrompo bruscamente con un gesto secco. «Al momento la gestione è più importante, tutto deve quadrare. È il mio sogno, e ci ho investito una fortuna! Sai quanti…»
«Sai quanti ristoranti falliscono nel primo anno di attività?!» mi interrompe, facendomi il verso. Devo avergli ripetuto questa frase milioni di volte, negli ultimi mesi.
Qualcuno bussa alla porta mentre sto scuotendo la testa, rivolta a Peter che mi fissa esasperato.
«April, c’è il signor Maze con il suo secondo, chiede di voi due» annuncia Beth, una delle nostre cameriere, rivolgendoci uno sguardo pieno di timore.
«Bene, sapete tutti cosa dovete fare, ragazzi, mi raccomando! Di’ che Peter arriva subito.»
Mentre Beth si richiude la porta alle spalle, respiro profondamente. Non lo do a vedere a mio fratello, ma sono preoccupata. Corro un grosso rischio e ne sono cosciente, ma sono decisa a non tirarmi indietro. Una sola mossa sbagliata e quell’uomo potrebbe distruggere per sempre la nostra reputazione.
«Coraggio, fratellone, si va in scena!» esclamo, ostentando entusiasmo e correndo a finire di prepararmi.
Tre giorni prima
Mentre compongo il numero sulla tastiera, provo in tutti i modi ad arrestare il tremolio della mia mano, cercando di tenere ben salda la cornetta del telefono sul mio orecchio.
È libero. Uno, due, tre squilli. Al quarto squillo riaggancio, penso, ma, proprio mentre sto per farlo, sento rispondere una voce decisa, dal familiare accento scozzese.
«Sì?»
Deglutisco.
«Salve.»
«Salve!» replica la voce con un velo di ironia.
«Parlo con lo chef Michael Maze?»
«In persona.»
«Sono April Matthews, la titolare dello Sky with Diamonds, il nuovo locale in apertura nei pressi di King’s Road.»
«Ma certo! Il misterioso locale di cui si parla tanto.»
«Esatto… aspettava la mia telefonata?»
«Veramente no.»
«Ho avuto modo di conoscere Scott Finley, e mi ha detto che avrei potuto contattarla di persona per un colloquio.»
«Capisco. Ho lavorato con Scott fino a un anno fa, ed era un ottimo secondo. Ormai sarà diventato uno chef più che affidabile…»
«Ma io voglio lei, chef!» lo interrompo decisa.
Dopo un interminabile istante di silenzio, sento un sospiro.
«Se vuole me, verrò venerdì alle dieci e vedrò di portare con me Scott, visto che è sulla piazza. A presto.»
Prima ancora che possa salutarlo lui riattacca, lasciandomi perplessa, la cornetta del telefono a mezz’aria.
«Allora, cos’ha detto?» mi chiede Peter impaziente, riscuotendomi dai miei pensieri.
«Viene venerdì alle dieci... Non mi sembra vero che sia stato tutto così semplice!»
«Fantastico! Era quello che volevi, no?» domanda vedendomi turbata.
«Certo… ma sicuro!» insisto, infondendomi coraggio, ma qualcosa mi dice che niente andrà come io l’ho programmato.
Non è facile crescere da soli. Sembra di camminare a tentoni nel buio. Non è affatto semplice, ma succede. Peter e io abbiamo vissuto da soli a lungo, prima in affidamento, poi in case famiglia e infine in improbabili stanze in affitto nei quartieri più disparati di Londra.
Siamo gemelli eterozigoti. Praticamente ci somigliamo come il giorno e la notte. Peter è venuto al mondo otto minuti prima di me, ecco perché crede sin dall’inizio di essere il fratello maggiore che deve prendersi cura della sorellina indifesa. È intelligente e tenace, e, nonostante io non perda occasione per stuzzicarlo, non posso pensare a come sarebbe la mia vita se, da ventotto anni a questa parte, non fosse costantemente al mio fianco.
