La bambina fulminante
eBook - ePub

La bambina fulminante

  1. 190 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La bambina fulminante

Informazioni su questo libro

La bambina fulminante è la storia di Ada, che è una bambina di dieci anni che si accorge che quando tira degli accidenti a qualcuno (in rima), quegli accidenti là arrivano (valgono solo quelli in rima). Allora Ada si trova con delle maestre un po' pedanti che stanno a casa cinque giorni per dei mal di testa improvvisi, con dei compagni di classe un po' sbruffoni che si spaccan le gambe a sciare, con delle vicine di ombrellone che vengono punte da un calabrone e alle quali cresce un sedere smisurato. E si trova soprattutto con una grande responsabilità. La bambina fulminante dura un minuto (il tempo narrativo è di un minuto) ma ci voglion due ore, circa, per leggerlo, è diviso in undici capitoli e ci vogliono poco più di dieci minuti, per leggere ciascun capitolo, più o meno.

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Informazioni

Editore
RIZZOLI
Anno
2015
Print ISBN
9788817080026
eBook ISBN
9788858628102

CAPITOLO 1

che è il primo

Buongiorno.
Se avete pazienza, vorrei raccontarvi la storia di una bambina che si chiama Ada.
Se non avete pazienza, arrivederci.
Vi annoiate?
Arrivederci.
Non vi annoiate?
Allora andiamo avanti.
Allora c’era questa bambina che si chiamava… andiamo avanti?
Va bene.
Allora c’era questa bambina che si chiamava Ada che aveva dieci anni. E era una bambina che aveva, come molte bambine di dieci anni, un babbo e una mamma.
Solo che erano un babbo e una mamma abbastanza singolari, perché, prima di tutto, non abitavano insieme, che quella era anche una cosa normale, in classe con Ada c’erano altri quattro bambini che avevano i genitori che non abitavano insieme, non era quella la cosa singolare, la cosa singolare, dei genitori di Ada, era il fatto che si chiamavano, la mamma: Lucia, il babbo: Lucio.
Ada non conosceva nessuno, dei suoi compagni di classe (e anche dei non compagni di classe) che aveva due genitori che si chiamavano così, Lucia e Lucio.
E non solo Lucia e Lucio, neanche Paola e Paolo. O Massimo e Massimina. O Emilio e Emilia. O Ernesto e Ernesta. O Franco e Franca. O Teresa e Tereso. O Martina e Martino. O Gigi e Gigia, per esempio.
Invece, i suoi genitori, di Ada, si chiamavano proprio così, Lucia e Lucio, che era una cosa, pensava delle volte Ada, un po’ imbarazzante.
Poi non abitavano neanche insieme.
Ecco.
Vi annoiate?
Non siamo mica obbligati, eh?
Se vi annoiate ci possiamo fermare anche qui.
No?
Andiamo avanti?
Andiamo pure avanti.
Allora, la mamma di Ada, Lucia, era una mamma normale, una bella mamma coi capelli neri che lavorava in ufficio, faceva l’impiegata in una società che facevano delle assicurazioni e lei, Lucia, il suo mestiere vero e proprio, doveva indagare se quelli che avevano fatto gli incidenti in macchina li avevano fatti davvero o se non se li erano inventati per imbrogliare l’assicurazione e intascarsi i soldi. Un mestiere interessante.
Invece il babbo, di Ada, Lucio, faceva un mestiere forse ancora più interessante cioè lui, praticamente, faceva il disegnatore.
Cioè disegnava delle cose che non disegnava però le cose che venivano in mente a lui, come fanno per esempio i pittori no, lui disegnava le cose che venivano in mente agli altri.
