Il braccialetto della felicità
eBook - ePub

Il braccialetto della felicità

  1. 416 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il braccialetto della felicità

Informazioni su questo libro

Holly ha un negozio di abiti vintage a Manhattan e un figlio che adora. Greg è un broker di Wall Street e ha una fidanzata perfetta che lo vuole sposare. I due non si conoscono e non hanno niente in comune. Ma quando Holly trova per caso un bracciale pieno di ciondoli in una vecchia giacca di Chanel, i loro due mondi iniziano fatalmente ad avvicinarsi, sempre di più. Fino alla notte più romantica dell'anno, in cui Holly incontrerà il proprio destino. Sullo sfondo di una New York magica, un'avventurosa storia d'amore, di coraggio e passione, dolce e deliziosa come una favola.

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Informazioni

Editore
BUR
Anno
2016
Print ISBN
9788817067898
eBook ISBN
9788858683248

1

Holly O’Neill era convinta che la vita fosse come uno di quei globi di vetro con la neve dentro: da fuori ogni cosa sembra tranquilla, ma basta scuoterli leggermente per scatenare il caos.
Premette più forte il naso contro la finestra, mentre piccoli fiocchi di neve si posavano dall’altra parte del vetro per dissolversi all’istante.
Holly adorava la prima nevicata dell’anno. Presto sarebbe arrivato il Natale, e le ore tranquille da trascorrere al tepore del caminetto nel suo piccolo ma delizioso appartamento di Manhattan. E poi le luminarie, la cioccolata calda e le guance arrossate dal freddo, mentre la neve imbiancava la città rendendola più romantica che mai.
«Mamma! Non trovo l’iPod!»
Ritornò bruscamente alla realtà e sorrise, voltandosi verso un bambino di dieci anni che, in preda a una crisi di panico, spalancava la porta per irrompere nel soggiorno.
«Non mi ricordo dove l’ho messo, e mi serve adesso! Ho scaricato l’ultima canzone di Kanye per farla sentire a Chris.» Suo figlio Danny le stava di fronte, con gli occhi azzurri sbarrati e i capelli castano scuro un’altra volta arruffati (il tentativo di Holly di lisciarglieli con l’acqua poco prima non era valso a nulla).
«Danny, calmati. L’ho preso in prestito io. Guarda, è lì» disse, indicando il comodino antico scovato in un emporio di Canal Street.
Danny le lanciò un’occhiata incredula. «Tu… hai “preso in prestito” l’iPod?» Si sbrigò a recuperarlo per accenderlo e accertarsi che quel disastro tecnologico di madre non gliel’avesse messo ko riportandolo di colpo all’era preistorica. «Vuoi dire che lo sai usare?»
«Ti faccio presente che sono diventata un fenomeno con il BlackBerry che mi ha regalato Carole per il compleanno» gli rispose.
Ripensò al tentativo della sua datrice di lavoro di metterla al passo con il Ventunesimo secolo, convinta com’era che quell’aggeggio fosse indispensabile per gestire i clienti, le consegne e le altre faccende del Secret Closet, il negozio vintage nel cuore del Greenwich Village in cui Holly lavorava.
«Solo perché ti ho fatto un corso accelerato, mamma.» Danny sorrise mentre scorreva la playlist. «Chi sarebbe Dean Martin?» chiese storcendo la bocca.
«Che cosa?! Ho un figlio che non sa chi è Dean Martin? When the moon hits your eye like a big pizza pie that’s… amore!» intonò Holly, mentre Danny alzava gli occhi al cielo.
«Una canzone che parla di pizza? Senza senso.»
Holly ridacchiò. «Non di pizza, ma di amore. Ascoltala, l’ho scaricata perché non trovo più il disco, chissà dove diavolo è andato a cacciarsi!»
«A condizione che tu ascolti Kanye!»
Holly scoppiò a ridere. «Sempre a contrattare! Magari dopo, tesoro, ora dobbiamo andare. Siamo in super ritardo e stamattina al negozio consegnano della merce.»
