Perché ci sia Luce
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Perché ci sia Luce

In compagnia di angeli e esseri spirituali

  1. 300 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Perché ci sia Luce

In compagnia di angeli e esseri spirituali

Informazioni su questo libro

Un libro come questo parla: lo fa attraverso le parole, con le sensazioni, le emozioni, i sogni, i dubbi e la speranza che evoca. Alessandro Stani vede oltre, sente oltre, conosce epoche che non ha mai studiato: semplicemente, ha accesso a dimensioni comunicative ignote ai più, e le sa usare. Attraverso la canalizzazione pone domande alle Entità, chiede aiuto in nome delle tante persone che a lui si rivolgono, e riceve suggerimenti per la vita professionale, sentimentale, quotidiana, indicazioni terapeutiche in collaborazione con alcuni medici, trascrizioni di contenuti di elevatissima spiritualità.

In queste pagine racconta alcune delle sue esperienze, riporta messaggi destinati all'umanità o a singoli individui, intuizioni sul futuro di tutti e illustra esercizi perché anche i lettori possano testare la propria sensitività.

In un tempo di confusione, cambiamento, paura per un contagio virale ma anche per un sistema politico e sociale che sembra avere perso i riferimenti, ci ricorda che non siamo solo realtà materiale e che, anche nella dimensione prettamente fisica, l'energia che ci anima può agire con meccanismi di cui tutti disponiamo: ognuno di noi può realizzarsi, risanarsi, andare avanti in modo migliore diventando consapevole di ciò che realmente è. La speranza, l'amore, l'unità dei cuori, la salute interiore saranno i binari di questo percorso: le Guide "di là" sapranno definire la rotta e la direzione.

Perché ci sia Luce.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2022
Print ISBN
9788804745716
eBook ISBN
9788835716259
1

