Tre saggi sulla teoria sessuale
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Tre saggi sulla teoria sessuale

  1. 180 pagine
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Tre saggi sulla teoria sessuale

Informazioni su questo libro

'Per la teoria sessuale, si raccoglie e si aspetta la scintilla che dia fuoco al materiale accumulato." Così scriveva Freud in una lettera del 1900, mentre lavorava ai Tre saggi sulla teoria sessuale che, pubblicati nel 1905, ebbero davvero un effetto esplosivo sul modo di considerare la sessualità in Occidente. Andando contro credenze popolari, morale e religione, Freud pone al centro della sua analisi le pulsioni sessuali: la sua trattazione, che esplora con lucidità istinti, deviazioni e desideri, non solo dà un'interpretazione rivoluzionaria dei comportamenti umani, ma mostra anche come sia lo stesso "apparato dell'anima" a essere costruito su fondamenta sessuali. Un'opera imprescindibile, che ancora conserva tutta la carica eversiva che turbò l'Europa e l'America di inizio Novecento.

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Informazioni

I
LE ABERRAZIONI SESSUALI1

Il fatto che nell’uomo e nell’animale esistano dei bisogni sessuali si esprime in biologia supponendo che esista una «pulsione sessuale». In ciò si procede per analogia con la pulsione dell’assunzione di cibo, la fame. Nel linguaggio popolare manca una designazione corrispondente alla parola «fame»; la scienza ricorre alla parola «libido».2
L’opinione popolare si è creata idee ben precise sulla natura e le caratteristiche di questa pulsione sessuale. Si ritiene generalmente che essa manchi nell’infanzia, che subentri intorno all’epoca della pubertà e, in connessione con il suo processo di maturazione, si esprima in manifestazioni di attrazione irresistibile esercitata da un sesso sull’altro; la sua meta dovrebbe essere l’unione sessuale, o perlomeno quelle azioni che a essa preludono.
Abbiamo tuttavia parecchi motivi per scorgere in queste convinzioni un quadro alquanto infedele della situazione reale; a un esame più attento esse si dimostrano colme di errori, imprecisioni, conclusioni affrettate.
Introduciamo qui due termini tecnici: la persona dalla quale parte l’attrazione sessuale sarà definita oggetto sessuale; l’azione verso la quale la pulsione spinge meta sessuale. A questo punto l’esperienza, vagliata dalla scienza, ci indica numerose deviazioni per ciò che riguarda sia l’oggetto sia la meta sessuale, il cui rapporto rispetto alla cosiddetta normalità necessita di un’indagine approfondita.

1. DEVIAZIONI RISPETTO ALL’OGGETTO SESSUALE

Alla teoria popolare della pulsione sessuale si attaglia particolarmente il mito poetico che narra come l’uomo fosse diviso in due metà – uomo e donna – che aspirano a ricongiungersi nell’amore. È perciò sorprendente apprendere che vi sono uomini per i quali non la donna, bensì l’uomo, e donne per le quali non l’uomo, bensì la donna, rappresenta l’oggetto sessuale. Queste persone si definiscono omosessuali, o meglio invertiti. Il fatto è chiamato inversione. Il numero di tali persone è molto rilevante, sebbene sia difficile conoscerlo con esattezza.3

