Aurora's End
eBook - ePub

Aurora's End

  1. 372 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

MA È DAVVERO LA FINE?

Cosa può succedere quando chiedi a un branco di perdenti, casi disciplinari e disadattati di salvare la galassia da una forza oscura e antica? Che quest'ultima ha la meglio, ovviamente. No, aspettate... Non. Così. In. Fretta. Abbiamo lasciato la Squadra 312 alle prese con una missione impossibile. La paura li ha fatti lavorare bene insieme (era ora!) mentre imperversava una battaglia intergalattica e una super arma minacciava di annientare la Terra. Tutto, però, è andato terribilmente storto, ovvio. Ma sapete una cosa? Non sempre la fine della storia rappresenta proprio la fine. E il gruppo di Ty ha ancora una possibilità per riscrivere la sua. Forse due.

La faccenda è complicata, però. Riuscite a immaginarvi Zila, Fin e Scarlett (e Magellan!) che diventano amici, poi diventano nemici e infine diventano eroi che fanno la storia? Certo, come no. E riuscite a immaginarvi Tyler, Kal e Auri che uniscono le loro forze a quelle di due degli esseri più odiati dell'intero universo? Mmm, ok, va bene. E tutto ciò servirebbe a salvare la galassia dalla distruzione? Ecco, per questo ci vorrebbe un miracolo bello e buono.

Ma la nostra squadra ci ha insegnato che niente è davvero impossibile, perciò fate un bel respiro e preparatevi ad affrontare l'ultimo strepitoso capitolo della saga "Aurora Cycle"!

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Aurora's End di Amie Kaufman,Jay Kristoff in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
Print ISBN
9788804738435
eBook ISBN
9788835717416
PARTE 1

