Un perfetto angolo di cielo (per incontrare Mr Big) (Youfeel)
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Un perfetto angolo di cielo (per incontrare Mr Big) (Youfeel)

  1. 78 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un perfetto angolo di cielo (per incontrare Mr Big) (Youfeel)

Informazioni su questo libro

Cosa avrebbe fatto Carrie se avesse scoperto che Mr Big la tradiva? Lidia continua a ripetersi questa domanda mentre pensa alla sua vita, pianificata in ogni dettaglio e poi sconvolta. Carrie avrebbe pianto, avrebbe riso e poi, probabilmente, avrebbe fatto qualcosa di insensato. Scappare, per esempio. E così Lidia si ritrova senza quasi accorgersene su un aereo per l'Inghilterra, con un paio di jeans, un giubbotto color kaki e una lettera dello studio legale Chapman e associati che la avvisa di un'inaspettata eredità. Dai palazzi di Milano alla brughiera inglese, dal quarto piano della patinata rivista di moda per cui lavorava al fienile di un cottage, alla guida di una vecchia carcassa verde muschio e sulle tracce di un passato tutto da svelare. Perché la vita è un fiore da far sbocciare, e non c'è niente di più glam di un vero amore. Un romanzo intenso e coinvolgente, una storia d'amore dolce e travagliata, in cui l'uomo del destino può apparire all'improvviso su un cavallo nero. E aiutarti a rincorrere un nuovo sogno. Mood: Emozionante - YouFeel è un universo di romanzi digital only da leggere dove vuoi, quando vuoi, scegliendo in base al tuo stato d'animo il mood che fa per te: Romantico, Ironico, Erotico ed Emozionante.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
eBook ISBN
9788858681015