Cioè più che un disegnatore, lui non era un vero e proprio disegnatore, lui piuttosto era un illustratore, cioè lui illustrava quello che gli altri avevano pensato e scritto loro.
Che era come se da solo, lui, Lucio, suo babbo, non sapesse far niente.
Ci aveva provato anche un sacco di volte, a mettersi a scrivere, scriveva anche delle poesie, aveva un quadernino speciale dove scriveva le sue poesie per esempio una che si intitolava Un appello che faceva così:
UN APPELLO
VOLEVO FARE UN APPELLO.
VOLEVO PREGARE QUELLI CHE PORTANO
LA PUBBLICITÀ
DI NON SUONARE IL MIO CAMPANELLO.
GRAZIE
Oppure una che si intitolava Per esempio e faceva così:
PER ESEMPIO
È DIFFICILE NON ESSERE CAPACI DI DISEGNARE UNA BARBA.
Oppure una serie che ce n’erano cinque si intitolavano Domande e facevan così:
DOMANDE
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
PERCHÉ, DI NOTTE,
I DENTI FAN PIÙ MALE
CHE DI GIORNO?
EH?
DOMANDE 2
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
SE ESISTE IL VERBO ORIZZONTARSI, NO,
CHE ESISTE, EH?
EH, ALLORA,
PERCHÉ NON ESISTE IL VERBO VERTICALARSI?
E DIAGONALARSI?
EH?
DOMANDE 3
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
SE UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 1814
È OTTOCENTESCO,
E UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 1914
È NOVECENTESCO,
UNO SCRITTORE CHE SCRIVE NEL 2014
COS’È?
DOMANDE 4
AVETE DELLE DOMANDE?
SÌ, VOLEVO CHIEDERE,
CI SENTIREMO SOLI,
QUANDO SAREMO
VECCHI?
EH?
Adesso, i gusti son gusti, ma, secondo me, ce n’era solo una, bella, di poesie, nel quaderno di Lucio, non aveva titolo e diceva così:
LE MANI CHE SCRIVONO LE POESIE
SONO LE STESSE MANI CHE FANNO LE PULIZIE.
solo che non l’aveva scritta Lucio, l’aveva scritta una bambina di nove anni e a Lucio era piaciuta così tanto che l’aveva trascritta nel suo quadernetto invece quelle che scriveva Lucio, secondo me, non eran bellissime, e non essendo bellissime non trovava nessuno che gliele pubblicava allora non le illustrava, cosa le avrebbe illustrate a fare se non gliele pubblicavano?, illustrava quelle degli altri e le sue, niente, le scriveva e le leggeva anche in giro, alla gente che conosceva, anche a me, anche a Ada, non piacevano a nessuno, neanche a me, neanche a Ada.
A Ada, di suo babbo, le piacevano soprattutto i piedi.
Che Ada, che aveva dieci anni, era una bambina alta, e oltre a essere alta aveva le gambe lunghe, e oltre a aver le gambe lunghe aveva anche due bei piedi, a dieci anni portava il 39, il che faceva immaginare che quando avrebbe finito lo sviluppo avrebbe portato il 42, o forse anche il 43, e per lei, questa era una cosa della quale lei era contenta, lei avrebbe anzi voluto portare magari anche il 44, o addirittura il 45, in modo da pareggiare suo babbo, o anche, magari, il 46, in modo da batterlo, ma non ci contava tantissimo, 46 di scarpe per Ada era un po’ un sogno, un’aspirazione della quale non sapeva se sarebbe stata all’altezza, ma 42 ci contava, e forse anche 43, alla faccia di Cenerentola, ma a parte questo fatto dei piedi aveva un’altra caratteristica, Ada, che, se vi annoiate, vi annoiate?, vi sembra che la sto tirando un po’ alla lunga?
Be’, se vi sembra che la sto tirando un po’ alla lunga, andiamo male, perché ho appena cominciato, ce n’è ancora, di libro, guardate, facciamo una cosa, facciamo che se pensate che la sto tirando un po’ alla lunga, arrivederci, se non pensate che la sto tirando alla lunga l’altra caratteristica che aveva Ada che la rendeva singolare, a parte i piedi lunghi, era una caratteristica di cui Ada si era accorta una volta quando era in seconda elementare che aveva una maestra che non le era tanto simpatica che si chiamava Gemma, che era una donna alta alta, coi capelli rossi, che di scarpe portava il 40 e che diceva sempre “Cioè”.
