Una vergine sciocca
eBook - ePub

Una vergine sciocca

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Una vergine sciocca

Informazioni su questo libro

Negli anni Venti la catastrofe è ancora invisibile nei salotti e per le strade di Anversa. Qui la comunità ebraica è un piccolo universo pulsante nel quale Gittel si muove con la grazia e la risolutezza di una dodicenne curiosa. Intorno a lei si allarga e ruota un esuberante cosmo di umanità varia: zii e zie più o meno pirotecnici, una madre collerica amante dei vestiti alla marinara, un padre che è da sempre "uno shlemiel, uno sventurato, e lo sapeva", nonne rissose pronte a firmare improvvisi armistizi, mendicanti di mestiere depositari di spiritose storielle, un ricco banchiere che le apre la propria casa e un mondo nuovo, una baronessa pacchiana, agghindata con piume di struzzo, che tuttavia "Rubens probabilmente avrebbe dipinto volentieri". Tra queste voci dolcemente dissonanti, Gittel vive una stagione tanto breve quanto pervasa di scoperte; trovando nelle persone grumi inaspettati di generosità, imparando da altre che consegnarsi con fiducia a qualcuno può essere un errore. Una vergine sciocca, pubblicato per la prima volta nel 1959, fu riconosciuto subito dalla critica come un "capolavoro perfetto", ma l'improvvisa scomparsa della sua autrice si prese anche il destino del romanzo. Ida Simons, pianista di fama internazionale, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, tornò alla vita del dopoguerra consegnando un'opera di grande poesia e vivacità, figlia di un talento straordinario, il luminoso spaccato di un modo di stare al mondo che di lì a poco sarebbe stato tragicamente sommerso.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Una vergine sciocca di Ida Simons, Laura Pignatti in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
Print ISBN
9788817080262
eBook ISBN
9788858679319

X

Il signor Mardell rispose alla mia geremiade natalizia per espresso con una letterina formale ma al tempo stesso affettuosa, Lucie aggiunse un caro saluto e io, appena lo appresi, comunicai loro il nostro indirizzo nuovo.
Mio padre aveva affittato un orrendo appartamento ammobiliato a Scheveningen, purtroppo di nuovo al primo piano. Come prima, vivevamo alla giornata, ma dopo l’intermezzo dei Blumenfeld sembrava di essere in paradiso.
La prima domenica pomeriggio dopo il nostro ritorno a casa andammo al Mauritshuis, dove fui accolta dai guardiani come una sorta di Figliol Prodigo.
«Bello che sia tornata, vero, signore?» dicevano a turno a mio padre che evidentemente più di una volta doveva essere andato a cercare consolazione nei quadri del museo, da solo, tra quei vecchietti simpatici.
Rivedere il mio maestro di musica, invece, fu un po’ diverso da come mi ero aspettata. Avrei voluto non dirgli delle stroncature della Knieper, ma lui espresse il desiderio di sentire tutti i pezzi nuovi che avevo studiato nel frattempo, così fui costretta, balbettando e avvampando d’imbarazzo, a confessargli la vergogna delle scale. Dopo che, su sua richiesta, gliene ebbi suonate un paio con i relativi accordi spezzati, bofonchiò che quella strega in ogni caso sapeva insegnare e, con l’irragionevolezza tipica degli adulti, a un tratto se la prese con me. Finora, poiché ero la sua allieva più giovane, mi aveva trattata con delicatezza, disse. Ora però era finita, e anche se non sarebbe stato severo come la Knieper, potevo togliermi dalla testa di suonare il Concerto italiano di Bach prima di saper suonare il rondò di Beethoven almeno bene come quel ragazzo.
Mili con i suoi genitori e la tata tornarono sei settimane dopo di noi. Furono ospiti da nonno Harry nell’attesa di trovare una sistemazione di loro gradimento. Mili e io a quel punto andavamo insieme in una scuola di Scheveningen. Lei questa volta fece più fatica ad abituarsi di me, era stata a Berlino più a lungo e si era trovata bene, ma dopo che per una settimana lungo il tragitto verso la scuola ebbe recitato i suoi versi consolatori, tornò a essere la stella luminosa al centro della sua classe.
La nonna non proferiva parola.
