Parte prima
Non è mai
troppo presto
La lettura da… 1 a 3 anni!
Che gioia! Siete in attesa di vostro figlio, questa meraviglia di bambino, frutto dell’amore incondizionato che vi lega. Sapete che avrà bisogno di tante cose: della culla, del fasciatoio, del ciuccio, di copertine e vestitini, della carrozzina per uscire e scoprire il mondo… ai giardinetti!
Ma non è tutto. Ora, forse, vi stupirò con una delle mie amate regole:
Regola della Tata
Dal settimo mese di gravidanza iniziate una prima raccolta di libri e cominciate subito a leggerli a vostro figlio.
«Stai scherzando?» domanderete. «Non bisogna aspettare che almeno sappia dire le prime parole? Noi non lo abbiamo neppure ancora sentito piangere.»
Ebbene, secondo gli esperti la percezione dei suoni inizia già ben prima della nascita e sentire la voce della mamma (o del papà, o anche del fratellino o della sorellina più grandi) che legge non solo è una forma importante di contatto e di condivisione, ma rappresenta contemporaneamente una stimolazione cognitiva diretta al cervello del “piccolissimo”, che è una tela bianca da riempire. Inoltre, aiuta a calmarlo con un’attività piacevole e provoca espressioni mimiche e comunicative: ancora nel ventre materno, il piccolino si rilassa o si muove più tranquillamente quasi a dirvi che sta bene.
Dove trovare i libri adatti per questa prima raccolta?
Innanzi tutto, cercateli in casa: magari ne avete ancora qualcuno di quando eravate bambini voi, potrebbe andar bene anche il vecchio libro di lettura della prima elementare con tante filastrocche in rima che risultano particolarmente gradevoli per i più piccoli.
O forse avete dei nipotini che conservano ancora nella loro cameretta dei libretti pasticciati con i pennarelli che ormai non leggono più. Chiedeteglieli in prestito.
O, meglio, create voi stessi un libro personale che diventerà una pietra miliare emotivamente importantissima per vostro figlio.
Come si fa?
È semplicissimo. Sicuramente ricordate a memoria alcune vecchie filastrocche della vostra infanzia: bene, scrivetele, dedicando a ognuna un foglio bianco e illustrandola con un’immagine sorridente. Può essere il papà a fare il disegnino oppure, quasi meglio, incollate una foto nella quale il bambino, da grande, possa ritrovare un riferimento familiare. Poi leggete al piccolino le “vostre” filastrocche ogni giorno (o più volte al giorno) e segnate in fondo alla pagina la data in cui avete cominciato la lettura di ciascuna.
Scommetto che, quando il vostro neonato avrà anche pochi giorni di vita, proverà piacere nel sentire quelle filastrocche. E, quando andrà a scuola e inizierà a studiare Storia (che parte sempre dalla propria storia personale), sarà orgoglioso di mostrare a tutti il suo libro con le date in cui ha cominciato a… leggere!
Se però non ricordate nessuna “vostra” filastrocca, ve ne propongo alcune delle “mie”.
Bolli bolli, pentolino.
Fai la pappa al mio bambino.
La rimescola la mamma,
mentre il bimbo
fa la nanna.
Fai la nanna, gioia mia.
O la pappa scappa via!
Cielo grigio, tempo brutto,
piove piove dappertutto.
Ma però che piove a fare
sopra i fiumi e sopra il mare
che tant’acqua han sempre già?
Non capisco in verità:
io se piove non mi cruccio.
Vado a spasso col cappuccio!
Stella stellina,
la notte si avvicina,
la fiamma traballa,
la mucca è nella stalla,
la mucca e il vitello,
la pecora e l’agnello,
la chioccia e i pulcini,
ognuno ha i suoi bambini,
ognuno ha la sua mamma
e tutti fan la nanna!
Il pollice dice: «Non c’è più pane».
L’indice dice: «Come faremo?».
Il medio dice: «Lo compreremo».
L’anulare dice: «Ce n’è ancora un pezzettino».
Il mignolo dice: «Lo mangio io che sono il più
[piccino».
