Un regalo per sempre
eBook - ePub

Un regalo per sempre

  1. 416 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Un regalo per sempre

Informazioni su questo libro

Jess è una brillante professionista, vive a Dublino in una bella casa, ha un marito che ama e che la ama. Ma la voglia di maternità la tormenta, tanto da diventare un'ossessione. Nina ha scoperto che il suo fidanzato ha una doppia vita, una con lei e una con una moglie e dei figli. Ruth invece è una star del piccolo schermo e, dopo una notte di follia con un affascinante collega attore, scopre di essere incinta. Le strade delle tre donne si incrociano a Lakeview, una pacifica cittadina immersa nel verde, il luogo ideale dove iniziare a costruirsi una famiglia e crescere dei figli. Ma Lakeview nasconde un segreto: chi ha abbandonato tanti anni prima un neonato davanti alla porta della caffetteria di Ella? Dalla penna di un'autrice che conosce bene il cuore femminile, la storia moderna e romantica di tre donne disposte a seguire la voce dei sentimenti, anche quando farlo potrebbe significare perdere tutto.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Un regalo per sempre di Melissa Hill in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
BUR
Anno
2016
Print ISBN
9788817079679
eBook ISBN
9788858683255

1

A Nina Hughes non era mai piaciuta Lakeview, ed era certa che nemmeno stavolta avrebbe cambiato idea. Avrebbe voluto che la madre, Cathy, avesse scelto un altro momento per girare il mondo con il nuovo marito, soprattutto perché non aveva mai avuto tanto bisogno di una spalla su cui piangere e di un posto dove stare. Dopo quello che era successo con Steve, non poteva rimanere a Galway e rischiare di incontrarlo per caso; era una piccola città, dopotutto. Doveva cambiare aria e andare da qualche parte a riordinare le idee. Ma non riusciva a credere di essersi ridotta a chiedere ospitalità proprio a suo padre.
Purtroppo non aveva avuto altra scelta. In circostanze normali, sarebbe tornata a Dublino e rimasta da Cathy finché non si fosse ripresa, ma lei e Tony erano partiti e avevano affittato la casa per sei mesi. Così aveva dovuto ripiegare su Patrick a Lakeview.
Solo per un breve periodo, giusto il tempo di decidere che cosa fare.
Gli aveva telefonato qualche giorno prima per chiedergli se poteva andare da lui, sentendosi una sciocca adolescente anziché una trentenne matura e sicura di sé.
«Okay, Nina» le aveva risposto Patrick nel suo consueto tono calmo e distaccato, e lei aveva concluso che non era cambiato per niente dall’ultima volta che si erano visti, circa otto anni prima. Quando era ragazzina, Cathy l’aveva costretta ad andare a trovarlo, anche se Nina pensava che a lui non importasse granché di vedere la sua unica figlia.
I suoi si erano separati quando era piccola, e lei non aveva mai capito come avessero potuto stare insieme, perché Patrick, taciturno e severo, era l’esatto contrario di Cathy, allegra e spumeggiante. Forse dipendeva soltanto dal fatto che erano cresciuti nella stessa cittadina.
Anche se la madre non l’aveva mai ammesso, Nina sospettava che il suo concepimento non fosse stato esattamente programmato e che si fosse trattato del più classico dei matrimoni riparatori. Nessun problema, però: ormai Cathy abitava a Dublino ed era felicissima con Tony, che per Nina era un padre più di quanto Patrick fosse mai stato. Da bambina aveva dovuto trascorrere diversi weekend a Lakeview, ma da quando aveva compiuto sedici anni ci aveva messo piede solo qualche volta. Se suo padre ci era rimasto male, non l’aveva dato a vedere e, in ogni caso, a lei non faceva né caldo né freddo. Non lo conosceva, non l’aveva mai conosciuto davvero, e ora si sarebbe trasferita da lui solo per cause di forza maggiore.
Si chiese se avesse ancora la mania di collezionare elettrodomestici e se continuasse a guadagnarsi da vivere aggiustandoli. Il ricordo più vivido che aveva di Lakeview era Patrick che smontava e riparava pazientemente radio, televisori e apparecchi di ogni tipo, blaterando in continuazione. Un tempo Nina trovava quel lavoro interessante, ora invece lo considerava da sfigati. All’epoca del divorzio suo padre aveva circa quarant’anni, avrebbe potuto trovarsi un’altra compagna. Chissà cosa aveva visto in lui Cathy.
