
eBook - ePub
La stanza della morte (VINTAGE)
La decima indagine di Lincoln Rhyme
- 608 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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La stanza della morte (VINTAGE)
La decima indagine di Lincoln Rhyme
Informazioni su questo libro
Robert Moreno, cittadino americano e attivista a favore dei diritti dei popoli del Sud America, è stato ucciso. Lincoln Rhyme e la sua partner Amelia Sachs si mettono a indagare, arrivando fino alle stanze del potere del governo degli Stati Uniti. Mentre i giochi si fanno sempre più rischiosi, tra le pieghe del caso si annida la minaccia un killer con la passione per l'alta cucina, che sa usare da virtuoso i suoi sofisticati coltelli.
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Informazioni
Print ISBN
9788817074636eBook ISBN
9788858680803LUNEDÌ, 15 MAGGIO
II
La coda
2
«Arriva o no?» chiese Lincoln Rhyme, senza sforzarsi di reprimere l’irritazione.
«È successo qualcosa all’ospedale» disse Thom dall’atrio, o dalla cucina, o dovunque si trovasse. «È in ritardo. Chiamerà non appena si libera.»
«Qualcosa. Be’, questo sì che è un messaggio chiaro. Qualcosa in ospedale.»
«È quello che mi ha detto lui.»
«È un dottore. Dovrebbe essere preciso. E dovrebbe essere puntuale.»
«È un dottore» ribatté Thom, «il che significa che le emergenze sono normali per lui.»
«Però lui non ti ha parlato di emergenza. Ha parlato di qualcosa. L’operazione è programmata per il 26 maggio. Non voglio ritardi. E comunque è troppo avanti. Non vedo perché non si possa anticiparla.»
Rhyme fece avanzare la sua sedia a rotelle Storm Arrow fino allo schermo del computer, accanto alla poltrona di rattan su cui era seduta Amelia Sachs, in jeans neri e gilet di felpa nera.
Da una sottile catena che aveva al collo pendeva un ciondolo d’oro con un diamante e una perla. Era mattina presto e la luce del sole primaverile filtrava dalle finestre esposte a est, giocando con i riflessi dei suoi capelli rossi raccolti in uno chignon e fissati con cura da una piccola folla di forcine. Rhyme tornò a fissare lo schermo e scorse il rapporto sulla scena del crimine di un omicidio appena risolto con il suo appoggio dal NYPD.
«Ho quasi finito» disse Amelia.
Si trovavano nel salotto della casa di Rhyme con vista sulla Central Park West, a Manhattan. Quella che a metà Ottocento doveva essere stata una sala d’aspetto dall’atmosfera ovattata per ospiti e corteggiatori era diventata un efficiente laboratorio per criminologi.
La sala era zeppa di attrezzature e strumenti per lo studio delle prove, di computer e cavi, cavi dappertutto, che rendevano sempre molto accidentato il passaggio della sedia a rotelle di Rhyme: una sensazione che avvertiva solo dalle spalle in su.
«Il dottore è in ritardo» brontolò, rivolto a Sachs. Senza che ce ne fosse bisogno, dato che lei si trovava a tre metri dal punto in cui lui e Thom avevano avuto il loro scambio di battute. Ma Rhyme continuava a essere irritato, e sfogarsi un po’ lo faceva stare meglio. Spostò cautamente il braccio destro in avanti, avvicinandolo al touchpad, e fece scorrere il rapporto fino agli ultimi paragrafi. «Bene.»
«Posso inviarlo?»
Lui annuì e lei premette un tasto. Le sessantacinque pagine criptate finirono nell’etere per approdare alla struttura dedicata alla scena del crimine del NYPD del Queens, a una decina di chilometri di distanza, per diventare la spina dorsale del caso Il Popolo contro Williams.
«Fatto.»
Fatto. Restava solo da testimoniare al processo del signore della droga che aveva spedito folle di ragazzini per le strade di East New York e Harlem ad ammazzare gente per suo conto. Rhyme e Sachs erano riusciti a individuare e ad analizzare porzioni microscopiche di residui e impronte che collegavano le scarpe di uno dei ragazzini al pavimento di un negozio di Manhattan, e da lì alla moquette di una berlina Lexus e poi a un ristorante di Brooklyn, per finire alla casa dello stesso Tye Williams.
Il capobanda non era stato presente all’assassinio del testimone, non aveva toccato la pistola, non c’erano registrazioni di quando aveva dato l’ordine di uccidere, e il giovanissimo assassino era troppo terrorizzato per testimoniare contro di lui. Ma si trattava di ostacoli irrilevanti per la pubblica accusa: Rhyme e Sachs avevano ricostruito una rete di prove che dalla scena del crimine si estendevano direttamente fino alla casa di Williams.
