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TODD
MERCOLEDÌ 5 MARZO 2014, NEW YORK, STATO DI NEW YORK
«Sei proprio uno stronzo.» Il viso della ragazza impallidì mentre buttava indietro le lenzuola con le gambe nude. Ritornando sui passi della sera prima dal soggiorno al letto, raccolse la scia di indumenti che aveva abbandonato sul pavimento.
Todd prese il telecomando e si sintonizzò sulla MSNBC, sperando che la televisione coprisse l’imbarazzo. Non lo sopportava, l’imbarazzo mattutino.
La ragazza ritornò nella stanza e iniziò a rovistare tra le lenzuola alla ricerca della biancheria intima.
«È che non…» cominciò, fissandolo. «È che non capisco perché hai così paura di impegnarti.»
«Non ho paura di impegnarmi» disse lui, fingendo di essere assorbito dalla televisione, dove due commentatori discutevano dell’ultimo scandalo scoppiato alla L.Cecil, in cui erano coinvolti alcuni trader. A quanto pareva avevano venduto a ignari investitori duecento milioni di dollari in azioni che sapevano benissimo avere un valore reale inferiore. Todd fece una smorfia al televisore: quella faccenda avrebbe intaccato il suo bonus?
La ragazza s’infilò la gonna facendola scivolare sui fianchi sottili e armeggiò per allacciarsi il reggiseno push-up; aveva due belle tette, ma le cosce erano troppo grosse. Sembrava il classico fisico destinato a esplodere compiuti i trentacinque anni. Su una scala da uno a dieci sarebbe stata da otto, le preferite da Todd: erano attraenti, ma non arrivare a dieci le rendeva insicure, così ce la mettevano tutta per piacere.
In quel momento, tuttavia, con l’eye-liner sbavato e i capelli biondi unti, avrebbe rimediato sì e no un sei tirato.
«Che cosa c’è di tanto sbagliato nel portarmi fuori a cena?» disse piano la ragazza, che si era fermata per la prima volta da quando era scesa dal letto.
«Non sei quel genere di ragazza per me» rispose lui sincero.
«E quale genere sono, allora?» La voce era ancora più flebile. Stringeva le lenzuola in attesa della risposta che non voleva sentire.
«Senti, siamo stati davvero bene insieme. Perché rovinare tutto?» disse Todd serio.
Lei serrò i denti. Aveva le lacrime agli occhi. «Cioè sono quella che ti scopi.»
Todd non rispose. Doveva correre in ufficio.
«Sai che sono andata alla Penn? Cioè, non sono una cretina. Lavoro in uno studio legale prestigioso. Sono la ragazza con cui esci, non quella che ti scopi.»
«Hai assolutamente ragione.»
«Allora usciamo a cena» disse lei esasperata.
«Non voglio avere una ragazza.»
«Allora perché hai…»
«Sei stata tu» la interruppe Todd. Aveva esaurito la pazienza. «Sei stata tu a contattare me, ubriaca, in un bar, alle due di notte, dopo aver aperto un profilo su una app di dating. Che cosa ti aspettavi?»
La ragazza sostenne il suo sguardo. «Hook serve a far incontrare le persone. Tu lo usi e ti consideri normale. Allora perché io dovrei essere una puttana?»
«Non ho detto che sei una puttana, ma che mi hai contattato in piena notte per fare sesso ed è questo l’accordo implicito che c’è tra noi.»
«Ma questo era quattro volte fa» protestò la ragazza.
Todd non voleva ferirla, ma non aveva davvero tempo per quel genere di sceneggiate. Doveva concentrarsi esclusivamente sulla sua carriera: aveva appena compiuto trentadue anni e sapeva fin troppo bene di avere ancora dodici mesi per realizzare qualcosa di concreto alla L.Cecil, la banca d’investimento in cui lavorava, se voleva raggiungere il suo obiettivo: essere il più giovane managing director della storia del prestigioso istituto di Wall Street.
