Il bambino che trovò il sole di notte
eBook - ePub

Il bambino che trovò il sole di notte

  1. 685 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Il bambino che trovò il sole di notte

Informazioni su questo libro

1407. È solo un bambino, il principe Marcus II di Saxia, quando nel cortile del castello di famiglia assiste impotente al massacro dei suoi cari, trudicati per ordine di Ojsternig, signore del regno vicino. La strage, in cui tutti lo credono morto, è la prima mossa dell'usurpatore Ojsternig per farsi riconoscere dall'imperatore come legittimo erede della terra di Raühnvahl. Ma qualcosa va storto, perché Marcus sopravvive a quella violenza sanguinaria grazie all'aiuto della piccola Eloisa, figlia della levatrice del villaggio. Così quel giorno ritornerà ogni notte nei suoi incubi come l'ultimo della sua agiata vita da nobile e il primo di quella da pezzente. Accolto nella casa della levatrice Agnete, Marcus perderà il suo nome – nessuno deve sapere che l'erede del principe della Rauühnvahl è vivo – e diventerà Mikael. Ma soprattutto imparerà a vivere come un animale, forgiato dagli stenti e dalla fatica della vita da contadino, e a combattere come un guerriero, senza mai dimenticarsi chi è e cosa gli spetta di diritto. Non può immaginare, Mikael, che la sua nuova esistenza è destinata a fare di lui un eroe che conoscerà la forza inarrestabile dell'amore. E cambierà per sempre le sorti dell'Impero.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il bambino che trovò il sole di notte di Luca Di Fulvio in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
Print ISBN
9788817083515
eBook ISBN
9788858682111
QUARTA PARTE