Avrebbe passato in carcere il resto dei suoi giorni.
Sachs serrò una mano sul braccio sinistro di Rhyme, assicurato alla sedia a rotelle, immobile. Dai tendini appena visibili sotto la pelle pallida Rhyme si accorse che Amelia aveva stretto la presa. La donna si alzò e si stirò. Lavoravano dall’alba per completare il rapporto. Lei si era svegliata alle cinque. Lui poco dopo. Rhyme notò la smorfia sul volto di Amelia quando lei si avvicinò al tavolo per prendere il suo caffè. L’artrite all’anca e al ginocchio ultimamente si faceva sentire. La lesione al midollo spinale di Rhyme, che ne faceva un tetraplegico, era devastante. Eppure non gli aveva mai inflitto dolore.
Tutti i nostri corpi, si disse Rhyme, chiunque noi siamo, tradiscono le nostre attese in un modo o nell’altro. Persino chi al momento era in salute e soddisfatto si preoccupava delle nubi all’orizzonte. Provava compassione per gli atleti, i belli, i giovani già contagiati dal terrore per il futuro declino.
Eppure, per ironia della sorte, nel suo caso era vero il contrario. Dal nono girone infernale dell’incidente era molto migliorato, grazie alle nuove tecniche chirurgiche in materia di midollo spinale e al suo atteggiamento aperto a qualunque genere di esercizi fisici e rischiose procedure sperimentali.
Il che gli rammentò che era irritato per il ritardo del dottore: la visita fissata era importante in vista dell’imminente intervento.
Il suono bitonale del campanello si diffuse nella stanza.
«Vado io» disse Thom.
La casa era stata rimodellata a misura di disabile e Rhyme avrebbe potuto ricorrere al computer per vedere chiunque fosse alla porta, conversare con lui e farlo entrare. Oppure no. (Non gli piacevano quelli che suonavano il campanello per vendergli qualcosa, e tendeva a congedarli in maniera brusca se Thom non interveniva in fretta.)
«Chi è? Controlla.»
Non poteva essere il dottor Barrington, che aveva promesso di annunciare la visita con una chiamata. Rhyme non aveva alcuna voglia di vedere altri visitatori.
Ma che il suo assistente e infermiere avesse controllato o meno non faceva alcuna differenza. Lon Sellitto comparve nel salotto.
«Linc, sei in casa.»
Come se ci fossero alternative.
Il detective, un tipo tarchiato, puntò dritto verso il vassoio del caffè e delle paste.
«Vuoi che te lo rifaccia?» chiese Thom. Indossava una camicia bianca impeccabile, una cravatta azzurra a fiori e pantaloni sportivi scuri. Gemelli ai polsini, di ebano o forse di onice.
«No, grazie, Thom. Ciao, Amelia.»
«Ciao, Lon. Come sta Rachel?»
«Bene. Adesso fa pilates. È una parola strana. Ginnastica, tipo.» Sellitto portava un abito sgualcito come al solito e una camicia celeste sgualcita come al solito. Sfoggiava una cravatta cremisi a strisce, insolitamente liscia, come una tavola di legno levigato.
Un dono recente, dedusse Rhyme. Della fidanzata Rachel? Era il mese di maggio: niente festività. Forse era un regalo di compleanno. Rhyme non conosceva la data di quello di Sellitto. Né di molti altri.
Sellitto sorseggiò il caffè e torturò una sfogliatina alle mandorle e alla frutta. Due soli morsi. Era sempre a dieta.
Rhyme e il detective avevano lavorato insieme anni prima, ed era stato Lon Sellitto a spronare Rhyme a tornare al lavoro dopo l’incidente, senza coccolarlo o blandirlo, ma costringendolo ad alzare il culo e a ricominciare a risolvere delitti. (Più precisamente, nel caso di Rhyme, a sedere sul suo culo e tornare a lavorare.) Malgrado il loro passato comune, Sellitto non passava mai solo per stare in compagnia. Il detective veniva assegnato a casi importanti, operava dal palazzone – l’One Police Plaza – e di solito era l’investigatore capo dei casi nei quali veniva chiesto a Rhyme di fornire una consulenza. La sua presenza in quel momento era un segnale forte e chiaro.
«Allora» disse Rhyme, scrutandolo. «Hai qualcosa di buono per me, Lon? Un delitto eccitante? Avvincente?»
Sellitto bevve e mangiucchiò. «Tutto quello che so è che ho ricevuto una telefonata dall’alto in cui mi hanno chiesto se fossi libero. Ho risposto che stavi chiudendo il caso Williams. Poi mi hanno detto di venire qui prima possibile per vedere qualcuno. Qualcuno in arrivo.»