Con il signor Mardell, dopo il mio grido di aiuto da Berlino ero rimasta in corrispondenza. Tuttora non osavo scrivere direttamente a Lucie, ma sapevo dal padre che stava bene. Lui mi inviava con una certa regolarità i programmi dei concerti ai quali era stato e a volte me li descriveva. Eravamo tornati a casa da circa sei mesi quando ricevetti una recensione molto precisa di un concerto del violinista Jacques Thibauld. In un PS il signor Mardell scriveva: Senza dubbio le farà piacere sapere che sua nonna e la fedele Rosalba godono di ottima salute. Ho avuto modo di accertarmene personalmente ieri. Le due signore non vedono l’ora di potervi accogliere di nuovo ad Anversa.
Il giorno dopo infatti ricevemmo una lettera di mia nonna che ci invitava urgentemente a casa sua e, cosa strana, quando arrivammo fu davvero felice di rivederci.
Rosalba venne ad aiutarmi a disfare i bagagli.
Nella stanza degli ospiti mi prese il viso tra le mani ruvide.
«Lo sai che ti avrei scritto, se avessi potuto» bisbigliò. Entrai subito nel ruolo che ricoprivo nella commedia di mia nonna.
«Ma sì, certo, lo so, non hai avuto tempo, hai sempre così tanto da fare.»
Lei scosse la testa: «Non dire sciocchezze... se non ho imparato a leggere e scrivere non è certo una vergogna».
Era una vergogna, ma non era colpa sua. In quel momento mi resi conto di quanto volessi bene a Rosalba e anche lei lo sapeva, credo.
Quando i miei due zii giovani rientrarono dalle loro attività – Fredie studiava giurisprudenza a Bruxelles e Charlie era «nei diamanti» – entrambi mi trovarono cambiata a mio vantaggio. Decisero che era giunta l’ora di contribuire alla mia crescita generale. Un paio di giorni dopo Charlie mi portò una cassetta di legno piena di lettere.
«Leggi queste» disse, «e se mai avrai il coraggio di scrivere qualcosa di simile, ti ammazzo.»
Erano lettere delle sue numerose ammiratrici rifiutate. Charlie era basso di statura e brutto, ma così consapevole della propria capacità di conquistare qualsiasi donna desiderasse, da essersi lasciato convincere dal fratello, più giovane e molto più attraente, a togliere il disturbo quando questi portava a casa una nuova fiamma. Se il tormentato Fredie non cedeva ai suoi ricatti, Charlie gli soffiava la conquista senza alcuna fatica prima ancora che l’altro potesse farla.
Non ero curiosa di leggere gli scritti delle sue vittime e gli dissi che mio padre mi aveva insegnato che era molto vile leggere le lettere scritte ad altri.
«Sono lettere mie» ribatté, «e io ti dico che le devi leggere, avanti.»
Ne lessi qualcuna, controvoglia.
«Cosa noti?» chiese Charlie con un tono insopportabile da maestrino.
«Che finiscono quasi tutte con: e adesso mi faccio un bel bagno e me ne vado a letto.»
«Esatto» mi lodò Charlie, «e se tu dovessi mai scrivere una cosa del genere a un uomo, te l’ho già detto, ti ammazzo, perché questo è il tipo di civetteria più spicciola e stupida che esista. Nessun uomo che si rispetti ci cascherebbe. Adesso forse non puoi capirlo, ma tienilo a mente per un domani.» Scontrosa, bofonchiai che i consigli per il futuro non mi erano molto utili, ne avevo ricevuto uno anche dallo zio Wally.
«Ah, sì?» esclamò subito Charlie, curioso com’era. «Racconta.»
Zio Wally aveva detto: «Quando sarai grande e sposata non dovrai mai ascoltare le paroline dolci degli altri uomini. Quelli pensano solo: un affare consolidato non presenta rischi». Poi aveva aggiunto pensieroso: «Non dimenticare: meglio un piatto di minestra di piselli servito per benino nella sala da pranzo, che del caviale mandato giù in fretta in cucina». Quando gli avevo chiesto una spiegazione su quelle massime sibilline, si era rifiutato di rispondere, e Charlie, ridacchiando, disse che erano ottimi consigli e non volle approfondire, quindi a che cosa mi servivano?
Il contributo di Fredie alla mia educazione riguardava un aspetto diverso, molto più piacevole. Lui era un topo di biblioteca e mi faceva leggere tutto ciò che veniva pubblicato nella nostra lingua, solo che mi costringeva a imparare a memoria lunghi brani di prosa e di poesia per poi farmeli recitare davanti ai suoi amici con gesti e intonazione secondo lui adeguati. Questa per me era una vera tortura, perché i ragazzi ridevano fino alle lacrime dell’assurdo spettacolo.
