La Pura Vida
eBook - ePub

La Pura Vida

  1. 372 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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La Pura Vida

Informazioni su questo libro

Cosa succede quando ti abitui all'infelicità? Alessio non ci ha mai pensato, fino al giorno in cui Elena entra nella sua vita e gli mostra che esiste qualcosa di bello e luminoso al di là delle responsabilità sul lavoro e della routine. Ma poi Elena sparisce, così com'è arrivata. E Alessio entra in una strana crisi personale: ha 29 anni, vive a Milano e ha un lavoro che gli piace. Però manca qualcosa: qualcosa di suo e di nessun altro.

I sogni di un tempo dove sono finiti? La sensazione è quella di aver accumulato già troppi rimpianti, e così Alessio decide di fare il primo colpo di testa della sua vita: prendendo come riferimento una vecchia lista di desideri mai realizzati trovata per caso (o per destino?), decide di buttarsi in un'avventura che lo aiuti a evolvere nella persona che vorrebbe essere: un viaggio in Centro America, alla riscoperta di quel "buon vivere" che sembra aver dimenticato.

Ispirato dall'esperienza in Costa Rica - dove ha vissuto per alcuni mesi tra il 2020 e il 2021 - in questo romanzo Gianluca Gotto ci accompagna in uno dei paesi più felici al mondo, alla scoperta della filosofia della pura vida. Un atteggiamento semplice ma potente che, come imparerà Alessio, è la risposta giusta alla frenesia e alla paura delle nostre vite sempre più complesse. "Avevo scoperto la pura vida. Ed ero pronto a portare con me la sua essenza, il suo calore e la sua luce ovunque andassi."