C’era una volta un re,
seduto sul sofà,
che disse alla sua serva:
«Raccontami una storia».
La storia incominciò.
«C’era una volta un re.»
O mangi la minestra
o salti dalla finestra.
La minestra non mi piace.
Si mangia pane e rape.
La rapa è troppo dura.
Si va a letto addirittura!
C’era una volta,
Piero si volta,
Piero si gira,
trova una lira!
Una volta che sarà nato, siccome la prima vera storia è la propria vita, raccontatela al vostro piccolo mentre gli fate il bagnetto, mentre lo cambiate, mentre aprite le finestre alla mattina, mentre gli fate sentire il tintinnare del suo giochino preferito.
E, quando avrà 6, 7 o 8 mesi, cominciate a leggere con lui e per lui (o con lei e per lei) proprio tenendo in mano un libro aperto davanti a voi.
Quando preparate la cameretta prevedete uno scaffalino basso per le sue “letture”.
Preparando la cameretta per il vostro bambino, prevedete quindi uno scaffalino basso per le sue “letture”. Se non disponete di una cameretta, certo avrete un angolo del soggiorno o del tinello dove potrete lasciare un cesto con i suoi libri e mettervi seduti con il piccolo in braccio.
Già, ma quali libri scegliere per un bambino appena venuto al mondo? Sicuramente quelli cartonati, che sono più robusti a contatto con le manine, la bocca, la saliva che cola, e resistono quando il bimbo decide di usarli come un martello. Si tratta poi di volumetti che vengono stampati in formati ridotti, in modo che i piccoli “lettori” possano agevolmente girare le pagine, ma anche concentrare la vista sulle immagini. Queste dovrebbero essere semplici e chiare, e raffigurare possibilmente un solo oggetto (una mela, un gatto, un bambino, un fiore).
Voi potete affiancare i vostri bambini nella lettura di questi libretti costruendo con pochissime parole una storia che richiami il più possibile la loro vita reale. Il tono dovrà essere sempre positivo: questo è fondamentale perché la parola ha un’importanza enorme nella vita del bambino ed è già di per sé una “regola” che dimostra come va il mondo.
Vediamo insieme alcuni esempi.
• «Ecco la palla. Come rotola! E Luca [nome del bambino] corre a prenderla. Che bravo!»
• «La banana. Che buona! Maria la mangia volentieri.»
• «Guarda il gatto: dorme, ha chiuso gli occhi. Anche Luca chiude gli occhi quando dorme. Sssssssssst.»
• «È pronto il bagnetto. L’acqua è tiepida e la schiuma è morbida. Maria fa cik-ciak con le manine e le lava. Poi le asciuga. Brava! È pronta per la pappa!»
In queste brevi e semplicissime frasi che partono da un unico oggetto appartenente al mondo del bambino (palla, banana, gatto, bagnetto), è sempre contenuta una “regola” comportamentale in positivo, la sua realizzazione e il conseguente rinforzo positivo.
Questo tipo di lettura che vi ho appena proposto è una vera e propria attività. Per il bambino deve essere assolutamente piacevole: quindi, soprattutto le prime volte, suggerisco di non farla durare più di un paio di minuti.
Mi immagino questa scenetta:
Fuori pioviggina. Mamma Chiara e Luca, di 9 mesi, sono alla finestra e aspettano ansiosamente che smetta di piovere per uscire e andare a fare la loro passeggiata.
Mamma Chiara decide di occupare questi pochi minuti leggendo. Sceglie dal cestone un libretto. Che fortuna! C’è proprio l’illustrazione di una scena con la pioggia! Allora si accomoda in poltrona, prende Luca in braccio e inizia a leggere. Comincia con una rima del libro: «Cielo grigio, tempo brutto, piove piove dappertutto».
Poi passa a descrivere e commentare lei stessa l’immagine: «Guarda, un ombrello colorato come quello della mamma… E quante gocce cadono dal cielo!».
Proprio mentre pronuncia queste parole, si accorge che ha smesso di piovere. Intanto gira la pagina… e anche nel libro è spuntato il sole!