CAPITOLO NOVE

Più di una tuta su un paio di Manolo Blahnik
Quel pomeriggio si incontrarono al 6 di Honey Lane.
Sarah aveva bisogno di fare un sopralluogo per rendersi conto dello stato del cottage, e Lidia, da parte sua, non aveva alcun desiderio di disfarsene prima di aver respirato ancora un po’ l’allure magica di quel posto. Si aggirarono tra le stanze per ore, scattando foto e prendendo misure. Quando infine uscirono il sole stava già tramontando. Si sedettero sul gradino dell’entrata, l’una accanto all’altra, osservando la luce svanire oltre l’orizzonte.
«È davvero strano, sai?» commentò d’un tratto Sarah. «Quando ero piccola passavo spesso davanti a questo cottage. Mi soffermavo a guardarlo, mi chiedevo come fosse viverci, che atmosfera vi si respirasse. Ero solo una ragazzina, ma ha sempre avuto un grande fascino.»
Lidia la osservò incuriosita. Poteva comprendere ciò di cui parlava, anche se per lei era diverso. In un certo senso quella era casa sua, e dopo le ultime settimane e la piega disgraziata che aveva assunto la sua vita qualunque cosa che profumasse di nuovo avrebbe potuto conquistarla.
«Amavi le case fin da allora.»
Sarah annuì.
«È così: mi piace ascoltarle, sentire ciò che hanno da raccontare. Per questo adoro il mio lavoro.»
Lidia si alzò in piedi, osservando le rose piegarsi al primo vento della sera. Capiva bene ciò di cui stava parlando perché un tempo per lei era stato lo stesso. Aveva desiderato quel lavoro da «Bowl of Fashion» così a lungo che quando Ornella, la responsabile del personale, le aveva telefonato per confermare data e ora del colloquio aveva sentito il cuore fermarsi un istante. Perché quello era il momento, l’attimo magico in cui tutto accade e la vita prende una piega diversa. Ne era certa, allora, e la sensazione di euforia non l’aveva abbandonata nemmeno la settimana dopo quando alla fine aveva varcato la soglia della redazione come stagista.
Si strinse le braccia al petto, inspirando a fondo. Ora, dopo quattro anni in cui aveva collezionato un discreto numero di successi, sembrava tutto talmente diverso. Ce l’aveva fatta, era diventa esattamente ciò che voleva, eppure la magia se n’era andata, schiacciata da un esercito di tacchi dodici e borse Balenciaga. Non ne era rimasto che un vago ricordo, simile all’alone ambrato che ingiallisce le vecchie foto.
Ma quando era accaduto? Quando tutto aveva smesso di essere perfetto ed era diventato una banale e doverosa concatenazione di eventi? Perché era proprio quella la prima cosa che le veniva in mente se pensava alla sua vita a Milano e al giornale: il dovere, come se l’essere seduta al quarto piano di una delle riviste di moda più influenti al mondo dovesse bastarle, come se il glamour di una vita mondana dovesse assorbire ogni mancanza.
«Ripensamenti?»
Lidia si voltò di scatto.
«Sul cottage, intendo. Potrei capire: non dev’essere facile allontanarsi da quest’atmosfera.»
«No, nessun ripensamento» mormorò, abbozzando un sorriso. «Anche se questo posto ha davvero un fascino particolare. È come se trasmettesse tranquillità. Sarebbe bello poterne portare via un pezzetto.»
«Allora fallo!» esclamò Sarah avvicinandosi, fasciata in un grazioso cappotto di cotone pesante che le sfiorava le ginocchia. «Vivilo, assaporalo, ascolta ciò che ha da dirti, e quando ti sentirai pronta lascialo andare.»
«Vivere qui? È di questo che stiamo parlando, giusto?!»
«Per qualche giorno, finché i documenti non saranno a posto. Potrai sempre tornare alla tua vita dopo, ma senza rimpianti.»
Rimpianti, ecco una parola che Lidia aveva bandito dal proprio vocabolario tanto tempo prima.
«Potrebbe essere interessante» concordò. «Può darsi che sia l’occasione giusta per conoscere zia Mary.»
«Siamo d’accordo, allora» disse Sarah. «E poi, così, sarà più comodo far visitare il cottage ai potenziali acquirenti.»
Lidia annuì, osservando la donna guadagnare il vialetto a passo lento ma sicuro. Non si conoscevano che da una manciata di ore, eppure aveva la sensazione che non fosse così. Era come se la capisse, se intuisse ciò che provava e sapesse esattamente cosa dirle. Poche parole, ma sentite e sincere, senza filtri o facili buonismi. Aveva ragione, poteva essere una buona idea trascorrere qualche giorno nel cottage di zia Mary, lontano dal chiasso gentile di Mrs. Bell e vicino allo spirito della donna che per tutta la vita aveva ignorato e che invece avrebbe avuto molto da dire. Poteva essere la giusta soluzione per mettere a tacere una volta per tutte il senso di colpa e capire che cosa voleva fare della sua vita.
Richiuse con delicatezza il portoncino azzurro e raggiunse Sarah, che intanto aveva messo in moto l’auto.
«Volevo ringraziarti» le disse, abbassandosi al livello del finestrino. «Per la consulenza immobiliare e per i consigli... anche se non sono ancora sicura di aver capito che cosa sia un leasehold.»
Sarah rise.
«Meglio parlarne davanti a una birra, soprattutto a quest’ora. Al The Queen c’è la serata old ale, ti aspetto lì.»
Lidia la salutò con la mano, un attimo prima di mettere in moto la carcassa.
Il pub non era distante dal Magnolia, al massimo cinque o sei minuti di camminata veloce, perciò quella sera, dopo essere salita in camera per una rapida aggiustatina al trucco, aveva inserito l’allarme della macchina e si era avviata a piedi. Il centro di Waltham Abbey era carino; piuttosto piccolo, soprattutto se paragonato al posto da dove veniva lei, ma estremamente caratteristico. Strade lastricate, lampioni di metallo scuro con la base in mattoni, perfettamente amalgamati a formare un tutt’uno familiare e misterioso. Le case, ritte le une accanto alle altre, formavano lunghi filari di eleganza e rigore, con i bovindi lungo il marciapiede e le verande sul retro lambite dalla foresta.
Quando raggiunse il The Queen, Sarah la stava già aspettando seduta al bancone.
«Cominciavo a temere che ti fossi persa.»
«Ho camminato un po’» sorrise Lidia sedendole accanto.
«L’aria locale ti fa bene, a quanto pare» aggiunse Sarah, facendo cenno alla cameriera di portarle un’altra old ale, la stessa che stava già bevendo lei.
Restarono a parlare per una mezz’oretta, chiacchierando del tempo, del perché gli inglesi amassero tanto la birra e del perché, invece, gli italiani avessero una sorta di adorazione per il caffè. Ordinarono un paio di panini e delle patatine, e quando alla fine la fame si fu placata ripresero il discorso che avevano lasciato in sospeso.
«Quindi non è veramente mio» esordì Lidia, riferendosi al cottage e alla questione del leasehold. Era una cosa strana, per lei, abituata a ragionare in termini di assolutezza. Quando aveva acquistato l’appartamento con Marco era stato tutto molto più facile, ovviamente se non si considerava il cosiddetto, e spropositato, «corrispettivo da pagare». In Italia era semplice e preciso: o sei proprietario o non lo sei. Non esistevano mezze misure, non c’erano diritti di proprietà di serie A o di serie B. Per questo faticava ad afferrare il concetto.
«Vedi» le spiegò Sarah, prendendo in prestito un tovagliolino di carta dal dispenser in acciaio posto sul bancone. «Immagina che questo sia il cottage.»
Lidia la osservò appallottolare la carta fino a formare un ridicolo bozzo appuntito sulla parte centrale.
«Questo è il diritto di cui Mary Ellis disponeva al momento del trapasso e che ha deciso di lasciarti» continuò, sollevando due dei tre strati di carta bianca che componevano il tovagliolo.
«Un diritto... una proprietà» sussurrò Lidia.
«Esatto...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Copyright
  3. Capitolo uno
  4. Capitolo due
  5. Capitolo tre
  6. Capitolo quattro
  7. Capitolo cinque
  8. Capitolo sei
  9. Capitolo sette
  10. Capitolo otto
  11. Capitolo nove
  12. Capitolo dieci
  13. Capitolo undici
  14. Capitolo dodici
  15. Capitolo tredici
  16. Capitolo quattordici
  17. Capitolo quindici
  18. Capitolo sedici
  19. Indice