56

La prima sensazione che Mikael provò fu di paura e sgomento.
Costanza sembrava sotto assedio. Tutt’intorno alla città sorgeva un’altra città di accampamenti, grande almeno cinque volte tanto l’abitato originario. C’erano tende che sembravano palazzi di stoffe pregiate, a vistose righe colorate, rette da picchetti dorati, con guglie di legno dipinto che le facevano somigliare a piccole cattedrali. In cima a ogni tenda sventolavano vessilli imperiali, nobiliari, militari, ecclesiastici. Ogni accampamento aveva strade piantonate da soldati, a piedi o a cavallo, e botteghe, stalle, latrine, officine di fabbri, armaioli, sarti, recinti per gli animali, caserme. E intorno a ciascun accampamento erano sorte delle palizzate, robuste come fortificazioni, con camminamenti presidiati, massicci portoni e torrette in cima alle quali sentinelle armate controllavano l’andirivieni dei fornitori, dei panettieri, delle serve e delle lavandaie, delle delegazioni in visita.
La notte, sulle fortificazioni, per le strade e attorno alle tende, venivano accese migliaia di fiaccole e sembrava che l’intera Costanza andasse a fuoco e la luce in terra oscurava il cielo e le stelle.
In ogni singolo accampamento c’era più gente di quanta Mikael ne avesse mai vista in vita sua. E gli accampamenti erano decine e decine, tra grandi e piccoli.
Si supponeva che si fossero riunite più di cinquantamila persone, in una città che normalmente ne ospitava solo seimila. I palazzi più importanti e lussuosi di Costanza erano stati requisiti.
Correva voce che la corte imperiale contasse più di diecimila persone, tra nobili, dame guardarobiere e gentildonne di camera con le loro domestiche, dignitari, scrivani, cappellani e confessori, credenzieri e maniscalchi, medici, cuochi, sguatteri, arpisti, liutai, lavandaie, speziali, semplici servi, garzoni di stalla e l’esercito di Sigismondo di Lussemburgo.
Le strade della città erano intasate dalla mattina alla sera. Bisognava farsi largo a spallate e se, all’improvviso, un flusso di gente prendeva una direzione, si veniva trascinati come da un fiume in piena. A volte succedeva che un vecchio o un bambino, malauguratamente caduti, venissero calpestati e uccisi senza che nessuno se ne accorgesse.
Mikael era impressionato dalla quantità di cibo che circolava sui carri dei rifornimenti che arrivavano quotidianamente in città, per arricchire i banchetti destinati a saziare i pantagruelici appetiti dei nobili. Gli scarti di tanta opulenza sembravano essere addirittura di più dei cibi stessi e venivano ammucchiati fuori dalla città, in quattro grandi discariche che emanavano un nauseante fetore. E su questi cumuli di immondizia e marciume si aggirava un esercito di indigenti e mendicanti, che si contendevano, spesso in punta di coltello, quel che restava dei festini. Chi veniva ucciso rimaneva lì, scarto tra gli scarti, nudo, spogliato anche dei cenci che indossava. Preda, come ogni altro scarto, di corvi, avvoltoi, ratti, cani, gatti, volpi e vermi.
Per le strade si aggiravano imbroglioni di ogni risma, truffatori, ladri, rapinatori. E prostitute, vecchie, giovani, perfino bambine. In ogni piazza, o appena fuori dalla città, tra gli accampamenti più poveri e improvvisati, dove la gente dormiva per terra, all’addiaccio o sui carri, stretta alle poche cose che aveva, decine di attori e cantori, ferocemente in lizza fra loro, improvvisavano spettacoli, epici oppure osceni. C’erano mangiatori di fuoco, mangiatori di chiodi, mangiatori di spade. E lanciatori di coltelli, illusionisti, acrobati, contorsionisti. E indovini, che leggevano il futuro nelle carte, in palle di vetro, sul palmo della mano, osservando l’iride dell’occhio. E ancora astrologi, che consultavano il cielo e le stelle, prevedendo esagerate fortune o disastri epocali. Gran dottori che vendevano elisir di lunga vita, pozioni d’amore, intrugli per la virilità maschile, per la fecondità femminile e profumi grazie ai quali non ci si sarebbe mai più dovuti lavare. E cavadenti, che esercitavano la loro professione con tenaglie arrugginite, facendo accomodare i clienti doloranti su una sedia sistemata in una nicchia, per strada. E poi c’erano barbieri, che tagliavano i capelli o salassavano le vene con gli stessi lerci strumenti affilati. E poi nani, così tanti che messi insieme, da soli, avrebbero potuto formare un temibile, deforme esercito. E, ovunque – nelle chiese, nelle strade, nei conventi, per le campagne invase dal bestiame da macello – migliaia di preti, con tonache lacere o preziose, nere, porpora, di iuta grezza, con cilici. E tutti quanti predicavano, estatici oppure fustigandosi a sangue, la fine del mondo e la resurrezione, il perdono e la punizione, la tolleranza e l’intransigenza, l’amore e l’odio, la guerra e la pace, sciorinando le mercanzie di Dio col crocifisso in mano, come gli altri mercanti mostravano i pani e le salsicce, gli arrosti e i biscotti. E poi orsi ammaestrati, cani parlanti, elefanti e giraffe, serpenti grossi come rami di quercia che inghiottivano un agnello in un sol boccone, e leoni e leopardi. E insieme a questi animali, e come animali esotici esibiti, negri dell’Africa, vestiti di pelli e a piedi nudi, con anelli al naso o ossa nelle orecchie, con il corpo dipinto e corna di antilopi sul capo, e negre con i seni scoperti e i capezzoli scuri, con le bocche serrate da museruole perché non potessero mordere, incatenate tra loro e vendute al miglior offerente, come serve oppure oggetti di piacere.
