L'amore è una formula matematica (Youfeel)
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L'amore è una formula matematica (Youfeel)

  1. 80 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'amore è una formula matematica (Youfeel)

Informazioni su questo libro

Non fate mai i conti senza il cuore A pochi giorni dal matrimonio Carlotta viene abbandonata dal fidanzato. E non ci sarebbe nulla di insolito: a volte capita. Peccato che Carlotta sia la guru indiscussa in materia d'amore… L'autrice del manuale bestseller "L'amore è una formula matematica", e conduttrice di un programma tv in cui insegna come si costruisce la relazione perfetta, ora dovrebbe ammettere davanti a tutti che le sue regole non funzionano? Presa dal panico e terrorizzata dalla possibilità di essere derisa a reti unificate, Carlotta fugge da Roma e si rifugia a Orvieto, a casa di Jane, proprietaria di una splendida libreria. Ma i suoi problemi sono appena cominciati, perché lì vive e lavora Giulio, una vecchia conoscenza che metterà a dura prova le teorie in cui Carlotta crede fermamente. E allora quali formule dovrà applicare per trovare la soluzione al problema "cuore"? "L'amore è una formula matematica" si ispira all'indimenticabile "Emma" di Jane Austen. Dopo "Prime catastrofiche impressioni", "Cosa farebbe Jane?" e "Il bello della diretta", il quarto e ultimo appuntamento con la miniserie "Le ragazze di Jane Austen". Mood: Romantico - YouFeel è un universo di romanzi digital only da leggere dove vuoi, quando vuoi, scegliendo in base al tuo stato d'animo il mood che fa per te: Romantico, Ironico, Erotico ed Emozionante.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
eBook ISBN
9788858682326

CAPITOLO OTTO

Arrivo all’hotel del duomo dopo aver preso circa una dozzina di storte alle caviglie. Sono l’unica donna al mondo che incespica con gli stivali. È un mistero che devo ancora risolvere. Il cuore pompa a mille e mi sento elettrizzata. Scendo gli scalini che dalla piazza mi portano all’albergo di Giulio e mi fermo un attimo a guardare l’ingresso della palazzina liberty al cui interno si trova l’hotel. Ho il fiatone; ma non per la corsa, ovviamente. L’idea di rivedere Giulio mi mette addosso un’ansia da record. Faccio un bel respiro e l’aria frizzantina di novembre mi entra nei polmoni. Che aria magnifica! Abituata allo smog di Roma, mi sembra di stare in alta montagna. Decisa più che mai, entro nell’hotel. Giulio non c’è. Che sollievo! A dirla tutta non so se essere sollevata o leggermente delusa. Opto per la prima ipotesi. Mi avvicino al desk. C’è una ragazza molto carina al di là del banco della reception. Dalla descrizione che me ne ha fatto Tom, direi che si tratta proprio di Diletta. Alta, capelli castani molto lunghi, viso ovale, carnagione di perla e labbra piene. Porta un paio di occhiali alla moda e mi dà l’idea di essere superefficiente. Sul risvolto della giacca è attaccata la spilla con il suo nome. È lei, perfetto. È al telefono e parla in perfetto inglese con un cliente. La osservo compiaciuta. Tom ha gusti eccellenti. Bene. In quel momento la ragazza si accorge della mia presenza e mi sorride. Chiude la conversazione e si rivolge a me chiedendomi in cosa mi può essere utile, facendo scattare il mio piano astuto.
«Buongiorno, cercavo Tommaso Boni» le chiedo nel mio tono più suadente. Sbaglio o ha appena sussultato? La corazza di gelo ed efficienza ha appena vacillato, anche se impercettibilmente. La gelosia è una gran brutta cosa, penso ridendomela sotto i baffi.
«Glielo chiamo subito, signora…?»
Signora a chi? Ehi, ragazzina, sei gelosa ma non insultare, chiaro? Contengo la mia indignazione. Sono qui in hotel per aiutare Tom, non per mandare in malora i suoi piani di mettersi con la ragazza che ho di fronte.
«Gli dica pure che la sua coinquilina è qui» rispondo sfoderando un sorriso smagliante. Beccati questa e datti una mossa, vorrei dirle. Quanto mi piace fare la love trainer! Devo seriamente pensare a depositare il brevetto e diventare la prima in Italia e al mondo. Già mi vedo sulla copertina del Time: «Carlotta Capanna. Woman of the year». L’incidente del mio non-matrimonio passerà in secondo piano e io ritornerò a essere una star. Freno i miei sogni di gloria davanti al viso di Diletta. È pallida come un lenzuolo, poverina. Mi sento un po’ in colpa, ma non c’è altra via: se ci tiene a Tom deve esserne gelosa, è matematico. Per cui eccomi qui a recitare la parte dell’altra.
