Il cerchio degli amanti
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Il cerchio degli amanti

  1. 656 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il cerchio degli amanti

Informazioni su questo libro

Qhuinn ha sempre vissuto ai margini, è un ribelle freddo come il ghiaccio, abbandonato dalla famiglia e cresciuto nella Confraternita del Pugnale Nero, dove ha trovato un ruolo e un'identità come uno dei più brutali vampiri sterminatori di lesser. Blay, combattente della Confraternita, è innamorato di Qhuinn da anni, ma non ha mai avuto nessuna speranza di riuscire a incrinare quella corazza di solitudine in cui il guerriero è prigioniero. Ora Blay ha deciso di voltare pagina, mentre Qhuinn ha scelto di avere un figlio dall'Eletta Layla. Ma quando il destino li riporta fianco a fianco ad affrontare un nuovo pericolo che minaccia i fratelli vampiri, per loro potrebbe essere l'ultima occasione di vivere finalmente questo amore tormentato. L'undicesimo capitolo della saga della Confraternita del Pugnale Nero è la storia di una passione feroce, un'avventura piena di coraggio e segreti, che bruciano come una ferita.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2015
Print ISBN
9788817079365
eBook ISBN
9788858677537

Capitolo 1

Oggi.
«Be’, quello sì che è un macchinone da urlo, altro che storie.» Jonsey guardò l’idiota accovacciato vicino a lui alla fermata dell’autobus. Erano parcheggiati in quella gabbietta di plexiglas da tre ore. Come minimo. Anche se gli erano sembrati tre giorni, grazie a commenti come quello.
Commenti che stavano per spingerlo verso un omicidio per legittima difesa.
«Tu sei un bianco, lo sai, sì?» puntualizzò Jonsey.
«Eeeeeeeeh? Cos’hai detto?»
Okay, facciamo che l’attesa era sembrata lunga tre anni. «Razza caucasica, nel senso che d’estate ti serve una cazzo di crema solare. Non come me…»
«Vabbè, fratello, guarda un po’ quel fuoristrada…»
«E allora perché devi parlare come se venissi dal ghetto? Sei proprio fuori di melone…»
A quel punto voleva solo arrivare a fine serata. Faceva freddo, nevicava e non poteva fare a meno di chiedersi cos’aveva fatto di male per ritrovarsi bloccato lì insieme a quello scemo che si credeva una specie di rapper bianco, tipo Vanilla Ice.
In realtà stava meditando di sganciarsi da quella situazione di merda. Stava facendo un mucchio di grana spacciando lì a Caldwell; era uscito di galera da due mesi per quegli omicidi che aveva commesso da minorenne, e non ci teneva neanche un po’ a bazzicare un coglione di un bianco deciso a farsi rispettare grazie al vocabolario.
Già, e poi c’era quel quartiere alla Richie Rich. Per quanto ne sapeva, da quelle parti c’era il divieto di uscire di casa dopo le dieci di sera.
Perché cavolo aveva accettato di imbarcarsi in quella storia?
«Ti. Spiace. Guardare. Quella. Bella. Automobile. Per. Favore?»
Tanto per tappare la bocca a quello scimunito, Jonsey voltò la testa, sporgendosi fuori dalla pensilina. Il vento gli soffiò la neve negli occhi, facendolo imprecare. Inverni della malora, lì a nord di New York. Col freddo che faceva ti ritrovavi due cubetti di ghiaccio al posto delle palle…
Be’… ciao, bellezza.
In fondo a un piccolo parcheggio, proprio davanti a un minimarket pulito e splendente, senza l’ombra di un graffito, aperto ventiquattr’ore su ventiquattro, in effetti c’era un SUV della madonna. Un Hummer nero come il carbone senza cromature da nessuna parte – né sui cerchioni, né intorno ai finestrini e nemmeno sulla griglia del radiatore. Eh, sì, era grosso da far spavento… e, così a occhio, doveva avere anche un motore da paura.
Era il tipo di auto che si vedeva girare dalle sue parti, il classico macchinone di un grosso spacciatore. Solo che lì erano lontano dai quartieri malfamati, per cui doveva essere di qualche sfigato che cercava di farsi passare per uno coi controcazzi.
Mister Vanilla tirò su lo zaino da terra, infilandoselo su una spalla. «Vado a dare un occhiata.»
«Tra poco arriva l’autobus.» Jonsey controllò l’orologio, dando voce a un pio desiderio. «Cinque, dieci minuti al massimo.»
«Eddai…»
«Ciao, stronzo.»
«Hai fifa o cosa?» Il fesso alzò le mani in stile Paranormal Activity. «Oh, mamma che pauuuuuuraaaaa… scaaaaaappaaaa…»