La scoperta della mia medianità

Mi chiamo Alessandro, e da quando sono nato ho una doppia vista: nessuno ha saputo spiegarne il motivo, e per me non è facile parlarne, ma riesco a vivere un quotidiano simile a quello di milioni di altre persone, contemporaneamente oltrepassando il Velo che ci separa dall’altra dimensione. Perché un’altra dimensione esiste, ve l’assicuro, e riguarda tutti: un dono particolare mi permette di osservarla e ricevere messaggi.
È una dimensione non distante da noi, oserei dire compenetrata, dove tutto è in perfetta sinergia ed equilibrio con ciò che viviamo in questo mondo. Lì sono destinate le Anime che lasciano questa realtà materiale, ed è lì che un giorno ritroveremo chi, prima di noi, si è incamminato verso l’evoluzione.
Ero un bambino quando iniziai ad avere i primi accenni di quello che, solo nello scorrere degli anni successivi, sarebbe divenuto chiaro nella mia consapevolezza essere il dono che la natura mi ha dato. Avevo cinque anni e il ricordo mi regala ancora l’emozione dell’immagine visiva del mio nonno paterno, che allora già aveva oltrepassato il portale della dimensione dello Spirito. Ricordo il pomeriggio in casa, con i miei genitori... L’aria era giocosa, mi stavo divertendo con le amate macchinine e correvo come un forsennato tra il tavolo e le sedie. I momenti di gioco erano liberatori: ho sempre avuto un temperamento da “terremoto”. Ero abituato a mangiare caramelle, tante e di quelle buone: le palline di zucchero aromatizzate alla frutta. Così, tra una corsa e l’altra, una di queste caramelle che tenevo in bocca finì dritta nella trachea, impedendomi di respirare.
Seguirono momenti intensi e concitati: mi sentii afferrare e capovolgere dalle braccia di mio padre, che tentò con una manovra di farmi espellere la caramella per liberare le vie respiratorie. Fu a quel punto che tutto accadde: la luce nella stanza cambiò, divenne bianca e omogenea, prese il posto della visione capovolta del mobilio, e in questo scenario scorsi “quell’uomo”. Ricordo i suoi occhi azzurri, dolci e rassicuranti, gli occhiali scuri tartarugati, il dolcevita grigio che avvolgeva il suo collo: sorrise allungando la mano verso il mio volto e con un gesto deciso mi accarezzò la gola, per poi scomparire alla stessa velocità con cui era apparso. Rinvenni quasi all’istante, conservando un’immagine che solo in seguito poté trovare una connotazione di autenticità. Circa sei anni più tardi, mentre ero impegnato a cercare alcune foto del mio periodo scolastico, con mia sorpresa in mezzo a quelle di famiglia, in bianco e nero, ritrovai “quell’uomo”. Per un attimo non capii dove l’avessi già visto, poi un lampo mi riportò alla memoria la visione. Concitato, corsi da mia madre a chiederle se l’uomo nella fotografia fosse mio nonno, e con tutta spontaneità lei mi rispose: «Certo, è lui. Non lo hai conosciuto perché morì quando ancora eri molto piccolo».
«Ma no, ti sbagli, era qui quel giorno che mi stavo soffocando, ti ricordi? Io sì! Aveva gli occhi azzurri, il dolcevita» ribattei, forte della mia convinzione.
Mia madre mi guardò, perplessa. «Ale, tuo nonno non poteva essere qui, era mancato due anni prima!»
Titubante, restai a fissarla: ero certo, certissimo senza ombra di dubbio, i miei ricordi erano chiari.
Qualche tempo dopo capii che quel signore era proprio mio nonno. Una notte mi svegliai per bere un bicchiere d’acqua, arrivai in cucina nel buio, accesi la luce e lo vidi davanti a me, fermo e sorridente, pacato: fu un attimo che mi parve un’eternità, in realtà forse due secondi, e sentii dentro di me una voce che non mi apparteneva, rassicurante, maschile. Disse: “Sì, ero io, non avere paura!”. Incredulo e impaurito, corsi nel letto senza bere e probabilmente senza spegnere la luce. “Sono pazzo!” ripetevo tra me, scrutando il buio verso la porta e aspettandomi che da un momento all’altro “quell’uomo” riapparisse. Passai così il resto della notte. Il mattino seguente iniziai a pormi molte domande, domande e ancora domande, ma una risposta non poté arrivare.
Mi ritrovo spesso a pensare, a distanza di anni, a quanto questo ed eventi simili che da sempre si susseguono nella mia vita abbiano plasmato e forgiato la persona che oggi mi ritrovo a essere. Per molto tempo nella mia adolescenza ho schivato come mine queste situazioni, e regolarmente mi ci trovavo dentro con calze e calzari; l’emozione che più conoscevo era la paura, il sentirmi incapace di capire e difendermi da chi, alle volte, non vedevo, ma aveva la forza di farsi sentire in maniera inequivocabile e poco rassicurante. Spesso nei corsi di tecnica di operatori energetici sento dire che queste energie non esistono, ma vi assicuro che non solo esistono, ma possono anche creare molti problemi a chi ingenuamente si apre loro. Ricordo sempre alle persone che si relazionano con me e chiedono sul mondo dello Spirito che gli abitanti del cosiddetto “mondo astrale” nel rapporto con noi incarnati giocano in vantaggio: non hanno il limite del fardello umano e riescono a leggere i nostri pensieri, le emozioni e i sentimenti, anche se mai possono nuocerci se non glielo concediamo. La loro porta è la nostra paura: tentano in tutti i modi di farcela provare e di alimentarla per servirsi poi della nostra energia.