Diletta annuisce e prende il telefono, digita un codice e mi osserva, stavolta con più attenzione. Mi sta passando allo scanner in cerca di difetti, lo so. Noi donne per certe cose siamo prevedibili e scontate. Sorrido senza scompormi e resto in religioso silenzio.
«Emma?» mi sento chiamare. Oh no, no, no, no! Giulio maledetto, arrivi proprio ora a rovinare il mio piano geniale? Ma poi, questo vizio di comparire alle mie spalle, se lo vuole togliere sì o no? Mi giro il più lentamente possibile e lo guardo cercando di fulminarlo con lo sguardo. Ma sono io quella che resta fulminata e senza fiato. È bellissimo, nel suo completo grigio scuro. Il cuore comincia a pompare come un matto e mi ronzano le orecchie. Maledizione a lui, quanto lo desidero. È bello da far star male e in abito scuro me lo mangerei con gli occhi e non solo. Si avvicina e io mi rendo conto in quell’istante di aver appena infranto una delle mie formule. L’ennesima. Sembra che io sia qui per lui! Vorrei urlare per la rabbia e la frustrazione che provo in questo momento, ma devo rispondergli, immagino. Perché da quando è entrato nella hall io non ho ancora fiatato.
«Oh, ciao!» esclamo con un po’ troppo entusiasmo. Merda! Sono qui per lavorare, ma se lui resta qui non riuscirò a concludere un bel niente. Mi distrae e la mia mente comincia a evadere soffermandosi su pensieri poco casti.
«Che ci fai qui?» mi chiede con un sorriso che mi mette KO.
«S-sono venuta qui per dire una cosa a Tom» rispondo. Il mio cuore ora è del tutto fuori controllo.
«Non potevi telefonargli?» domanda lui. I suoi occhi si posano per una frazione di secondo sulle mie gambe e risalgono poi su, verso la scollatura. Ho capito cosa vuole dirmi: vieni vestita così per parlare con Tom? È chiaro che sei venuta qui per me. Sento nelle orecchie la sua voce che mormora queste parole e mi innervosisco. Accidenti a lui, capisce sempre tutto? Lo odio sul serio.
«No, non potevo. È urgente, e poi mi trovavo casualmente da queste parti…» Devo smetterla di pensare a me e lui nudi nel suo ufficio. Non riesco a impormi di tornare a ieri mattina. L’uomo che ho di fronte ieri ha fatto sesso con me. Ecco, razionalizziamo l’accaduto.
«Casualmente, certo capisco» mi fa il verso lui. Sto per ribattere ma lui posa lo sguardo su Diletta e si rivolge a lei: «Prendi nota di quello che la signorina ha da dire a Tom e riferisciglielo, mi raccomando».
«Sì, dottor Cavalieri» risponde lei. È confusa, poverina. Una perfetta sconosciuta arriva nell’hotel dove lavora e chiede di Tom, per poi parlare con il suo capo e sentirla dargli del tu. Ho combinato un pasticcio. Riflettendoci, come dice giustamente Jane Austen «Le sciocchezze smettono di essere tali se compiute da persone di giudizio». E io sono una persona di giudizio, giusto?
«Io e la signorina dobbiamo discutere di una faccenda importante…» sta intanto dicendo Giulio. Mi giro di scatto verso di lui e lo guardo sgomenta. Io e lui che cosa dobbiamo fare? Ma è pazzo?
«Veramente io non ho nulla da dirti» ribatto, gelida come un ghiacciolo d’inverno.
«Tu forse non avrai nulla da dirmi ma io devo parlarti, con una certa urgenza.»
«Se avessi voluto parlarmi avresti potuto telefonarmi!» Oh no, no! Ma che faccio? Cosa gli ho detto? Gli ho appena fatto notare che ci sono rimasta male perché lui non si è fatto vivo dopo il sesso? Quanto sono scema! Lui non mi risponde, mi sorride e poi fa cenno a Diletta di prendere appunti.
«Signorina, cosa devo riferire a Tom?» mi chiede la ragazza.
Ah, stavolta non mi chiami più signora, eh? Mi giro come una furia verso Diletta e la fulmino con lo sguardo, ma lei resta impassibile. Ecco… che messaggio dovrei lasciare a Tom? Non ne ho la più pallida idea. Sono fottuta. Perché io e lui non avevamo nulla da dirci. Diletta doveva solo vederci parlottare e flirtare. Ma l’istinto di sopravvivenza ha la meglio: «Vorrei riferire di persona, se non le dispiace» rispondo alla fine.
