Un'avventura straordinaria
eBook - ePub

Un'avventura straordinaria

La nostra storia

  1. 244 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Un'avventura straordinaria

La nostra storia

Informazioni su questo libro

Piero era sicuro di diventare un maestro di musica, Ignazio cantava con passione ma di certo non pensava al successo, Gianluca cantava solo per se stesso, perché lo faceva stare bene. Insomma, la musica era nel futuro di tutti ma nessuno dei tre avrebbe mai immaginato che il 25 aprile 2009 il destino avrebbe bussato alla porta facendo "nascere" Il Volo, che in pochissimi anni ha raggiunto fama internazionale e i primi posti in classifica in Italia e nel mondo. Dopo aver trionfato a Sanremo 2015 e conquistato l'America, Piero, Ignazio e Gianluca aprono il diario dei ricordi più personali e privati e ci portano nei loro luoghi del cuore intrecciando le voci, complici e divertite, per svelarci come è cominciato tutto. Chi erano e cosa facevano prima di arrivare in tv a Ti lascio una canzone e dare vita al Volo? Come hanno scoperto l'amore per la musica? Ma Piero, Ignazio e Gianluca ci raccontano anche della loro vita di oggi tra concerti in giro per il mondo, aneddoti di backstage e sale di registrazione, tra viaggi infiniti con l'Italia sempre nel cuore e i progetti di domani… e di quella volta in cui, a Miami, hanno rischiato di diventare un duo… Un'avventura straordinaria è il primo libro ufficiale del Volo, una storia di passione e impegno, il viaggio di tre ragazzi partiti dalla provincia e arrivati tutto d'un fiato sul tetto del mondo. Perché nessun luogo è lontano quando hai talento e la forza di inseguire i tuoi sogni.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
Print ISBN
9788817083485
eBook ISBN
9788858682746

Parte I

Prima di prendere il volo

1

Da dove veniamo

In cui si racconta di tre bambini e dei paesi in cui sono nati, a centinaia di chilometri l’uno dall’altro, e dove tutto è cominciato.

Piero

Avete presente quelle scene dei film con i ragazzini che giocano a calcio con la palla fatta di carta? Perfetto: io sono uno di quei ragazzini con la palla, solo che la mia non è fatta di carta ma è un SUPER TELE.
Il mio SUPER TELE era in pericolo tutte le volte che ci giocavo con i miei amici di Naro, il paese siciliano in cui sono nato il 24 giugno 1993.
Che posso dirvi di Naro? Per me, ovviamente, è il paese più bello del mondo, anche se è un piccolo paese (fa ottomila abitanti). Piccolo, ma con diverse cose interessanti da vedere, fra cui una decina di chiese barocche, il castello Chiaramonte, la Valle del Paradiso – che sembra davvero un paradiso verde, un mare verde che separa Naro dal mare vero – e la festa della Primavera Narese.
Ma perché in un posto così tranquillo il tuo pallone era in pericolo? vi starete domandando. Il fatto è che ci giocavamo con i miei amici in una piazzetta piccola, quasi un cortile. E in questa piazzetta c’era anche una panchina e su quella panchina si sedevano sempre gli stessi vecchietti.
Noi ci ritrovavamo al pomeriggio ed eravamo capaci di restare lì anche fino alle dieci di sera. Il problema era che, quando il pallone arrivava troppo vicino alla panchina, i vecchietti si mettevano a gridare: «Adasciu cu’ stu’ palluni! Ti lu tagliammu», che tradotto per i non siciliani significa “Piano con questo pallone! Te lo tagliamo”.
Mi facevano una paura, sempre con questa storia che dovevano bucarmi il SUPER TELE.
Sono passati cinque, sei anni. La piazzetta e la panchina ci sono sempre e sulla panchina ci stanno ancora i vecchietti che minacciavano di bucarmi il pallone. Solo che adesso quando mi vedono non si arrabbiano più, anzi mi vengono incontro per salutarmi.
Mi facevano paura, penso ogni volta che li rivedo, e adesso si alzano ad abbracciarmi e hanno quello sguardo orgoglioso e commosso.
È un’immagine troppo forte per me.
Non so spiegarvelo: ogni volta che li vedo divento come “debole dentro”.
La verità è che sono ancora quel ragazzino con il SUPER TELE.