Danny si lasciò cadere sul letto della madre, separato dal soggiorno da una semplice tenda di seta. Holly aveva preferito lasciare a lui l’unica camera da letto dell’appartamento perché potesse avere la sua privacy.
«Non capisco.»
«Cosa, tesoro?» chiese Holly, frugando nell’armadio alla ricerca della giacca vintage di Dior recuperata in fondo a una pila di abiti al Secret Closet. Gli sconti di cui poteva beneficiare in quanto dipendente erano l’unico modo per permettersi quei meravigliosi capi démodé senza smettere di pagare l’affitto e di mantenere Danny.
«Perché alla gente piace comprare roba già usata da altri?»
Holly provò a spiegargli che il fascino degli abiti vintage risiedeva nella storia di chi li aveva portati, persone che con indosso quegli indumenti si erano innamorate, avevano pianto, affrontato le avventure e le sfide della vita. Holly era davvero convinta che ogni vestito nel negozio fosse un pezzo unico: con una propria personalità e una storia da raccontare.
A Danny, invece, importava soltanto dell’ultimo modello di Nike che portava ai piedi.
«Un giorno capirai… o meglio, conoscerai una ragazza che capirà.»
Danny sbuffò. Era ancora in quell’età in cui si prova un sentimento di repulsione per le ragazze. Un paio d’anni e ne riparliamo, pensò Holly.
«Sicuramente, mamma.»
«Vedrai se non toccherà anche a te, tra qualche anno, aggirarti per negozi alla disperata ricerca di una borsetta, di un foulard o di un vestito senza cui la tua fidanzata non può vivere. Non sai quanti ne entrano, da noi, di tipi così.»
«Non c’è pericolo.»
Holly trovò la giacca che stava cercando e si girò verso suo figlio con un sorrisetto. «Una ragazza a cui non piacciano le borse deve ancora nascere, tesoro.»
Danny alzò le spalle. «Pazienza. Purché non canti assurde canzoni sulla pizza!»
«Spiritoso!» Holly si guardò intorno. «Okay, pronta!» Nonostante facesse di tutto per essere organizzata, ogni mattina era una corsa contro il tempo. «Come sto?»
Indossava una gonna marrone attillata e una camicetta bianca con il colletto increspato abbinata alla giacca arancione di velluto spazzolato. Gli stivali al ginocchio di pelle marrone le davano il tocco finale.
Con il suo metro e sessantacinque amava indossare scarpe alte. Quegli stivali erano deliziosi, anche se qualcuno li avrebbe giudicati poco pratici per via del tacco dodici. Per fortuna, Holly era talmente abituata a quelle altezze vertiginose da riuscire a muoversi con assoluta scioltezza. Era considerata magra, anche se a lei sembrava di non esserlo mai abbastanza. Non seguiva una dieta, ma cercava di evitare le schifezze, e d’altronde tutto quel correre da una parte all’altra l’aiutava a tenere sotto controllo la linea. Quello che invece non l’aiutava affatto ad avere una buona immagine di sé era abitare vicino a una delle agenzie di modelle più rinomate di Manhattan.
Portava i capelli ramati raccolti morbidamente sulla nuca e gli occhi di un verde smeraldo scintillante facevano risaltare la pelle chiara. Con un cognome come il suo e quell’aspetto, la gente dava per scontato che avesse origini irlandesi. Ma pur essendo stata cresciuta da genitori irlandesi, Holly non era sicura di esserlo a sua volta, perché Seamus ed Eileen O’Neill l’avevano adottata quando aveva otto mesi.
All’epoca erano già due newyorkesi di fatto, emigrati da zone diverse dell’Irlanda. Si erano innamorati nel Queens, dove la madre di Holly viveva tutt’ora. Il padre, invece, era mancato alcuni anni prima.