Sento Giulio che borbotta qualcosa, poi mi passa un cellulare e mormora tra i denti: «Ecco qui, riferisci pure a Tom quello che devi e fai alla svelta, per favore. L’ho mandato all’ufficio postale ed è quasi il suo turno». Credo di averlo fatto arrabbiare e ne sono felice. Gli sfilo l’iPhone di mano e mi allontano di qualche metro per parlare con Tom.
«Carlotta, va tutto bene?» mi chiede lui dall’altro capo del telefono.
«Sì, tutto okay. Diciamo che il piano è quasi riuscito. Un risultato l’ho ottenuto: lei è gelosa, Tom. Gli piaci, fidati.»
«Parli sul serio?» Lo sento felice come una Pasqua. Beato lui.
«Torna presto.»
«Carlotta, sei il mio angelo.»
Restituisco il telefono a Giulio e lui parla ancora qualche secondo con Tom, mentre io mi avvicino al desk e dico a Diletta: «Ho dimenticato di dire a Tom che stasera gli cucinerò la sua crostata preferita. Glielo può dire lei, per favore?».
Colpita e affondata! Lei mi guarda con odio e annuisce senza proferire parola. È arrabbiata e io sono un fenomeno. Ora sì che posso anche affrontare Giulio, il quale interrompe la telefonata con Tom e fissa lo sguardo su di me.
«Andiamo!» Non è una domanda, è un ordine al quale vorrei tanto trasgredire, ma la mia voglia di stargli accanto è più forte di qualunque altro desiderio. Annuisco e lo seguo in ascensore. Spinge il bottone dell’ultimo piano: perfetto, non andiamo nel suo ufficio, che è al piano terra, me lo ricordo bene. Non so se reggerei alla vista di quell’ambiente dove si è consumato il nostro primo amplesso. Resto impettita e rigida come uno stoccafisso, cercando di non badare alla presenza di lui accanto a me. La sento eccome. Sento il suo profumo, avverto il calore del suo corpo vicino al mio. Guardo la porta dell’ascensore chiudersi e trattengo il respiro. Siamo isolati dal mondo. Continuo a fissare la porta automatica perché non ho il coraggio di girarmi verso di lui. Ho il cuore in gola e muoio dal desiderio. Giulio si schiarisce la gola come per dire qualcosa e io faccio il madornale, grossolano, stupido errore di voltarmi verso di lui. Riconosco all’istante quello sguardo famelico, perché credo di averlo anch’io in questo preciso istante. Oddio, sto per cedere, sto per buttarmi addosso a lui… Aprite questa maledetta porta o gli salto addosso!
È lui che afferra le mie spalle e mi avvicina a sé per darmi uno di quei baci che difficilmente dimentichi da vecchia. Uno di quei baci che ti tolgono il fiato e ti prosciugano l’anima. La sua bocca cerca la mia con urgenza, come se non ci baciassimo da millenni, come se avessimo aspettato questo momento per anni. ’Fanculo alla reticenza, ricambio il bacio, non resisto. Appena schiudo la bocca però lui mi allontana e mi guarda diritto negli occhi.
Nooo, non ti fermare! vorrei urlargli. Nel momento in cui cerco di allontanarmi lui si ributta sulle mie labbra e io per poco non svengo. Con le mani sui miei fianchi Giulio mi attira a sé. Io mi abbarbico letteralmente al suo collo. I vestiti diventano barriere insopportabili. Con le dita tremanti gli sbottono un po’ la camicia quel tanto che basta per infilarci le dita e accarezzare il suo petto. Gli sento mormorare qualcosa e solo dopo qualche istante capisco che sta dicendo: «La porta». Cosa diavolo sta blaterando? Mi accorgo che la porta dell’ascensore si è aperta. Lui mi spinge fuori dalla cabina dell’ascensore e impreca. Infila una mano in tasca e tira fuori un passe-partout che poi inserisce nella toppa di una porta. In tre secondi siamo nudi su un letto. Non ho nemmeno il tempo di pensare, mi ritrovo su di lui, affamata. Sono vittima di un incantesimo del sesso, non c’è altra spiegazione razionale.
Sono distesa accanto a Giulio, il letto sembra un campo di battaglia. Quanto tempo è passato? Mille anni? Credo sia ora di pranzo, ma solo perché avverto un leggero borbottio provenire dal mio stomaco. Forse è solo una conseguenza dell’amplesso… degli amplessi, a dirla tutta. Sembravamo non voler smettere mai. Ora una sensazione di pace regna sovrana su di me. Sono felice e penso che la parte più bella del sesso è restare vicini dopo l’intimità. Ma questo gli uomini non lo capiscono quasi mai. Be’, ci sono tantissime cose che loro non capiscono di noi e viceversa. Una metà del mondo non riesce a capire i piaceri dell’altra metà… ecco spiegata la realtà.
