seconda parte
gennaio
Alexia
Tipo nell’anno nuovo mi sono successe un sacco di cose. Per cominciare ho trovato un lavoro. Lavoravo ai Pini con la mamma dopo la scuola. Lavavo i piatti, ma ogni tanto servivo ai tavoli, o accompagnavo i clienti al loro posto. Il cuoco si chiamava Vincent e preparava cose veramente deliziose. Faceva anche le battute più sceme del mondo, tipo “Come mai Cenerentola non era brava a giocare a calcio?”
“Non saprei” rispondevo io.
“Perché perdeva sempre la scarpetta.”
Mi piaceva Vincent con le sue battute idiote, e mi piaceva stare con la mamma. Il ristorante era forte. Tutto grazie al Maestro, e ad Anna.
Il Maestro era venuto a salvarmi dal rifugio di Old Woods. Lo sapeva che c’era qualcosa che non andava, e Anna l’ha aiutato a scoprire il mio segreto. Non riesco ancora a crederci che abbia avuto il coraggio di fare una cosa del genere. Insomma, un po’ sono arrabbiata che abbia fatto la spia, ma so anche che mi ero messa in un guaio e non sapevo come uscirne. Ero terrorizzata quando Brandon ha tirato fuori quel sacchetto di plastica. Non ero pronta. È come se Anna fosse il mio angelo custode. Sono fortunata ad avere lei come amica e il Maestro nella mia vita. Lui non era uno di quei maestri che non sanno niente o che non gliene frega niente, quelli che diceva Brandon. A volte penso come sarebbe andata se non fosse venuto. Dopo che abbiamo visto Brandon fare il suo famigerato testacoda, dito medio compreso, mi sono ficcata sul sedile dietro con Anna e Jeffrey.
In macchina tutti zitti. Ms. Newberry è andata a un’altra scuola dove sono scesi Anna e Jeffrey, che si sono trovati con la mamma di Anna. Ho pensato che dopo toccava a me, e invece no. Invece di andare a casa mia, dove non c’era nessuno, siamo finiti ai Pini.
È venuto fuori che il Maestro era già andato al ristorante per parlare con la mamma. Era ancora più preoccupato da quando la mamma non era riuscita ad andare all’incontro con gli insegnanti in ottobre. Probabilmente in tempi normali non sarebbe stato niente di speciale, ma ero l’unica a non avere un genitore presente per il secondo anno di fila. E tipo al Maestro è bastato perché cominciasse a tenermi d’occhio, me e il mio misterioso “impegno dopo la scuola”.
Ho dovuto dare un sacco di spiegazioni, ma il Maestro l’aveva capito che per un giorno solo ne avevo passate abbastanza, così abbiamo ordinato da mangiare e abbiamo mangiato: il Maestro, Ms. Newberry, la mamma e io, tutti insieme.
Il giorno dopo la mamma mi ha fatto una sorpresa: è venuta alla fine della scuola e mi ha dato un passaggio.
«Cosa ci fai qui, mamma?»
«Ho pensato che potevamo passare il pomeriggio insieme» ha detto.
«Cosa? Ma non devi lavorare?»
«Non oggi» ha detto la mamma.
Ho sorriso, ma tipo mi sono passate mille cose per la testa. Ero contenta che la mamma fosse lì, perché non sapevo cosa fare dopo la scuola. Insomma, lo sapevo che non sarei tornata alla casa abbandonata, ma tipo ero anche confusa. Perché non era al lavoro? Era stata licenziata?
Siamo salite in macchina e siamo andate verso casa, ma non abbiamo fatto la solita strada. La mamma è passata da Old Woods Road. Io ho trattenuto il respiro.
«È qui che venivi, eh?» mi ha chiesto quando siamo passate davanti alla vecchia casa.
«Sì» ho detto io.
«Basta» ha detto la mamma. Mi stava dicendo qual era la regola, e io sono stata contenta di accettarla perché la rivolevo di nuovo nella mia vita. «Capito?»