Danny la stava studiando. «Veramente» disse pensieroso, «temo che manchi qualcosa.» Le sorrise, facendo ruotare il polso per darle un indizio.
Holly rifletté qualche secondo. «Be’, cosa può… Ah!» Si tirò su la manica, scoprendo il braccio privo del prezioso gioiello che di solito faceva bella mostra di sé.
Danny raggiunse il cassettone di Holly e sbirciò dentro un portagioie di cristallo.
«Ecco qui.» Le porse un braccialetto d’argento. «Stavi quasi per dimenticarlo.»
Holly rivolse uno sguardo affettuoso al bambino che la conosceva meglio di chiunque altro.
Era vero, se lo toglieva raramente, ma la sera prima l’aveva sfilato mentre riordinava la cucina, per evitare che si sporcasse o che rimanesse impigliato da qualche parte. E se non ci avesse pensato Danny a ricordarglielo, Holly non avrebbe impiegato molto ad accorgersi della sua mancanza, tanto si sentiva nuda quando non lo portava.
«Mi fai vedere un’altra volta il mio portafortuna, mamma?»
«Certo» rispose lei, mentre lo allacciava. «Ecco qui.» E gli mostrò il ciondolo a forma di cicogna con il fagotto. «L’ho ricevuto poco dopo aver scoperto che ero incinta di te.»
«Da papà, vero?»
Holly esitò. «Ehm… sì. Adesso è proprio ora di andare. Non vorrai fare tardi a scuola, giovanotto!» Distraendolo, sperava di evitare altre domande sul padre. Non se la sentiva proprio di proseguire la chiacchierata, specie in quel momento.
Danny accarezzò il ciondolo portafortuna. «Vieni a prendermi tu, oggi?»
«Oggi no, ma in compenso torno a casa un po’ prima del solito. Kate ha un appuntamento» disse Holly, riferendosi all’amica che di solito riaccompagnava Danny a casa.
«Ah…» fece lui, con tono tutt’a un tratto sconsolato.
Holly si chinò per guardarlo negli occhi. «Ehi» disse, sollevandogli il mento. «Cosa c’è? Ti piace Kate, no? Insieme vi divertite un mondo.»
Lui scrollò le spalle ed evitò il suo sguardo. «Sì, è simpatica. Non è quello. È che…» Si interruppe per un istante; sembrava imbarazzato.
«Cosa, Danny? Che succede?»
«Niente, lo so che lavori tanto e con Kate sto benone. Ma a volte gli altri bambini si fanno venire a prendere dai loro papà.» Holly sorrise tristemente. L’argomento papà era molto delicato, e lei faceva di tutto per evitarlo, ma in un modo o nell’altro tornava sempre a galla. Di solito nei momenti meno opportuni.
Danny la fissò con aria colpevole. «Ecco… le altre mamme hanno accanto un papà, capisci? Vorrei che anche tu potessi farti aiutare, qualche volta.»
«Senti un po’, signorino, a me non manca davvero nulla! Puoi stare tranquillo. Siamo o non siamo una squadra vincente io e te?» Gli diede un pizzicotto e lo baciò sulla fronte.
«Desidero solo che tu sia felice. I papà dei miei compagni comprano alle mogli fiori, gioielli, regali. Qualcuno dovrebbe fare lo stesso per te.» Holly scoppiò a ridere. «A che mi servono fiori e gioielli quando ho un figlio che mi insegna a usare l’iPod? Credimi, Danny, io sono felice. Ho te, ed è tutto ciò che mi serve. Adesso dobbiamo sbrigarci, però. E magari uno di questi giorni andremo all’Apple Store a scegliere cosa chiedere a Babbo Natale quest’anno. Non manca molto, sai?»
Danny alzò gli occhi al cielo. «Mamma, lo sai che non credo più a Babbo Natale! È roba da lattanti!»
Holly afferrò la borsetta e guardò di nuovo verso la finestra: la neve continuava a cadere più fitta di prima. Non vedeva l’ora di uscire e sentire il profumo dell’inverno nell’aria, il vento freddo sul viso. In quel periodo dell’anno New York diventava davvero magica.
Spinse Danny fuori dalla porta mentre spegneva la luce. «Be’, io ci credo. Non si è mai troppo grandi per credere nella magia.»

