1 In tutto il romanzo, accenni a luoghi e cose e persone germinano, in genere, da un fresco e vivace fondo di ricordi autobiografici, di “cose viste”, salvo qualche comprensibile trasposizione o diverso accomodamento di luoghi e tempi e qualche modificazione inventiva di figure o fatti. Cosa necessaria, nell’intenzione dello scrittore (e in essa comprese la voluta indeterminatezza e la frammentazione episodica di numerosi accenni), a contenere il “raccontino” nei suoi propri limiti e natura, evitando agganci troppo scoperti con l’autobiografia vera e propria.
2 Il T. soggiornò in Bretagna circa nove mesi, e precisamente a Nantes, dove nel novembre 1837 era stato chiamato ad assumervi la carica di direttore agli studi in un collegio di recente fondazione: e delle sue non liete traversie nantesi si dirà più oltre, nell’ultima parte del romanzo. Queste prime pagine conservano, trasfigurato nell’evocazione, il ricordo di una gita attraverso la Bretagna compiuta nel giugno-luglio 1838, e cioè negli ultimi tempi del soggiorno bretone. Numerosi accenni a cose e persone e al paesaggio bretoni sono anche nell’epistolario tommaseiano degli anni 1838-39, e in particolare nelle lettere indirizzate a Gino Capponi (Carteggio, II, 1-60). - L’Odet è un flumicello che bagna la cittadina di Quimper, nella penisola di Cornovaglia; e, nei pressi della foce, Benodet, nominata più oltre.
3 Nella Gita a Siena: “Chi non ha veduto Siena non conosce bene l’Italia. Chi non ha sentito parlare una bella donna senese, non ha sentito tutta quant’è la forza della bellezza. Soave forza, simile a quella che spira da’ senesi dipinti, dove non è da cercare l’entusiasmo ardente, ma le sincere e modeste delizie del bello” (Bellezza e Civiltà, Firenze, Le Monnier, 1857, pag. 387).
5 Ricordati nella Gita a Pisa (1832): “...le leggiere colonne e gli archi soavi del Camposanto...” (Bellezza e Civiltà, pag. 386).
7 Nella Corsica centrale, a nord-est di Aiaccio. È ricordata anche nella poesia A Giuseppe Multedo: “fitte siccome i pini in Vizzavona”.
Il T., come già detto nella Nota introduttiva, soggiornò in Corsica dal settembre ’38 al maggio ’39, attendendovi alla raccolta dei canti popolari corsi pubblicati nella grande silloge Canti popolari toscani, corsi, illirici, greci... dal 1841, in Venezia, presso l’editore Tasso; e alla stesura del romanzo.
8 Madama Blandin (cognome foggiato e intenzionalmente equivoco) è la prima figura della varia tipologia mullebre, parigina e più largamente francese, che fa spicco o si lascia più o meno nettamente, e labilmente, intravvedere nel romanzo, nell’epistolario e nelle note del Diario intimo relative al soggiorno parigino dello scrittore (1834-37).
9 A Parigi il T. era venuto a contatto col variopinto pubblico internazionale di esuli da ogni parte d’Europa affluiti nella capitale francese. A questo conte russo non sapremmo dare con certezza uno stato civile, ma è possibile che in esso sia adombrato, salvo Il mutamento di nazionalità, il conte polacco Stanislao Plater, rifugiatosi in Francia dopo la rivoluzione, e fondatore dei giornale Le Polonais, al quale anche il T. fu invitato a collaborare, e collaborò, nel 1835. “Pien d’aristocrazia la lingua e il petto” lo definisce petrarchescamente il T. in una lettera al Capponi del 14-VI-1835 (Carteggio, I, 268). E nelle memorie Un affetto: “Compilava un giornale, intitolato Il Polacco, un parente di Emilia Plater, conte, vanerello, che aveva, oltre ai difetti polacchi, taluno dei russi e taluno dei francesi. E non potendo mandarlo innanzi da sé, pensò di aggregare alla Polonia l’Italia, e parecchi di noi invitò a scrivere” (Carteggio, I, 636).
10 Nella “banlieue” di Parigi; un cenno nel Diario intimo, in data 8-X-1837.
11 Diario intimo, 25-IX-1837: “Ieri a Bellevue e a Saint-Cloud. Lieto il bosco del sole e dell’ultima verdura”.
12 Eugenio Scribe (1791-1861), uno dei più fecondi e fortunati commediografi francesi della prima metà dell’Ottocento.
13 Luigi Filippo: d’Orléans, eponimo della monarchia “borghese”, regnante in Francia dal 1830: detronizzato dalla rivoluzione del febbraio 1848.
