Julia e lo squalo
eBook - ePub

Julia e lo squalo

  1. 224 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Mi chiamo Julia. Questa è la storia dell'estate in cui persi mia madre e trovai uno squalo più antico degli alberi.
Quando il padre deve riparare un vecchio faro su una remota isola delle Shetland, Julia si ritrova a vivere una magica estate, mentre la madre, una biologa marina, si mette sulle tracce del misterioso squalo della Groenlandia. Ben presto la determinazione della madre si trasforma in ossessione e Julia è costretta a esplorare abissi oscuri e profondi. Come un faro che brilla anche nelle notti più buie, l'amicizia con Kin, un bambino del luogo, l'aiuterà a riemergere dal caos e a ritrovare la sua strada.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Julia e lo squalo di Kiran Millwood Hargrave, Marta Barone in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
Print ISBN
9788804749387
eBook ISBN
9788835716242

DICIASSETTE

La Julia & lo squalo si ergeva sull’acqua, dondolando dolcemente come un gabbiano. Corsi verso di lei, con Noodle tra le braccia, e mi arrampicai dentro, tirando l’ancora a poppa. Qualcosa che somigliava alla speranza mi riempì il petto mentre estraevo dalla tasca le coordinate che il capitano Bjorn aveva annotato.
Le attaccai alla clip della cartellina dietro l’enorme cartina piegata e le digitai sul navigatore con molta attenzione. Ogni cifra era importante, e se ne avessi sbagliata anche una sola, mi sarei ritrovata miglia e miglia fuori rotta.
Il pannello di comando si accese, e Noodle saltò sulla panca imbottita, facendo le fusa con soddisfazione. Per un secondo mi sentii sopraffatta, con tutte le luci che si accendevano e si spegnevano a intermittenza, la bussola che roteava, il radar che faceva bip, ma poi presi tre grandi respiri, proprio come mamma mi aveva insegnato.
“La maggior parte di questa roba non ha importanza” aveva detto. “Hai solo bisogno di sapere questo: quello vuol dire parti, quello vuol dire ferma. Quello vuol dire gira. Quello vuol dire aiuto.”
Girai il timone, portando la barca fuori dalla baia, e salpai per il mare aperto. Non mi guardai indietro per un secolo, gli occhi fissi sull’orizzonte sempre in fuga. Dopo circa un’ora, la radio crepitò.
«Julia & lo squalo, è la capitaneria di porto. Per favore confermate la vostra destinazione, passo.» Mi dimenai per prenderla e feci una voce profonda mentre premevo il tasto di trasmissione e parlavo come avevo sentito fare a mamma.
«Pronto, capitaneria di porto, qui è la Julia & lo squalo
«Qual è la vostra destinazione?»
Esitai. «Oban.»
«Vi avvertiamo che è in avvicinamento una forte zona di pressione in aumento da sud-ovest. Consigliamo di tornare in porto.»
Sapendo che non stavo andando nemmeno vicino a Oban, liquidai la preoccupazione prima che cominciasse.
«Negativo» dissi, cercando di somigliare ai sommergibilisti del film preferito di papà. «Siamo sicuri della nostra rotta.»
«Ricevuto» disse la capitaneria di porto. «Buona navigazione.»
«Roger» dissi, e feci una smorfia quando sentii la risatina dall’altra parte.
«In realtà mi chiamo Pete» disse la voce. «Tenete la radio accesa.»
La barca si muoveva veloce sull’acqua piatta, tracciando una scia di schiuma dietro di noi che subito si scioglieva nel nulla. Quando alla fine mi diedi un’occhiata alle spalle, la terraferma era sparita. C’era solo il mare, per miglia e miglia.
A Nord, i giorni estivi erano lunghi così, e stavo andando ancora più a nord, verso l’Artico. Il capitano Bjorn aveva detto che mamma avrebbe potuto raggiungere lo squalo entro sera, e così potevo io.
Le nostre provviste si limitavano a una banana molto marrone e molto molle e a un’arancia altrettanto molle che avevo trovato nella ciotola della frutta, e a un paio di scatole di sardine sott’olio dalla dispensa. Grazie al fatto che mamma e papà in Cornovaglia non avevano un televisore, ero abituata ad annoiarmi, e in effetti è abbastanza difficile sentirsi annoiata quando sei da sola con un gatto in mezzo al mare.
La mia mente continuava a tornare a mamma, solcando la superficie di ogni altro pensiero come una pinna, e dovevo scacciare il pensiero ogni volta. Se avessi trovato lo squalo, e gliel’avessi detto, sarebbe stata bene. Sarebbe stata di nuovo felice. Sarebbe stata di nuovo mamma.
Anche ai soccorritori viene fame. Il porridge era stato una buona idea, e la pancia non iniziò a brontolarmi prima che l’orologio sulla plancia della barca segnasse le tre del pomeriggio. Anche Noodle iniziò a miagolare verso quell’ora, il pelo ritto per tenersi calda. Era tutto aggrovigliato di sale e appiccicoso al tatto.