Jonsey tirò fuori la pistola e gli puntò la canna sul muso. «Guarda che non ho problemi a farti secco subito. Non sarebbe la prima volta che ammazzo qualcuno. Posso farlo di nuovo. Adesso levati dai coglioni e chiudi il becco, se ci tieni alla pelle.»
Jonsey lo guardò dritto negli occhi; poteva andare a finire in un modo o nell’altro, non gliene fregava granché: sparargli, non sparargli. Bah, stessa roba.
«Okay, okay, okay.» Mister Chiacchierone indietreggiò, lasciando la fermata dell’autobus.
Era ora, cazzo.
Jonsey mise via il ferro, incrociò le braccia e guardò nella direzione da cui doveva sbucare l’autobus… come se servisse a qualcosa.
Stupido idiota del cazzo.
Guardò di nuovo l’orologio. Cristo, basta con quello strazio. Se arrivava prima un autobus che tornava in centro l’avrebbe preso e ’fanculo a tutto il resto.
Spostando lo zaino che gli avevano detto di portare, sentì i rigidi contorni del vaso all’interno. Lo zaino lo capiva. Se doveva trasportare della merce da casa del diavolo in città, allora sì, okay. Ma il vaso? A cosa cavolo serviva?
A meno che fosse coca in polvere?
Il fatto di essere stato scelto da C-Rider in persona per quella cosa gli era parsa una gran figata… finché non aveva conosciuto il Viso Pallido… a quel punto l’idea di essere speciale si era parecchio sgonfiata. Le istruzioni del grande capo erano state chiare: trovarsi con l’altro tizio alla fermata di Fourth Street. Prendere l’ultimo bus per la periferia e aspettare. Alla ripresa del servizio, poco prima dell’alba, cambiare linea, prendendo quella che andava in campagna. Scendere alla fermata di Warren County. Camminare per un chilometro e mezzo fino a una fattoria.
C-Rider li avrebbe incontrati lì insieme a un gruppo di altri tizi, per quel lavoretto. E dopo? Jonsey avrebbe fatto parte di una nuova squadra decisa a dominare la scena a Caldwell.
L’idea gli garbava. E massimo rispetto per C-Rider… quel figlio di puttana era un tipo giusto: un pezzo grosso nel quartiere, sempre sul chi vive.
Ma se gli altri erano come Mister Vanilla…
Nel sentire il rombo di un motore pensò che qualcosa, qualunque cosa, della Caldwell Transit Authority si era finalmente decisa a comparire, e si alzò in piedi…
«Non ci credo, cazzo» esclamò in un soffio.
L’Hummer tutto nero aveva accostato proprio davanti alla fermata dell’autobus e quando il finestrino si abbassò, Viso Pallido, al volante, era fuori come un balcone… e non solo perché i Cypress Hill strillavano a tutto volume Insane in the Membrane.
«Sali! Dai! Sali!»
«Ma cosa cazzo credi di fare, eh?» balbettò Jonsey, girando di volata dietro al SUV e saltando sul sedile del passeggero.
Porca puttana troia… quello stronzo non era un cretino integrale se era riuscito a fare una cosa del genere.
L’amico pigiò a fondo sull’acceleratore, il motore ruggì e gli pneumatici azzannarono il manto nevoso sparandoli in avanti a ottanta all’ora.
Jonsey si aggrappò a tutto quello che gli capitava a tiro mentre attraversavano a razzo un incrocio col rosso, salivano sul marciapiede e tagliavano per il parcheggio di un Hannaford. Quando sfrecciarono fuori dall’altra parte, la musica seppellì il bip bip che si era messo a suonare perché nessuno dei due si era allacciato la cintura di sicurezza.
Jonsey fece un gran sorrisone. «Sì, cazzo, figlio d’un cane! Sei matto come un cavallo, fottuto pazzoide di un viso pallido…!»
«Questo dev’essere Justin Bieber.»
Fermo di fronte a una distesa di patatine Lay’s, Qhuinn alzò gli occhi sull’altoparlante incassato nel soffitto. «Già. Ci ho preso, e la cosa mi fa senso.»
Vicino a lui John Matthew disse, nella lingua dei segni: Come fai a saperlo?
«Quello stronzetto è dappertutto.» A riprova di quello che stava dicendo, indicò un espositore di biglietti d’auguri con una sfilza di immagini del cantante idolo dei teenager. «Quel ragazzino è la dimostrazione che sta arrivando l’Anticristo, giuro.»
Magari è già qui.
«Il che spiegherebbe l’esistenza di Miley Cyrus.»
Già, è vero.
Mentre John tornava a contemplare il suo snack preferito, Qhuinn ricontrollò con attenzione il negozio. Le quattro del pomeriggio e il minimarket era strapieno di roba e deserto, a parte loro due e il tizio giù alla cassa, intento a leggere il «National Enquirer» mangiando una barretta Snickers.
Niente lesser. Niente Banda dei Bastardi.
Niente a cui sparare.
A parte quel campionario di Bieber.
Tu cosa prendi?, chiese John.
