Creatività e pensiero laterale
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Creatività e pensiero laterale

Manuale di pratica della fantasia

Edward De Bono

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  1. 300 pagine
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Creatività e pensiero laterale

Manuale di pratica della fantasia

Edward De Bono

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Se si affronta un problema con il metodo razionale del pensiero, si ottengono risultati corretti ma limitati dalla rigidità dei modelli logici. Quando si richiede invece una soluzione veramente diversa e innovativa si deve stravolgere il ra gionamento, partire dal punto più lontano possibile, ribaltare i dati, mescolare le ipotesi, negare certe sicurezze e addirittura affidarsi ad associazioni di idee del tutto casuali. Si deve per ciò abbandonare il pensiero "verticale", cioè quello basato sulle deduzioni logiche, per entrare nella "lateralità" del pensiero creativo. In questo volume Edward de Bono prosegue il discorso iniziato con Il pensiero laterale traducendo in esempi concreti e in esercizi pratici quello che allora era l'aspetto teorico. Un vero e proprio manuale dell'invenzione e della fantasia utile a tutti, in particolare agli insegnanti che vogliano stimolare tale capacità nei loro studenti.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2015
ISBN
9788858677094

1

COME FUNZIONA LA MENTE

La necessità del pensiero laterale trae origine dal modo in cui funziona la mente.* Nonostante la sua enorme efficacia, il sistema di trattamento dell’informazione chiamato mente presenta certi limiti caratteristici. Questi limiti sono inseparabili dai vantaggi del sistema poiché gli uni e gli altri sorgono direttamente dalla natura del sistema stesso. Sarebbe impossibile avere i vantaggi senza gli svantaggi. Il pensiero laterale è un tentativo di compensazione degli svantaggi mentre ancora si godono i vantaggi.

Comunicazione in codice

La comunicazione è la trasmissione di informazioni. Se volete che qualcuno faccia qualcosa, potreste fornirgli delle istruzioni particolareggiate dicendogli esattamente che cosa fare. Questo sarebbe il procedimento corretto, ma potrebbe occorrere tanto tempo. Sarebbe molto più facile se semplicemente gli diceste: «Procedi ed esegui il piano numero 4». Questa semplice proposizione sostituirebbe pagine e pagine di istruzioni. Nel mondo militare certi complessi modelli di comportamento vengono codificati in modo tale che si deve solamente specificare il numero di codice affinché l’intero modello di comportamento venga attivato. Lo stesso accade nei computer: i programmi di maggior uso vengono immagazzinati sotto un particolare titolo e si possono richiamare specificandone semplicemente il titolo. Quando vi recate in una biblioteca per avere un libro, potreste descrivere nei particolari il volume che desiderate, fornendone autore, titolo, soggetto, linee generali eccetera. Al posto di tutta questa procedura potreste semplicemente dare il numero codificato del catalogo.
La comunicazione mediante codice può funzionare soltanto se esistono dei modelli prestabiliti. Questi modelli, che possono essere molto complessi, vengono elaborati in anticipo e sono disponibili sotto qualche titolo codificato. Anziché trasmettere tutta l’informazione richiesta trasmetterete solamente il titolo codificato, il quale opera come una parola chiave che identifica e richiama il modello desiderato. Questa parola chiave può essere un vero titolo in codice come il titolo di un film o può essere qualche parte dell’informazione che funge da richiamo per il resto. Per esempio, si potrebbe non ricordare un film in base al titolo, ma se si dovesse dire: «Ricordi quel film con Julie Andrews nella parte della governante che assiste dei bambini in Austria?», il resto del film sarebbe facilmente richiamato alla mente.
Il linguaggio stesso è il più naturale fra i sistemi codificati con le parole stesse che fungono da chiavi. Ogni sistema codificato presenta enormi vantaggi. È facile trasmettere una quantità di informazioni a gran velocità e senza eccessiva fatica. Tale sistema rende possibile una reazione adeguata a una situazione non appena la situazione viene riconosciuta dal suo numero di codice senza bisogno di esaminarla nel dettaglio. Rende possibile una reazione adeguata a una situazione persino prima che la situazione si sia pienamente evoluta, grazie all’identificazione della stessa dai suoi aspetti iniziali.
Di solito si pensa alla comunicazione come a una questione bidirezionale: c’è qualcuno che intende inviare un messaggio e qualcuno che cerca di comprenderlo. Data una certa disposizione prestabilita delle bandiere sull’albero di una nave, chiunque comprenda il codice riesce a dire che cosa quella particolare disposizione significhi. Ma una persona che conosce il codice sarebbe in grado anche di individuare un messaggio da una disposizione casuale delle bandiere usate per decorare una festa o una stazione di rifornimento.
La comunicazione può essere una questione unidirezionale. La situazione di chi si occupa dell’ambiente è un esempio di comunicazione unidirezionale. Si individuano messaggi provenienti dall’ambiente anche se nessuno li ha deliberatamente espressi.
Se sottoponete una disposizione casuale di linee a un gruppo di persone, costoro cominceranno subito a individuare dei modelli dotati di senso. Si convinceranno che i modelli sono stati posti intenzionalmente o che le disposizioni casuali non sono affatto tali ma sono formate da modelli specifici. Alcuni studenti ai quali era stato chiesto di reagire in un certo modo al suono di una campana che batteva a intervalli casuali, presto si convinsero dell’esistenza di un modello significativo che rispecchiava il modo in cui la campana veniva suonata.
La comunicazione mediante codici o modelli prestabiliti richiede lo sviluppo di un catalogo di modelli proprio come in biblioteca è possibile fare uso solamente del numero di catalogo di un volume se qualcuno ha catalogato i libri. Come indicato sopra, non deve esserci un vero numero di codice per ogni modello. Qualche parte del modello stesso può arrivare a rappresentarlo nel suo complesso. Se riconosceste un uomo ascoltandone il nome «John Smith», in ciò consisterebbe l’uso di un titolo codificato, ma se lo riconosceste dal timbro della voce durante una festa, in ciò consisterebbe l’uso di una parte del modello. Sotto sono raffigurati due modelli familiari, ciascuno dei quali è nascosto parzialmente dietro uno schermo. Non sarebbe molto difficile indovinare i modelli dalle parti che sono accessibili.
Illustration

