parte quinta
fiumi di sangue
die rote kürbisflasche
La scorsa notte abbiamo tutti attraversato il passaggio. Nesbitt si è procurato un’auto e ci ha portati alla periferia di Basilea. Ora Nesbitt, Gabriel e io siamo in centro. Formiamo l’avanguardia che controlla l’eventuale presenza di Cacciatori. Van e Annalise ci seguono.
Basilea sembra una città di giovani, al confine tra Germania, Francia e Svizzera, ma sento anche parlare inglese. Ci sono turisti, famiglie, e gente che va al lavoro. Cerchiamo di mescolarci tra la gente ma non sembriamo né turisti né una famiglia, ma si può forse pensare che stiamo andando al lavoro. Nesbitt conosce la strada per il luogo dell’incontro, Die Rote Kürbisflasche – La Zucca Rossa – e ci sta guidando.
Nesbitt dice che La Zucca Rossa è un bar nella parte più vecchia della città . Attraversiamo l’ampio e rapido fiume e giriamo attorno alla collina su cui sorge la città vecchia. Non vediamo Cacciatori. Ce la prendiamo comoda e saliamo il percorso a spirale intorno alla collina, su strade acciottolate sempre più strette e vecchie man mano che procediamo. La gente si dirada finché raggiungiamo un vicolo dove c’è solo un gatto e una vecchia che pulisce una finestra. Non proseguiamo per il vicolo ma ce ne andiamo e aspettiamo, per ritornare mezz’ora dopo. La vecchia è sparita e anche il gatto. Non abbiamo visto Cacciatori.
A metà del vicolo c’è una porta di legno sopra la quale è appesa un’insegna senza scritte, con solo un zucca di metallo, piccola e di un color arancio rugginoso più che rosso. Siamo arrivati.
La porta è di quercia e quasi annerita dal tempo. Nesbitt la spinge ed entra. Gabriel mi precede e mi fa segno di andar piano e stare attento. Proseguiamo giù per quattro gradini di pietra che girano a sinistra, e attraversiamo una pesante tenda di tessuto rosso scuro appesa a una bacchetta di metallo nero.
Siamo in un locale stretto, dal soffitto basso, con un bancone che corre per tutta la lunghezza della stanza e alcuni tavoli di legno con sopra candele rosse e sedie con sedute imbottite dello stesso colore. Dietro al bar c’è un abbronzato uomo di mezz’età con una testa di capelli biondi da porcospino e occhi di un blu intenso punteggiati di lampi neri. Un Incanto Nero.
Nesbitt lo saluta e ci presenta. Il barista si chiama Gus. Quando mi viene presentato non mi dà la mano come fa con Gabriel e dice con un forte accento tedesco: «Metà e metà , eh?»
Nesbitt sghignazza. «Ci hai preso: mezzo umano, mezzo animale.»
Gabriel dice: «E sempre incazzato… anche se non so immaginare perché, quando è in tua compagnia, Nesbitt.»
«C’è già qualcun altro?» chiede Nesbitt a Gus.
«Celia, insieme a una ragazza Mezzo Sangue. Altre due Bianche in arrivo a minuti.»
Quindi Celia non si è fatta catturare da quando ci siamo visti l’ultima volta a Barcellona.
Vado a controllare in fondo alla stanza. C’è un séparé in fondo ed è occupato. Mi aspetto di vedere Celia ma non la trovo. C’è una ragazza. Quando mi vede si alza e sorride.
«È bello vederti, Ivan» dice. «Hai l’aspetto trasandato di sempre.»
La raggiungo e l’abbraccio. «Nikita.» Ed è proprio lei, la mia amica di Londra. La tengo stretta. Sembra piccola. Le guardo il viso, sempre così giovane, con gli occhi di quel fantastico verde-blu dei Mezzo Sangue.
«È bello vedere te, Ellen» dico.
Le si addice di più il nome Nikita. Era il nome che si era data la prima volta che ci siamo incontrati, quando io mi chiamavo Ivan. Ma in qualunque modo si chiami mi fido totalmente di lei. L’abbraccio di nuovo.
Sorride. «Ti rovinerai la reputazione. Si presume che tu sia cattivo e umorale.»
Nesbitt compare alle mie spalle, dicendo: «Non temere, bimba, può cambiare in un istante.»
Non stavolta. Rivedere Ellen mi ha messo di ottimo umore.
La presento a Gabriel e Nesbitt e, mentre lei spiega a Gabriel chi è, io scruto la sua espressione, cercando di capire se ha qualche notizia, qualsiasi brutta notizia, dal mondo degli Incanti Bianchi.
Mi dice: «So che sei preoccupato per Arran, ma lui sta bene. Ha lasciato Londra ed è diretto in Francia. Lo incontrerò dopo che ce ne saremo andati da qui.»
«Si unisce ai ribelli?»
«Sì. Le cose si muovono in fretta, ora. Tutto è impazzito. I Cacciatori hanno attaccato una riunione di Incanti Neri fuori Parigi una settimana fa. Nello scontro sono stati uccisi in venti e gli altri sono stati catturati: gli adulti fatti prigionieri e i bambini giustiziati. Jessica li ha fatti impiccare tutti. Soul ha emesso una dichiarazione a riguardo, dicendo che era una vittoria importante e un passo avanti per tutti gli Incanti Bianchi. Ha detto che i bambini non dovevano subire il Castigo in questo caso, che si stava dimostrando clemente. Ma neppure gli adulti che aveva preso dovevano subire il Castigo. Li sta usando per ricerche sulle abilità degli Incanti.»
«Che cosa significa?» chiedo.
«In sostanza, Wallend sta facendo esperimenti su di loro.»