«Sissignora.»
Credo che fosse la prima volta che ho chiamato la mamma “signora”. Mi ricordo di aver pensato che sembravo Danielle, ma tipo era una cosa seria, e ho dato alla mamma una risposta seria. Non sono stupida. Lo sapevo che la mamma aveva parlato col Maestro. Altrimenti come faceva a saperlo? Ma la domanda era: che cosa sapeva? Credo che avesse scoperto quanto poco sapevo io, perché quando siamo state a casa mi ha spiegato tutto. Tipo come mai lavorava tanto.
Di solito quando due persone divorziano e ci sono dei figli, il genitore che non ha la custodia dei figli paga un assegno per mantenerli. Vuol dire che mio padre avrebbe dovuto mandare dei soldi tutti i mesi a mia mamma per aiutarla a pagare le spese. Ma non era così, quindi la mamma lavorava fino a tardi per fare abbastanza soldi per noi due. Quando l’ho saputo mi sono messa a piangere.
«Pensavo che fosse perché non mi volevi bene.» Mi sono stropicciata gli occhi. «Non pensavo che volessi stare con me.»
«Ma certo che voglio stare con te, Alexia. Tu sei tutto quello che ho.»
La mamma non riceveva soldi dal papà perché non erano divorziati. La mamma gli aveva detto di andarsene, e fine. Lei non aveva i soldi per pagare un avvocato per il divorzio, e in più papà l’aveva minacciata. Le aveva detto che se voleva i suoi soldi sarebbero stati guai. La mamma si è messa a piangere.
Io le ho detto che volevo dare una mano. «Voglio lavorare anch’io» ho detto. «Voglio lavorare al ristorante con te. Così possiamo guadagnare tutte e due e nel pomeriggio posso stare con te.»
È stato così che ho trovato il mio primo lavoro, e ho riavuto indietro la mia mamma.
Jeffrey
«Ha chiamato Mr. Terupt» ha detto la mamma.
Era dopo la scuola. Ero a casa con la mamma, il papà e Asher, insieme a quella che cominciava a sembrare una famiglia. Le cose andavano benissimo! A scuola non era successo niente, quindi non sapevo perché Terupt aveva chiamato.
«Ha parlato con tuo padre. Vagli a chiedere cosa voleva» ha detto la mamma.
Papà era in cucina che preparava la cena. Ormai cenavamo insieme tutte le sere. Mamma e papà cucinavano a turno, e io sparecchiavo e lavavo i piatti. La mamma è rimasta in salotto con Asher. Ho sentito che cantava.
«Papà, hai parlato con Terupt?»
Si è alzato dal forno; si era chinato a controllare il pollo. «Sì.» Si è voltato e si è lavato le mani nel lavandino. «Io e te stasera andiamo al liceo. Ci sarà anche Mr. Terupt.»
«A far cosa?»
«Mr. Terupt è convinto… e anche io e tua madre siamo convinti che val la pena di provare…»
«Provare cosa?»
Papà si è asciugato le mani nello strofinaccio appeso al frigo. «Col wrestling» ha detto, e mi ha guardato.
Silenzio improvviso. Papà aspettava la mia reazione, e la mamma non cantava. Stava ascoltando dall’altra stanza? «Terupt non sa fare wrestling» ho detto.
«Veramente ha detto che è capace, invece, e dice che si capisce che puoi diventare bravo.»
«Ha detto così? Come fa a saperlo?»
«Non lo so. Ma almeno proviamoci» ha detto papà. «Stasera ci sarà Mr. Terupt a dare una mano all’allenatore, e spera di vederti.»
Così abbiamo cenato e io ho sparecchiato, e poi io e papà siamo andati al liceo per il mio primo allenamento di wrestling.