La mente quale sistema modellizzante

La mente è un sistema modellizzante. Il sistema informativo della mente opera per creare modelli e riconoscerli. Questo comportamento dipende dall’assetto funzionale delle cellule nervose del cervello.
L’efficacia della mente nella sua comunicazione unidirezionale con l’ambiente trae origine dalla sua capacità di creare modelli, immagazzinarli e riconoscerli. È possibile che soltanto pochi modelli si sviluppino nella mente e che questi si manifestino quale comportamento istintivo, ma questo fatto sembra relativamente trascurabile nell’uomo se paragonato a quanto avviene negli animali inferiori. La mente può accogliere anche modelli già pronti e trarne alimento, ma la proprietà più importante del sistema mentale è l’abilità di creare i propri modelli. Il modo in cui la mente crea realmente questi modelli viene descritto altrove.*
Un sistema in grado di creare i propri modelli e riconoscerli è capace di comunicare efficacemente con l’ambiente. Non importa se i modelli siano giusti o sbagliati purché siano definiti. Poiché i modelli sono sempre artificiali e creati dalla mente, si potrebbe affermare che la funzione della mente è l’errore. Una volta che si sono formati i modelli, il meccanismo selettivo dell’utilità (paura, fame, sete, sesso ecc.) classificherà i modelli e conserverà quelli utili alla sopravvivenza. Ma prima i modelli si devono formare. Il meccanismo selettivo può solo selezionare i modelli, non può formarli o addirittura modificarli.

Sistema che si autorganizza

Si può pensare a una segretaria che gestisce attivamente un sistema d’archivio, a un bibliotecario che cataloga attivamente dei libri, a un computer che seleziona attivamente l’informazione. La mente tuttavia non seleziona «attivamente» l’informazione. L’informazione si seleziona e si organizza da sé in modelli. La mente è passiva. La mente fornisce all’informazione solamente un’occasione per comportarsi in questo modo. La mente provvede solamente a un ambiente speciale in cui l’informazione può procedere ad autorganizzarsi. Quest’ambiente speciale è una superficie mnesica dalle caratteristiche peculiari.
Un ricordo è qualcosa che accade e non accade del tutto. Il risultato è una traccia che viene lasciata. La traccia può durare a lungo o solamente per poco tempo. L’informazione che entra nel cervello lascia una traccia nel comportamento alterato delle cellule nervose che forano la superficie mnesica.
La superficie mnesica è paragonabile a un paesaggio. I contorni della superficie offrono una traccia della memoria accumulata dall’acqua che vi è caduta sopra. La pioggia forma piccoli rivoletti che si uniscono in torrenti e poi in fiumi. Quando s’è formato il modello di drenaggio, allora esso tende a farsi sempre più permanente poiché la pioggia si raccoglie nei canali di scolo e tende a renderli più profondi. È la pioggia che compie l’azione scultorea, e tuttavia è la risposta della superficie alla pioggia che organizza il modo in cui la pioggia eseguirà la scultura.
Nel caso di un paesaggio le proprietà fisiche della superficie avranno un poderoso effetto sul modo in cui la pioggia colpirà la superficie stessa. La natura della superficie determinerà quale tipo di fiume si formerà. Gli affioramenti rocciosi determineranno quale via il fiume seguirà.
Anziché un paesaggio prendete ora in considerazione una superficie omogenea su cui cada la pioggia. Supponiamo che un piatto piano di gelatina alimentare fornisca una siffatta superficie. Se cade dell’acqua calda sulla superficie di gelatina, questa si scioglie un po’ e quando l’acqua viene gettata via dalla superficie resta una depressione. Se si versa un altro cucchiaio sulla superficie vicino al punto dove è stato versato il primo, l’acqua scorrerà nella prima depressione tendendo a renderla più profonda ma lasciando una sua propria impronta. Se vengono versati altri cucchiai di acqua calda sulla superficie (uno immediatamente dopo l’altro) la superficie si trasformerà in un paesaggio scolpito nella gelatina, formato da avvallamenti e ponti. La gelatina omogenea ha semplicemente fornito una superficie mnesica per i cucchiai di acqua calda che si sono organizzati in un modello. I contorni della superficie sono formati dall’acqua, ma, una volta formati, i contorni si orientano dove l’acqua scorrerà. Il modello finale dipende da dove i cucchiai colmi d’acqua sono stati versati e dalla successione secondo la quale sono stati versati. Tutto ciò è equivalente alla natura dell’informazione in ingresso e della sequenza d’arrivo. La gelatina rappresenta un ambiente per l’autorganizzazione dell’informazione in modelli.