Scuoto la testa ma in qualche modo so che non dovrei essere sorpreso. Riesco a dire soltanto: «È malato.»
«Il Consiglio sostiene che è una ricerca utile per la protezione di tutti gli Incanti Bianchi. Ovvio che nessuno sa esattamente come questo li proteggerà , ma chiunque obietta viene considerato nemico degli Incanti Bianchi e alleato dei Neri. Tutti ora devono dichiarare da che parte stanno. E la maggior parte degli Incanti Bianchi affermano di sostenere Soul e Wallend.»
«E Deborah?» chiedo. «È in Francia con Arran?»
«Meglio se chiedi di lei a Celia. È un’informazione è al di sopra del mio livello.»
«E qual è il tuo livello? Non sei un po’ giovane per essere un combattente ribelle, Ellen?»
«Non sono un combattente; sono un esploratore. Ma, Nathan, non hai idea di quanto siano inutili la maggior parte degli Incanti Bianchi. Davvero, la maggior parte di loro sono come profani; nessuno ha mai imparato a combattere, hanno lasciato fare tutto ai Cacciatori. Il loro miglior pregio è che sono bravi nelle pozioni di guarigione. Le persone più utili nell’Alleanza sono gli ex Cacciatori e i Mezzo Sangue. Tranne che ci sono solo due ex Cacciatori e nove Mezzo Sangue.»
«E gli Incanti Neri?» chiedo.
«Alcuni si sono uniti a noi ma pochi hanno le tue capacità , Nathan.» Mi giro a fronteggiare Celia, che continua: «Il che spiega perché ti siamo grati di essere qui.»
«Non m’importa quanto siete grati.» Impreco contro di lei e porto la mano al coltello.
«Stai lontana da me, Celia. Dico sul serio. Non ti avvicinare di soppiatto.»
«Non l’ho fatto, Nathan.»
«E non discutere con me!»
Mi allontano fino all’altra estremità della stanza. Gabriel viene con me.
«Stai tremando.»
«Sto bene.» Lui mi guarda e io ripeto: «Sto bene.»
«Che cosa vuoi fare?» mi chiede dopo un po’.
«Ucciderli tutti.» Sto scherzando, ma solo in parte. «Wallend sta facendo esperimenti su altri Incanti come con me. Mi ha immobilizzato e fatto i tatuaggi. Era peggio che stare con Celia, è stata la cosa peggiore di tutte. Almeno Celia di tanto in tanto mi trattava come un essere umano. Ma per Wallend ero solo una specie di ratto da laboratorio. Nessuno dovrebbe subire un trattamento simile.»
«No» conviene Gabriel. E penso che persino lui stia iniziando a credere che la causa dell’Alleanza sia giusta.
Gli dico: «Lavoriamo con l’Alleanza finché Wallend e Soul non saranno morti.»
Annuisce.
Sono arrivate Van e Annalise. Faccio un respiro profondo e le raggiungo.
Siamo in dieci. Tre sono Incanti Neri: Van, Gabriel e Gus, che più che un semplice barista sembra essere un Incanto Nero molto importante, con numerosi contatti in tutta l’Europa. Sul lato Incanto Bianco ci sono Celia, un altro Incanto Bianco proveniente dall’Inghilterra di nome Grace, un terzo dall’Italia di nome Angela, più Annalise. Ci sono due Mezzo Sangue, Nesbitt ed Ellen. Poi ci sono io.
Celia dice: «Qui dovremmo essere al sicuro ma sarà un incontro breve. Prima di tutto posso presumere che tu ti stia unendo a noi, Nathan, visto che sei qui?»
«Finché non cambio idea.»
Mi guarda negli occhi; i suoi sono azzurri, con delle pagliuzze d’argento. Poi fa qualcosa che non mi aspetto: mi porge la mano. «Allora siamo dalla stessa parte» dice. «Benvenuto nell’AIL.»
«Nel cosa?»
«L’Alleanza degli Incanti Liberi.»
«Ah! Be’, se lo sono anch’io non è certo grazie a te.»
«Ma siamo tutti molto contenti che tu lo sia e che voglia aiutare anche altri Incanti a rimanere liberi.»
La sua mano è ancora tesa e io la ignoro, dicendo: «Quello che voglio è vedere Soul e Wallend morti. E anche un bel numero di altri Incanti Bianchi. Ecco perché sono qui.»
Dice: «Sono tra quelli che vuoi vedere morti, Nathan?»
«Se lo fossi, avresti una pallottola in fronte.»
«Se ti unisci all’Alleanza dovrai prendere ordini da me. Te la senti?»
Riesco a sorridere. «Purché non siano stupidi.»
«Ti aspetti che lo siano?»
La faccio aspettare prima di rispondere. «No.»
«Bene. Neanch’io me lo aspetto ma sono sicura che in quel caso sarai il primo a dirmelo.»
La sua mano è ancora allungata. Dice: «Mi darai la mano?»
«Al momento sto facendo uno sforzo per non sputarti addosso.»
Scoppia in una risata forte come un latrato e ritira la mano. «Mi sei mancato, Nathan. Anche se sono sicura che io non ti sono mancata.»
Seduto dall’altra parte del tavolo, di fronte a lei, penso che non abbia la minima idea di cosa significasse per me, o per qualsiasi prigioniero, essere incatenato e picchiato. È una donna intelligente ma a volte non ci arriva proprio. Solo se ci sei passato lo puoi capire.
Van chiede un aggiornamento dal suo ultimo incontro con Celia. È stato solo due settimane fa ma nel frattempo è successo il massacro di Parigi e Soul ha rimpiazzato tutti i membri del Consiglio con i suoi. Wallend ora fa parte del Consiglio. Molti Incanti Bianchi sono stati imprigionati per collusione...