2

Dopo che Danny ebbe varcato il cancello della scuola, Holly si avviò verso il Greenwich Village. Una grande quantità di addobbi e luminarie natalizie adornava ogni angolo del quartiere. In tutte le stagioni Bleecker Street era piena di insegne e di luci, ma sotto Natale si trasformava in una vera e propria esplosione di colori.
Controllò l’ora e si fermò nel suo locale preferito, un Deli coreano all’angolo tra la Decima e Waverly, dove prese un caffè. Si scaldò le mani serrandole intorno al bicchiere di cartone che avvicinò al viso, lasciandosi avvolgere da una nuvola di vapore. Anche se lavorava al negozio da quasi quattro anni, aveva ancora qualche problema ad arrivare in orario. Era perennemente in ritardo, nonostante il tragitto da casa alla scuola di Danny e poi al negozio fosse di qualche isolato appena. Affrettò il passo, guardò di sfuggita alcune vetrine e si fermò per un attimo davanti all’Encore, il maggior concorrente del Secret Closet. Intorno all’ingresso c’era una miriade di luci rosse, e la vetrina era invasa da un caos di scarpe e borsette di pelle. In un angolo spuntava un manichino con indosso un vestito da sera anni Cinquanta, e in quello opposto ce n’era un altro, accovacciato, con una giacca da motociclista e jeans sdruciti alla James Dean. Holly scosse il capo. Quella vetrina era un vero disastro. Ed era un peccato, perché borse e scarpe erano di prima scelta ed era possibile che quel vestito da sera, a un certo punto della sua storia, fosse appartenuto a qualcuno del calibro di Greta Garbo.
Era di certo Frank, il proprietario, l’autore della terrificante composizione. All’improvviso apparve alle spalle del finto James Dean e la salutò allegramente con la mano, indicando la merce esposta con espressione compiaciuta, come a dire: “Mica male, eh?”. Holly rise e ricambiò il gesto.
Quando arrivò al negozio trovò Carole, il suo capo, già sul posto. Le saracinesche erano alzate, le luci ancora spente. Holly spinse la porta facendo entrare l’aria fredda, e le campanelle attaccate alla maniglia tintinnarono allegramente.
«Buongiorno, Carole!» trillò mentre si sistemava i capelli arruffati e si scrollava di dosso la neve.
«Sono sul retro, un attimo e arrivo!» rispose la voce della sua amica e titolare.
Holly si tolse la sciarpa e la piegò, sistemandola insieme alla borsa dietro il bancone.
Cominciò ad accendere le luci che, sapientemente disseminate per il negozio, permettevano di apprezzare i dettagli di ogni singolo capo, mentre i suoi stivali ticchettavano sul pavimento di legno massiccio e gli specchi a tutta parete le restituivano la sua immagine moltiplicata. Gli stand porta-abiti esposti non erano più di quattro o cinque. Carole era dell’idea che bisognasse mostrare i vestiti a rotazione, in base alle stagioni ma anche alle tendenze che i molti clienti stilisti (e l’ultimo numero di «Vogue») le suggerivano.
Gli stand non erano mai sovraccarichi e ogni pezzo esposto, perfettamente rimesso a nuovo e stirato, era appeso con cura a una gruccia di legno. Carole esigeva che ogni capo si trovasse a dieci centimetri di distanza dal successivo: detestava l’idea che i clienti fossero costretti a rovistare tra mucchi di vestiti per ore prima di trovare qualcosa di adatto.
In un angolo del negozio c’erano alcuni scaffali di legno disposti a mo’ di scala...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. 26
  31. 27
  32. 28
  33. 29
  34. 30
  35. 31
  36. 32
  37. 33
  38. 34
  39. 35
  40. 36
  41. 37
  42. 38
  43. 39
  44. 40
  45. 41
  46. RINGRAZIAMENTI