Nostro padre se n’è andato in cerca di fortuna quando avevamo solo quattro anni, e nostra madre non si è mai più ripresa. Si erano sposati molto giovani e lui non ha resistito alla tentazione di riprendersi una tanto sospirata adolescenza, cercando di sfondare con il suo gruppo musicale. Ha girato tutto il mondo suonando nei locali, e da qualche anno si è stabilito ad Atlantic City. Ogni tanto ci telefona o ci manda una cartolina, ma non sono molti i ricordi che ho di noi insieme.
Dopo la sua partenza la mamma ha iniziato a deprimersi. Entrava e usciva dagli ospedali psichiatrici con una frequenza sempre maggiore, finché ha deciso di farla finita. Evidentemente neanche il pensiero di crescere noi e cercare di avere un futuro insieme è riuscito a farle passare la tristezza.
È stata dura riprendersi. Cercare di trovare una ragione a quanto era accaduto è stato faticoso, fisicamente e mentalmente. E neppure ora, a distanza di anni, penso di essermi data una spiegazione che vada oltre uno scherzo del destino. Un destino insopportabile, in cui ho smesso di credere da molto tempo.
Anche per questo, probabilmente, ho iniziato a percorrere la mia strada e a costruire il mio futuro con una perseveranza che a volte ha sfiorato la testardaggine, curando ogni minimo dettaglio e non lasciando più nulla al caso. Prima lo studio e poi il lavoro, con ostinazione crescente, sono diventati per me una missione.
Ho sempre sognato di diventare un grande chef. Ho studiato, ho curato a lungo e minuziosamente la mia istruzione sotto ogni aspetto, pur non avendo mai una sterlina in tasca.
Dopo qualche anno di esperienza a Londra in ristoranti di ogni genere, ho deciso di partire. Destinazione: Italia. Del resto i genitori di mia madre erano cresciuti lì, quindi mi sembrava di tornare alle origini. Non sono certo la classica inglese bionda, con le guance rosa e gli occhi celesti. Ho ereditato i capelli scuri della mamma e i suoi occhi neri dalle ciglia folte. La carnagione chiara e le labbra carnose, invece, sono proprio come quelle di mio padre. E probabilmente anche la mia indole avventurosa e ribelle.
A Roma, nel quartiere dove ho abitato il tempo sufficiente a imparare il più possibile sulle abitudini alimentari locali, ho conosciuto Agatha Jennings, una vecchia signora inglese che aveva sposato un italiano molti anni prima, e che, alla morte del marito, non aveva avuto il coraggio di lasciare la sua casa piena di ricordi. Era una signora solare, moderna; era bello passare il tempo con lei. Leggeva, andava ai concerti e a teatro e le piacevano gli abiti alla moda. Era molto sola, ma probabilmente ha tenuto molta più compagnia lei a me di quanto non abbia fatto io con lei.
Quando è morta il mio stupore nel venire a sapere che ero la sua unica erede è stato enorme. Mi aveva lasciato la sua casa di Roma, una villetta in Costa Azzurra, uno splendido appartamento a Londra e una gran quantità di denaro. Molto più di quanto ne avessi mai visto in tutta la mia esistenza. E probabilmente anche molto più di quanto ne avrei potuto guadagnare anche lavorando senza sosta per il resto dei miei giorni!
Una volta sbrigate le pratiche necessarie per l’eredità, sono tornata a casa da Peter e ho deciso di realizzare il mio sogno senza badare a spese: aprire un ristorante di lusso nel centro di Londra.
Una bella storia, vero? Forse solo Cenerentola è riuscita in un’impresa migliore in passato, considerando che io non ce l’ho fatta ad accaparrarmi il Principe William e a diventare la futura regina d’Inghilterra.
Ma, ahimé, quello della ristorazione è un mondo spietato, soprattutto agli alti livelli. È un covo di serpi pronte a morderti e avvelenarti senza pietà. E di certo il mio animo sognatore non aveva messo in preventivo tutta questa concorrenza prima che mi cimentassi nell’impresa, vista la mia poca esperienza dietro le quinte. L’idea del ri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Un diamante in cucina