«Abbiamo avuto modo di conoscerci meglio da allora» continuò la ragazza rifiutandosi di cedere. «Abbiamo parlato del tuo lavoro e io ti ho raccontato della mia famiglia, e la settimana scorsa sono arrivata in ritardo in studio perché so che ti piace fare sesso la mattina.» Il labbro aveva cominciato a tremarle.
«Non te l’ho chiesto io.»
Lei avvampò: era vero. «Non ci posso credere.» Si voltò e finì di vestirsi abbandonando la ricerca del tanga.
Todd continuava a guardare la televisione; i giornalisti concordavano sul fatto che, siccome i trader della L.Cecil sapevano di vendere merda, anche se non era illegale, quell’operazione era almeno immorale e meritevole di sanzioni. Che cazzata. Un trader fa il suo mestiere: tocca all’investitore stabilire se vale la pena di mettere o no il proprio denaro in un’operazione.
Todd aspettò di sentir sbattere la porta d’ingresso per uscire dal letto e trascinare sotto la doccia il suo metro e novanta da ex pallanuotista.
Portare una ragazza nel suo appartamento o andare da lei? Era quello l’eterno dilemma. Da un lato, il costoso minimalismo del suo monolocale garantiva che tutte le ragazze, una volta arrivate lì, avrebbero fatto sesso con lui, anche se fino a quel momento avevano recitato la parte delle ritrose; dall’altro, giocare in trasferta presentava il vantaggio di poter tagliare la corda a suo piacimento. Avrebbe dovuto andare da lei, la sera prima, dato che sapeva già che ci sarebbe stata, ma aveva bevuto una tequila soda di troppo al Monkey Bar e non era molto lucido quando le aveva mandato un messaggio su Hook.
Todd si fece la barba e indossò la sua divisa standard: completo su misura, cravatta Hermès, calze Armani, mocassini Gucci. Aprì la app di Uber sul cellulare per chiamare un’auto e lanciò un’occhiata di approvazione nello specchio prima di scendere.
Quando uscì dal portone principale del palazzo la ragazza era ancora lì. Si soffiava sulle mani per difendersi dalla brezza di marzo. «Gesù Cristo» sussurrò Todd.
Lei lo vide e si morse il labbro con aria pentita.
«Mi dispiace» disse. «Non volevo farne un dramma, solo credo che tra noi possa esserci qualcosa di più. Cioè, io potrei essere qualcosa di più – sono qualcosa di più – di un profilo di Hook.»
Todd le posò dolcemente la mano su un fianco e la baciò con tenerezza su una guancia. «D’accordo» disse. «Ma in questo momento ho molte cose a cui pensare e non posso darti di più.»
Lei annuì abbassando lo sguardo.
«Ti vedrò ancora?» chiese piano.
«Mica scappo» rispose Todd, eludendo la domanda. «Posso aiutarti a chiamare un taxi?»
La ragazza scosse il capo. «No, preferisco camminare.»
«Okay. Allora buona giornata, d’accordo?» la blandì lui sfoderando i suoi occhi azzurri sorridenti.
«Okay.» Si avviò lungo la strada, il tacco dodici e i capelli arruffati erano una lettera scarlatta sul marciapiede di quel mercoledì mattina.
Todd salì sull’auto nera e aprì la lista dei «Preferiti» di Hook. Come si chiamava? Amy? Allison? Amanda. Ecco. La trovò e cancellò immediatamente il suo profilo.
Bloccare utente? chiese la app. Digitò Sì.
Vuoi lasciare un giudizio? No. Non valeva la pena di perderci altro tempo.
Il BlackBerry aziendale gli ronzò in tasca, Todd fece cambio con il suo iPhone e si mise subito a scorrere le ventisei e-mail che erano arrivate durante la notte. C’era la solita raffica mattutina di messaggi: l’aggiornamento dei mercati asiatici, le previsioni giornaliere sull’andamento del Forex; un’e-mail di Catherine Wiley, il presidente della divisione Investment Banking, con un rendiconto delle transazioni azionarie da trasmettere ai clienti che chiedevano informazioni sullo scandalo in cui era coinvolta la L.Cecil.