Eravamo in mare da oltre sei ore. Papà doveva essere andato da Gin alle dieci, doveva aver controllato al faro. Forse, mi resi conto troppo tardi, avrei dovuto lasciare un biglietto. Ma non c’era stato abbastanza tempo. Ci sarebbero volute ancora ore prima che raggiungessi lo squalo. Il senso di colpa mi si attorcigliò in testa, ma lo spazzai via. Papà stava bene. Era mamma quella di cui dovevo preoccuparmi.
Lo stomaco mi brontolò di nuovo, così controllai che il timone fosse fissato sulla rotta e mi sedetti sulla panca imbottita, tirando le provviste verso di noi. Sapevo che dovevo solo mangiare un pochino, tenere il resto per più tardi e per il viaggio di ritorno, ma all’improvviso la banana era sparita, e anche l’arancia, e Noodle aveva ripulito la scatola di sardine. Miagolò per averne ancora, e spartii la seconda con lei, facendo scorrere il dito dentro.
«Probabilmente non avremmo dovuto farlo» dissi a Noodle, ma lei si limitò a piegarsi e iniziò a leccarsi il sedere. Immagino che ai gatti non importi granché del razionamento.
Cominciava a fare freddo, anche se il cielo era ancora pieno di luce. Cercai negli armadietti sotto i sedili, e trovai coperte per Noodle, i razzi che papà aveva portato a mamma quando lei aveva comprato la barca, e un barattolo intero di sausage roll. Li accumulai piena di gratitudine a portata di mano dal timone, e mentre andavo a chiudere l’armadietto trovai una confezione di pillole. Era vuota, e lo stomaco mi si rovesciò, ricordando che Adrian aveva detto molte pillole. Sbattei la scatola nel retro buio dell’armadietto e lo chiusi con un colpo.
Noodle scavò nella coperta e si girò, così che solo il suo naso rosa rimase visibile in mezzo al tessuto puzzolente di muffa. Mi ficcai una mano sotto il braccio, e feci cadere la lunga manica dell’impermeabile di mamma sopra la mano che tenevo sul timone. Immaginai di essere lei, com’era una volta, coraggiosa e brillante, e smisi di tremare.
Le ore si trascinavano, e avvistai soltanto gabbiani, oltre a un paio di foche. Incrociai le braccia e guardai le luci intermittenti del sistema di navigazione. I tenui bip del radar sembravano una ninnananna, le onde mi cullavano. La testa mi crollò all’indietro, solo per un attimo.
La radio crepitò come carta stagnola contro i miei timpani. Balzai in piedi incespicando nella coperta e sentii Noodle che miagolava.
«Noodle» le dissi in tono ammonitore. «Perché non mi hai svegliata?»
Mi fissò con gli occhi sfavillanti.
Era buio, ormai notte davvero, ma non c’erano stelle, solo una spessa coperta di nubi. Desiderai poter vedere Dhruva Tara, Polaris, la Stella Polare.
Controllai l’ora – 23:39 – e le nostre coordinate. 63°30’31.7”N 0°29’17.1”W
«Ci siamo» dissi, controllando la carta. «Ci siamo!»
L’avevo gridato, e la mia voce si perse nel nulla. Deglutii, guardandomi intorno. Nulla e nulla e nulla. Avrei potuto essere l’unica persona rimasta al mondo. Avrei potuto essere nello spazio.
I denti cominciarono a battermi. La barca oscillava, e non sembrava più una culla. Parlai nel silenzio, per cercare di riempirlo.
«È ora di accendere il radar» dissi a Noodle. La radio gracchiò di nuovo, e la ignorai, concentrandomi a girare le manopole dei circuiti per vedere cosa diceva l’indicatore di profondità. 500 metri. Deglutii. Eravamo in acque molto profonde.
Le onde adesso erano un po’ più violente, e facevano beccheggiare la barca come un sasso gettato in uno stagno. Lontano ci fu un lampo, e un secondo dopo un rombo di tuono. La tempesta preannunciata dalla capitaneria di porto. Ma era molto distante, e l’avrei mancata di miglia e miglia.
«Va tutto bene» dissi a Noodle. «Va tutto bene.»
Lei si leccava una zampa, noncurante, e questo calmò un pochino anche me.
Le luci della barca danzavano sulle onde. La barca adesso si stava davvero alzando e abbassando di diversi centimetri alla volta, e lo scafo schiaffeggiava l’acqua. Feci una smorfia, desiderando che mamma avesse pagato un professionista per incatramare lo scafo, e non si fosse affidata a Kin e me. Eppure, era andato tutto bene finora. La barca era ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. UNO
  4. DUE
  5. TRE
  6. QUATTRO
  7. CINQUE
  8. SEI
  9. SETTE
  10. OTTO
  11. NOVE
  12. DIECI
  13. UNDICI
  14. DODICI
  15. TREDICI
  16. QUATTORDICI
  17. QUINDICI
  18. SEDICI
  19. DICIASSETTE
  20. DICIOTTO
  21. DICIANNOVE
  22. RINGRAZIAMENTI
  23. PER APPROFONDIRE
  24. Copyright