UN AQUILONE NELLA TEMPESTA

1

ZILA

È raro che io sia colta di sorpresa. In qualunque situazione, di solito, calcolo le probabilità di ogni possibile esito e faccio in modo di essere pronta per ogni eventualità.
Eppure, scoprire che sono ancora viva è una sorpresa straordinaria.
Per sei secondi rimango sbigottita, a bocca aperta. Poi mi premo due dita sul collo per controllare le pulsazioni, rapide ma indiscutibilmente presenti. Ne deduco che non mi trovo in un’inaspettata versione dell’aldilà.
Interessante.
Fuori dalla cabina non si vedono né stelle né navi, c’è soltanto il vuoto. D’istinto controllo i sensori malridotti, a corto e lungo raggio. Stranamente non colgo alcun segnale dell’enorme battaglia che infuriava attorno a noi pochi istanti fa, appena prima che l’Arma degli Eshvaren esplodesse: una circostanza che poteva portare soltanto alla nostra morte per incenerimento.
Invece, sembra impossibile, ma l’armata syldrathi, e con essa le flotte dei terrestri e dei betraskani, e l’Arma, sono… scomparse.
… Interessante?
No. Irritante.
Mi lascio guidare dal mio addestramento e ordino all’antiquato sistema di navigazione della nostra nave syldrathi di catalogare tutte le stelle visibili, i PiegaPortali e altri punti di riferimento o fenomeni, per poi suggerirci in che posizione ci troviamo.
Alt. Ho parlato al plurale.
Accendo il trasmettitore. «Finian, Scarlett, siete…?»
«Sopravvissuti?» È la voce di Finian, un po’ instabile.
«Si direbbe di sì.»
Un’ondata di sollievo mi investe e non faccio nulla per fermarla. Combattere certe emozioni è uno spreco di risorse. Meglio aspettare che passino da sé.
«Mi sento lievemente confuso» aggiunge Fin.
«Ma non siamo appena… esplosi?» chiede Scarlett.
«… Fammi controllare» risponde Fin.
Sento un leggero scricchiolio. Un sospiro. Cala un silenzio interminabile, rotto da Finian un momento prima che io chieda che cosa succede.
«Sì. Direi proprio che siamo vivi» comunica.
«Sto indagando» spiego, mentre il navigatore trilla piano. «Restate esattamente dove siete.»
I dati che ricevo dal sistema di orientamento della nave mi lasciano un po’ perplessa. Della gigantesca battaglia che avrebbe dovuto ucciderci non c’è traccia, e non si vedono neanche i corpi planetari del sistema di Terra. Nettuno, Urano, Giove: assenti.
In realtà non vedo nessuna formazione stellare, né vicina né lontana.
Nessun sistema.
Nessuna stella.
Ci siamo… spostati.
E non capisco dove.
Interessante E irritante.
Sul display sfrigolante dei sensori appare una nuova icona, indica che dietro di noi c’è qualcosa. Abbiamo ancora i motori spenti, disattivati dalla battaglia, perciò accendo i sensori sul retro e osservo l’ampia distesa di spazio a poppa.
È…
Come dire…
Io, ehm…
Io…
Smettila, legionaria.
Inspiro a fondo e raddrizzo la schiena.
Non capisco che cosa ho di fronte. Da brava scienziata, comincio a catalogare ciò che è osservabile.
I sensori intercettano fluttuazioni colossali nello spettro gravitazionale ed elettromagnetico, esplosioni di particelle quantiche e riverberi nel subspazio. Ma, se aziono le telecamere a poppa, sull’orizzonte ottico quasi non vedo traccia di tutto questo sconvolgimento.
Anzi, sono quasi portata a credere che i visori posteriori siano danneggiati. Tutto è nero, nerissimo. Poi, però, si accende una luce fioca in lontananza, una pulsazione di fotoni che si disintegrano. E il loro fulmineo bagliore color malva mi dice che deve trattarsi di… una perturbazione.
È enorme, larga miliardi e miliardi di chilometri. Ma è tutta nera, a parte quelle brevi fiammate di fotoni: un vuoto denso e ribollente, così totale che la luce ci muore dentro.
So che cos’è.
«Una tempesta» sussurro. «Una tempesta di materia oscura.»
Di per sé la sua presenza è strana, considerato che pochi momenti fa eravamo sul confine dello spazio terrestre, dove non esistono anomalie cosmiche di questo tipo. Ma le stranezze non finiscono qui. Ingrandisco la visuale e trovo conferma ai miei sospetti. A dritta, davanti allo sfondo ribollente e nero, spicca argentea una… stazione spaziale.
È brutta e ingombrante, di sicuro è stata progettata per essere più funzionale che graziosa. Sembra danneggiata: sulla sua superficie strisciano grandi lampi elettrici crepitanti, di un bianco che acceca. Dal lato rivolto a noi perde vapore: dev’essere carburante o, se l’equipaggio è sfortunato, ossigeno e atmosfera, che sbuffano come fiato caldo in un giorno freddo e vanno a scomparire in quell’infinito buio turbolento.
Se è terrestre, direi proprio che le specifiche tecniche della stazione sono arcaiche.
Ma ciò non basta a spiegare che cosa ci fa qui. O come siamo arrivati qui noi.
È assurdo, è tutto assurdo.
«Zila?» A contattarmi è Scarlett. «Che cosa succede là fuori? La vedi, l’Arma degli Eshvaren? Cosa sappiamo della flotta nemica? Siamo in pericolo?»
«Siamo…» Non so che cosa rispondere.
«Zila?»
Dalla stazione fuoriesce uno spesso cavo di metallo luccicante, lungo centinaia di migliaia di chilometri; si piega e si contorce, ma il suo ancoraggio malconcio tiene. All’altro capo, sul confine della furiosa turbolenza di materia oscura, c’è una grande vela argentea, tesa su una cornice rettangolare; la sua superficie trema come una macchia di petrolio in mare. Nel mio visore sembra minuscola, però se riesco ad avvistarla da qui vuol dire che è immensa.
Se fossi un po’ più ingenua penserei che è…
«Nave non identificata, state violando uno spazio militare terrestre. Fornite le vostre generalità e i codici di riconoscimento, altrimenti apriremo il fuoco. Avete trenta secondi per rispondere.»
La voce che riempie la cabina è stridula e dissonante. Le mie pulsazioni accelerano, il che non aiuta.
Non vedo altre navi. Da dove proviene la voce?
A parte il fatto che non ho codici di riconoscimento, non so se il messaggio viene da amici o nemici.
Certo, al momento la lista di amici della mia squadra non è lunghissima.
Accendo in tutta fretta il trasmettitore interno. «Scarlett, per favore, vieni subito. Abbiamo un problema di diplomazia.»
«Nave non identificata, fornite le vostre generalità e i codici di riconoscimento. In assenza di comunicazioni vi considereremo ostili. Avete venti secondi.»
Osservo i controlli dello shuttle e mi allungo – qualunque ragazzino syldrathi a dodici anni è già più alto di me – per premere il pulsante che trasforma la comunicazione acustica in visiva. Devo scoprire chi mi sta parlando.
Dagli occhi in giù, la faccia che riempie lo schermo è nascosta da un respiratore nero collegato a un grosso tubo. Al di sopra degli occhi c’è il casco.
Quello che vedo è un o una terrestre, molto probabilmente di origine asiatica, di età indefinibile. Per quanto la situazione sia strana, forse riuscirò a ragionarci: in fondo apparteniamo alla stessa specie.
«Aspettate, per favore. Ho convocato il Volto della mia squadra» dico.
«Codici di riconoscimento!» ringhia il pilota. «Subito!»
«Ho capito. Non ho con me i codici, ma…»
«State violando lo spazio militare terrestre! Vi restano dieci secondi, fatevi riconoscere o sparo!»
Attorno a me gli allarmi si accendono di colpo, le luci lampeggiano e i simboli syldrathi si illuminano, l’impianto audio sbraita parole che non capisco ma il cui senso è molto chiaro: ALLARME, ALLARME: MISSILE IN ROTTA DI COLLISIONE.
«Cinque secondi!»
«Per favore, aspettate almeno che…»
«Fuoco!»
Sui sensori appare una sottile linea luminosa.
Siamo senza motori, senza navigatore, senza difese.
Dovremmo essere già morti, inceneriti insieme ad Aurora e all’Arma. Ma per qualche motivo trovo ingiusto dover morire un’altra volta.
La luce si avvicina.
«Per favore…»
Il missile colpisce.
Il fuoco squarcia il ponte.
BUM.
2.1