Siamo entrati in palestra. C’erano tappeti stesi dappertutto e ragazzi che correvano, e alcuni stavano già facendo la lotta. Ne ho riconosciuti alcuni da scuola, ma il resto non li conoscevo.
«Ehi, bello» ci ha salutato Terupt. Doveva averci visti arrivare. «Mr. Mahar» e ha stretto la mano a mio papà. «Quando ero giovane ho fatto un sacco di wrestling, Jeffrey. Tu hai un dono. E poi è un ottimo modo per sfogare la rabbia senza finire nei guai.» Ha sorriso e mi ha dato un colpo sulla schiena per scherzo, ma io lo sapevo che diceva sul serio. Mi ha guidato verso i tappeti.
«Lei era bravo?» gli ho chiesto.
«Niente male» ha risposto.
Ma io ho capito. Terupt non faceva niente che fosse soltanto “niente male”.
Il coach ha fischiato e tutti i ragazzi si sono messi a correre intorno nello stesso senso. Era ora di cominciare col riscaldamento. Sono andato anch’io. Abbiamo fatto un po’ di esercizi e poi un po’ di stretching. Poi abbiamo imparato la prima mossa. Terupt è venuto sui materassi e mi ha aiutato a capire come si faceva. Ci siamo esercitati per un po’ e poi è venuto il momento di azzuffarsi. Mi hanno messo con un ragazzino di un’altra scuola.
Ci avevo solo provato qualche volta col papà a casa, prima. Quando ero piccolo io e papà facevamo la lotta. Lui mi buttava per terra e io gli sgusciavo via perché non sopportavo il caldo che faceva con lui addosso.
Il coach ha fischiato per dirci di cominciare e io mi sono mosso verso il mio avversario. Ho steso le mani in modo da fermarlo se cercava di togliermi le gambe di sotto. Quando sono stato abbastanza vicino gli ho preso la testa e ho cercato di buttarlo giù. Lui ha reagito proprio come Terupt mi aveva detto che avrebbe fatto. Io gli ho mollato la testa e l’ho attaccato alle gambe quando si è raddrizzato.
È stato allora che ho capito che Terupt aveva ragione. Ero bravo a wrestling.
Per me è stato l’inizio: quella sera sono diventato un wrestler.
LUKE
Mr. Terupt è tornato dalle vacanze con un’altra idea incredibile. Questa volta era un’idea così speciale e incredibile che nessuna altra classe ci aveva mai provato. Per noi, comunque, era una tipica cosa alla Mr. Terupt.
Abbiamo messo le sedie in cerchio per l’assemblea di classe. Il detective che c’è in me ha notato qualcosa di molto strano: Danielle è corsa fuori dalla classe senza nemmeno chiedere il permesso di uscita delle femmine, che stava già usando un’altra bambina.
«Okay, banda» ha detto Mr. Terupt. «È ora della prossima ricerca.»
Tutti zitti, seduti diritti ad ascoltare. Lo sapevamo che erano sempre annunci incredibili.
«L’anno scorso abbiamo fatto dei lavori di gruppo eccezionali, ma questo potrebbe essere il più importante. Non ho intenzione di far girare il microfono stavolta. Voglio solo raccontarvi la mia idea.»
«Di cosa si tratta?» sono sbottato, sapendo che non mi serviva il microfono per parlare. E poi non potevo aspettare.
Mr. Terupt si è messo a ridere. «Okay, ecco qui. Io e Ms. Newberry abbiamo deciso di affidare a voi i preparativi del nostro matrimonio.»
Ehi! Cosa? Lo sapevo che i matrimoni sono faccende complicate, ma cosa bisognava fare di preciso per organizzarne uno?
La classe è rimasta in silenzio, così credo che tutti stessero pensando la stessa cosa. Alla fine ho parlato io. «Mr. Terupt, cosa intende dire? Cosa dobbiamo fare?»
«C’è una tonnellata di cose da fare» ha risposto Mr. Terupt. «È un’impresa importante, ma io e M...