Todd, ho deciso di quotarmi in borsa. Voglio che lo faccia tu. JH
Todd restò quasi senza fiato; rilesse l’e-mail. Alzò lo sguardo sull’autista come se potesse comprendere il significato di quello che aveva in mano. Gli batteva forte il cuore: Josh Hart era l’amministratore delegato di Hook, la app che non solo aveva reso molto più efficiente la sua vita sessuale, ma rappresentava anche l’impresa più vivace della Silicon Valley.
Una IPO non solo avrebbe fatto guadagnare un mucchio di soldi a un sacco di gente; coinvolgere la L.Cecil avrebbe consolidato la promozione di Todd. Cazzo, altro che managing director, un’operazione del genere avrebbe potuto farlo schizzare verso la direzione della banca. Todd fece scorrere il messaggio fino alla firma e compose il numero di Josh.
Il telefono squillò mentre lui buttava un’occhiata all’orologio e si rendeva conto che a San Francisco erano solo le sei e un quarto del mattino. Josh Hart, tuttavia, rispose al terzo squillo. «Pronto?»
«Josh!» esclamò Todd con un po’ troppo entusiasmo. «Josh, sono Todd, Todd Kent. Ho appena ricevuto la tua e-mail e… Scusa, ti disturbo?»
«Assolutamente no.» La voce di Josh sembrava quella di un robot.
«Senti, sono…» Todd si sforzò di riacquistare il controllo di sé.
Si affrettò a ricordare l’ultima volta che aveva parlato con Hart: era stato due anni prima al CES, la fiera dell’elettronica di Las Vegas, dove si erano incontrati per caso in uno strip club. Josh era un nerd dal viso terreo, gli occhi cerchiati di nero e una testa di riccioli biondi che lo facevano sembrare un ragazzino. Indossava una felpa col cappuccio e pantaloni color cachi con la piega. Todd l’aveva individuato dall’altro lato della sala e aveva puntato dritto verso di lui – se uno poteva permettersi di entrare in quel locale conciato in quel modo, doveva essere una persona importante – per invitarlo al proprio tavolo. Josh era rimasto seduto a osservare le ballerine come se fossero state marziani, contorcendosi ogni volta che Todd cercava di parlargli della sua strategia finanziaria che, nei suoi intenti, avrebbe dovuto coinvolgere la L.Cecil.
Alla fine della serata Todd aveva lasciato a Josh il suo biglietto da visita, ma lui non si era più fatto vivo. Ma qualcosa di buono doveva averlo detto, se ora, a distanza di due anni, lo contattava per proporgli il più grande affare della loro vita.
«Volevo solo sapere cosa ne pensavi riguardo al fatto di lavorare insieme per finanziare Hook» disse infine Todd.
«Te l’ho scritto nella mia e-mail.» Josh sembrava irritato, come se il suo messaggio di una riga fosse più che sufficiente per avviare una IPO. «Ho deciso di quotarmi in borsa con Hook e tu devi occuparti della sottoscrizione. Vorrei raccogliere un miliardo e ottocento milioni di dollari sulla base di una valutazione di quattordici miliardi.»
Todd sbatté le palpebre. Hook non aveva ancora ricavato alcun utile e a Wall Street cominciavano a mettere in dubbio il valore delle social app. D’altra parte a Wall Street dubitavano di Facebook e il valore delle sue azioni volava. Adesso che ci pensava, se Facebook valeva centocinquanta miliardi, probabilmente Hook ne valeva più di quattordici.
«I numeri sembrano giusti. La procedura standard è fare il bake-off, in cui le diverse banche si propongono come sottoscrittori e cercano di convincerti a sceglierle…»
«Niente bake-off. Voglio che lo faccia tu.»
Il cervello di Todd ronzava: c’era sempre un b...