«Patrick è un uomo gentile e generoso» ripeteva sua madre, decisa a non dire e a non tollerare nemmeno una parola cattiva contro l’ex marito, probabilmente perché si sentiva in colpa per averlo piantato in asso e avergli portato via la figlia. «Anche dopo la separazione non ti ha mai fatto mancare niente.»
Il che aveva del miracoloso, data l’indifferenza di Patrick nei suoi confronti. Per lui era sempre stata la ragazzina fastidiosa che arrivava di tanto in tanto a incasinare la sua casa immacolata e la sua vita abitudinaria, e «abitudinaria» era un eufemismo. Patrick si alzava alle sette in punto (anche nel weekend), andava a comprare il giornale e lo leggeva mangiando uova fritte e pancetta, accompagnate da pane tostato e da una tazza di tè (con due zollette di zucchero). Una volta, per fargli una sorpresa, Nina aveva preparato la colazione, ma aveva bruciato il pane e lui aveva perso il controllo. Non si era infuriato, ma aveva reagito con un gesto di stizza, che per una bambina di dieci anni risultava ancora più terrificante. Nina non ci aveva mai più provato.
Ora, mentre l’autobus si avvicinava a Lakeview, lei si domandò se fosse cambiato qualcosa. Be’, sicuramente c’erano molte case nuove: più moderne, più pretenziose, di quelle che i cittadini che si trasferiscono in campagna costruiscono per dimostrare agli amici che se la stanno spassando, quando invece la maggior parte muore dalla voglia di tornare a Dublino. Camere da letto gigantesche, giardini enormi e piscine riscaldate non sarebbero mai riusciti a sconfiggere la noia della vita di provincia… Be’, almeno secondo Nina.
No, Lakeview era una tappa temporanea, una sosta d’emergenza: presto sarebbe scappata a gambe levate.
Scese in Main Street, alla fermata nei pressi del lago, davanti a una caffetteria che era lì da secoli. Forse il locale era gestito ancora da Ella, la signora che raccattava animali randagi. Quella donna era sempre stata gentile con lei, perché intuiva che il più delle volte Nina era costretta a stare a Lakeview controvoglia, o magari la compativa perché Patrick non aveva mai molto tempo da dedicarle.
Si mise lo zaino in spalla e imboccò il vecchio ponte di pietra che conduceva alla casa di suo padre.
Al telefono gli aveva detto che sarebbe arrivata intorno alle sei. «All’ora di cena, dunque. Vuoi che ti prepari qualcosa?» aveva chiesto Patrick.
Lei aveva esitato. «Che c’è di buono?»
«Pancetta e cavolo» aveva risposto lui, e Nina aveva scosso la testa, incredula. Come poteva essersene dimenticata? Braciole di maiale il lunedì, bistecca il martedì e pancetta e cavolo il mercoledì… Patrick Hughes non si smentiva mai: cucinava gli stessi piatti negli stessi giorni, da sempre.
Per l’ennesima volta, Nina pensò di essersi cacciata in un bel guaio.
«Ciao, Nina» la salutò distrattamente quando lei arrivò poco dopo le sei. Si spostò per farla entrare.
«Ciao, papà. Come stai?» Non provò ad abbracciarlo o a dargli un bacio – tra loro non c’erano mai state effusioni di nessun tipo –, ma fu leggermente offesa dalla sua freddezza. Niente parole di benvenuto, niente affetto o trasporto.
Okay, forse era stata lei a non volerlo frequentare per tutto quel tempo, ma le bruciava che lui non avesse mai mosso un dito per vederla. Aveva anche sperato che notasse quanto fosse diversa dall’ultima volta: aveva perso più di sei chili e si era fatta crescere i capelli fin sotto le spalle. Se lui se ne accorse, fece finta di niente.
«Bene, grazie. Ti ho preparato la cena, ma ormai si sarà raffreddata» disse e Nina capì al volo il motivo della sua agitazione. Gli aveva detto che sarebbe arrivata intorno alle sei ed erano le sei e un quarto. Era in ritardo.
