Un patto col diavolo (I Romanzi Extra Passion)
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Un patto col diavolo (I Romanzi Extra Passion)

  1. 176 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Un patto col diavolo (I Romanzi Extra Passion)

Informazioni su questo libro

Eric Trask è uno dei quattro sopravvissuti al terribile incendio che otto anni prima ha distrutto la misteriosa setta di GodsAcre, nella piccola cittadina di Shaw's Crossing. Nonostante l'astio mai sopito dei suoi concittadini, Eric ha deciso di tornare dopo aver prestato servizio in Afghanistan nel corpo dei marine. Tutti lo vedono come una bomba a orologeria pronta a esplodere, ma lui vuole dimostrare loro che si sbagliano. Accetta così i lavori più umili e rischiosi, dormendo a malapena. Però è assolutamente impreparato agli abbaglianti occhi verdi dell'irresistibile Demi Vaughan, nipote del fondatore di Shaw's Crossing. I due iniziano a frequentarsi e un nuovo fuoco, stavolta di passione, sconvolgerà la città...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
eBook ISBN
9788835715962

1

Demi non dovette voltarsi dal distributore di yogurt gelato per sapere che Eric aveva appena fatto la sua “grande entrata”. I gridolini soffocati e i sussurri che venivano dalle altre ragazze dietro il banco del Bakery Café l’avevano tradito. Piccole mentecatte. La prendevano in giro ormai da settimane per quel ragazzo, fin dal giorno in cui aveva cominciato a frequentare il locale per il pranzo.
Sì, signorine, Eric Trask aveva appena varcato la loro soglia.
Anche se teneva gli occhi fissi davanti a sé, il risultato non cambiò. La temperatura del locale parve salire di dieci gradi. Wooosh! Il pianeta Terra si inclinò sul suo asse. Ka-chunk!
E lei stava di nuovo arrossendo. Rosso rubizzo fino al colletto. Anzi, fino alla scollatura della stupida camicetta che doveva indossare sul lavoro.
“Basta con questa storia! È un bel ragazzo, okay, ma resta solo una delizia per gli occhi, non una star che fa tremare il mondo intero!”
Lo yogurt gelato traboccò dal bicchiere di cartone, colando sulla sua mano.
Demi si pulì per poi chinarsi sul piccolo disastro della granella schiacciata e dello yogurt caduto a terra. Doveva mantenere la calma. Comportarsi come se non sapesse neppure chi era entrato. Eric? Non si era accorta di lui. E perché avrebbe dovuto? Stava lavorando, dannazione. Sempre impegnata a raggiungere i suoi obiettivi. Non poteva farsi distrarre da simili sciocchezze. Né aveva tempo da perdere... Ahia!
Aveva urtato con il ginocchio lo spigolo della gelatiera.
Intravide Eric con la coda dell’occhio mentre depositava lo yogurt sul vassoio pieno di panini, scambiando sorridente qualche battuta con i clienti e facendosi pagare senza rendersi neppure conto di cosa stesse facendo. Il cervello le era andato in pappa. Tutte le funzioni erano in modalità “stand-by”.
Lo vide scostarsi dal bancone e studiare attentamente l’elenco dei sandwich mentre aspettava che lei si liberasse per servirlo. Kaia e Tammi si sporsero verso di lui, le tette che uscivano praticamente dalle camicette d’ordinanza per la fretta di prendere la sua ordinazione.
— Posso aiutarti? — cantilenò Tammi.
— Sto ancora scegliendo, grazie — replicò Eric, gli occhi fissi sul menu.
Ah, quella voce profonda era ruvida e rugginosa quel giorno. Altre risatine da parte di Tammi e di Kaia. “Perché non crescete, ragazze?”
Demi si concesse finalmente il lusso di voltarsi. Lo fece lentamente, poiché sapeva che sarebbe stato un assalto frontale ai suoi sensi.
Eric era alto in un modo persino assurdo, almeno uno e novanta, con ampie spalle ma snello e con i fianchi stretti. Appariva sexy e impolverato, con la T-shirt che sembrava deliziosamente troppo stretta su muscoli da lottatore. Lei adorava il modo in cui le maniche baciavano quei bicipiti possenti. Voleva passare le dita su ogni tratto di lui. Madre Natura si era superata questa volta.
Oh, ragazzi! Era un’impresa non guardarlo a bocca aperta.
Aveva capelli biondo scuro tagliati a spazzola, cosa peraltro tipica per un marine appena tornato dalla seconda missione in Afghanistan, anche se adesso cominciavano ad arruffarsi un po’. Il volto mostrava ancora la scura, stagionata abbronzatura del deserto. Gli occhi grigio chiaro spiccavano come lucide schegge di metallo cromato sulla pelle brunita dal sole e le zampe di gallina che partivano dagli angoli degli occhi lo facevano sembrare più vecchio dei suoi ventiquattro anni. Aveva solo due anni più di lei.
