CAPITOLO QUATTORDICI
«Come facevate a sapere che eravamo a Palazzo Pitti?» chiedo a Fulvio quando entriamo in macchina. Robin mi ha ceduto il posto davanti, accanto a Fulvio. Mi sento a disagio, sono dodici anni che io e lui non saliamo in auto assieme. All’epoca eravamo da soli, adesso c’è Robin. Ma le cose nella vita, si sa, cambiano. Prima stavamo assieme, ora lui è a un passo dal convolare a nozze con Bianca. Meglio non pensarci. Fulvio allaccia la cintura di sicurezza e sorride, mentre ingrana la marcia e parte. Gli lancio un’occhiata furtiva. Non ricordavo affatto quanto fosse sexy al volante. I jeans aderiscono alle gambe tornite e la cintura di sicurezza appiccica al torace la camicia di lino bianca. Se non la smetto di pensare a lui in questi termini, rischio di saltargli addosso. E non è proprio il caso, primo perché c’è Robin dietro, secondo perché sta per sposare un’altra.
«Non lo sapevamo.» Per fare retromarcia poggia il braccio sulla spalliera del mio sedile. L’odore del suo dopobarba mi raggiunge e mi sento vulnerabile e impotente. Meno male che siamo al crepuscolo e il rossore sulle mie guance non si nota. Fulvio è disinvolto e sicuro di sé, come sempre, mentre io mi sento confusa come se fossi sotto l’effetto del jet lag.
«Come non lo sapevate?» insisto. Ho l’impellente necessità di parlare, il silenzio mi spaventa e imbarazza, soprattutto davanti a Robin. È una fortuna che sia seduto sui sedili posteriori.
«Eravamo appena arrivati, Valentina» mi spiega Fulvio, premendo l’acceleratore. «Stavamo facendo una passeggiata e Luca vi ha viste uscire da Palazzo Pitti. Una botta di fortuna. Stop.»
«Ma non eravate venuti qui per cercare Irene?» qualcosa non mi torna.
«Ovvio. Sapevamo che sarebbe venuta da te, cioè alla villa di Mrs. Price; Irene lo aveva riferito a Riccardo e Riccardo ha fatto la spia per Luca. Prima di venire a Fiesole dalla Price, però, Luca ha voluto fare una passeggiata. Aveva bisogno di farsi coraggio.»
«E quindi tu lo hai solo accompagnato» aggiungo infine, cercando di sembrare del tutto indifferente. Ma non lo sono per niente. Fulvio ha reso Pro e Contro lo show più seguito del momento, ha accompagnato Luca da Irene, sta per sposare Bianca e fare da padre a un figlio che forse è suo – questa è cattiva, ma ci sta. Insomma, è disponibile con tutti tranne che con me, e questo mi pesa. Molto.
«Non so perché abbia chiesto a me il favore di accompagnarlo.» Fulvio sorride, mentre svolta per Fiesole. Chissà se immagina quanto desideri dargli un pugno.
“Ho capito che non sei venuto per me, sai, non ti sforzare di rimarcarlo ogni tre parole!” penso.
«E poi dobbiamo girare la puntata sui beni culturali qui a Firenze. È l’ultima della stagione.» Eccolo qui che gira il coltello nella piaga.
«Wow!» interviene Robin, che non si è perso un passaggio della nostra conversazione. «Posso assistere alle riprese? Non capita tutti i giorni di vedere Fulvio Valenti al lavoro!»
«Neanche fosse David Letterman!» ribatto stizzita, tra me.
«Ti ho sentita, sai!» mi rimprovera Fulvio, ridendo. «Comunque, Robin, la mia risposta è sì. Puoi stare dietro le quinte quanto vuoi. Purché mi indichi dove si trova la villa di tua madre.»
«Oh, sorry, turn left…» Robin è al settimo cielo mentre gli dà indicazioni per districarsi tra le viuzze di Fiesole. Non parla nemmeno più in italiano. Ripenso a Irene e Luca. Al bacio appassionato che li ho visti darsi poco prima. Che bello, l’amore, quando è ricambiato.
«Com’è andata, ieri, la puntata sulla riforma della giustizia?» chiedo all’improvviso.
«Bene.»
«Non l’ho vista» aggiungo, sentendomi perfidissima. «Ieri sera sono…»
«Ah, sì, siamo andati agli Uffizi!» Robin mi rovina la battuta. Che rompiscatole. «E Valentina mi ha baciato!» Eh? Io lo strozzo. Come gli viene in mente di dire a un perfetto sconosciuto, almeno per lui, che io l’ho baciato. Io?
«Davvero?» Fulvio ride divertito, mentre parcheggia la macchina di fronte alla villa di Judy. «Ma allora bisogna festeggiare!»
«Un momento, Robin: tu hai provato a darmi un bacio!» Tento di difendermi lanciandogli strali velenosi.