Voglio raccontarvi un aneddoto. La mia amica Elisa ancora oggi me lo ricorda con la tenerezza di chi comprende e mi conosce nel profondo. Era il 1994, pochi mesi dopo l’episodio di mio nonno, a novembre, in una domenica d’autunno, fra il grigiore della nebbia e le castagne. Mia madre e suo marito avevano deciso di andare a trovare la nonna, che abitava in un paese a circa quindici chilometri da Monfalcone, cittadina dove sono nato e in cui allora vivevo. Io non volevo accompagnarli, stavo bene a casa e aspettavo la mia amica nonché vicina di casa per guardare insieme X-Files, tappa fissa della domenica sera. Certa del suo imminente arrivo, mia madre, con suo marito e mio fratello allora piccolo, mi salutò e si avviò. Tranquillo, tolsi i libri dal tavolo del soggiorno e mi spostai nella mia camera per metterli nello zaino, pronto per il successivo giorno di scuola. Tutto a un tratto sentii un’aria fredda, pungente giungermi alle spalle: mi voltai ma non vidi nulla. Proseguii con la sensazione di essere spiato, quasi ci fosse una persona nascosta a osservare i miei movimenti. Piano piano mi diressi verso il soggiorno per accendere il televisore in cerca di conforto, guardando nervosamente l’orologio appeso alla parete
“Ma tra quanto arriva?” pensavo tra me. L’aria sembrava surreale, attimi infiniti prima della tempesta. Poi ebbi la percezione nitida che la temperatura della stanza si fosse abbassata, e una presenza veloce come un gatto iniziò a farsi prepotente, aiutata e alimentata dalla mia paura, e fece capolino in tutte le stanze provocando rumori da ogni direzione con la goliardia e l’arroganza di chi si approfitta dei più deboli. Poi diede il segno più tangibile della sua presenza facendo spegnere il televisore e riaccenderlo poco dopo. Ecco che conobbi il terrore: corsi velocemente in cucina, che vedevo come l’unica via di fuga; mi nascosi in uno spazio vuoto tra i mobili nella speranza innocente di non essere né visto né toccato. Ricordo perfettamente la paura che provavo: più si faceva spazio in me più potevo sentire la soddisfazione di questa massa di energia che diventava sempre più tangibile. A un certo punto, quasi per sfinimento, iniziai a chiamare con tutte le forze che avevo dentro di me: chiamavo non so chi, chiedendo aiuto, senza però proferire la minima parola.
“Aiutami, mandalo via, ti prego!”
Non sapevo chi avrebbe potuto udirmi, ma una cosa accadde: di colpo, il movimento felino che fino a quel momento aveva fatto il suo spettacolo si fermò, e la mia netta percezione fu quella di un gigante buono che metteva al muro il molestatore ristabilendo l’ordine. All’istante in casa scese la calma, l’aria divenne più mite e una sensazione di calore attorno al torace e alla testa mi avvolse così dolcemente da farmi sentire protetto. Allora capii di non essere solo, qualcosa di indefinibile era venuto in mio soccorso. Qualcuno da chissà dove mi stava aiutando davvero!
“Stai tranquillo, non aver paura.”
Furono queste le uniche parole che sentii dentro di me, calme e dolci come il miele. Rimasi immobile, in una sorta di sospensione del tempo, finché sentii la pressante presenza di quell’entità dissolversi come una bolla di sapone. “Se n’è andato” pensai, e provai a sbirciare in giro: tutto sembrava essere ritornato al suo posto, ma ancora non mi fidavo.
Non so quanto tempo dopo suonò il campanello di casa: finalmente la mia amica Elisa era arrivata. Mi trovò ancora pallido e visibilmente scosso quando le aprii la porta, sgranò gli occhi e con un tono tra la preoccupazione e lo stupore chiese: «Ma cosa ti è successo? Cos’hai?».
Abbassai lo sguardo tentando di celare ai suoi occhi ogni mia emozione e con aria insospettabile le dissi che avevo smarrito una cosa ed ero preoccupato che mia madre non se ne accorgesse. Non ebbi il coraggio di rivelarle nulla, ma lei capì molte cose nonostante le nostre giovani età: non ci fu bisogno di spiegare. La serata proseguì serenamente e guardammo il telefilm, anche se rimasi sempre attento a ciò che sarebbe potuto ancora accadere.
Indubbiamente quell’entità aveva cercato in tutti i modi di farmi sprofondare nella paura, e ci sarebbe riuscita ancora di più se le mie Guide non fossero intervenute.