Ma gli occhi l’avevano sempre fatto sembrare più grande. Demi se n’era accorta fin dai tempi del liceo, anzi, fin dalla prima volta in cui se l’era ritrovato davanti nei corridoi. Lui aveva sedici anni, lei quattordici. Non l’aveva notata e lei non si era fatta notare, conscia come tutti che Eric aveva visto troppe cose che voleva disperatamente dimenticare. Il ricordo della GodsAcre era ancora vivo e la gente non si stufava mai di parlarne a ogni occasione.
La tristezza che gli riempiva lo sguardo le trasmetteva una calda sensazione anche allora. Riusciva a sciogliere qualcosa dentro di lei, facendo emergere un lato tenero e sensibile. Liquefacendo ciò che avrebbe dovuto restare duro come roccia.
Non era l’unica a sdilinquirsi per i fratelli Trask. Con quel look attraente e quei muscoli, i sogni a occhi aperti su di loro erano diventati un sospirante passatempo tra le ragazze del liceo di Shaw’s Crossing, in barba a tutto ciò che si diceva sui seguaci del culto assurdo in cui erano cresciuti. Secondo le voci che giravano, la GodsAcre era una sentina di droga, lavaggi del cervello, orge e satanismo. Si mormorava persino che i fratelli Trask fossero degli psicokiller addestrati da Jeremiah Paley, il soldato della Delta Force che era il leader della setta e che la gente conosceva più che altro come “Il Profeta”. E si diceva che fosse stato Eric con i suoi due fratelli ad appiccare l’incendio che aveva raso al suolo la GodsAcre.
Pazienza. Sicuramente c’erano dei potenziali assassini seriali seduti in classe assieme a loro, prendendo appunti durante le lezioni di chimica, di spagnolo o di inglese come dei normalissimi adolescenti.
Anche i Trask sembravano normali, ma con la differenza che erano i più sexy del liceo.
Il nonno di Demi era inorridito quando il suo vecchio commilitone nei marine e amico da tempi immemorabili Otis Trask, capo della polizia, aveva annunciato l’intenzione di adottare i tre fratelli provenienti dalla GodsAcre. “Hanno bisogno di una casa” diceva. “Devono restare insieme.” Farli crescere in un orfanotrofio, magari separati, poteva essere rischioso e Otis sapeva che nessuno si sarebbe fatto avanti.
“Pessima idea” ribadivano tutti. ”Il posto giusto per quei teppisti è il riformatorio.” Suo nonno aveva provato in ogni modo a persuadere Otis che chiunque avrebbe pensato che quei tre ragazzi erano demoni dell’inferno che sputavano fiamme. Lei ricordava bene quando inveiva contro di loro, definendoli dei “disadattati”, degli “psicopatici”. E di quanto fosse irresponsabile da parte della scuola permettere che si mischiassero a dei ragazzi normali data la perversa educazione che avevano ricevuto. Di come tanta comprensione preannunciasse una sicura tragedia.
Ma Otis non aveva rinunciato. Aveva adottato i ragazzi, li aveva accolti sotto il suo tetto e li aveva mandati al liceo.
Tutte quelle chiacchiere, tuttavia, non le avevano impedito di studiare Eric di sottecchi non appena ne aveva l’occasione. Gli zigomi alti, le grandi spalle, la mascella volitiva, le labbra sensuali. E ora era persino più bello dei tempi del liceo. Più robusto, più alto, più indurito.
Adesso lui era lì davanti a lei e le indirizzava un magnifico sorriso che rivelava la consapevolezza di piacere. Aveva dei denti candidi. E due profonde fossette sulle guance non appena piegava la bocca.
— Tutto okay? — le chiese con un tono come se si fossero già scambiati qualche frase.
Lei avvertì il calore che si irradiava dal suo corpo strepitoso. Accidenti, la tempesta ormonale che le imperversava dentro le metteva una gran voglia di fuggire, ma fece un gran respiro. L’aria aiutava parecchio.
— Ah... sì, certo. Ovviamente sto bene se sono al lavoro — rispose, ricambiando il sorriso. — Che cosa prendi? — Sperava di non averglielo già chiesto. Magari avendo già avuto anche una risposta.
Il sorriso di Eric fu radioso. — Fai tu. Sorprendimi.
— Cos’è, una sfida?
— Esatto.
Demi lo guardò dall’alto in basso. O, meglio, l’avrebbe fatto se lui non fosse stato due spanne più alto di lei. Per come stavano le cose, ci provò alzando la testa e piegandola all’indietro. — Okay, accetto.
Kaia le passò accanto mentre prendeva due fette di pane di segale e si dirigeva verso il banco della cucina. — Sorprenderlo? — le mormorò. — Se lo becco in qualche angolo nascosto, ci penso io a sorprenderlo.
Anche Tammi parve nutrire un improvviso interesse per la preparazione dei sandwich. — Io gli farei il maxihamburger — suggerì mentre portava delle bibite a un tavolo. — Un bel pezzo di carne al sangue, in modo da gonfiare di proteine tutti quei muscoli fantastici. Con un sacco di lattuga, pomodori e salse che colano, perché vogliamo vedere il pomo di Adamo che va su e giù...