«L’autobus mi ha lasciata in centro. Credevo di fare più in fretta…» Ma perché si stava giustificando? Non aveva più dieci anni. E poi, perché tante storie per quindici minuti? «Spero che tu abbia mangiato. Non dovevi aspettarmi. Se la pancetta si è raffreddata, posso sempre riscaldarla nel microonde.» Era convinta che l’idea di aspettarla non gli fosse passata nemmeno per l’anticamera del cervello. Di solito, Patrick cenava davanti al telegiornale, e una visita della figlia che non vedeva da anni non avrebbe certo modificato le sue abitudini.
«Stavo guardando il telegiornale» confermò lui, e Nina sentì montare l’irritazione.
Lo seguì in salotto, che non era cambiato di una virgola, e posò lo zaino sul divano. Patrick le lanciò un’occhiata nervosa. «Ho preparato la tua vecchia camera.»
Nina capì che era un invito a portare lo zaino di sopra, anziché mettere a soqquadro quella bella stanza ordinata.
«Grazie. Disfo i bagagli dopo mangiato, se sei d’accordo. Sono un po’ stanca.» Odiava sentirsi così a disagio.
«Va bene» replicò Patrick, sfuggente, come se gli avesse detto che non voleva lo zucchero nel tè. Nessuna offerta di aiuto né domande sul viaggio, solo la sua tipica indifferenza prima di tornare a sedersi sulla poltrona davanti alla tv.
Appena entrò in cucina (anche quella era rimasta identica) ricordò esattamente perché aveva smesso di andare a trovarlo. Quella sua freddezza era frustrante e piuttosto offensiva. Era nei guai, aveva il cuore spezzato e, come sempre, il padre se ne fregava.
Non avrebbe almeno potuto fingere di voler sapere il motivo della sua visita dopo tutto quel tempo? Era davvero così egoista? I suoi genitori erano diversi come il giorno e la notte: Nina era sicura che la madre, sempre tenera e affettuosa, sarebbe stata divorata dal rimorso all’idea di essere lontana in un momento così difficile. Ovviamente non si aspettava che Patrick la accogliesse a braccia aperte con una confezione di Kleenex in mano, ma che le chiedesse almeno come stava non era una pretesa eccessiva.
Infilò il piatto nel microonde e ingannò l’attesa guardandosi intorno e meravigliandosi una volta di più della pignoleria di suo padre. La cucina era impeccabile, come se non fosse mai stata usata. Pentole, tegami e posate erano già stati sciacquati e impilati alla perfezione, pronti per essere messi in lavastoviglie, e non c’era neppure una goccia o una briciola in giro.
Ripensò a come Patrick avesse sempre pulito e messo a posto ogni cosa appena finiva di usarla, invece di disseminare confezioni aperte e bucce di verdura ovunque, come faceva sua madre. All’ora di cena, la cucina di Cathy sembrava un campo di battaglia. L’esatto contrario di quella di suo padre, sempre in perfetto ordine e tirata a lucido.
Il microonde fece bip e Nina, un po’ impacciata, portò il piatto in salotto e si sedette davanti al televisore. «Delizioso» commentò, assaggiando il cibo insipido per cui suo padre andava matto, anche se in fondo la pancetta non era affatto male.
Lui annuì svogliatamente. I problemi del mondo non potevano aspettare per una sera?
«Hai cambiato i mobili della cucina dall’ultima volta che sono stata qui?» ritentò Nina, anche se era pronta a scommettere che fosse tutto identico.
«Non saprei.» Lui ci pensò su. «Quanto tempo è passato?»
«Otto anni.» Dopo una separazione così lunga, il minimo che un padre potesse fare era stappare una bottiglia di champagne.
Patrick non batté ciglio. «No» rispose convinto, «non li ho cambiati.» Prese il telecomando e alzò il volume. Fine della conversazione.
Bell’esordio, pensò Nina. Tuttavia era decisa a non arrendersi. «Il giardino è splendido in questa stagione, con le rose fiorite. Vero?»
«Sì.»
«Mentre venivo qui ho notato che ci sono molte case nuove. Ormai Lakeview sarà piena di “immigrati”» scherzò lei, ma ovviamente suo padre non capì la battuta e non mostrò il minimo interesse, perché fece un altro cenno apatico e continuò a guardare la tv.
Scoraggiata, Nina smise di mangiare. «Papà, grazie per la cena, ma sono un po’ stanca. Penso che andrò di sopra.»
Patrick non staccò gli occhi dallo schermo. «Okay.»
Lei recuperò lo zaino e salì nella sua vecchia stanza: la sensazione di aver commesso l’ennesimo errore madornale adesso era più forte che mai.

