
- 480 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La legge dei lupi
Informazioni su questo libro
Il secondo volume della serie Grishaverse "IL RE DELLE CICATRICI". Anche in questo secondo e ultimo volume della dilogia ritroviamo tre dei personaggi più amati del GrishaVerse: Nikolai Lantsov, Zoya Nazyalensky e Nina Zenik. I tre, re, generale e spia di Ravka, dovranno continuare insieme la loro lotta per strappare all'oscurità il futuro del loro paese. Altrimenti non potranno che assistere al suo disfacimento definitivo.
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Informazioni
Print ISBN
9788804738916eBook ISBN
9788835716563La creazione al cuore del mondo
19
Mayu
Mayu aspettò. Era brava a farlo. Doveva esserlo. Il lavoro di un soldato era combattere; il lavoro di una guardia era stare all’erta.
“C’è un’arte in questo” diceva il suo vecchio comandante. “La vostra mente umana può vagare, ma l’occhio del falco rimane attento.”
Sbirciò fuori dal finestrino dell’aeronave. Non vedeva molto con quel buio, e non sapeva dove erano andate Tamar e la principessa. Non avevano ritenuto opportuno spiegarle il piano per intero; un ulteriore promemoria che, anche se lei aveva recitato la parte di un membro della famiglia reale, non era niente più che una guardia del corpo, valutata tanto per la sua fedeltà e la sua obbedienza quanto per il suo talento con la spada o la pistola.
“Perché questa deviazione?” si domandava. E se la regina Makhi fosse tornata alla capitale prima di loro? Ma aveva sempre seguito le istruzioni, aveva sempre rispettato le regole, quindi rimase seduta ad aspettare.
“La cocca degli insegnanti” la chiamava suo fratello Reyem, e aveva ragione. Lei amava gli elogi, se ne nutriva. Perché aveva sempre saputo che il migliore a combattere era Reyem.
Non era solo più forte e più veloce, aveva anche un istinto più pronto.
«Non la sente» diceva sua madre guardando Reyem e Mayu battersi da bambini. Doveva essere solo un gioco senza valore, ma Mayu sapeva che i suoi genitori guardavano e ciò la rendeva goffa. «Vedi come Reyem non esita. Mayu pensa, Reyem ascolta. Sente la musica del combattimento.»
“Anch’io riuscirò a sentirla” si era ripromessa lei. Ma per quanto ci provasse, non sentiva niente; solo i propri pensieri, costanti e rumorosi, che cercavano di comprendere.
Era così anche adesso. Nella sua mente risuonavano tutti i possibili esiti della spedizione, quando avrebbe dovuto rimanere silenziosa e ordinata. Avrebbe voluto avere un orologio o un modo qualunque per misurare il tempo.
Erano partite da Ravka due giorni prima del matrimonio, non appena Tamar aveva ricevuto notizia dalle sue spie che l’aeronave della regina Makhi aveva lasciato la capitale. Il loro mezzo di trasporto era un vascello mercantile Shu che era stato intercettato dalle forze Ravkiane mesi prima ed era stato rimesso in servizio con un nuovo equipaggio.
Mayu aveva pensato che sarebbero andati dritti al palazzo di Ahmrat Jen, ma a quanto pareva Tamar e la principessa avevano altri piani. Erano atterrati nel buio, l’unico indizio del luogo in cui si trovavano un denso odore di rose nell’aria, e Mayu era rimasta seduta in silenzio, a guardar sbarcare Tamar ed Ehri, accompagnate da diversi Grisha: Spaccacuore, Chiamatempeste, Inferni. Dieci soldati del Secondo Esercito. Il re Nikolai non poteva averli ceduti volentieri. E per cosa? Perché la principessa Ehri potesse essere ben sorvegliata durante una romantica passeggiata in qualche giardino botanico?
E difatti, Ehri tornò con le braccia cariche di rose dell’arancione scuro del corallo. Mayu mantenne il viso inespressivo, nascondendo il suo disprezzo. Sapeva che Ehri era una creatura emotiva, ma di sicuro la principessa non pensava che qualche bel fiore avrebbe conquistato alla causa i ministri di Makhi? Se solo Tamar ed Ehri avessero voluto dirle cosa avevano in mente.