«Tutto bene, Carlotta?» mi chiede Giulio.
«Oh, sì…» comincio a dire con un sorriso ebete stampato sulle labbra. Poi mi rendo conto, all’improvviso, che lui ha usato il mio vero nome e non Emma. Mi alzo di scatto e mi copro istintivamente con il lenzuolo. Lo guardo con aria interrogativa e cerco di sdrammatizzare: «Guarda che io mi chiamo Emma. Chi è Carlotta, una tua ex?».
Giulio sospira, rassegnato. Si mette a sedere sul letto e mi dice in tono severo: «Quando la finirai con questa farsa? Ti ho riconosciuta immediatamente, da quando ti ho vista alla Libreria dei Sette. Non capivo perché ti ostinassi a farti chiamare Emma, ma sono stato al gioco. Credevo fossi qui a Orvieto per scrivere un altro saggio e stessi facendo delle ricerche in incognito. Poi però ho capito che ti stavano cercando e ho messo insieme i tasselli del puzzle».
«Non so di cosa tu stia parlando…» Non mollo fino alla fine. Sono sconvolta ma cerco di tenere la situazione sotto controllo. Devo farlo, non posso cedere ora.
«Finiscila di fare la bambina. Oggi mi ha telefonato Paolo. Ti ricordi di lui, vero? Sarebbe tuo cognato nonché mio cugino. Quello che ha sposato Vittoria, tua sorella. Hai presente?»
Ricado sui cuscini. Okay, la pacchia è finita: «Ho capito. Che vuoi da me? Vuoi che ammetta davanti al mondo quanto sono stata scema? Be’ non ho alcuna intenzione di farlo, chiaro?».
«Io non voglio niente» mi dice lui, prendendomi il mento tra le dita e costringendomi a guardarlo negli occhi. «Vittoria era preoccupatissima, sei stata un’incosciente. Se ieri non l’avessi avvisata io, sarebbe morta di paura. Voleva chiamare la polizia. Tuo padre gli ha detto che ti sei allontanata da Roma di proposito ma lei non gli ha creduto.»
Avverto una fitta al cuore. Mi sento in colpa per essermi comportata come una bambina ed essere fuggita via. Ormai il danno è fatto e non mi resta che ammettere la mia sconfitta. Immagino che Vittoria e Paolo si precipiteranno qui con le due pesti al seguito e che io sarò costretta a fare i bagagli e a tornare a Roma con la coda tra le gambe. Bella prospettiva, non c’è che dire. Giulio mi guarda come se si aspettasse un commento, ma io mi chiudo in un ostinato silenzio. Ha rovinato tutto. Sono felice solo per una cosa: nella sua testa non sono una che va con il primo che incontra. Lui mi aveva riconosciuta, quindi io non ho fatto sesso con uno sconosciuto e di conseguenza non ho violato la mia formula numero due. Magra consolazione, lo so, ma meglio di niente.
Perché, allora, ho un’altra fitta al cuore? Perché mi sento triste e vorrei urlare? Mi giro verso di lui e lo osservo. Come ho fatto a non notarlo al matrimonio di mia sorella? È così bello, ha un fascino che lo rende irresistibile ai miei occhi. E poi è sexy da morire. Mi domando come ho fatto a non saltargli al collo fin dalle nozze di Vittoria e Paolo. Eppure eravamo seduti uno accanto all’altra perché eravamo i testimoni dei due sposi. L’ombra di un sospetto atroce oscura la mia parziale felicità: era forse impegnato? Aveva un’altra? No, perché io quelli fidanzati o sposati non li guardo nemmeno. Mi pare strano, però. Ricordo perfettamente il giorno del matrimonio di mia sorella, e al tavolo con gli sposi c’eravamo solo io, Giulio e papà. Se ci fosse stata una signora Cavalieri l’avrei di certo notata. O forse no? Ora che ci penso, quel giorno gongolavo per il mio successo: era merito mio se mia sorella si era felicemente sposata con l’amore della sua...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Copyright
  3. Dedica
  4. Capitolo Uno
  5. Capitolo Due
  6. Capitolo Tre
  7. Capitolo Quattro
  8. Capitolo Cinque
  9. Capitolo Sei
  10. Capitolo Sette
  11. Capitolo Otto
  12. Capitolo Nove
  13. Capitolo Dieci
  14. Capitolo Undici
  15. Capitolo Dodici
  16. Capitolo Tredici
  17. Capitolo Quattordici
  18. Capitolo Quindici
  19. Ringraziamenti