A) L’INVERSIONE

Il comportamento degli invertiti

Le persone in questione si comportano in modo assai diverso sotto vari punti di vista.
a) Possono essere invertiti assoluti, ossia il loro oggetto sessuale può essere solo del loro sesso, mentre il sesso opposto non costituisce mai per loro un oggetto di desiderio sessuale, anzi li lascia indifferenti, se non provoca addirittura un’avversione sessuale. Se uomini, questi sono quindi incapaci, per avversione, di compiere il normale atto sessuale o, nell’attuarlo, non provano alcun godimento.
b) Possono essere invertiti anfigeni (ermafroditi psicosessuali), cioè il loro oggetto sessuale può appartenere sia allo stesso sesso sia all’altro; l’inversione di questo tipo non ha quindi carattere di esclusività.
c) Sono invertiti occasionali; in questo caso, date determinate condizioni esterne – tra le quali si situano innanzitutto l’inaccessibilità di un oggetto sessuale normale e l’imitazione – possono prendere come oggetto sessuale una persona del medesimo sesso e provare con questa il soddisfacimento nel compimento dell’atto sessuale.
Gli invertiti manifestano inoltre un comportamento multiforme nel loro giudizio sulla particolarità della propria pulsione sessuale. Alcuni considerano l’inversione come qualcosa che appartiene al normale ordine delle cose, così come la persona normale accetta la direzione della propria libido, e sostengono con decisione che l’inversione è altrettanto legittima dell’atteggiamento normale. Altri invece insorgono contro la propria inversione e la avvertono come una coazione patologica.4
Altre differenze riguardano i rapporti temporali. La peculiarità dell’inversione può avere nell’individuo origini alquanto remote, fin dove arriva il suo ricordo, oppure egli se ne è accorto solo in un momento ben preciso, prima o dopo la pubertà.5 Il carattere può conservarsi per tutta la vita, oppure passare per qualche tempo in secondo piano, oppure costituire un episodio sulla via verso lo sviluppo normale; può perfino manifestarsi solo più tardi nella vita, talvolta dopo un lungo periodo di attività sessuale normale. Si è anche riscontrata, talvolta, un’oscillazione periodica tra l’oggetto sessuale normale e quello invertito. Particolarmente interessanti sono i casi nei quali la libido si muta nel senso dell’inversione dopo che si è avuta una esperienza penosa con l’oggetto sessuale normale.
Queste diverse serie di variazioni sussistono di regola l’una accanto all’altra in modo indipendente. Della forma più estrema di inversione si può peraltro presumere che sia sussistita in età precocissima e che la persona si sia ormai assuefatta a questa sua peculiarità.
Molti autori si rifiuterebbero di classificare insieme i casi qui elencati, preferendo sottolineare le differenze invece che le affinità tra questi gruppi, la qual cosa è connessa col giudizio che essi danno sull’inversione. Ma per quanto giustificate siano le suddivisioni, non si può negare che si riscontrano numerosi gradini intermedi di ogni tipo, cosicché la formazione in serie si impone, per così dire, da sé.

Natura dell’inversione

Le prime valutazioni dell’inversione la ritenevano un segno innato di degenerazione nervosa, e concordavano con il dato di fatto secondo cui essa era stata riscontrata dai medici dapprima in malati di nervi o in persone che davano l’impressione di esserlo. In questa caratterizzazione sono contenuti due dati che si dovranno valutare indipendentemente l’uno dall’altro: il carattere innato e la degenerazione.

Degenerazione

La degenerazione soggiace a tutte le obiezioni che, in generale, possono essere sollevate contro l’uso indiscriminato di questo termine. È ormai consuetudine attribuire ogni specie di manifestazione patologica, la cui origine non sia chiaramente traumatica o infettiva, alla degenerazione. La classificazione dei degenerati proposta da Magnan6 è tale che nemmeno la migliore strutturazione della funzione nervosa può sfuggire all’applicabilità del concetto di degenerazione. Stando così le cose, è lecito chiedersi quale valore e quale contenuto, in generale, possieda ancora il concetto di «degenerazione». Sembra più opportuno non parlare di degenerazione:
1) quando non si presentino contemporaneamente parecchie gravi deviazioni dalla norma;
2) quando le capacità di prestazione e di esistenza in generale non appaiano gravemente danneggiate.7
Che gli invertiti non siano degenerati nel senso vero e proprio del termine risulta da parecchi fatti:
1) si trova l’inversione in persone che non rivelano altre gravi deviazioni dalla norma;
2) si trova ugualmente in persone la cui capacità di prestazione non è disturbata, e che anzi si distinguono per uno sviluppo intellettuale particolarmente elevato e per cultura etica;8
3) se si prescinde dai pazienti della propria esperienza medica e si cerca di abbracciare un orizzonte più ampio, ci si imbatte, secondo due direzioni, in dati di fatto che vietano di concepire l’inversione come un segno degenerativo:
a) bisogna attribuire valore al fatto che l’inversione è stata un fenomeno frequente, quasi un’istituzione alla quale erano demandate importanti funzioni, presso popoli dell’antichità che si trovavano all’apice della loro civiltà;
b) essa presenta una enorme diffusione presso molte popolazioni selvagge e primitive, mentre si è abituati a limitare il concetto di inversione a civiltà di alto grado (Bloch); e perfino tra i popoli civili europei il clima e la razza influenzano altamente la diffusione dell’inversione e il giudizio che ne viene dato.9