Per quale motivo un’Anima avrebbe dovuto prendersela con un ragazzino di soli undici anni? Quando feci questa domanda alle mie Guide, la risposta non tardò ad arrivare. Mi fu spiegato che un medium inconsapevole è una porta spalancata al mondo astrale, e che le anime che lì si trovano tendono a servirsi soprattutto di loro per cercare di rimanere nel mondo terreno; attraverso la paura che procurano ai medium inconsapevoli possono oltrepassare le loro naturali difese nutrendosi della loro energia.
Pochi oggi conoscono il mio reale passato: tanti famigliari non hanno avuto nemmeno la percezione di tutto ciò che ho vissuto perché sfoggiando il sorriso e la maschera da burlone non ho lasciato trasparire nulla. In realtà dentro di me urlavo, con le parole sorde della paura, un urlo che nessuna Anima incarnata poteva udire.
Questo che vi ho raccontato è uno dei primi episodi della mia esperienza con anime disincarnate incastrate nel nostro mondo, anime che spesso scelgono di non oltrepassare il portale di Luce, che con Amore le condurrebbe nel Regno degli Spiriti, come mi piace definirlo. A volte si tratta di una scelta consapevole: alcune anime sono convinte nel rimanere per timore di perdere gli affetti più cari. Altre volte non scorgono oltre il Velo poiché ancora impregnate di ego umani che le costringono a vivere in moto perpetuo gli attaccamenti terreni, altre volte ancora le morti fulminee e violente non danno il tempo necessario ai campi eterici che attorniano il corpo fisico di avere una scossa di consapevolezza, così le anime si trovano sbalzate in maniera repentina in una realtà differente da quella fisica. Ciò può accadere anche quando un affetto viene compianto così tanto da trattenerlo nella progressione del suo percorso.
Qualunque sia la motivazione, il permanere incastrate in questa parte dell’esistenza produce in queste anime una sofferenza che non è emotiva, ma è diversa e pari al dolore che si prova al cuore quando vorremmo essere a casa con la famiglia e invece siamo a mille chilometri di distanza senza telefono, internet, mezzi di comunicazione. È uno stato in cui si è impossibilitati a comunicare e si è piegati dal desiderio animico di ritornare a casa.
Molte altre esperienze, più forti di questa, mi hanno precipitato nella paura e nella sensazione di vacillare tra la follia e l’equilibrio, ma per fortuna le mie Guide meravigliose sono sempre state pronte a sostenermi e a proteggermi, conducendomi piano piano alla scoperta di me stesso e del mondo.
Sono passati circa vent’anni da quando decisi di prendere coraggio e guardarmi dentro, complici una profonda crisi interiore e una depressione durata quasi un anno che mi hanno dato la grande possibilità di fare l’incontro che avrebbe cambiato le sorti del mio percorso di vita. Come purtroppo molti sanno, la depressione è un nemico invisibile che toglie ogni lume di speranza e senso di esistenza, fa toccare i luoghi più oscuri in un baratro interiore senza concedere un attimo di tregua; ricordo molto bene le sgradevoli emozioni e la sensazione di impotenza, senza alcuno stimolo a risollevarmi, mentre un unico velo nero ricopriva le mie giornate, che trascorrevo senza mangiare.
Ricordo con affetto e riconoscenza il medico che lavorava anche con la medicina integrata e che mi visitò nel suo studio a Gorizia; mi era stato consigliato da un’amica di famiglia. In quel periodo ogni cosa mi sarebbe andata bene, così non feci resistenza: telefonai e presi l’appuntamento per il giorno successivo. Entrai nello studio sorretto da mia madre perché anche stare in piedi era difficile. Aveva uno sguardo serio e penetrante; mi sentii osservato nel profondo; a un tratto disse una frase che non dimenticherò mai: «Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a gestire la tua emotività. Non sei matto né malato: hai solo una grande sensibilità che fatichi a controllare. Ci risentiamo tra due settimane».
E mi porse la ricetta con i farmaci da assumere. Facevo difficoltà a credergli, come potevo non essere matto? Sentivo ogni sorta di stato d’animo e apparentemente li attribuivo tutti a me, sentivo cose che non combaciavano con l’ordinarietà della vita; a stento mi riconoscevo in volto, mangiavo pochissimo e non stavo in piedi. Ero terribilmente perso in me stesso, ma qualcosa quel medico aveva colto e toccato con consapevolezza.
