Tessa si era cambiata sette volte, ma non era ancora soddisfatta. Niente sembrava andarle bene, neanche il suo vestito preferito, che nascondeva tutto quello che lei voleva nascondere e mostrava tutto quello che lei voleva mostrare. Alla fine scelse un paio di jeans di un blu sbiadito, un maglione di cashmere grigio scuro e un paio di sandali vintage con i lacci che aveva comprato l’estate prima in un negozio dell’usato.
Si controllò i capelli. In autunno si era tagliata i capelli a caschetto e si era fatta bionda. Le piaceva quando le radici iniziavano a mostrarsi e formavano una striscia scura al centro della testa. Ma avendoli decolorati solo pochi giorni prima la striscia non c’era. E le dispiaceva che Skylar non la vedesse al meglio.
Oddio, non sopportava quando le succedeva. Di cadere in una spirale di vanità. Se solo avesse trattato il suo aspetto con la stessa ossessione di autenticità che cercava nelle sue foto. D’altronde, chi poteva biasimarla per quel senso di inadeguatezza? Solo su un’isola deserta una ragazza della sua età sarebbe stata al riparo dagli assalti quotidiani di pance piatte, sederi torniti e tette voluttuose su Instagram.
«Ti sei messa il profumo?»
Tessa si girò e vide Vickie sulla soglia della sua camera. Merda. Perché non aveva chiuso la porta?
«È la crema per il corpo» rispose secca.
«Hai programmi per stasera?»
Tessa sospirò rendendosi conto che sarebbe stato impossibile evitare quella conversazione. «Se proprio lo vuoi sapere, ho un appuntamento.»
Con un tempismo perfetto, Mel uscì dal bagno con il giornale piegato sotto il braccio. «Un appuntamento?» chiese. «Con un ragazzo?»
«Non saprei, Mel. Non l’ho ancora spogliato.»
Suonarono alla porta. “Grazie Skylar.” Salvata in corner dal campanello.
Tessa si fece largo fra Mel e Vickie e si precipitò giù dalle scale. Fece un respiro profondo per farsi coraggio per la serata che la aspettava e spalancò la porta d’ingresso. Fu sorpresa di trovare Cortez impalato sulla soglia, con i pantaloni della tuta arrotolati alle caviglie, i capelli bagnati e morbidi.
«Ehi Tess, come butta?»
«Cortez? Che ci fai qui?»
«Che vuoi dire? Sono venuto per le mie foto. Dài, puoi aiutarmi a scegliere le migliori.» E fece per entrare, ma Tessa lo fermò con la mano.
«Mi spiace, adesso non ho tempo.»
«Eddai, Tess. Ci vorranno solo pochi minuti.»
Cortez si accorse che in cima alle scale c’erano Mel e Vickie che lo guardavano. «Ehilà!» salutò cordiale.
«È lui il ragazzo dell’appuntamento?»
Cortez si girò e guardò nervosamente Tessa. «Appuntamento? Di cosa sta parlando?»
Tessa lo spinse fuori di casa e poi giù dagli scalini della veranda. «Senti» gli disse. «Non le ho ancora sviluppate le tue foto. Ma ti prometto che ti porterò i provini a scuola lunedì, d’accordo?»
«I provini? Perché non possiamo semplicemente guardarle sul tuo computer?»
Oddio, la situazione peggiorava di minuto in minuto. Ma poi, per fortuna, arrivò un’ancora di salvataggio…
Una Jeep Cherokee degli anni Ottanta con il tettuccio aperto svoltò l’angolo e si avvicinò. Al volante c’era Skylar. Girò nel vialetto di Tessa e parcheggiò a pochi centimetri dal retro del SUV di Vickie.
Skylar scese dall’auto. Portava dei pantaloni color cachi scuro e una maglietta con lo scollo a V sotto una felpa grigia con il cappuccio. Cortez sembrò molto sorpreso di vedere Skylar. Ma mai sorpreso quanto Tessa quando vide Skylar che buttava le braccia intorno al collo di Cortez e lo abbracciava forte come un vecchio amico. «Bella gara, bro» disse Skylar.
«Avete spaccato!» rispose Cortez.
Tessa era molto confusa. «Un momento. Voi due vi conoscete?»
«Cortez?» le chiese Skylar. «Voghiamo in squadre avversarie dal primo anno di liceo. E vinco quasi sempre io.»
«Stronzate! Oggi è stato solo un colpo di fortuna!»
«Come no» replicò Skylar. «Se vuoi raccontartela…»
Oddio. Era un crescendo di “bro”. Due maschi adolescenti, gonfi di boria e testosterone, facevano a gara per far colpo su di lei.
Cortez, che arrivava sempre un po’ dopo, finalmente fece due più due. «Ehi» disse. «Voi due state uscendo insieme?»
Stava diventando un incubo. E la cosa peggiore era che Tessa vide Mel e Vickie dietro la zanzariera, che stavano assistendo al dramma in diretta.
Tessa prese Skylar per la spalla e lo pregò: «Possiamo andare?».
«Non vuoi presentarmi i tuoi?» chiese lui candidamente.