Carattere innato

Si è parlato di carattere innato, come è comprensibile, esclusivamente per la prima classe di invertiti, quella più radicale; e quest’affermazione è stata fatta sulla base di dichiarazioni di persone che affermano di non aver mai riscontrato in se stesse, in alcuna epoca della loro vita, una direzione diversa della pulsione sessuale. La sola esistenza delle altre due classi, soprattutto della terza, si concilia difficilmente con la concezione di un carattere innato. Da qui discende la tendenza dei sostenitori di quest’opinione a separare il gruppo degli invertiti assoluti da tutti gli altri, la qual cosa comporta la rinuncia a una concezione universalmente valida dell’inversione. In una serie di casi l’inversione sarebbe quindi un carattere innato; in altri potrebbe essere insorta in modo diverso.
La concezione opposta a questa è quella per cui l’inversione sarebbe un carattere acquisito della pulsione sessuale. Tale concezione si fonda su questi dati:
1) in molti invertiti (anche invertiti assoluti) è dimostrabile un’impressione sessuale precoce che ha come conseguenza durevole l’inclinazione omosessuale;
2) in molti altri si possono individuare influenze esterne di vita, favorevoli o inibitorie, le quali hanno portato prima o poi alla fissazione dell’inversione (tali sono i rapporti esclusivi con lo stesso sesso, la vita comune in guerra, la detenzione nelle carceri, i pericoli dei rapporti eterosessuali, il celibato, la debolezza sessuale ecc.);
3) l’inversione può essere eliminata mediante suggestione ipnotica, cosa che sarebbe stupefacente per un carattere innato.
Partendo da questi tre punti di vista è anche possibile contestare l’esistenza stessa di un’inversione innata. Si può obiettare (Havelock Ellis) che un esame più approfondito dei casi presi in esame per l’inversione innata rivelerebbe probabilmente anche qui un’esperienza vissuta determinante per la direzione della libido e risalente alla prima infanzia, esperienza che semplicemente non si è conservata nella memoria cosciente della persona, ma che grazie a un trattamento appropriato potrebbe essere richiamata nel ricordo. Secondo questi autori, l’inversione può essere definita solo come una frequente variazione della pulsione sessuale, che può essere determinata da un certo numero di circostanze esterne di vita.
Alla certezza così apparentemente raggiunta pone però fine l’osservazione contraria, secondo cui è dimostrabile che molte persone subiscono le stesse influenze sessuali (come la seduzione o l’onanismo reciproco nell’adolescenza) senza per questo diventare invertite o senza restarlo permanentemente. Si è così indotti a ritenere che l’alternativa innato/acquisito non sia assoluta o non corrisponda a tutti i dati di cui disponiamo sull’inversione.

Spiegazione dell’inversione

La natura dell’inversione non è spiegabile né supponendo che essa sia innata né supponendo che sia acquisita. Nel primo caso bisogna spiegare che cosa vi sia in essa di innato, a meno che non si concordi con la spiegazione alquanto semplicistica secondo cui ogni persona nascerebbe con una propria pulsione sessuale legata a un determinato oggetto sessuale. Nel secondo caso ci si potrà domandare se le varie influenze accidentali siano sufficienti a spiegare l’acquisizione dell’inversione senza l’apporto di qualcosa nel soggetto che lo predisponga a ciò. Negare l’esistenza di quest’ultimo fattore è, in base alle nostre argomentazioni precedenti, impossibile.