— Stai zitta! — sibilò selvaggiamente Demi.
Ma Tammi non aveva finito. — Tu che dici, Kai? — chiese a Kaia. — Ketchup o maionese?
— Oh, direi salsa bianca. Una abbondante, saporita schizzata di salsa.
— Sparite, tutt’e due! — scattò Demi. — Non vedete che sono occupata?
— Sì, lo sappiamo bene, fortunella.
Lei le dimenticò all’istante mentre si dedicava alla preparazione del panino dell’anno. Uno che meritava di nutrire un fisico tanto strepitoso. Pane di segale grigliato con burro di aneto alle erbe, tagli di roast beef al pepe e spesse fette di formaggio fuso, con un po’ di peperone rosso grigliato, pomodori e tenere foglioline di lattuga. Come accompagnamento, una torreggiante pila di patatine fritte e naturalmente una manciata di insalata di cavolo che preparava lei di persona. Da bere, una bottiglia di tè alle erbe con un mix di frutta esotica.
— Non dimenticarti il cetriolino, Demi — mormorò Tammi mentre passava di nuovo.
Alzando il dito medio dietro di sé, Demi aprì le doppie porte della cucina con un fianco e portò a Eric la sua creazione. Non stava arrossendo, certo che no. Era solo un po’ accaldata per la griglia. Rossa come un peperone dalla testa ai piedi per il duro lavoro e nessuno poteva azzardarsi a dire il contrario.
Gli piazzò il panino davanti. — Ecco fatto. Un Demi Vaughan Special. È presentato sul menu come “sandwich di roast beef e formaggio”, ma te l’ho condito un po’. E da bere un tè verde con lime e bacche di goji, che bilancerà il tuo chakra del cuore, ti riempirà di antiossidanti e rimpiazzerà gli elettroliti perduti.
Quegli occhi argento e cromo le scivolarono sul corpo per poi risalire. — Sembra fantastico — commentò con quella voce profonda e gutturale che le carezzò teneramente ogni nervo. — Grazie per aver reso speciale un panino ordinario. Il mio chakra del cuore si sta scaldando anche solo a guardarlo.
Demi sorrise, scandagliando il proprio cervello alla ricerca di qualcosa di carino e spiritoso da dirgli. Ovviamente non le venne in mente nulla.
Eric tornò a parlare: — Ehi, volevo chiederti se...
— Demi! — chiamò dalla cucina Raelene, la sua principale, coprendo il resto della frase. — Vieni un attimo.
— Arrivo subito. — Arretrò, sorridendogli impacciata, poi si rese conto di come doveva sembrargli e si voltò, dirigendosi verso la cucina con dignità. Tipo un normale essere umano.
Non appena entrò, Raelene le porse un tablet. Era una donna magra con le trecce che cominciavano a ingrigirsi, raccolte alla bell’e meglio in una crocchia sulla testa per motivi igienici. — Tieni. Vai sul retro a fare l’inventario — disse tassativa.
— Adesso? — obiettò lei, lanciando un’occhiata a Eric prima che potesse trattenersi.
Raelene naturalmente se ne accorse. — Ci penseranno Tammi o Kaia a servirlo. Per mandare avanti un’attività come questa bisogna anche fare dei lavori noiosi, pesanti e ripetitivi. Ti conviene abituartici.
— Sì, va bene, ma proprio durante l’ora di punta dei panini?
— Aiuterò io le ragazze al banco, se serve. E so che non sono affari miei, ma stare dietro a quel ragazzo è tempo perso. Non voglio vederti flirtare con un cliente sul lavoro.
Lei avvampò. — Non stavo flirtando. E non ho mai perso tempo sul lavoro!
Raelene strinse le labbra. — Gira al largo da lui. Porta solo guai.
— Quello che faccio non riguarda nessuno e non capisco perché dovrei...
— La maledizione del Profeta mi ha portato via un fratello. Te lo sei scordato?
Demi guardò incredula la donna. — Raelene, ti prego. Non dirmi che credi davvero a queste sciocchezze. È solo una storia maligna. Una leggenda metropolitana.
Raelene si strinse nelle spalle. — Quattordici morti in dodici giorni — replicò. — Ed è successo subito dopo che Darryl ha rifiutato di concedere a Jeremiah un altro permesso di edificazione per la sede della setta. Quel vecchio bastardo voleva costruire proprio accanto a un torrente e mio fratello si era opposto. Il giorno dopo è morto. Sarebbe una leggenda metropolitana, secondo te?
— No. Secondo me, è morto per cause naturali.
— Ma certo — commentò Raelene. — Come tutti quelli che si sono attirati addosso i fulmini del Profeta. Direi che ci sono un sacco di “cause naturali”. Forse un po’ troppe per un lasso di tempo così breve in una cittadina così piccola. Molto piccola.
— Allora... allora pensi che Darryl sia stato avvelenato? — chiese lei con qualche es...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. UN PATTO COL DIAVOLO
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. 18
  22. Epilogo
  23. Copyright