
L'Italia non è più italiana
Così i nuovi predoni ci stanno rubando il nostro Paese
- 200 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
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Informazioni su questo libro
Ogni 48 ore un'azienda italiana cade in mani straniere. Alcuni casi finiscono sui giornali e fanno discutere, ma la maggior parte scivola via nel silenzio. Così, nel silenzio, non abbiamo soltanto perso tutto il made in Italy, i grandi marchi della moda, le aziende alimentari, i settori strategici (dalla chimica alla siderurgia), i servizi e le banche: abbiamo perso il meglio delle nostre piccole aziende, quei gioielli di creatività spesso nati nei sottoscala di provincia e diventati leader mondiali nel loro settore. Erano i nostri veri tesori. Ora non sono più nostri.
I nuovi proprietari stranieri non sono quasi mai dei padroni, piuttosto dei predoni. Prendi il marchio e scappa. Prendi i contratti e scappa. Il risultato? L'Italia non è più italiana. È ciò che Mario Giordano ci svela nel suo esplosivo libro-inchiesta: ha girato la Penisola strada per strada, ha visitato borghi e paesi, è entrato nelle fabbriche. E ha scoperto che i predoni stranieri non hanno conquistato solo la nostra economia: hanno conquistato l'intero nostro Paese. Dal castello piemontese del 1200 comprato dalla setta americana della felicità al palazzo della Zecca gestito dai cinesi, dall'isola di Venezia in mano ai turchi ai vigneti della Toscana acquistati dalla multinazionale belga delle piattaforme petrolifere, passando per supermercati, botteghe storiche, alberghi di lusso, case, piazze, ospedali: l'Italia non è più italiana.
Persino la mafia vincente, ormai, è straniera. Da Cosa Nostra a Cosa Loro: le cosche nigeriane, sconfitta la camorra dei casalesi a Castel Volturno, si sono estese da Torino alla Sicilia, dove potrebbero scatenare una nuova guerra per il controllo del territorio. E, intanto, si afferma la Cupola cinese. Ormai non siamo nemmeno più padrini a casa nostra.
Dilaga la cucina etnica, ma ci sono 250 cibi italiani a rischio (e nessuno li difende). Dilagano i termini inglesi, ma la nostra lingua rischia di scomparire (e i parlamentari sono i primi a dare alle leggi nomi stranieri). Persino gli insetti alieni minacciano il nostro Paese, come denuncia un rapporto allarmato dell'Ispra (anch'esso assai poco considerato). E, soprattutto, si stanno estinguendo gli italiani: sempre meno nascite, sempre più fughe all'estero. Una ogni 5 minuti.
Secondo l'opinione corrente l'apertura internazionale e gli scambi sono un bene a prescindere. Ma è sempre vero? Le decisioni strategiche sul nostro futuro, oggi, vengono prese in asettici uffici del North Carolina o di Shanghai, da persone che non hanno mai visto un'officina, che non hanno alcuna relazione con la nostra terra e la nostra storia. E questo è un pericolo per il nostro Paese, come hanno denunciato anche i servizi segreti, nella loro relazione al Parlamento italiano. Un grido di dolore rimasto, incredibilmente, inascoltato. E che tutti invece dovrebbero ascoltare per evitare di risvegliarci presto in un'Italia che non c'è più.
Domande frequenti
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Informazioni
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- L’Italia non è più italiana
- Premessa
- I. Franza o Spagna, chiunque ci magna. Castelli, isole, città, vigneti, poderi, palazzi e borghi antichi: così abbiamo svenduto la nostra storia
- II. L’impresa mormorò: passa lo straniero. Piccole aziende, grande industria e marchi storici: il made in Italy non è più italiano
- III. Non siamo più padrini a casa nostra. Criminalità, clan e stranieri: persino la mafia non è più italiana
- IV. Bye bye italian life. Cibo, lingua, natura, calcio e passioni: così abbiamo svenduto la nostra vita quotidiana
- V. La Cina è (troppo) vicina. Dalla Zecca ai trattori, dai bar alla Pirelli: così il Dragone ci sta divorando
- VI. Italia Saudita. Dalla Costa Smeralda al Bosco Verticale: così gli arabi si stanno comprando il nostro Paese
- VII. Cucù, l’Italia non c’è più. Borghi abbandonati e fughe all’estero: così il Paese scompare
- Conclusione. Quelli che vogliono portarci via il poco di Italia che resta
- Bibliografia
- Ringraziamenti
- Copyright