Ricorso alla bisessualità

Per spiegare la possibilità di un’inversione sessuale si è ricorsi, fin dall’epoca di Lydstone, Kiernan e Chevalier,10 a una serie di interpretazioni che contrasta totalmente con l’opinione popolare. Secondo quest’ultima, una persona o è un uomo o è una donna. La scienza invece conosce casi nei quali i caratteri sessuali appaiono confusi, cosicché la determinazione del sesso è resa più difficile, in primo luogo in campo anatomico. I genitali di queste persone riuniscono caratteri maschili e femminili (ermafroditismo). In rari casi sono sviluppati l’uno accanto all’altro i due apparati sessuali (ermafroditismo vero), perlopiù invece si riscontra un’atrofizzazione di ambedue gli apparati.11
L’importanza di queste anormalità è data dal fatto che esse rendono inaspettatamente facile capire la formazione normale. Un certo grado di ermafroditismo anatomico rientra infatti nella norma; in nessun individuo di normale formazione maschile o femminile mancano le tracce dell’apparato dell’altro sesso, che o continuano a sussistere, prive di una funzione, come organi rudimentali, oppure si sono trasformate, assumendo altre funzioni.
La concezione che scaturisce da questi fatti anatomici ormai noti da tempo è quella di una struttura originariamente bisessuale, mutatasi nel corso dell’evoluzione fino alla monosessualità, con scarsi residui del sesso che si è atrofizzato.
Trasferire questa concezione nel campo psichico e intendere l’inversione in tutte le sue sottospecie come espressione di un ermafroditismo psichico risultava allettante. Per decidere la questione bastava ormai che l’inversione coincidesse di regola con le caratteristiche psichiche e somatiche dell’ermafroditismo.
Ma questa aspettativa è rimasta delusa. Non è possibile rappresentarsi un rapporto così stretto tra il presunto ermafroditismo psichico e quello dimostrabile anatomicamente. Negli invertiti si riscontra spesso un abbassamento della pulsione sessuale in genere (Havelock Ellis) e una lieve atrofizzazione anatomica degli organi: di frequente, senza però che diventi regola e neppure nella maggior parte dei casi. Bisogna perciò riconoscere che inversione ed ermafroditismo somatico sono nell’insieme indipendenti l’uno dall’altro.
Inoltre si è attribuito grande valore ai caratteri sessuali cosiddetti secondari e terziari e si è sottolineata la frequente presenza negli invertiti di quelli del sesso opposto (Havelock Ellis). Anche qui vi è molto di pertinente, ma non si deve dimenticare che i caratteri sessuali secondari e terziari si manifestano assai spesso nell’altro sesso, producendo così segni di ermafroditismo senza che per questo l’oggetto sessuale appaia mutato nel senso dell’inversione.
L’ermafroditismo psichico guadagnerebbe in consistenza se, parallelamente all’inversione dell’oggetto sessuale, si verificasse almeno il capovolgimento delle altre qualità, pulsioni e caratteristiche psichiche in quelle tipiche dell’altro sesso. Ma una tale inversione di carattere si può legittimamente prospettare con una certa regolarità soltanto nelle donne invertite: negli uomini la più completa virilità psichica è conciliabile con l’inversione. Volendo ribadire il concetto di un ermafroditismo psichico, occorrerà aggiungere che le sue manifestazioni in vari campi si lasciano assai scarsamente condizionare l’una con l’altra. Lo stesso vale del resto anche per l’ermafroditismo somatico; secondo Halban,12 anche le singole atrofie degli organi e i caratteri sessuali secondari sono alquanto indipendenti...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. BUR
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Introduzione - Il segreto della sessualità
  6. Prefazione alla terza edizione
  7. Prefazione alla quarta edizione
  8. I - Le aberrazioni sessuali
  9. II - La sessualità infantile
  10. III - Le trasformazioni della pubertà
  11. Riepilogo