Ignazio

La verità, sì, ha detto giusto Piero: proprio la verità.
Ci tenevo a dirvelo che questa che leggete è la verità.
Se una vita è una storia e se ogni storia ha bisogno di qualcuno che la racconti, eccomi qui a raccontarvi la mia, tutta quanta fin dal principio.
Non è una storia nel senso di un’invenzione, anche se al sottoscritto continua a sembrare uno di quei sogni da cui non ci si vorrebbe mai svegliare. Questa che vi racconto è la storia sincera della mia vita, così come l’ho vissuta prima de Il Volo e dentro Il Volo.
Il mio volo – ogni riferimento è puramente casuale – è iniziato con una letterina di Natale.
Di sicuro mamma Caterina e papà Vito ci stavano già pensando ad allargare la famiglia, ma mia sorella Antonina – o per meglio dire Nina, visto che la chiamano tutti così – poco prima del Natale del 1993, a scuola ha preso carta e penna e ha scritto: «Cari Babbo Natale e Gesù Bambino, io per Natale non voglio regali. I regali dateli ai bambini poveri. Io per Natale voglio un fratellino».
Detto, fatto: un poco dopo Capodanno, mamma Caterina scopre di essere incinta.
Ovviamente mia sorella, che voleva essere sicura che la richiesta fosse stata ascoltata fino in fondo, decide che alla prima ecografia vuole andare con mamma a verificare.
Così, durante il controllo, Nina guarda la dottoressa e le dice: «Posso sapere che cos’è?».
«Tu cosa vuoi, tesoro?» le chiede la dottoressa.
«Io voglio un fratellino!»
«Allora vieni che ti faccio vedere il fagiolino.»
Il primo desiderio di Nina era esaudito. Però c’era il secondo: mia sorella voleva un fratellino che facesse gli anni il suo stesso giorno, cioè il primo di ottobre.
Mi sono sbagliato, che vi devo dire? Il 4 ottobre del 1994, tre giorni dopo il compleanno di Nina, al reparto maternità di via D’Azeglio a Bologna sono nato io.
Mamma e papà felicissimi, tutta casa Boschetto in festa, e mia sorella più in festa di tutti: non ero nato il primo di ottobre, però ero meglio di qualsiasi bambolotto.
Anche se davo più preoccupazioni.
Durante la prima visita, i dottori mi hanno trovato una strana malformazione ai reni.
Dopo vari controlli si sono accorti che non era una malformazione, ma che ero nato monorene, cioè con un solo rene ma più grande del normale e che funziona come se fossero due.
E siccome non bastava, sono nato anche con lo strabismo di Venere, ma niente di preoccupante.
Perciò, ero uscito con qualche difettuccio, ma stavo bene, un bolognese nuovo di zecca.
Un siculo-bolognese, nuovo di zecca.
Ma la verità è che avrei potuto anche nascere siculo-senese.
Come mi vedreste con l’accento toscano?