14 Istituto: l’Institut de France, una delle maggiori istituzioni culturali francesi, creato il 22-VIII-1795.
15 Da “piazza”: come triviale da “trivio”; e in affine significato.
16 Nella II ed. 1840: “i più de’ Francesi” (item nell’ed. 1852).
18 Carcere per i debitori, gli insolventi.
19 Incroci di vie, crocicchi.
20 Maniere, atteggiamenti.
21 Il giardino del Lussemburgo dovette piacere assai al T., come risulta da diversi accenni. In una lettera al Capponi del 15-IV-1835: “Ho fame di verde, vorrei escire da questa rotaia e volarmene sopra un ramo del Lussemburgo” (Carteggio, I, 250). E in altra del 13-V-1835: “Volevo andar a stare verso il Lussemburgo, o Lucimburgo, lontano dal centro de’ tedii parigini: ma la lontananza mi sgomenta, e l’incertezza del domani...” (Carteggio, I, 254). In altra ancora del 21-IV-1834: “...sto ancora in rue Vaugirard, di faccia al giardino di Lussemburgo; e gli uccelli salutano la mia tarda aurora, e mi consolano le malinconie della luce che fugge” (Carteggio, I, 112). Nel tardivo articolo, infine, Adolfo Thiers. Ricordi di N.T.: “Prima che nell’alloggio del signor Thiers (albergo Montesquieu) io per poco abitai in una stanza di via Vaugirard... stanza trovatami co’ pochi soldi miei dal nipote di Francesco Felicita Lamennais, già sul punto di più non essere prete né cristiano. E sentivo la sera il fitto affrettato canticchiare sommesso de’ nidi che dalle piante del Lussemburgo mandavano al sole morente l’allegro riconoscente saluto” (“Nuova Antologia”, gennaio 1872).
23 Lettera al Capponi, Parigi, 15-IV-1835: “Esco a far colazione da un italiano, poiché il latte che nella nuova casa mi davano er’acqua condita di mal sapore... Il vino è acqua con acquavite, e non so qual materia colorante: l’esprit francese in persona” (Carteggio, I, 250).
24 Pierre-Jean de Béranger (1780-1857), poeta lirico e satirico francese, in gran voga nel periodo della monarchia “borghese”, autore di fortunatissime “chansons” di tono popolareggiante.
25 Nella II ed.: “vinello di poesia”.
27 Vincennes... Boulogne: nella “banlieue” di Parigi.
28 Temperando, nella II ed.: “Il Francese colto conosce poco la voluttà del silenzio”.
29 Liberale: quanto dire, nel linguaggio del tempo: rivoluzionario, miscredente.
31 Bruto: rivoluzionario (detto per caricatura).
32 Spendendo oculatamente.
33 Sfiduciata, con poca fiducia in...
35 Vivace e accurata nel vestire.
36 Un prete: lo ritroveremo più avanti, nel racconto: cfr. nota 130.
37 In Dretagna: cfr. nota 2.
38 Lettera al Vieusseux, Nantes, 8-1-1838: “... gl’incommodi del nuovo soggiorno non saran forse senza compenso. Ho veduta una città dove gl’ingegni mi paion volgari assai e, come nelle provincie di Francia tutte, inesperti di ogni agile e variato esercizio: ma gli uomini buoni, e ne’ volti (tranne la grazia) la schiettezza italiana” (Carteggio, II, 24, n. 3).
39 Il Borlenghi cita il seguente passo di una lettera al Capponi (14-X-1835): ”Ieri per vincere l’uggia me n’andai dalla Belgioioso in campagna, e mi ci uggìi in modo diverso dal solito, ch’è pur qualcosa. Buona donna, e anch’essa infelice. Voleva rimanessi a dormire: ma io non volli. E tra le tenebre di questo povero cielo, scesi lungo il parco della Malmaison a cercar la vettura. E l’aspettai in una bet tola, dove, se la vettura era piena, mi sarebbe toccato dormire: e vi dico il vero, che questi contrasti mi piacciono; e sebbene tutta, tutta proprio, la gente ch’era dalla Belgioioso fosse gente di buona pasta, la gente della bettola parvemi non men buona e, massimo pregio, meno affettata” (Carteggio, I, 313-314).