«Qualcuno? Ti hanno detto?» chiese Rhyme, in tono acido. «È chiaro come quel “qualcosa” che trattiene il mio medico. Una specie di epidemia. Come l’influenza.»
«Ehi, Linc. È tutto quello che so.»
Rhyme rivolse un’occhiata divertita a Sachs. «Faccio notare che nessuno ha chiamato me. Ti ha chiamato qualcuno, Sachs?»
«Neanche uno squillo.»
«Oh, ma è per via dell’altra cosa…» disse Sellitto.
«Quale altra cosa?»
«Di qualunque cosa si tratti, è un segreto. E tale deve restare.»
Il che, decise Rhyme, era quantomeno un passo in più verso una storia avvincente.
3
Rhyme scrutò dal basso i due visitatori che stavano entrando nel suo salotto, due tipi che più diversi non si potevano immaginare.
Un uomo sulla cinquantina, il portamento da ex militare, con un abito non certo di alta sartoria – lo si capiva dalle spalle – blu marino, quasi nero. Un faccione rasato di fresco, la pelle abbronzata e i capelli corti, nello stile dei marine. Dev’essere un ufficiale, si disse Rhyme. E una donna appena sopra la trentina. Decisamente robusta, anche se non sovrappeso, non ancora. Capelli biondi, opachi, raccolti in un’anacronistica pettinatura anni Cinquanta, compattati dalla lacca. Rhyme notò che l’incarnato pallido era l’effetto di un mascherone di trucco color carne applicato con generosità. Non vide acne o macchie, così si disse che quel crostone doveva essere una scelta. Niente ombretto né eye-liner intorno agli occhi color canna di fucile, ancora più vistosi considerata la tinta cremosa del volto in cui erano incastonati. Anche le sue labbra sottili erano incolori e secche. Non doveva essere una bocca facile al sorriso.
La donna sceglieva qualcosa – l’attrezzatura, la finestra, Rhyme – e vi puntava uno sguardo corrosivo che poteva prenderla in considerazione o scartarla come irrilevante. Indossava un tailleur pantalone grigio scuro dall’aria poco costosa e tutti e tre i bottoni di plastica erano cuciti con la massima precisione. I dischetti scuri sembravano vagamente fuori asse: chissà se aveva comprato un completo che le stava a pennello e aveva deciso di sostituire il terzetto di vistosi bottoni di metallo lucido. Le scarpe basse nere erano consumate e di recente avevano ricevuto una mano di lucido coprente per mascherare le sbucciature.
Ci sono, pensò Rhyme. Era convinto di conoscere il suo datore di lavoro. E per questo era ancora più curioso.
Sellitto disse, alludendo all’uomo: «Linc, ti presento Bill Myers».
Il visitatore annuì. «Capitano, è un onore conoscerla.» Era l’ultimo titolo di Rhyme presso il NYPD, da cui si era ritirato per invalidità alcuni anni prima. A conferma della sua professione. Rhyme ci aveva visto giusto: un alto ufficiale. E con una considerevole anzianità di servizio.
Rhyme fece avanzare la sedia a rotelle elettrica e allungò la mano. L’alto ufficiale notò il movimento a scatti, esitò, poi gliela strinse. Anche Rhyme notò qualcosa: Sachs si era irrigidita. Non le piaceva quando lui faceva uso dell’arto e delle dita in quel modo inutile e formale. Ma Lincoln Rhyme non riusciva a trattenersi. L’ultimo decennio era stato un enorme sforzo per aggiustare ciò che il destino gli aveva fatto. Andava fiero delle sue poche vittorie e le sfruttava.
E poi a che cosa serve un giocattolo se non ci giochi mai?
Myers presentò l’altra misteriosa ospite. Il suo nome era Nance Laurel.
«Lincoln» disse lui. Un’altra stretta di mano, in apparenza più salda di quella di Myers, per quanto Rhyme, ovviamente, ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Rizzoli Vintage
- Frontespizio
- Copyright
- Dedica
- Martedì, 9 maggio - I - L’albero del veleno
- Lunedì, 15 maggio - II - La coda
- Martedì, 16 maggio - III - Camaleonti
- Mercoledì, 17 maggio - IV - Al taglio
- Giovedì, 18 maggio - V - La pallottola da un milione di dollari
- Venerdì, 19 maggio - VI - Fumo
- Sabato, 20 maggio - VII - Messaggi
- Venerdì, 29 maggio - VIII - Se ti muovi…
- Le ricette di Jacob Swann
- Ringraziamenti