«Magari un’altra volta» rispose Tessa.
Skylar colse l’urgenza nella sua voce, guardò Mel e Vickie e lanciò un sorriso educato per dire: Tranquilli, non sono un serial killer. Poi si girò verso Cortez, chiuse la mano e gli batté il pugno.
«Bella, bro» disse Skylar.
«Buona. Ci becchiamo sulla pista del college.»
Skylar mise la mano intorno alla vita di Tessa, la accompagnò fino alla macchina e la fece salire davanti.
Mentre uscivano dal vialetto, Tessa guardò il prato. E vide tre persone una di fianco all’altra che la guardavano. Mel, Vickie e Cortez. Era un trio che non si sarebbe mai immaginata, nemmeno in qualche distorto universo alternativo.
Mentre Skylar guidava lungo Ventnor Avenue, l’aria scompigliava i capelli di Tessa.
«Vuoi che chiuda il tettuccio?» le chiese.
«No» rispose lei. «Mi piace.»
Si scostò i capelli dagli occhi e li raccolse all’indietro in uno chignon. Si accorse che Skylar la stava guardando, gli occhi che indugiavano sul suo collo scoperto. Colse un guizzo di eccitazione nei suoi occhi che la fece sentire sexy.
«Sei stupenda» le disse.
«Puoi dirmelo in francese?»
«Tu es sublime.»
«Anche tu» rispose lei.
L’attenzione di Tessa venne bruscamente distratta da un suono metallico. Era il portachiavi di Skylar che, ondeggiando avanti e indietro, sbatteva sulla colonna dello sterzo. Il portachiavi era una piccola cornice di plastica con una foto a colori di due persone abbracciate. Una era Skylar e l’altra una bella ragazza bionda.
Tessa si sentì male e non riuscì a trattenersi dal chiedergli: «Non hai una ragazza, vero?».
Skylar sembrò stupito da quella domanda. «No, dalla seconda superiore. Perché?»
Tessa gli indicò il portachiavi, lui abbassò lo sguardo e scoppiò a ridere. «Quelli sono mia madre e mio padre da giovani! Sono cresciuti qui. Passavamo tutte le estati da mio nonno materno, nonno Mike. E questa è la jeep che mio nonno aveva regalato a mia madre. Guarda, la puoi vedere nella foto.»
Tessa si sporse in avanti e osservò la fotografia. I genitori di Skylar dovevano avere la loro stessa età. Il padre era un bel ragazzo con un’aria perbene. Portava dei pantaloncini con le pince e una maglietta del concerto degli U2. Non aveva il fisico atletico di suo figlio, ma era un bel tipo e sembrava sicuro di sé.
La madre di Skylar, invece, era una new wave pura e dura. Top rosa a fascia, Reebok e ai polsi una serie di braccialetti di gomma. Aveva la permanente come Madonna in Like a Virgin. Chi avrebbe detto che quella ragazza trendy un giorno sarebbe diventata la classica madre di mezza età che Tessa aveva conosciuto quella mattina?
Nella foto si vedeva la jeep rossa parcheggiata dietro. All’epoca era nuova, con la carrozzeria fiammante e i cerchioni lucidati a specchio.
«Sembrano perdutamente innamorati l’uno dell’altra» commentò Tessa.
«Lo erano.»
«Erano?»
«Lo sono. Mio padre vive e insegna in Oregon, adesso.»
«È lontano… Si sono presi una pausa?»
«No, si parlano ancora tutti i giorni. Ce la faranno.»
Era evidente che Skylar non voleva parlare dei suoi genitori, così Tessa lasciò cadere l’argomento.
«Mi fai un favore?» Skylar indicò il pavimento sotto il sedile del passeggero. «Guarda se trovi della musica sotto il tuo sedile.»
Tessa infilò la mano e tirò fuori una scatola rettangolare imbottita. Aprì la cerniera e trovò diverse file di audiocassette. Di cassette come quelle ne aveva già viste in garage, sepolte fra le cose di Vickie.
Passò in rassegna i nomi… New Order… Kate Bush… INXS… Era una miniera di musica alternativa anni Ottanta.
«Okay» disse Tessa. «Tua madre è la mia nuova migliore amica.»
Una cassetta in particolare attirò la sua attenzione. Aveva dei cuoricini rossi sul dorso e una lista di titoli scritti a mano sulla scheda.
«Oh!» esclamò Tessa. «Tuo padre le aveva fatto una compilation romantica?»
«È la cassetta più bella che ho in macchina.»
«Posso metterla?»
«Certo.»
Tessa aprì la custodia di plastica e la tirò fuori. Provò a infilarla nel registratore della jeep, ma non entrava.
Skylar cercò di non ridere e la corresse. «Dall’altra parte.»
Tessa arrossì. «Oh, che scema!»
«Non ti preoccupare, non chiamerò la polizia degli anni Ottanta.»
Con un sorrisetto, Tessa girò la cassetta e la infilò nell’apposita fessura. Dopo una breve serie di fruscii, partì una canzone che non aveva mai sentito. Era una canzone d’amore molto evocativa, e la voce malinconica...