«She loves me!» ridacchia quel demente, mentre apre la portiera e scende dall’auto. Mi precipito anch’io fuori, arrabbiata come un bulldog. Adesso lo prendo a sassate.
«Perché non resti a cena da noi, dude?» Robin si lancia nell’invito più maleducato della storia. Spero che Fulvio non accetti: mia nonna è lì dentro. Magari se gli dico che c’è anche lei cambia idea.
«Ha da fare, non lo vedi?» ringhio contro Robin.
«Non ho da fare, Valentina. Anche perché non credo che tornando a Firenze troverei in Luca una compagnia per la cena. Accetto volentieri, Robin, grazie.»
«Bene, così saluti anche mia nonna Bice!» gli dico lanciandogli uno sguardo eloquente. Mi ignora e, sorridendo a Robin, gli chiede se può parcheggiare lì. Mi giro indispettita e comincio a percorrere a grandi passi il vialetto di ghiaia. Sono furibonda. La mia esasperazione è al limite. Arrivo quasi a urlare per la frustrazione quando sento Robin esclamare: «Mia madre sarà felicissima di averti a cena da noi, Fulvio. È una tua ammiratrice, dice che sei uno, come si dice in italiano tough?»
Entriamo in casa e Judy ci viene incontro. Robin aveva ragione: sua madre è in estasi per la presenza di Fulvio. Gli fa un sacco di complimenti su come sia molto più bello dal vivo, su quanto sia elegante, su come sia interessante il colore dei suoi occhi. Io non esisto. Sto per fuggire, mi avvio verso la scala che conduce al piano delle camere da letto. Dovrò pur cambiarmi per la cena. Ho fatto solo tre gradini, quando vedo scendere mia nonna. Mi giro automaticamente verso Fulvio e poi di nuovo verso nonna Bice. Okay, si sono visti e riconosciuti. Fulvio la saluta con un cenno del capo, che mia nonna ignora volutamente. Ma perché fa così? Non so cosa mi prenda, ma non mi va che lo tratti male. Torno sui miei passi. «Nonna, abbiamo incontrato…» coraggio, fai un bel respiro. «Abbiamo incontrato Fulvio all’uscita di Palazzo Pitti. Ti ricordi di Fulvio Valenti, vero nonna?»
Nonna non risponde, ma fissa Fulvio come se gli volesse lanciare una maledizione. Per fortuna Judy si intromette nello scambio di battute: «Vi conoscete già? Ma è fantastico».
«Buonasera, signora Bice, come sta?» le chiede Fulvio senza scomporsi. Vorrei avere il suo aplomb e la sua faccia di bronzo.
«Bene, grazie.» Mia nonna sta facendo uno sforzo immane per rimanere calma e soprattutto per non fare la figura della scorbutica di fronte alla sua amica milionaria. La conosco troppo bene, si comporterà da vera snob, sottolineando, appena potrà, la differenza di ceto fra lei e Fulvio.
«Ottimo!» esclama Judy, che sembra non essersi accorta di nulla. «Gradisci un aperitivo, Fulvio?» Lo prende per un braccio e lo trascina nel salone, verso l’angolo bar, seguita dal figlio. Non voglio rimanere sola con nonna e fuggo in camera mia a cambiarmi per la cena.
Che strazio, che tormento. Judy mi ha sistemata accanto a Robin e di fronte a Fulvio, che a sua volta è accanto a mia nonna. Ora, la gravità della situazione è palese: quando il mio sguardo incrocia quello di Fulvio, venendo così intercettato da mia nonna, mi sento in colpa, tra l’altro senza motivo. Ma ci sono abituata.
«Come sta suo padre, Fulvio?» domanda nonna mentre mangiamo un risotto ai frutti di mare. «Fa ancora l’idraulico? Sai Judy, abbiamo conosciuto il signor Valenti durante i lavori alla villa di mia figlia. Faceva l’idraulico con suo padre e adesso è ricco e famoso, com’è strana la vita, vero?»
Che imbarazzo, mia nonna dev’essere impazzita. Prima mi insegna a essere gentile con tutti e poi si comporta malissimo, lei per prima? Non si rende conto che sta offendendo Fulvio? Mmm, temo che lo sappia fin troppo bene, invece. «Nonna» intervengo, sovrapponendo la mia voce a quella di Judy che sta sciorinando la solita scemenza sul sogno americano, «smettila, per favore!»
«Come dici, cara?»
«Stai offendendo Fulvio.» Non oso guardarlo in viso, anche perché sento il suo sguardo su di me.
«Tua nonna non mi ha offeso» interviene Fulvio.
Infilo in bocca la forchetta piena di chicchi di riso per non aggredire mia nonna. Robin tormenta Fulvio con una raffica di domande sulla Cnn e la conversazione viene così deviata su argomenti meno impervi. Tiro un sospiro di sollievo, anche se di tanto in tanto lancio occhiatacce a nonna Bice per assicurarmi che non parli a sproposito. Dopo cena passiamo in salotto p...