Non si fidavano di lei. Perché avrebbero dovuto? La regina Makhi, che Mayu si supponeva dovesse servire sopra ogni altro, aveva cercato di uccidere la principessa Ehri due volte. Mayu stessa aveva cercato di uccidere il re di Tamar, anche se non era veramente re Nikolai. Lei si trovava lì perché loro avevano bisogno della sua testimonianza, ma non faceva parte del piano, non del tutto.
Nel corso del viaggio aveva ascoltato Tamar ed Ehri parlare e programmare, svolgendo i diversi fili della missione, poi riallacciandoli, in una trama un po’ più pulita, un po’ più fitta di quella precedente. Sapeva che le era dato vedere solo una minima porzione del loro piano, e parlava poco perché aveva poco da dire. Non aveva mai avuto bisogno di interessarsi molto di politica, e non avrebbe dovuto origliare le conversazioni di persone a lei superiori.
Ma ora tutto era cambiato, e se voleva sopravvivere, se voleva trovare un modo per salvare suo fratello, doveva imparare. Non era facile. Il modo in cui Ehri e Tamar parlavano del ruolo che avrebbero giocato i vari membri della corte Taban la faceva sentire come se stesse guardando attraverso una lente appannata che metteva a fuoco l’immagine, poi la offuscava, poi la rimetteva a fuoco, mostrandole un quadro che non era mai stata capace di vedere prima.
«Non avremo nessuna fortuna con il ministro Yerwei» disse Ehri. «È il più astuto dei consiglieri di Makhi e il suo confidente più prezioso.»
«Era così vicino anche a tua madre?» chiese Tamar, anche se Mayu aveva la sensazione che conoscesse già la risposta, e che stesse mettendo alla prova la principessa Ehri.
«Oh, sì. Era brillante, molto ambizioso. Proviene da una lunga discendenza di dottori che hanno servito le regine Taban.»
«Dottori» disse Tamar con voce piatta.
Ehri annuì. «Hai indovinato. Quegli stessi dottori che hanno cominciato a studiare i sistemi per sradicare e imbrigliare il potere Grisha.» Ehri doveva aver visto il modo in cui si era serrata la mascella di Tamar. «So che effetto fa e non hai torto, ma all’inizio erano ricerche abbastanza innocenti.»
«Trovo difficile crederlo.»
Ehri allargò le mani, in un gesto aggraziato. Indossava un abito da viaggio di velluto verde con il collo alto e piccoli bottoni che andavano dai polsi fino ai gomiti. I Guaritori e Genya Safin avevano fatto bene il loro lavoro. Il suo corpo era completamente guarito, i capelli ricresciuti. Non sarebbe mai stata una vera bellezza come Makhi, ma aveva un’eleganza naturale che la faceva sembrare completamente fuori posto nella stiva di quell’aeronave, tra mucchi di corde arrotolate e casse di armi caricate dalla squadra di Tamar. Mayu resistette all’impulso di stendere le gambe, testare i muscoli delle braccia. Il re era stato fedele alla parola e le avevano restituito la sua forza. Non c’era neanche una cicatrice sul suo petto a segnare il punto in cui aveva cercato di infilarsi il coltello nel cuore.
«Sono partiti eseguendo autopsie sui morti» disse Ehri. «Nell’intento di studiare gli organi e il cervello dei Grisha per capire se ci fossero differenze biologiche rispetto alla gente comune.»
«E quando non siete riusciti a trovare nessuna differenza, avete pensato: “Perché non dare un’occhiata più approfondita anche ai vivi?”.»
«Dici “voi” come se fossero pratiche mie. Io non ho mai avuto alcun ruolo nel governo di mia sorella.»
Tamar incrociò le braccia. «Questa sarebbe una scusa valida secondo te? Voltarsi dall’altra parte di fronte alle atrocità non è qualcosa di cui andare fieri.»
La regina Makhi avrebbe colpito Tamar all’istante per una tale insolenza, senza curarsi delle asce argentate appese ai suoi fianchi come falci di luna. Invece Ehri parve solo pensierosa. Lei non aveva un orgoglio da regina.
«Era una brutta pratica» ammise. «C’è un motivo se mia madre aveva messo fine a quegli esperimenti.»
«E allora da dove vengono i Khergud?» chiese Mayu, incapace di trattenere oltre la lingua. Sembrava strano parlare in quel modo a una principessa Taban, e tuttavia Ehri non parve scandalizzata né offesa.