Limiti nella portata dell’attenzione

Un tratto fondamentale di un sistema mnesico passivo che si autorganizza è la portata limitata dell’attenzione. Questa è la ragione per cui solo una cucchiaiata d’acqua alla volta veniva versata sulla superficie di gelatina. I meccanismi in base ai quali una superficie mnesica passiva può arrivare ad avere una portata limitata d’attenzione sono spiegati altrove.* La portata limitata dell’attenzione significa che solamente parte della superficie mnesica può essere attivata ogni tanto. Quale parte della superficie giunga a essere attivata dipende da cosa si sta presentando al momento alla superficie, da cosa si è presentato alla superficie poco prima e dallo stato della superficie (ovvero da che cosa è accaduto alla superficie in passato).
Questa portata limitata dell’attenzione è estremamente importante perché significa che l’area attivata sarà una singola area coerente e questa si troverà nella parte più facilmente attivata della superficie mnesica. (Nel modello della gelatina corrisponderebbe all’avvallamento più profondo.)
L’area più facilmente attivata è quella più familiare, quella che si incontra più spesso, quella che ha lasciato la maggior parte delle tracce sulla superficie mnesica. E poiché tende a essere usato, un modello familiare diventa ancora più familiare. In questo modo la mente sviluppa quella riserva di modelli prestabiliti che sono alla base della comunicazione codificata.
Con la portata limitata dell’attenzione la superficie mnesica passiva che si autorganizza provvede anche all’automassimizzazione. Ciò significa che i processi di selezione, rigetto, combinazione e separazione divengono tutti possibili. Messi insieme, questi processi dotano la mente di una potentissima funzione di elaborazione.*

Sequenza d’arrivo dell’informazione

Nella pagina seguente si vedono le sagome di due elementi di plastica sottile che vengono dati a una persona in seguito istruita a disporli insieme in modo da creare una forma facilmente descrivibile. I due elementi di solito vengono sistemati in modo tale da formare un quadrato (come si vede nell’illustrazione). Si aggiunge poi un altro elemento di plastica con le stesse istruzioni precedenti. Questo viene semplicemente sommato al quadrato in modo da formare un rettangolo. Si aggiungono ancora altri due elementi contemporaneamente che si mettono insieme in modo da formare un elemento da aggiungere al rettangolo per formare di nuovo un quadrato. Infine si aggiunge un altro elemento, che però non si adatterà. Per quanto si sia stati corretti a ogni passaggio non si è in grado di procedere oltre. Il nuovo pezzo non si adatta al modello esistente.
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Qui sotto si mostra un modo diverso di disporre gli elementi di plastica. Con questo nuovo tipo di disposizione si riesce a sistemare tutti gli elementi, incluso l’ultimo. Ma quest’altro metodo ha meno probabilità di venire tentato rispetto al primo poiché un quadrato è molto più ovvio di un parallelogramma.
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Se si partisse con il quadrato allora si dovrebbe tornare indietro e riordinare gli elementi a un certo stadio per formare un parallelogramma prima di poter procedere. Di conseguenza, pur essendo stati corretti a ogni passaggio, sarebbe necessario rielaborare la situazione prima di riuscire a procedere oltre.
Gli elementi di plastica indicano ciò che accade in un sistema automassimizzante. In un siffatto sistema l’informazione disponibile in ogni momento è sempre elaborata nel modo migliore (è più stabile, in termini fisiologici). Quando si presentano altre informazioni, queste si aggiungono alla disposizione esistente allo stesso modo in cui si aggiungevano gli elementi di plastica. Ma la capacità di dare senso all’informazione nei diversi passaggi non significa che si riesca a procedere. Giunge un momento in cui non si riesce ad andare oltre senza ristrutturare il modello, senza smantellare il vecchio modello che è stato così utile ed elaborare le nuove informazioni in un modo nuovo.
Il guaio di un sistema automassimizzante che deve avere senso in ogni momento è dato dal fatto che la sequenza d’arrivo dell’informazione determina il modo in cui deve essere ordinata. Per questa ragione l’ elaborazione dell’informazione è sempre inferiore all’elaborazione migliore possibile, perché questa sarebbe del tutto indipendente dalla sequenza d’arrivo delle informazioni.
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Nella mente, che è un sistema mnesico cumulativo, l’elaborazione dell’informazione in forma di concetti e idee tende a fare un uso inferiore al...

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