Gianluca

Gli accenti sono belli tutti, i dialetti sono belli tutti, però posso dire che quello che preferisco è l’abruzzese? Io lo parlo perché da piccolo ho passato molto tempo con mio nonno, è così che l’ho imparato.
Il mio «Mar’cumman», mi raccomando, lanciato agli abruzzesi dalle frequenze di Rai Uno – per dirgli di non mancare all’appuntamento di Chieti de Il Volo Live 2015 – durante il concerto “Con il cuore” da Assisi, è stato un modo scherzoso di dimostrare quanto mi piace portare in giro per il mondo l’Abruzzo e portarlo sempre in alto.
Sono abruzzese e sono orgoglioso di esserlo. Amo tutto della mia regione.
Il mare, per esempio. Ed è proprio al mare che sono adesso.
Mi sto rilassando, sono tranquillo. C’è questa brezza marina e nient’altro, nessun altro, anche perché è giovedì e la gente lavora, quindi sono praticamente solo in spiaggia: sto da dio.
Sto da dio perché sono a casa.
È qui che sono nato – l’11 febbraio 1995 all’ospedale di Atri, per la precisione – e cresciuto, fra Montepagano, su una collina a duecento metri in linea d’aria e dieci minuti di strada dal mare, e Roseto degli Abruzzi.
La costa abruzzese è tutta fatta così: c’è la cittadina sul mare e sopra, sulla collina, l’altro pezzo del paese. Sono separati, ma sono una cosa sola: Roseto degli Abruzzi e Montepagano, Silvi Marina e Silvi, Pescara e Città Sant’Angelo.
Nel mio caso, Roseto degli Abruzzi è la parte affacciata sul mare, quella che fa Comune, la cittadina più grossa e popolosa, che ospita anche molti turisti nella stagione estiva. Montepagano, invece, è una frazione del Comune di Roseto e sta proprio in cima alla collina di fronte al mare, sembra fatta apposta per finire su una cartolina.
Quando torno a casa e vengo qui al mare, mi rilasso e sono tranquillo come non riesco a essere in nessun altro posto al mondo, e di posti al mondo adesso posso dire di averne visti parecchi. È qui che mi sento davvero in vacanza, è qui che riesco a staccare da tutto e da tutti e a stare in pace.
Per me è un posto perfetto, una specie di paradiso, anche se mi rendo conto che purtroppo si sta “svuotando”: i ragazzi arrivano al diploma e vanno a studiare fuori, chi a Bologna, chi più lontano.
Non è che fosse diverso quando ero bambino io.
La mia vita di quando ero piccolo mi sembra così lontana che me la ricordo poco, neanche fossero passati vent’anni. Invece, ne sono trascorsi soltanto cinque.
Qui è rimasto tutto come prima, solo che adesso mi saluta tutto il paese.

2

Io mi ricordo…

In cui si racconta di campagna, nonni, marachelle, crocette rosse e tante altre piccole grandi cose di bambini.