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
eBook ISBN
9788835716266

1

«Ti capita di sentirti solo pur essendo in mezzo ad altre persone?»
Non risposi subito. Era partito come un semplice gioco, ma quelle domande stavano diventando insidiose. Continuai a guardare per terra, in mezzo alle gambe. Studiai le trame del viale asfaltato sotto alle mie mani intrecciate. E quando il mio silenzio si protrasse oltre un’attesa ragionevole, spostai nervosamente un rametto con la punta della scarpa.
«Mmh» riuscii solo a dire.
Elena alzò lo sguardo dal cellulare. Non mi voltai, però sentivo i suoi occhi addosso. Il cuore accelerò un po’ il battito. Essere osservato dalla persona che ti piace è un incubo, e al tempo stesso un sogno che diventa realtà e che vorresti anche diventasse abitudine.
«Alessio, non per metterti fretta, ma non puoi prenderti dieci minuti per ogni risposta» disse.
Mi voltai. Sorrideva, il cellulare tra le mani. Si era tolta le scarpe ed era a piedi nudi, seduta sulla panchina verde con le gambe incrociate e la schiena dritta, in una posa piena di grazia che aveva acquisito in ore e ore di yoga. Ne parlava spesso, di quella sua passione. Una volta aveva persino detto che lo yoga le aveva salvato la vita, ma eravamo insieme ad altre persone e così non avevo osato chiederle cosa intendesse nello specifico.
«Qual è la domanda, di preciso?» chiesi sfregandomi nervosamente i palmi delle mani.
Elena tornò a guardare lo schermo del cellulare.
«Ti capita di sentirti solo pur essendo in mezzo ad altre persone: spesso, a volte o mai.»
«Be’, a chi non capita al giorno d’oggi?» temporeggiai.
«Alessio…»
«Voglio dire, siamo tanti, abbiamo tutto, eppure…»
Elena lasciò cadere la testa verso il basso in un teatrale gesto di esasperazione. Mi strappò una risata.
«Va bene, va bene» risposi aprendo le mani in segno di resa. «Direi che mi capita spesso.»
La sua testa tornò alta, il collo dritto.
«Oh» esclamò lei segnando la risposta sul cellulare. «Prossima domanda: reputi di essere una persona che pensa troppo, sì o no?»
Feci una smorfia, aprii nuovamente le mani, scossi leggerissimamente la testa.
«Direi che questo è un “sì” grosso come una casa» intervenne Elena premendo con decisione sullo schermo. E ridemmo, stavolta insieme.
Eravamo in pausa pranzo, seduti davanti al palazzo in cui lavoravamo. Era una splendida giornata di metà agosto e la città sembrava aver riempito il vuoto lasciato da chi era già andato in ferie con mille colori nuovi e tanta, tanta luce. Mi piaceva pensare che fosse una ricompensa per noi che eravamo ancora lì, a boccheggiare in mezzo al cemento bollente.
«Posso chiederti dove hai trovato questo test?» domandai grattandomi la testa.
Tutto era partito quando avevamo finito di mangiare, io un panino e lei un’insalata. Ci conoscevamo solo da qualche mese, ma avevamo preso l’abitudine di pranzare insieme. Se faceva bello, compravamo sempre qualcosa d’asporto e mangiavamo fuori: panchine, parchi, le scale dell’ingresso o il terrazzino del palazzo in cui si trovava il nostro ufficio.
Quel giorno, finito il pranzo, Elena se n’era venuta fuori dicendo: «Ti faccio un test, dài». Ed era partita con le domande.
«L’ho trovato su Internet. È un test psicologico per determinare la propria personalità.»
Rivolsi a Elena un’occhiata perplessa.
«Perché mi guardi così?» chiese sulla difensiva, trattenendo un sorriso.
«Niente. Un test psicologico, hai detto? Sei sicura?»
Il suo volto si riempì di finta indignazione. Ora sorrideva, ed era bellissima.
«Guarda che lo ha inventato uno psicologo, mica è una sciocchezza!»
«Uno psicologo?»
«Sì, uno psicologo americano. O inglese, non ricordo.»
«E come si chiama?»
Lei non rispose e io risi. Mi diede un colpetto sul braccio.
«Andiamo avanti, che è meglio. Stai facendo di tutto per sabotare il test.»
«Ma non è vero…»
«Sei più bravo a esprimere i tuoi sentimenti scrivendo o parlando?» proseguì Elena con la testa china sullo schermo.
«Scrivendo.»
«Okay. Quando sei arrabbiato: a) esprimi i motivi della tua rabbia alle persone che hai intorno; b) ti tieni tutto dentro perché ritieni che la rabbia sia una questione tutta tua; c) non ci pensi e dopo un po’ la rabbia passa.»
«La seconda.»
«Stai partecipando a una visita guidata in un museo: a) stai in fondo al gruppo per osservare le opere d’arte da solo; b) stai nel mezzo del gruppo per non perderti una parola di quello che dice la guida; c) sei in prima fila e conversi con la guida, facendo domande e osservazioni.»
«La prima, la a.»