E tra la folla, come fossero creature di un altro mondo, inarrivabili come dèi dell’Olimpo, magnifici, arroganti cavalieri e dame misteriose in lettighe rilucenti di sete, con la scorta armata che sgombrava il cammino a colpi di picche e legnate, senza far differenza tra uomini e animali.
Arrivando in questa Babele impazzita, Mikael, Emöke, Volod e i suoi otto uomini non trovarono una locanda che li ospitasse. Allora comprarono una grande tenda, che si rivelò piena di buchi, e la piantarono nel punto in cui i funzionari di Costanza gli avevano indicato, dopo aver consultato una mappa piena di segni. Avevano anche dovuto pagare una tassa per occupare il posto assegnato. Era una zona fangosa, senza fogne, con delle latrine nascoste alla vista dei passanti da una recinzione di canne, che non erano altro che delle profonde fosse scavate in terra con due assi parallele e traballanti sulle quali la gente si accucciava, calandosi le braghe o alzandosi la tunica. Ogni latrina serviva “un centinaio di culi”, come si era espresso il funzionario, e non veniva svuotata prima di quindici giorni.
«È davvero qui che cerchiamo la libertà?» chiese Mikael a Volod, indicando la folla ammassata nell’accampamento. «E anche loro la cercano?»
Volod non rispose.
«Sembriamo parassiti su una carogna» aggiunse Mikael.
Volod annuì gravemente. Anche nei suoi occhi si leggeva lo sgomento. «E la carogna sembra essere il mondo stesso» disse cupo.
Per tutto il giorno successivo, Mikael si aggirò per la città e per gli accampamenti stipati di gente, insieme a Volod.
Il lago stesso pullulava di centinaia di imbarcazioni. Piccole barche di pescatori che vendevano pesce, mentre le mogli offrivano ceste intrecciate, di vimini e giunchi, e fiori che perdevano in fretta il loro profumo e che, marcendo, si univano all’olezzo generale, più forte degli invitanti aromi dei forni e della carne che arrostiva ovunque. E poi c’erano grandi imbarcazioni a vela, con file di trenta, quaranta remi, con cui i nobili solcavano le acque del lago, per visitare le isole di Reichenau e di Mainau, o per navigare sul Reno fino alle cascate di Sciaffusa.
Quando fu sera, Mikael si sedette fuori dalla sgangherata tenda che avevano montato. Alla paura e allo sgomento si era sostituita una sensazione di disagio.
«Che ci faccio qui?» domandò ad alta voce, senza rivolgersi a nessuno in particolare. E nessuno gli rispose.
Mikael si sentì pervadere da una profonda tristezza.
Anche il canto di Emöke quella sera era triste.
Qualcuno dalle tende accanto si avvicinò per ascoltarla.
«Chi è?» chiese una ragazza, con lunghi capelli neri e gli occhi scuri truccati vistosamente.
Un uomo accanto a lei scrollò le spalle. «Una qualsiasi» le rispose.
«Ho sentito che la chiamano la Pazza» si intromise un altro.
Nei giorni seguenti si sparse la notizia che il Papa eletto dal Concilio di Pisa, Giovanni XXIII, era scappato da Costanza.
«E così sono rimasti in due» diceva la gente, che di giorno in giorno si schierava ora con l’uno, ora con l’altro, a seconda dell’ultimo predicatore che li aveva abbindolati.
Erano ormai i primi di maggio quando Mikael e Volod si resero conto che i soldi ricavati dalla vendita dell’argento rubato, che erano sembrati tanti finché si erano spostati per piccoli villaggi o su impervie montagne, cominciavano a scarseggiare. Costanza era un mostro vorace, con la bocca sempre spalancata, insaziabile.
«Una pagnotta costa come una fetta di manzo» disse una sera Volod.
«E una fetta di manzo costa come un quarto d’agnello» aggiunse uno degli uomini, scuotendo la testa.
«E un quarto d’agnello costa come un agnello intero» continuò un altro.
«Tutto costa quattro volte tanto!» esclamò Mikael. «Gli avvoltoi speculano sui parassiti, che follia!»
Scese un silenzio cupo. La realtà era sotto gli occhi di tutti. Più crescevano i prezzi, più cresceva la delinquenza. Sorgevano nuove prigioni, stipate di uomini e donne, ammassati gli uni sugli altri. E si moltiplicavano le forche e le esecuzioni. Venivano tagliate mani ai ladri, lingue agli spergiuri, accecati o castrati gli stupratori. Le prostitute si vendevano nelle taverne per un paio di bicchieri di vino scadente. I preti, senza nemmeno farci caso, p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prima parte
  4. Seconda parte
  5. Terza parte
  6. Quarta parte
  7. Indice