Qhuinn si strinse nelle spalle, continuando a guardarsi intorno. In qualità di ahstrux nohstrum doveva garantire che ogni sera John rientrasse tutto intero al quartier generale della confraternita e finora, dopo un anno e passa, gli era sempre andata bene…
Dio, quanto gli mancava Blay.
Scuotendo la testa, allungò la mano a casaccio. Quando riportò il braccio verso di sé scoprì di aver preso un pacchetto di patatine al gusto di cipolla e panna acida.
Guardando il logo della Lay’s e il primissimo piano di una patatina, non poté fare a meno di ricordare quando lui, John e Blay si ritrovavano a casa dei genitori di quest’ultimo per giocare con la Xbox, bere birra e sognare una vita postransizione più bella.
Purtroppo, alla fine, più grande e più bella era solo la stazza e la forza del loro fisico. Anche se forse era soltanto lui a vederla così. John era felicemente accasato, in fin dei conti. E Blay stava con…
Merda, non riusciva neanche a pronunciare mentalmente il nome di suo cugino.
«Hai fatto, bello?» chiese brusco.
John Matthew prese un pacchetto di Doritos gusto classico originale e annuì. Andiamo a prendere qualche bibita.
Qhuinn si addentrò nel minimarket rimpiangendo di non essere impegnato in qualche scontro nei vicoli del centro, contro l’uno o l’altro dei loro due nemici. Lì in periferia c’erano troppi tempi morti e questo lo portava a rimuginare su…
Si interruppe di nuovo.
Vabbè. E poi detestava ogni contatto con la glymera, il che era reciproco. Purtroppo i membri dell’aristocrazia stavano gradualmente rientrando a Caldwell e, di conseguenza, Wrath era stato sommerso da segnalazioni di presunti avvistamenti di lesser.
Come se i non morti dell’Omega non avessero niente di meglio da fare che aggirarsi tra alberi da frutto spogli e piscine ghiacciate.
Ma il re non era nella posizione di mandare quei damerini a farsi fottere. Non dopo che Xcor e la sua Banda di Bastardi avevano ficcato una pallottola nella sua gola reale.
Traditori. Pezzi di merda. Con un po’ di fortuna, Vishous avrebbe dimostrato in modo inequivocabile chi aveva sparato quel colpo di fucile, così finalmente avrebbero potuto sbudellare quei soldati, infilare le loro teste in cima a una picca e dar fuoco ai cadaveri.
Oltre a scoprire con precisione chi, all’interno del Consiglio, stesse complottando col nuovo nemico.
Già, adesso la parola d’ordine era «massima disponibilità» – così, una sera alla settimana, ciascuna delle squadre finiva lì, nel quartiere residenziale dove lui era cresciuto, a bussare alle porte e a controllare sotto i letti.
In case simili a musei che lo facevano rabbrividire più di qualunque tenebroso sottopasso metropolitano.
Una pacca sul braccio gli ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. Ringraziamenti
  6. Preludio
  7. Capitolo 1
  8. Capitolo 2
  9. Capitolo 3
  10. Capitolo 4
  11. Capitolo 5
  12. Capitolo 6
  13. Capitolo 7
  14. Capitolo 8
  15. Capitolo 9
  16. Capitolo 10
  17. Capitolo 11
  18. Capitolo 12
  19. Capitolo 13
  20. Capitolo 14
  21. Capitolo 15
  22. Capitolo 16
  23. Capitolo 17
  24. Capitolo 18
  25. Capitolo 19
  26. Capitolo 20
  27. Capitolo 21
  28. Capitolo 22
  29. Capitolo 23
  30. Capitolo 24
  31. Capitolo 25
  32. Capitolo 26
  33. Capitolo 27
  34. Capitolo 28
  35. Capitolo 29
  36. Capitolo 30
  37. Capitolo 31
  38. Capitolo 32
  39. Capitolo 33
  40. Capitolo 34
  41. Capitolo 35
  42. Capitolo 36
  43. Capitolo 37
  44. Capitolo 38
  45. Capitolo 39
  46. Capitolo 40
  47. Capitolo 41
  48. Capitolo 42
  49. Capitolo 43
  50. Capitolo 44
  51. Capitolo 45
  52. Capitolo 46
  53. Capitolo 47
  54. Capitolo 48
  55. Capitolo 49
  56. Capitolo 50
  57. Capitolo 51
  58. Capitolo 52
  59. Capitolo 53
  60. Capitolo 54
  61. Capitolo 55
  62. Capitolo 56
  63. Capitolo 57
  64. Capitolo 58
  65. Capitolo 59
  66. Capitolo 60
  67. Capitolo 61
  68. Capitolo 62
  69. Capitolo 63
  70. Capitolo 64
  71. Capitolo 65
  72. Capitolo 66
  73. Capitolo 67
  74. Capitolo 68
  75. Capitolo 69
  76. Capitolo 70
  77. Capitolo 71
  78. Capitolo 72
  79. Capitolo 73
  80. Capitolo 74
  81. Capitolo 75
  82. Capitolo 76
  83. Capitolo 77
  84. Capitolo 78
  85. Capitolo 79
  86. Capitolo 80
  87. Capitolo 81
  88. Capitolo 82
  89. Epilogo
  90. Glossario dei nomi comuni e dei nomi propri