Cioè, Gemma era una maestra che non riusciva a dire una frase senza metterci dentro un cioè. Non so, se voleva dire di aprire i quaderni e prendere nota, la maestra Gemma diceva: “Cioè, aprite i quaderni e prendete nota”, se voleva dire ai bambini di stare tranquilli, diceva: “Cioè, bambini, state tranquilli”, era una cosa che sembrava uno scherzo, se non fosse che gli scherzi fan ridere, invece quello lì non faceva mica ridere faceva un po’ ridere solo il fatto che Ada, con le sue compagne di classe Maria e Manuela, la maestra Gemma la chiamavan Cioè.
E facevano delle conversazioni, molto comiche:
«Cos’ha detto stamattina Cioè?»
«Ha detto Cioè.»
Ah ah ah.
Cioè insegnava matematica e era una molto precisa, aveva sempre le unghie pitturate di rosso, ma sempre sempre e sempre pitturate perfette che Ada pensava che ogni tre ore pensasse “Cioè, mi devo pitturare le unghie”, e che siccome era una molto precisa si svegliava anche di notte, per pitturarsele, che se le pitturasse otto volte al giorno, ma quelli erano affari suoi poteva pitturarsele anche sedici volte al giorno andava bene lo stesso invece la cosa che a Ada non le andava bene che certe volte Cioè un po’ esagerava, coi compiti, delle paginate di compiti di matematica a dei bambini di sette anni che poi dovevano lavorare delle ore e un venerdì che era successo così, che la maestra Gemma, cioè Cioè, aveva dato tanti di quei compiti che volevano dire dieci ore di lavoro, in un fine settimana che Ada sarebbe dovuta andare a Mirabilandia, e tutti quei compiti forse volevano dire niente Mirabilandia, Ada quella volta lì aveva chiuso gli occhi, si era concentrata, aveva pensato:
“CHE TI VENGA IMMEDIATAMENTE
UN MAL DI TESTA SCONVOLGENTE.
CHE DURI PER DAVVERO
UN CINQUINO DI GIORNI INTERO.”
Fulmine
Ecco.
Vi state annoiando?
Se vi state annoiando, arrivederci, se non vi state annoiando potete immaginare la sorpresa di Ada quando il lunedì successivo, al mattino, al posto di Cioè, a scuola, c’era una supplente, e la supplente aveva detto che la maestra Gemma (cioè Cioè) era malata sarebbe stata a casa qualche giorno. E era stata a casa cinque giorni.
Be’, quell...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Copyright
  3. CAPITOLO 1 - che è il primo
  4. CAPITOLO 2 - che è il secondo
  5. CAPITOLO 3 - che è il terzo
  6. CAPITOLO 4 - che, effettivamente, è il quarto
  7. CAPITOLO 5 - che è il quinto ma è come se fosse un’introduzione che son quelle cose che si metton nei libri all’iniƶio ma si possono anche saltare
  8. CAPITOLO 6 - che dev’essere il sesto, se non mi sbaglio
  9. CAPITOLO 7: Dove si dice la cosa che era rimasta da dire e che, salvo errori e omissioni, dev’essere il settimo, se non mi sbaglio
  10. CAPITOLO 8 - che, sembra incredibile, dev’essere già il terƶultimo, salvo errori e omissioni
  11. CAPITOLO 9 - che deve essere il penultimo ed è un po’ un problema perché adesso, tra questo e il prossimo, bisogna dir tutto
  12. CAPITOLO 10 - che dovrebbe essere l’ultimo (e sono contento e mi dispiace)
  13. CAPITOLO 11 - che dovrebbe essere l’ultimo anche questo, ma chi lo sa