«Non lo so. Non ne avevo mai sentito parlare fino a poche settimane fa.»
«Come può essere?» Mayu non riuscì a nascondere il risentimento nella voce. «Lei è una principessa.»
«Anche tu sei stata una principessa per un po’» disse Ehri gentilmente. «L’hai trovato molto significativo?»
Mayu non trovò la risposta, ma questo non valse a placare la sua rabbia. Nikolai, Makhi, tutti i re e le regine e i generali prendevano le loro grandi decisioni, stabilendo chi avrebbe dovuto vivere, chi sarebbe dovuto morire, chi avrebbe dovuto soffrire. A lei non era mai importato molto. Era stata felice di seguirli, felice di aver trovato il suo posto nel mondo. Finché aveva perso Reyem, e poi Isaak.
Tamar sfoderò una delle sue asce, facendola roteare nella mano. «A Ketterdam i Khergud andavano a caccia di Grisha a contratto. Hanno attaccato fin dentro i confini di Ravka. Stai dicendo che non ne sapevi niente?»
«No. E dubito che lo sappia la maggior parte degli Shu.»
«E i consiglieri di Makhi?»
«Di questo non posso essere certa.»
Quello era parte del problema. C’erano troppe cose che Ehri non sapeva. Come avrebbe potuto affrontare la regina Makhi?
«Tua sorella è audace» disse Tamar, come se avesse letto nel pensiero di Mayu. «Deve aver avviato i laboratori prima della morte di tua madre, prima di diventare regina.»
Ehri si accigliò. «C’è stato un incidente... uno scienziato ha cercato di scappare a Kerch. È stato catturato dai Fjerdiani. So che c’è stata un’indagine. Ma mia madre era già debole di salute e non ha potuto seguirla. È morta poco dopo.»
«Interessante tempismo» disse Tamar, e ripose l’ascia nel fodero.
Mayu la guardò. Stava insinuando che Makhi avesse avuto qualche ruolo nella morte di sua madre?
La rete era troppo intricata, piena di troppi fili e troppi ragni. Lei e suo fratello erano destinati a rimanervi intrappolati ed essere divorati.
Mayu aveva ingannato la morte una volta. Sarebbe dovuta morire per propria mano la stessa notte in cui aveva ucciso Isaak. C’era ancora il sangue di lui sulla lama del coltello quando se l’era conficcato nel cuore. O almeno questa era stata la sua intenzione. Aveva mancato il bersaglio. Un incidente? O in quei preziosi secondi il suo desiderio di vivere aveva sopraffatto il desiderio di liberare suo fratello e servire la regina?
Se fosse riuscita a darsi la morte, la regina Makhi avrebbe onorato l’accordo? Mayu pensava di no. E non credeva che avrebbe mai rivisto Reyem.
I genitori di Mayu avevano incoraggiato la sua competizione con il fratello gemello, pensando che fosse tutto un gioco, puro divertimento.
«Chi corre su per la collina a prendere l’acqua?»
«Io!» gridavano entrambi.
«Chi riuscirà a mettere a segno tre colpi senza incassarne neanche uno?»
«Io!» gridavano loro.
Ma era sempre Reyem a vincere. Non se ne vantava mai. Le scompigliava i capelli e diceva: «La prossima volta vedrai che mi prendi. Andiamo a rubare un po’ di melone verde».
Mayu aveva quasi desiderato che lui fosse crudele, perché allora forse sarebbe riuscita a odiarlo. Invece era il suo migliore amico e il suo compagno di giochi preferito. Quando correvano nel bosco, a lei non importava che lui fosse più veloce. Quando vagavano nella melma del torrente in cerca di girini, era lei quella con la vista più acuta che sapeva dove guardare. Lei celebrava le vittorie e i talenti di lui perché erano kebben. E sapeva che lui condivideva i suoi fallimenti perché era il suo fratello gemello. E anche lei avrebbe volentieri condiviso con lui le sue sconfitte, se ce ne fos...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- LA LEGGE DEI LUPI
- Grisha. Soldati del Secondo Esercito. dominatori della Piccola Scienza
- Il re demone
- La creazione al cuore del mondo
- Ringraziamenti
- Copyright