
- 224 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Discorsi sulle scienze e sulle arti
Informazioni su questo libro
Il Discorso sulle scienze.. fu l'opera che rese celebre Rousseau. Nato in risposta al quesito se il progresso avesse contribuito a migliorare i costumi, il testo risponde, paradossalmente, in modo negativo. Si sostiene infatti che lo sviluppo culturale ha generato una corruzione dei costumi, formulando nel contempo un giudizio molto duro verso la contemporaneità . Il Discorso sull'origine... ripercorre la storia delle diseguaglianze fino al loro esito finale, il dispotismo, tracciando nel contempo un affresco grandioso del progresso dell'uomo dalla naturale ferinità allo stato civile, che implica anche la perdita dell'equilibrio originario del singolo coi suoi simili.
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Informazioni
NOTE
I Erodoto racconta77 che, dopo l’uccisione del falso Smerdi, essendosi adunati i sette liberatori della Persia, per deliberare sulla forma di governo da dare allo Stato, Otane si pronunciò con forza per la repubblica, opinione tanto più straordinaria nella bocca di un satrapo, in quanto, oltre il fatto che egli poteva pretendere all’impero, c’è da notare che i grandi temono più della morte una forma di governo che li costringa a rispettare gli uomini. Otane, come si può bene immaginare, non fu ascoltato; e, vedendo che si stava per procedere alla elezione di un monarca, egli, che non voleva né obbedire né comandare, cedette volontariamente agli altri concorrenti il suo diritto alla corona, domandando per unico compenso di essere libero e indipendente lui e la sua discendenza: ciò che gli fu accordato. Quando anche Erodoto non ci rendesse nota la restrizione che fu posta a questo privilegio, bisognerebbe supporto necessariamente; altrimenti Otane, non riconoscendo alcuna specie di leggi, e non avendo da render conti a nessuno, sarebbe stato onnipotente nello Stato, e più potente dello stesso re. Ma non era a credere che un uomo, capace di contentarsi in simile caso di un tale privilegio, fosse capace di abusarne. Infatti non consta che questo diritto abbia mai cagionato il minimo turbamento nel regno, né da parte del saggio Otane, né da alcuno dei suoi discendenti.
II Sin dal mio primo passo mi appoggio con fiducia ad una di quelle autorità rispettabili per i filosofi, perché vengono da una ragione solida e sublime, che essi soli sanno trovare e sentire.78
«Qualsiasi interesse abbiamo a conoscere noi stessi, non so tuttavia se non conosciamo meglio tutto ciò, che non sia noi. Provvisti dalla natura di organi unicamente destinati alla nostra conservazione, non li adoperiamo che a ricevere le impressioni esterne; non cerchiamo che di espanderci all’esterno e di esistere fuori di noi; troppo occupati a moltiplicare le funzioni dei nostri sensi e ad aumentare l’estensione esteriore del nostro essere, di rado facciamo uso di quel senso interiore, che ci riduce alle nostre vere dimensioni, e che separa da noi tutto ciò che non ne fa parte. Tuttavia di questo senso dobbiamo servirci se vogliamo conoscerci; solo per suo mezzo possiamo giudicarci. Ma come dare a questo senso la sua attività e tutta la sua estensione? Come svincolare la nostra anima, nella quale esso risiede, da tutte le illusioni del nostro spirito? Abbiamo perduta l’abitudine di adoperarla; essa è rimasta senza esercizio in mezzo al tumulto delle nostre sensazioni corporee, s’è disseccata dal fuoco delle nostre passioni; il cuore, lo spirito, i sensi, tutto ha lavorato contro di essa». Hist nat., t. 4, p. 151, Della natura dell’uomo.
III I cambiamenti che la lunga abitudine di camminare su due piedi ha potuto produrre nella conformazione dell’uomo; i rapporti che si osservano ancora fra le sue braccia e le gambe anteriori dei quadrupedi; e la induzione ricavata dalla loro maniera di camminare, hanno potuto far nascere dubbi su quella che dovesse esserci più naturale. Tutti i bambini cominciano a camminare a quattro piedi, e hanno bisogno del nostro esempio e delle nostre lezioni per imparare a stare diritti.
Vi sono anche nazioni selvagge, come gli Ottentotti, che, trascurando molto i bambini, li lasciano camminare sulle mani così a lungo, che dopo fanno molta fatica a raddrizzarli; altrettanto fanno i bambini dei Caraibi delle Antille. Vi sono diversi esempi di uomini quadrupedi; e fra gli altri potrei citare quello di un bambino, che fu trovato nel 1344 vicino a Hesse, dove era stato allevato dai lupi, e che diceva poi alla corte del principe Enrico che, se non fosse dipeso che da lui, avrebbe preferito tornare a vivere con loro, piuttosto che vivere fra gli uomini. Aveva talmente presa l’abitudine di camminare come quegli animali, che bisognò legargli addosso pezzi di legno, che lo costringevano a tenersi ritto e in equilibrio su due piedi. Identico il caso del fanciullo che fu trovato, nel 1694, nelle foreste di Lituania, che viveva fra gli orsi. Non dava, dice il signor di Condillac,79 alcun segno di ragione, camminava coi piedi e con le mani, non aveva alcun linguaggio ed emetteva suoni che non somigliavano in nulla a quelli degli uomini. Il piccolo selvaggio dell’Hannover, che fu condotto parecchi anni or sono alla corte d’Inghilterra, faceva un’immensa fatica ad assoggettarsi a camminare su due piedi; e furon trovati, nel 1719, due altri selvaggi nei Pirenei, che correvano per le montagne a guisa di quadrupedi. Quanto a ciò che si potrebbe obbiettare, che ciò vuol dire privarsi dell’uso delle mani, da cui ricaviamo tanto vantaggio, anche a prescindere dall’esempio delle scimmie, che mostra come la mano possa benissimo essere adoperata in tutte due i modi, ciò proverebbe solo che l’uomo può dare alle sue membra una destinazione più comoda di quella della natura, e non che la natura abbia destinato l’uomo a camminare diversamente da come gli insegna.