Quando Fredie era innamorato componeva versi che almeno dalla signora cui erano rivolti, da lui e da me erano molto apprezzati, anche se alla lunga non era una situazione tollerabile perché, essendo di carattere particolarmente impulsivo, Fredie cambiava innamorata più o meno ogni settimana. Per mancanza di tempo inventò una pratica poesia d’occasione. Suonava così:
C’è un orologio nella mia dimora
E a ogni battito, a ogni ora
L’orologio della mia dimora
Ripete: Marie... Marie... Marie...
Ci sono molti alberi nel bosco,
Sono alti e vecchi, io li conosco,
Nel fruscio degli alberi del bosco
Sento: Marie... Marie... Marie...
C’erano anche «onde sulla spiaggia», uccellini e ruscelletti, e ciascuno a modo suo ripeteva Marie... Marie... Marie... fino a quando una ragazza più attraente conquistava il cuore volubile di Fredie e allora orologi, fronde e onde passavano subito a ripetere un altro nome. Prestava la sua poesia anche agli amici che si innamoravano di ragazze sensibili all’arte poetica.
Il signor Mardell aveva talmente imbambolato mia nonna con la sua visita che lei mi incoraggiò ad andarlo a trovare subito mentre in passato le mie visite frequenti nella casa dall’altro lato della strada non le garbavano affatto. Bertha mi accolse sulla porta con un grido di gioia e una serie di baci umidi.
«Come sei cresciuta! Quanti anni hai adesso?»
«Ho tredici anni, signora Bertha.»
Mi chiese se fossi già signorina. Eh, sì, anche quello nel frattempo si era risolto.
Lucie arrivò giù dalle scale. Era pallida e magra, mi abbracciò con affetto e mi mise al collo una catenina d’argento con un cuore di granato. «Per festeggiare il tuo ritorno» disse. «Vai pure subito a parlare con mio padre, vuole sentire tutto del tuo soggiorno berlinese, quando hai finito sali, e ci prendiamo la nostra tazza di cioccolata calda.» Mi baciò ancora una volta su entrambe le guance, aveva sempre il suo buon profumo di mughetto, e tornò al piano di sopra.
A lei il mio soggiorno berlinese non interessava.
Il signor Mardell uscì dalla sua stanza e mi salutò con un sorriso allegro e una stretta di mano affettuosa. Una delle sue caratteristiche gradevoli era che non dava né si aspettava baci.
Con mia sorpresa, a un tratto vidi tutti i suoi quadri. Gli chiesi se ne avesse comprati di nuovi. No, per il momento ne aveva abbastanza, disse, ora gli interessavano di più le maschere e le figure primitive. Me ne fece vedere un paio che non mi piacquero. «Ma tuo padre dice che so cos’è bello prima degli altri.» Ridemmo insieme a quel ricordo. Poi volle sapere tutto del marco, del dottor Schacht e della Knieper.
Era molto utile per me avere ricevuto già da giovane la mia prima critica negativa, disse, perché le critiche negative sono sempre più istruttive di quelle positive, tanto per cominciare ti insegnano a distinguere gli amici veri. Gli dissi del giudizio di Mili su Hänschen. Lui mi chiese se mi riferissi sempre alla stessa amica cara e intelligente, e aggiunse che in futuro, se davvero fossi riuscita a dare concerti, avrei constatato che a determinate persone non capitava mai casualmente di avere sotto mano il giornale o la rivista con un certo giudizio positivo.
Il signor Mardell aveva ammirato Leona in concerto molte volte e in un’occasione l’aveva perfino conosciuta personalmente a una cena da amici. No, non era affatto gentile, ma divertente e vanitosa sì.
«I grandi artisti in genere non sono amabili» disse il signor Mardell, del resto non avevano nemmeno bisogno di esserlo. Quando scrivevano bei libri o dipingevano bei quadri oppure suonavano bene come Leona, facevano già più che abbastanza. Al mondo ci sono davvero troppe persone che non sanno fare altro che essere gentili. Mi sentii in dovere di difendere Leona: la sua amicizia di lunga data con i Knieper era la prova evidente di un buon carattere. Ma il signor Mardell su questo non era d’accordo.