Allora mamma Chiara ripone il libretto nel cestone, mette Luca nel passeggino, prende – per prudenza: potrebbe anche ricominciare a piovere, il tempo è instabile – la tettoia trasparente per Luca, oltre a mantella e cappello da pioggia per sé… e via!
Dopo questa semplice esperienza, per Luca il volumetto scelto dalla mamma diventerà il “libro della pioggia”. Allo stesso tempo, il piccolo avrà imparato che può anche piovere, ma prima o poi viene il sereno. Ed ecco che persino una cosa “noiosa” come la pioggia si è trasformata in una “lettura” interessante e in un passo in avanti importante nella scoperta del mondo.
Ma vediamo ora un’altra situazione, in cui ancora entra in gioco la lettura con i piccolissimi:
Papà Giuseppe è a casa solo con Maria, di 14 mesi, e Giovanni, di 7 anni, che deve fare i compiti per il giorno seguente.
Mamma Patrizia è andata infatti dal parrucchiere: quando tornerà, sarà bellissima per la gioia di papà! Prima di uscire, ha lasciato Maria seduta a terra con i suoi giochini e Giovanni alle prese con la cartella.
Con un sospiro da “martire”, papà Giuseppe aiuta Giovanni a tirar fuori diario, astuccio e quaderno, e legge ad alta voce la “consegna” dettata dalla maestra: «Scrivere un pensiero con ognuna di queste parole: cuoco, quaderno, acquazzone». Evidentemente, nella classe di Giovanni stanno imparando l’uso della C, della Q e del CQ. Papà Giuseppe è un po’ perplesso. “Ma adesso non si scrive tutto col computer?” rimugina fra sé e sé. “Mi sembra una perdita di tempo… Questi sono pensierini dei miei tempi.”
Per fortuna riesce a non far trasparire le sue opinioni, ma, anzi, dice al figlio con apparente convinzione: «Che parole importanti! Dai, dimmi un pensierino con cuoco».
Giovanni risponde prontamente: «Il mio papà non è un bravo cuoco, la mamma sì!».
«Bravo, Giovanni, è verissimo» ammette papà Giuseppe.
Nel frattempo, Maria, spazientita perché non è al centro dell’attenzione, si avvicina alla gamba del padre, si aggrappa ai suoi pantaloni e si mette a frignottare.
Allora papà Giuseppe la prende per mano (Maria ha mosso da poco i primi passi ed è ancora molto traballante), la accompagna allo scaffale dei libri per bambini che si trova in soggiorno e sceglie il libretto In compagnia di Spotty di Eric Hill (Fabbri, 2003). Spotty è un simpatico cagnolino, protagonista di tante storielle allegre che piacciono ai più piccoli. Quindi Giuseppe si siede con Maria a un tavolino che è proprio lì accanto, con due seggioline robuste, e va a pagina 37 dove comincia il racconto L’ombrello di Spotty.
Interrompo il racconto della scena per fare un mio commento: è stato davvero bravo papà Giuseppe! Se si fosse seduto al tavolo grande, accanto a Giovanni, Maria avrebbe certamente voluto toccare il suo quaderno, la penna, la matita o la gomma. Risultato: Giovanni, innervosito dalla sorella – la quale avrebbe potuto magari anche mettersi a piangere –, si sarebbe inevitabilmente distratto dai compiti. Insomma: un disastro per tutti.
Torniamo ora al nostro momento di vita familiare… quando la mamma è dal parrucchiere!
A questo punto papà Giuseppe incomincia a leggere intercalando, quasi a ogni frase, un suo commento che aiuti la bimba a comprendere bene tutti i passaggi della storia, pur semplice. Dice per esempio: «Vedi, Maria? Qui c’è un cagnolino che si chiama Spotty… Tu ti chiami Maria, il tuo fratellone si chiama Giovanni. Vediamo che cosa succede se giriamo la pagina».
E poi aggiunge, legandosi alla realtà di Maria: «Guarda, Maria, Spotty è alla finestra e vede la pioggia che scende. Cadono tante goccioline, sono bagnate… ma Spotty ha un om...