CAPITOLO DUE
L’indomani di buon’ora Emma era già al lavoro.
Seduta davanti al computer del piccolo ufficio, contattò via mail i vari fornitori per gli ordini poi andò nel laboratorio, accese i macchinari e indossò il grembiule e il cappello da pasticciere. Tirò fuori dal grande frigorifero le confezioni di panna fresca, il latte e le uova. Mise lo zucchero in una pentola, vi aggiunse una piccola quantità d’acqua e preparò il caramello. Versò il fluido liquido color ambra sul fondo degli stampini, poi preparò la sua famosa panna cotta: scaldò la panna con lo zucchero e la vaniglia e infine aggiunse la colla di pesce. Il segreto del suo successo dipendeva dal sapiente dosaggio degli ingredienti e dall’attenzione ai particolari. Adesso era il turno dei tortini al cioccolato; fece l’impasto e lo distribuì nei pirottini di alluminio che mise in frigorifero. Sarebbe stato sufficiente, prima di servirli, cuocerli in forno per otto minuti, sformarli su un piattino e il dessert al cioccolato dal cuore morbido sarebbe stato pronto per essere gustato. Per questa ricetta Emma utilizzava un ottimo cioccolato fondente che faceva arrivare da una piccola ma rinomata azienda svizzera. L’ultima sua preparazione di quella mattina furono i quadrotti alle mandorle, una vecchia ricetta di famiglia che riscuoteva sempre un grande successo. Gli ingredienti erano uova, farina di mandorle, zucchero e scorza di limone grattugiato. Mescolati insieme davano un impasto che, anche dopo la cottura, restava morbido e quasi si scioglieva in bocca. Una vera delizia per il palato.
Emma uscì dal laboratorio verso mezzogiorno. Controllò che fossero arrivate le piante di orchidee. Prediligeva le phalaenopsis bianche, ma dovette ammettere che anche quelle screziate fucsia e verdi, consegnate in mattinata, erano splendide.
Florence era arrivata da un paio di ore e aveva preparato i cestini di fiori e disposto i bouquet nei vasi; in quel momento stava servendo una giovane coppia che aveva occupato un tavolo d’angolo.
A metà pomeriggio, il locale era strapieno. Per fortuna Florence era veloce e professionale, andava avanti e indietro dal laboratorio senza fermarsi un attimo mentre lei si alternava tra la cassa e il bancone.
Ecco perché non si accorse del giovane che aveva appena varcato la soglia del Pannacotta Dreaming. Disordinati capelli castani gli arrivavano al colletto della camicia e una barba di qualche giorno copriva la mascella volitiva.
Emma stava consigliando una cliente sulla scelta dei mieli e delle marmellate. Poi la donna, attratta dalle confezioni di biscotti al gusto mimosa, le chiese quali fossero gli ingredienti, e lei le spiegò che all’impasto della frolla erano stati aggiunti i fiori di mimosa essiccati e sbriciolati. Avevano una consistenza granulosa ed erano deliziosi, le disse, convincendola ad acquistarne una scatola.
La donna si diresse alla cassa, dove ad attenderla c’era Florence. Emma, a quel punto, poté raggiungere il giovane che era entrato nel negozio qualche minuto prima e che si era fermato vicino al tavolo delle alzate dei dolci. Quell’uomo torreggiava su di lei, tuttavia non fu la notevole statura a colpirla. L’aderente camicia azzurra che indossava sotto la giacca copriva un fisico atletico, e gli occhi nascosti da un paio di lenti scure gli conferivano un’aria misteriosa.
«Posso aiutarla, signore?» chiese con la voce più garbata che riuscì a produrre.
«Sì, grazie. Vorrei sedermi per bere un tè» rispose lui con un sorriso che innescò una miccia all’interno del suo cuore.
«Certo. Venga. L’accompagno a un tavolo libero.»
Lui la seguì con passo lento, quasi incerto. Emma, abituata a muoversi come un fulmine, si sforzò di nascondere la sua impazienza. Sembrava che quell’uomo non avesse alcuna fretta, ma lei sì. Doveva servire gli altri clienti. Arrivati a un tavolo d’angolo, lo invitò ad accomodarsi e gli tese la lista dei tè. Ma lui ignorò il gesto, così Emma la lasciò sul ripiano.
Che scorbutico, pensò.
Tuttavia, appena ebbe formulato quel giudizio negativo si ricordò che doveva essere paziente con i suoi clienti, anche con quelli più esigenti e burberi. E l’individuo che aveva di fronte sembrava rientrare in quest’ultima categoria.
«Posso consigliarle la scelta di un tè?» gli chiese sforzandosi di sorridere.
«Grazie, molto gentile.»
Emma passò in veloce rassegna mentale tutti i tipi di miscele che avrebbe potuto offrirgli prima di iniziare l’elencazione. «Se ama i sapori delicati le suggerirei il vellutato Keemum con un accenno di pino, prugna e fiori o la meravigliosa combinazione di tè orientali dall’inconfondibile aroma di bergamotto. Abbiamo anche un tè agli agrumi, profumato e dissetante. Se predilige i sapori fruttati allora le consiglio i quattro frutti rossi, e se invece preferisce i gusti esotici è molto buono il tè nero originario dell’India, aromatizzato con cardamono, chiodi di garofano, zenzero e cannella. Potrei servirle anche un tè nero proveniente dal Brasile alla vaniglia, noce di cocco e semi di cacao oppure un tè...»
«C’è solo l’imbarazzo della scelta» la interruppe lui con un sorriso. «Si fermi, altrimenti vado in confusione. Amo la vaniglia, quindi vada per la miscela brasiliana» decise dopo un’iniziale esitazione.
«Bene. Desidera gustare anche un nostro dessert? Panna cotta, i quadrotti alle mandorle, il tortino al cioccolato o…»
«Panna cotta.» Questa volta la risposta fu rapida e...