«Ognuno ha bisogno del suo Theo» disse. «La signora Knieper è il Theo di Leona.» Prese da uno scaffale un libro con le riproduzioni dei quadri di Vincent van Gogh. Parlò a lungo della vita difficile del pittore, che senza la dedizione del fratello Theo sarebbe stata totalmente insostenibile. «Il successo di quasi tutti gli artisti è fondato sui sacrifici di qualcuno che è loro vicino. Soltanto i più forti riescono a trovare la propria strada.»
Era, credo, una spiegazione istruttiva e interessante, ma io volevo andare da Lucie e fui grata a Bertha quando entrò con il caffè del signor Mardell. «Portalo pure di là» le disse, «visto che la nostra amica è di nuovo qui con noi per la prima volta. Lo prenderò con le signore e ascolterò se ci sono stati buoni progressi nella musica.»
Sulle scale mi chiese se avessi già salutato Menie e Salvinia. Era certo che sarei rimasta delusa nell’apprendere del soggiorno a Londra di Gabriel. Arrossii di nuovo fin dietro le orecchie. «Non torna più qui?»
«No, no, tra sei mesi torna da noi, per fortuna. Voleva tanto andare in Inghilterra, così sono riuscito a organizzargli questo viaggio, nel frattempo lavora da un mio amico.»
Lucie mi abbracciò ancora una volta e Bertha posò davanti a me una tazza di cioccolata fumante.
«È di nuovo tutto come prima» constatai con un sospiro soddisfatto.
Su richiesta del signor Mardell eseguii la sonata di Mozart e aspettai con ansia il suo giudizio. Da un punto di vista tecnico avevo fatto buoni progressi, disse, e aggiunse che in futuro mi sarei accorta di come la musica di Mozart poteva cambiare. Ora era giovane e vivace ma più tardi, molto più tardi, sperava, anche per me sarebbe diventata malinconica e tragica. Lucie protestò: «Ma che assurdità, padre. Tragica e malinconica. È la musica più allegra che ci sia». Il signor Mardell scosse la testa. «Tu non lo senti ancora, ma ogni nota scritta da Mozart ci ricorda che le cose giovani inevitabilmente invecchiano e muoiono e che ogni bellezza è passeggera.»
«Tranne la sua musica» dissi impacciata.
«Tranne la bellezza della sua musica paradisiaca» precisò il signor Mardell.
Prese il caffè e si alzò. «Bene, ora devo tornare a guadagnare il pane.» Passando mi carezzò i capelli. «Torna pure a trovarci spesso, siamo felici di riavere qui la nostra amica, vero, Lucie?»
Lo sentimmo scendere le scale e quando ebbe richiuso la porta della sua stanza Lucie disse: «Sei sempre l’unica a sapere di me e Gabriel, ricordatene».
«Ma allora sei ancora fidanzata con Gabriel?»
Avevo sperato ardentemente che nel frattempo si fosse resa conto dell’errore.
«Certo! Credevi di no perché è andato in Inghilterra? Anzi, ne sono molto contenta, ma adesso volevo chiederti un grande favore» disse Lucie mentre mi cingeva con il braccio, «per il momento però non dobbiamo parlare di Gabriel, qui anche i muri hanno le orecchie.»
Promisi di essere muta come una tomba.
Sentivo già parlare di Gabriel da nonna Hofer più di quanto avrei voluto.
Da quando condividevamo un segreto colpevole Lucie era totalmente diversa nei miei confronti. Spingeva la sua amicizia a tal punto, da assicurarmi ripetutamente: «Non c’è bisogno di essere ricchi, non c’è bisogno di essere belli. Bisogna avere fortuna!». A queste parole incoraggianti seguiva un racconto lungo e confuso su qualche bruttina senza un soldo che contro ogni aspettativa era riuscita a trovare un marito passabile nonostante l’età avanzata. Una delle zie o mia nonna, allora, si sentivano in dovere di elencare subito una sfilza di ragazze belle e gentili di mia conoscenza che restavano lì, «appese», perché non avevano il becco d’un quattrino.
Le mie parenti mi dicevano, con tutte le migliori intenzioni, che non era mai troppo presto per rendersi conto di appartenere ai paria, i reietti di questa terra; nel nostro ambiente erano le ragazze senza dote. Se una di queste povere ragazze res...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. I
  4. II
  5. III
  6. IV
  7. V
  8. VI
  9. VII
  10. VIII
  11. IX
  12. X
  13. XI
  14. Glossario