Dopo la tappa in farmacia a prendere quanto prescritto, ritornammo a casa. Ero stanco e provato, però sentivo che qualcosa in me si stava risvegliando e cercava di farsi strada nell’oscurità. Quella sera non cenai, mi feci accompagnare a letto perché le vertigini non davano scampo, mi distesi sotto la coperta e nel buio ripensai a quelle parole: “Hai una grande sensibilità che fatichi a controllare”. Una grossa parte di me continuava a dare dell’incompetente a quel medico, ma un’altra piccolissima parte, flebile e timida, si manifestava con una domanda: “E se fosse davvero così?”. Sopraffatto dalla stanchezza mi addormentai, ignaro di cosa sarebbe accaduto quella notte.
Finalmente dormivo! Ma nel mezzo di un sonno profondo e ristoratore fui svegliato dalla sensazione che mio fratello fosse entrato per raggiungere il suo letto; aprii gli occhi in un gesto spontaneo e naturale, ma ciò che vidi non fu quello che la mente era convinta di trovare: da un punto indefinito della stanza stava prendendo forma davanti a me una nube verde fluorescente che seguiva una traiettoria non compatibile con le normali dimensioni della realtà. In pochissimi istanti quella massa informe prese le sembianze di un uomo alto, avvolto in un manto regale: mi parve di riconoscerlo, anche se dargli un nome non era la priorità in quel momento. Sulla testa aveva un copricapo simile a una papalina, le gambe non appoggiavano sul pavimento ma erano evanescenti. Ricordo ancora il volto, il sorriso che non mi permise di temerlo. Si avvicinò in modo pacato, con garbo allungò una mano fino all’altezza del mio stomaco e la vidi scomparire dentro di me, accompagnata dalla sensazione di un fuoco che non brucia; con un suono melodico disse: «Piccolo, tu sei guarito, ricordati che ritornerò ancora due volte perché questo mi è stato ordinato e avrai ancora bisogno di me. Quando accadrà, ritornerò».
Fu un attimo: vidi uscire la sua mano dalla mia pancia e, alla stessa velocità con la quale era apparsa, si dissolse. Mi guardai attorno e... no, non stavo sognando, e non era un’allucinazione. Era reale come il mio respiro e il calore che ancora sentivo sull’addome. Rimasi immobile per non perdere neanche un secondo di quel momento così meraviglioso. C’era un’energia d’amore molto forte che mai avevo provato prima. Immobile, mi riaddormentai.
Il mattino seguente, quando riaprii gli occhi, subito mi ritornò alla mente l’incontro della notte passata e senza rendermene conto mi alzai, mi diressi prima in bagno poi in cucina, pronto a fare colazione e con un certo languore. Solo quando mi sedetti presi coscienza di quanto stava accadendo. Mi ero alzato da solo, avevo camminato senza vertigini, e avevo fame! D’istinto toccai lo stomaco e con stupore sentii ancora quel calore che si sprigionava dalla pelle. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, sentii la pulsazione della gioia farsi spazio dentro di me... Grazie! Grazie, chiunque tu sia, grazie! Da quel momento, nel giro di poco ripresi la mia vita; pian piano il buio fu illuminato dalla luce della consapevolezza. Non avevo più dubbi. Gli Angeli custodi esistevano, e io ero in grado di sentirli e interagire con loro. Ciò che percepivo attorno a me era dunque vero!
Quell’entità era venuta in mio soccorso, il suo Amore non era cosa di questo mondo; anche volendolo imputare all’immaginazione, ciò che ho provato in quel momento non sono più riuscito a sentirlo. Ed è allora che ho avvertito la necessità di iniziare a capire chi fossi io, cosa fosse quell’energia così bella e chi l’avesse mandata da me. Insomma, sono uno tra milioni di persone: perché proprio io avrei la “fortuna” di un aiuto così?
La risposta è, e fu, semplice, arrivò con l’accettazione di ciò che ero e vivevo, riconoscendo la parte di me ch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione. di MariaGiovanna Luini
  4. PERCHÉ CI SIA LUCE
  5. Introduzione
  6. 1. La scoperta della mia medianità
  7. 2. Chi siamo e perché siamo qui
  8. 3. L’energia che ci anima
  9. 4. Chi sono le Guide e cosa le anima verso di noi
  10. 5. Amore e Aldilà
  11. 6. Abitanti del mondo dello Spirito
  12. 7. Venire al mondo
  13. 8. Scoprire il proprio disegno
  14. 9. Cos’è la morte e cosa accade durante il passaggio
  15. 10. Aiutare a oltrepassare la porta dorata
  16. 11. Accettare e lasciare andare il dolore della separazione
  17. 12. A cosa serve la medianità: essere medium guaritore
  18. 13. La visione espansa dell’essere umano
  19. 14. La malattia e la guarigione: causa ed effetto dell’evoluzione
  20. 15. La Luce del Cuore: l’Opera del medium guaritore
  21. 16. I cambiamenti della nostra era: gli sconvolgimenti che viviamo
  22. 17. Il nostro cammino tra sofferenza e libertà
  23. 18. Spiritualità: la religione senza nome
  24. 19. Il medium
  25. 20. Infestazione di spiriti di buio
  26. 21. Spiriti erranti, oscuri e forme eteriche
  27. 22. L’azione del buio
  28. 23. Entrare in contatto con le Guide e con i nostri cari nell’Oltre
  29. Epilogo
  30. Ringraziamenti
  31. Copyright