Piero

Che sforzo, penserete voi, ricordarvi di quando eravate piccoli.
In pratica, eravamo piccoli l’altro ieri.
Ma la sensazione che abbiamo tutti e tre, e non lo dico perché sono il più grande e quello che viene accusato di essere più pignolo, è che il tempo abbia corso troppo in fretta, che ieri eravamo bambini e in un attimo ci siamo ritrovati cresciuti e con un lavoro da grandi da portare avanti.
È il lavoro più bello del mondo, quello che abbiamo sognato e desiderato, ma la verità è che nessuno di noi si immaginava davvero che sarebbe successo quello che è successo perché ciascuno a modo suo era impegnato a fare cose diverse che non sapeva dove lo avrebbero portato.
Da uno a quattordici anni posso raccontarvi nei minimi dettagli le diverse cose che facevo.
Vi posso raccontare pure quanti euro di benzina mettevo nella moto: mettevo dieci euro e, mi ricordo, tanto consumava ogni giorno.
Poi, mi ricordo che la mattina, quando andavo a lavorare in officina durante l’estate con mio zio Angelo – il fratello di mia madre –, non vedevo l’ora che arrivassero le dieci e mezzo per andare al supermercato di fronte a comprare il panino prosciutto e provola.
Per un paio di mesi, quando avevo nove anni, ho lavorato con mio padre in carrozzeria, ma essendo un soggetto allergico ho dovuto smettere per le polveri e le vernici: mi veniva l’asma. Allora sono andato nell’officina di fronte, quella di mio zio, e lì non ho avuto problemi perché dal meccanico ci sono l’olio, il grasso, ma niente che mi faccia venire l’asma. E, insomma, alle dieci e mezzo, puntuale, lo zio mi dava due euro e io andavo a comprare il panino. Ma quanto era buono quel panino?
Queste sono cose che mi sono rimaste in testa e non andranno più via.
E ci sono anche cose tristi che mi sono rimaste in testa e non andranno più via, come quella mattina del 2001 quando, alle otto mentre mi preparavo per andare a scuola, è arrivata una telefonata: nonno Francesco, il mio nonno paterno, non era più con noi.
Io ero piccolo, ma il dolore è stato lo stesso grande perché con i miei nonni paterni c’è sempre stato un bellissimo rapporto.
Mia nonna Graziella è sempre stata fiera di quello che ha fatto mio padre nella vita e oggi lo è di quello che fanno i suoi nipoti. E oggi, nei momenti di felicità, il pensiero va sempre a nonno Ciccio. Quante volte l’ho pensato e quante volte l’ho sentito dire a mio padre: «Che dispiacere che non si è potuto godere tutte le cose belle che sono successe».
Perché quando si vuole bene a una persona, quel bene ti resta dentro, non puoi dimenticarlo più.
Invece, quello che ho fatto negli ultimi cinque, sei anni, tendo a scordarlo. Non perché non sia felice di averlo fatto, anzi, sono felicissimo. Non mi piace dire banalità, ma la vita che faccio è un sogno che si è realizzato: vivere con la musica era tutto quello che volevo. Però in poco tempo sono successe talmente tante cose, ma proprio tante, che non le puoi ricordare tutte.
Al contrario, mi ricordo perfettamente e vi posso raccontare di quando mio padre in carrozzeria mi metteva in piedi sul cofano delle macchine.
L’officina di mio padre è grande e sempre piena di macchine e dei rumori del lavoro del carrozziere. Di certo non è un luogo ideale per cantare, ma in realtà è stato uno dei miei primi palcoscenici.
Immaginatevi la macchina alzata con il cric e mio padre che mi prendeva, mi metteva là sopra di peso, non avevo più di quattro anni, e io che cominciavo a cantare. A quel punto, tutte le persone di fronte all’officina si affacciavano, spuntavano piano piano, una dopo l’altra. Me le ricordo che restavano lì ad ascoltarmi, con la testa che sbucava dalla porta, e io cantavo ed era la cosa più naturale del mondo per me.
Ma ciò che più di tutto mi è rimasto nel cuore è la campagna dei miei nonni.
La campagna dei miei nonni è il paradiso, la felicità.
Penso “campagna” e penso “famiglia”, insieme, una coppia che non si può sciogliere.
Come mia mamma Eleonora e mio papà Gaetano: per me, loro due sono l’esempio del matrimonio e dell’amore che spero un giorno di poter costruire anch’io con qualcuno, qualcuno con cui riuscire a portare avanti quell’amore così grande anche nei momenti di difficoltà. Perché quando ero piccolo, come in tutte le famiglie, gil ostacoli non sono mai mancati e mi è capitato di vedere qualche lite fra i miei genitori e di non capirne il motivo. Alla fine, però, andava sempre tutto a posto e loro due tornavano a essere più uniti di prima.
Anche nei momenti peggiori, quando mia mamma ha avuto seri problemi di salute, e mio papà l’ha portata a Milano per le cure e ha lasciato me e i miei fratelli con i nonni. Sempre uniti, sempre ad affrontare insieme le difficoltà.
Pure io e i miei fratelli siamo tre “pezzi” che non si possono slegare.
Il più grande si chiama Francesco e ha diciassette mesi più di me. Si è laureato in Lettere a marzo del 2015 con 110 e lode: sono orgogliosissimo di lui, perché si sta impegnando al massimo per il suo futuro. Volendo, potrebbe girare il mondo con me, lavorare con me. Anch’io cosa potrei volere di più dal...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. PARTE I - PRIMA DI PRENDERE IL VOLO
  5. PARTE II - INSIEME