«Come definiresti le tue relazioni con l’altro sesso: ottime, nella media, pessime.»
Mi fermai, di nuovo. Era imbarazzante dire la verità: avevo avuto delle fidanzate, delle frequentazioni per lo più, ma ognuna di queste storie era rimasta intrappolata nella superficialità. Arrivato a ventinove anni, una parte di me pativa quella pressione esterna riservata a chi è ancora single, quella per cui trovare qualcuno col quale condividere la vita non è più un’opzione, ma una necessità; l’altra si era già convinta che non sarebbe successo in ogni caso, e che in fondo fosse meglio così. Non mi vedevo fidanzato, né tantomeno genitore. Ero un solitario, convinto di essere destinato alla solitudine. E questa consapevolezza non mi rendeva particolarmente triste, né felice.
Poi avevo incontrato Elena e con lei era successo qualcosa a cui avevo smesso di credere da tempo: stavo sperimentando una di quelle cotte che solitamente ti prendi da adolescente. Da giovane, la vita mi aveva negato questa esperienza. Ero stato costretto a crescere in fretta e non avevo mai vissuto un innamoramento di quelli che puoi avere solo se sei leggero e spensierato, quelli che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco, stupido e felice. Mi capitava, a volte, di vedere giovani coppie innamorate, di osservare le promesse che si scambiavano con uno sguardo, di invidiare la loro illusoria certezza che la loro storia sarebbe durata per sempre. Io non avevo mai provato quella sensazione.
Quando Elena era entrata nella mia vita, però, uno spiraglio si era aperto anche per me. A volte mi stupivo di come mi sentissi in sua presenza. Era come se quella cotta adolescenziale, alla fine, l’avessi presa anche io, ma a quasi trent’anni.
«Alessio? Sei ancora qui con noi?» chiese Elena. Mi voltai di scatto, temendo che potesse in qualche modo leggere i miei pensieri. Mi guardava con la testa leggermente inclinata.
Ridacchiai imbarazzato e poi mentii.
«Nella media, direi.»
Elena restò impassibile.
«Ti mette più di cattivo umore essere costretto a parlare pubblicamente davanti a tante persone oppure ascoltare una singola persona che ti racconta qualcosa di triste che le è successo?»
«La prima.»
Si voltò a studiarmi e io aprii di nuovo le mani come a dire che quella era solo la verità.
«Sei fuori a cena con un gruppo di amici e noti che una persona è in disparte: a) le fai una battuta ad alta voce per risollevarle il morale e coinvolgerla; b) ti avvicini e le parli a bassa voce; c) le sorridi e basta; d) non fai niente perché certe persone vogliono solo essere lasciate in pace.»
Ci pensai a lungo.
«La c, ma sarebbe bello essere il tipo di persona che risponde b.»
Elena sorrise e selezionò la risposta. Aveva i denti piccoli, bianchi e ordinati. Gli occhi, invece, erano grandi e azzurri.
«Quante volte ti hanno detto che sei troppo serio: tante, poche, mai.»
«Tante.»
«Il silenzio ti mette a disagio: tanto, un po’, per niente.»
«Se sono da solo, no. Se sono in compagnia, un po’ sì.»
«Mettiamo “un po’” allora. Poi… l’idea che le persone parlino di te ti fa piacere o ti mette a disagio?»
«Disagio.»
«Immagina una giornata di relax: sei in compagnia di altre persone o sei da solo?»
Ci pensai per un paio di secondi.
«Da solo.»
Lei ebbe un attimo di esitazione.
«Che succede?» chiesi, domandandomi cosa stesse pensando di me.
«Niente, niente! Trovi più interessante un bel film o un buon libro?»
«Un buon libro. Niente batte un buon libro.»
«Preferisci ascoltare la musica con le cuffie o ad alto volume?»
«Non credo di aver mai messo la mia musica ad alto volume.»
Elena si fermò.
«Perché? Non pensi che sia bello condividere ciò che ti piace con gli altri?»
«È una delle domande del test oppure è una tua curiosità?» chiesi.
Elena sorrise e si sistemò una ciocca dietro l’orecchio. Poi mi guardò, ancora in attesa di una mia risposta.
«Sicuramente le cuffie, comunque» dissi.
«E va bene. Ti capita di avere dei rimpianti per non aver fatto qualcosa che desideravi fare: spesso, a volte, mai.»
Mi bloccai su quella domanda. Era un pensiero fisso che avevo da qualche tempo, forse perché quello era l’anno in cui avrei compiuto trent’anni e iniziavo a tirare le somme della mia vita.
«Non s...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. NOVEL
  4. La Pura Vida
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. 20
  25. 21
  26. 22
  27. 23
  28. 24
  29. 25
  30. 26
  31. 27
  32. 28
  33. 29
  34. 30
  35. 31
  36. 32
  37. 33
  38. 34
  39. 35
  40. 36
  41. 37
  42. 38
  43. 39
  44. 40
  45. 41
  46. 42
  47. Ringraziamenti
  48. Copyright