2

Jess Armstrong era indecisa se comprare la borsa di Fendi o quella di Prada. La prima era di cuoio marrone con una fibbia dorata, la seconda di morbido vitello impreziosito da minuscoli fiori color lavanda.
Se fosse stata per lei, non avrebbe avuto problemi a scegliere, ma dato che era per Emer era tutt’altro che facile, doveva unire eleganza e praticità. La Fendi raffinata era la soluzione più ovvia, ma la Prada era più carina e decisamente più trendy.
Jess voleva che la sua migliore amica restasse a bocca aperta davanti a quel regalo. Se lo meritava.
Dieci mesi prima, Emer aveva partorito la piccola Amy, ma aveva fatto fatica ad abituarsi alla maternità e Jess si era preoccupata molto per lei. Si conoscevano da anni e, quando Emer le aveva confidato le sue difficoltà, Jess aveva fatto di tutto per aiutarla, offrendole una spalla su cui piangere, una persona con cui sfogarsi, ma soprattutto un pieno sostegno in un periodo così delicato. Per fortuna, Emer era uscita dal tunnel e adesso si stava trasformando in una vera mamma chioccia.
Jess voleva festeggiare i trentacinque anni di Emer coccolandola con qualcosa di speciale. Di solito non si facevano regali costosi, ma lei sapeva che per una borsa simile l’amica sarebbe impazzita. Ed era proprio quello che voleva.
«Non riesco a decidere» disse alla commessa di Brown Thomas, che la confuse ancora di più proponendole un’irresistibile Alexander McQueen di vernice color petrolio.
Jess si trattenne dal masticarsi una ciocca di capelli biondo miele – una pessima abitudine di cui non riusciva a sbarazzarsi – mentre si domandava se la vernice fosse adatta a una neomamma. Le macchie di vomito sarebbero venute via più facilmente, no? Allo stesso tempo, però, non si immaginava Emer che passeggiava per Lakeview con una McQueen così vistosa. Gli abitanti avrebbero sicuramente pensato che le mancasse qualche rotella!
Pur essendo a solo un’ora da Dublino, Lakeview era una tipica cittadina irlandese, con pub e negozi gestiti da gente del posto e con una magnifica caffetteria lungo la via principale. Antiche casette e sgraziati edifici moderni si affacciavano sul grande lago, che dava il nome alla località.
Emer e il marito Dave si erano trasferiti lì su consiglio di una coppia di amici comuni, Deirdre e Kevin, che avevano già traslocato. Laggiù le case erano più spaziose e molto più economiche rispetto a Dublino, ed era l’ambiente ideale per crescere un figlio. Jess adorava andare a trovare i suoi amici a Lakeview, e ogni tanto sperava che un giorno anche lei e Brian li avrebbero seguiti. Ma suo marito era dublinese fin nel midollo e avrebbe certamente sentito la mancanza dei ritmi frenetici della città. E, a dire il vero, probabilmente anche lei. Era piacevole rilassarsi per qualche ora in un’oasi di tranquillità come Lakeview, ma dopo un po’ ci si annoiava.
Jess optò per la Prada (al diavolo la praticità), uscì dalla boutique e si diresse verso il St Stephen’s Green Shopping Centre, dove aveva posteggiato l’auto. Era uno splendido pomeriggio di maggio e per una volta poté inforcare i Ray-Ban anziché infilarseli tra i capelli come faceva di solito. Grafton Street era particolarmente vivace in giornate come quella, gremita di pedoni e di artisti di strada. Jess sorrise, dondolando allegramente il sacchetto a righe di Brown Thomas.
Non poté fare a meno di entrare in un negozio di giocattoli e di comprare un orsacchiotto per Amy, che lei considerava una nipote e che meritava un regalo tutto per sé.
In più, Emer era praticamente una sorella. Sembrava che si conoscessero da sempre, anche se in realtà si erano incontrate il primo giorno di college al Dublin Institute of Technology. Dopo essersi laureate in Marketing, avevano trovato lavoro presso la stessa società distributrice dublinese di bevande e, mentre Emer si era licenziata per trasferirsi a Lakeview e metter su famiglia, Jess...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Dedica
  5. Prologo
  6. 1
  7. 2
  8. 3
  9. 4
  10. 5
  11. 6
  12. 7
  13. 8
  14. 9
  15. 10
  16. 11
  17. 12
  18. 13
  19. 14
  20. 15
  21. 16
  22. 17
  23. 18
  24. 19
  25. 20
  26. 21
  27. 22
  28. 23
  29. 24
  30. 25
  31. 26
  32. 27
  33. 28
  34. 29
  35. 30
  36. 31
  37. 32
  38. 33
  39. 34
  40. 35
  41. 36
  42. 37
  43. 38
  44. Ringraziamenti