SCARLETT

La luce nera che mi brucia sulla pelle emette un lampo bianco. Sento sul fondo della lingua il retrogusto metallico del suono che mi circonda, e posso udire il tocco e avvertire il profumo mentre tutto quello che sono e che sarò mai si sbriciola e si ricompone e di nuovo si…
«Scar?»
Apro gli occhi, ne vedo un altro paio davanti a me.
Grandi.
Neri.
Belli.
Finian.
«Hai…?» chiedo.
«È stato…?» dice lui.
«Strano» mormoriamo.
Mi guardo attorno, una strana sensazione di déjà-vu mi striscia lungo la spina dorsale, inquietante come un gatto nero.
Siamo nel corridoio fuori dalla sala motori, proprio dove ci trovavamo un minuto fa, quando l’Arma degli Eshvaren ha sparato un megaraggio di cattiveria sbriciola-pianeti contro le nostre facce preferite ed è esplosa in minuscoli brillantini. Ma di fatto, gioia suprema, non siamo morti.
È una buona notizia per un paio di ragioni.
Primo, ovviamente, e in tutta franchezza, non sarebbe una mossa furba da parte dell’universo sprecare un sedere come il mio riducendolo in cenere con un’esplosione b...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. PARTE 1. UN AQUILONE NELLA TEMPESTA
  4. PARTE 2. DUE IN UNA VITA
  5. PARTE 3. UN GRIDO NELLA NOTTE
  6. PARTE 4. CI RIVEDREMO NELLE STELLE
  7. Copyright