Ma vi sono, mi sembra, ragioni molto migliori da addurre per sostenere che l’uomo è un bipede. In primo luogo, quand’anche si mostrasse che esso avrebbe potuto in principio essere conformato altrimenti da quel che lo vediamo, e tuttavia diventare infine com’è ora, ciò non sarebbe sufficiente per concludere che sia realmente avvenuto così; poiché, dopo aver dimostrata la possibilità di questi cambiamenti, bisognerebbe ancora, prima di ammetterli, dimostrarne almeno la verisimiglianza. Di più, se le braccia dell’uomo sembrano aver potuto servirgli di gambe all’occorrenza, è questa la sola osservazione favorevole a tale sistema contro un gran numero di altre contrarie. Le principali sono: che la maniera in cui la testa dell’uomo è attaccata al suo corpo, invece di dirigere la sua vista orizzontalmente, come l’hanno tutti gli altri animali, e lui stesso, camminando diritto, gli avrebbe mantenuti, camminando a quattro piedi, gli occhi fissi direttamente a terra, posizione assai poco favorevole alla conservazione dell’individuo; che la coda che gli manca, e non gli serve a nulla camminando su due piedi, è utile ai quadrupedi, e nessuno di loro ne è privo; che il seno della donna, molto ben collocato per un bipede, che tenga il bimbo fra le braccia, sarebbe così mal posto per un quadrupede, che nessuno lo ha in quella posizione; che essendo la parte di dietro di un’altezza eccessiva, in proporzione delle gambe davanti, sì ché, camminando a quattro piedi, noi ci trasciniamo sulle ginocchia, l’insieme avrebbe formato un animai mal proporzionato, che avrebbe camminato scomodamente; che se avesse posato piatto il piede come la mano, avrebbe avuto nella gamba posteriore un’articolazione di meno degli altri animali, cioè quella che congiunge il cannone alla tibia; e che, non posando se non la punta del piede, come sarebbe stato senza dubbio costretto a fare, il tarso, senza parlare della molteplicità di ossa che lo compongono, sembra troppo grosso per far le veci del cannone, e le sue articolazioni col metatarso e la tibia sono troppo ravvicinate per dare alla gamba umana, in questa condizione, la stessa flessibilità che hanno quelle dei quadrupedi. L’esempio dei bambini, presi in un’età in cui le forze naturali non sono ancora sviluppate, né le membra rafforzate, non conclude affatto; e tanto varrebbe dire che i cani non siano destinati a camminare, perché non sanno che strisciare qualche settimana dopo la nascita. I fatti singoli hanno anche poco valore contro la pratica generale di tutti gli uomini, anche delle nazioni che, non avendo avuto mai comunicazioni con le altre, non avevano potuto imitarle in niente. Un bimbo, abbandonato in una foresta prima di poter camminare, e nutrito da qualche bestia, avrà seguito l’esempio della sua nutrice, esercitandosi a camminar come lei; l’abitudine avrà potuto dargli facilità , che non aveva per natura; e come i monchi arrivano, a forza di esercizio, a fare coi piedi tutto ciò che noi facciamo con le mani, egli sarà arrivato infine ad adoperare le mani a uso di piedi.
IV Se fra i miei lettori si trovasse qualche fisico tanto inesperto, da eccepire a tale ipotesi della fertilità naturale della terra, gli risponderò col passo seguente:
«Siccome i vegetali traggono per il loro nutrimento molta più sostanza dall’aria e dall’acqua che dalla terra, avviene che, imputridendo, rendono alla terra più di quel che ne hanno tratto; d’altra parte una foresta determina la pioggia, arrestando i vapori. Così in un bosco, che venisse lasciato a lungo senza toccarlo, lo strato di terra, che serve alla vegetazione, aumenterebbe considerevolmente; ma, rendendo gli animali alla terra meno di quello che ne traggono, e facendo gli uomini enormi consumi di legname e di piante per il fuoco e per gli altri usi, ne segue che lo strato di terra vegetale di un paese abitato deve sempre diminuire, e diventare infine come il terreno dell’Arabia Petrea, e come quello di tante altre province d’Oriente, che è infatti il clima più anticamente abitato, dove non si trovano che sale e sabbie: perché il sale fisso delle piante e degli animali resta, mentre tutte le altri parti si volatilizzano» Sig. di Buffon, Hist. nat.80
Si può aggiungere a ciò la prova di fatto della quantità di alberi e di piante di ogni specie, di cui erano piene quasi tutte le isole deserte, che sono state scoperte in questi ultimi secoli, e di ciò che la storia ci apprende delle foreste immense, che bisognò abbattere su tutta la terra, a misura che essa si popolava e civilizzava. Sulla qual cosa farò ancora le tre osservazioni seguenti: la prima, che se c’è una specie di vegetali che possan compensare la dispersione di materia vegetale fatta dagli animali, secondo il ragionamento del signor di Buffon, sono specialmente i boschi, le cui chiome e foglie ammassano e s’appropriano più acqua e vapori che le altre piante; la seconda, che la distruzion...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INTRODUZIONE
- DISCORSO
- DISCORSO
- NOTE