Riuscire a riassumere in poche righe la vita di una donna straordinaria e all’avanguardia come Maria Montessori è del tutto impossibile e il risultato di un simile tentativo sarebbe, di certo, riduttivo.
Nel corso della sua lunga e tutt’altro che semplice esistenza, la Montessori non solo ha offerto un contributo eccezionale nel campo dell’educazione, della medicina e dell’antropologia, ma si è anche battuta strenuamente per difendere i diritti sociali delle donne e dell’infanzia, per il riconoscimento del diritto all’istruzione dei bambini con deficit e per il problema della pace (non tutti sanno che nel 1949, e ancora nel 1950 e nel 1951, venne nominata per il Premio Nobel, senza però mai riceverlo).
Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto 1870, Maria Montessori già dai primi anni dimostra una personalità curiosa e determinata. Molte le scelte di vita che la studiosa ha compiuto in netto contrasto con le convenzioni sociali dell’epoca, a partire dal percorso di studi intrapreso. A quei tempi le possibilità di realizzazione personale e professionale per le donne erano ancora in gran parte limitate, ma la Montessori, con grande coraggio, scelse di andare controcorrente inizialmente interessandosi all’ingegneria e approdando, in un secondo momento, al settore medico.
Nemmeno il mancato possesso dei requisiti di accesso (era infatti in possesso di un diploma tecnico, all’epoca insufficiente per poter accedere a Medicina) riesce a distoglierla dal suo intento. Dopo aver frequentato un biennio presso la facoltà di Scienze Naturali e aver sostenuto degli esami integrativi, nel 1892 la Montessori riesce finalmente a entrare nella facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma.
Le difficoltà non sono certo poche, ma grazie al suo impegno e alla grande forza di volontà, nel 1896 Maria Montessori diviene una delle prime donne italiane a conseguire la laurea in Medicina, discutendo una tesi in Psichiatria. In un contesto storico dove le donne medico erano ancora pochissime, la Montessori decide di compiere ancora una volta una scelta coraggiosa: quella di dedicarsi al settore psichiatrico, campo considerato assolutamente inadatto al genere femminile e di esclusivo appannaggio maschile. Già dal 1895 Maria Montessori inizia a lavorare come assistente presso la Clinica psichiatrica dell’Università di Roma, collaborando con i più grandi luminari dell’epoca (tra i quali Sciamanna, De Sanctis e Sergi) e in seguito alla laurea ottiene un posto come assistente all’Ospedale San Giovanni. Grazie a queste importanti esperienze la Montessori si avvicina a quelli che, all’epoca, erano noti come bambini frenastenici. Si trattava di bambini con deficit di vario tipo che, considerati irrecuperabili, spesso finivano per essere abbandonati dalle famiglie e ricoverati in manicomio. Lavorando a stretto contatto con questi bambini e grazie allo studio delle opere di Jean Marc Itard e Édouard Séguin (antesignani della moderna Pedagogia Speciale), la Montessori comprende che una loro educazione, invece, è possibile. A essere veramente necessari, però, non sono solo interventi specificatamente medici, ma soprattutto quelli pedagogici.
Questa coraggiosa tesi viene da lei sostenuta anche al primo Congresso Pedagogico di Torino, nel 1898, durante il quale propone l’introduzione di classi aggiuntive per bambini con deficit e una formazione specialistica per i loro insegnanti. Lei stessa inizia ad applicare nel suo lavoro con i bambini svantaggiati un metodo di intervento fondato sull’educazione dei sensi.
Per Maria Montessori, il 1898 è un anno estremamente significativo anche sul piano personale: dà infatti alla luce Mario, il suo unico figlio. Nato dalla relazione con Giuseppe Montesano, collega alla Clinica psichiatrica di Roma, il bambino viene partorito in segreto e cresciuto lontano dalla madre, alla quale si ricongiunge solo durante l’adolescenza, per diventarne il suo più stretto collaboratore.
Il 1906 è l’anno della vera svolta, che la farà conoscere in tutto il mondo. In quell’anno, infatti, la Montessori viene contattata dall’ingegnere Edoardo Talamo, direttore dell’Istituto Romano dei Beni Stabili di Roma. Impegnato in una importante opera di risanamento del quartiere popolare di San Lorenzo, Talamo propone alla studiosa di istituire una scuola infantile all’interno di uno dei grandi casamenti in via di rifacimento, un luogo in cui i figli dei futuri inquilini, che sarebbero stati abbandonati a se stessi, avrebbero potuto ricevere un’educazione.
La proposta è accolta da Maria Montessori con grande entusiasmo e interesse sociale e scientifico. È così che, il 6 gennaio 1907, viene inaugurata la prima Casa dei Bambini a Roma, in via dei Marsi 58.
In poco tempo, grazie all’osservazione e alla continua riorganizzazione dell’ambiente in relazione ai bisogni dei bambini, Montessori inizia a notare fenomeni incredibili e condotte infantili davvero peculiari: la concentrazione, la ripetizione dell’esercizio, la libera scelta, la ricerca dell’ordine...
La Casa dei Bambini diventa un luogo di scoperta del vero bambino, che libero dagli ostacoli abituato a incontrare quando si trova in famiglia, comincia a rivelare tutte le sue capacità e le innate facoltà psichiche.
Queste prime intuizioni vengono raccolte dalla Montessori nel libro Il metodo della Pedagogia Scientifica applicata all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, pubblicato nel 1909. In seguito a questa prima e importante pubblicazione, che nel giro di pochi anni viene tradotta in svariate lingue e diffusa in molti Paesi, la Montessori inizia a promuovere varie attività di formazione al Metodo per adulti. Sempre nel 1909, a Villa Montesca, grazie al sostegno dei baroni Leopoldo e Alice Franchetti, si tiene il primo Corso di Pedagogia Scientifica. Nel 1913 ha invece luogo, a Roma, il primo Corso Internazionale, che accoglie partecipanti da diversi continenti.
Negli anni successivi Maria Montessori si dedica in prima persona alla diffusione del proprio lavoro all’estero. Grazie ai numerosi congressi da lei stessa tenuti, tra gli anni Venti e Trenta nasce un numero sempre maggiore di scuole montessoriane, sia in Europa sia negli Stati Uniti.
Se a livello internazionale la Montessori riscuote sempre maggiore riconoscimento, in patria la situazione diviene, gradualmente, sempre più ostile.
Negli anni Venti, a seguito dell’avvento del Fascismo, Mussolini mostra un certo interesse per il lavoro della Montessori, visto come possibile mezzo di propaganda, e le offre supporto finanziario per la realizzazione di ulteriori strutture.
Si tratta però di una collaborazione di breve durata: i valori di libertà, di scelta autonoma e di pensiero critico alla base del Metodo sono, naturalmente, inconciliabili con quelli del regime, che nel 1934 decide di chiudere tutte le scuole e le istituzioni montessoriane.
Lasciata l’Italia, la Montessori si reca prima in Spagna e poi in Olanda, dove rimane fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Nell’ottobre del 1939 la Società Teosofica invita la Montessori a tenere corsi di formazione per insegnanti in India. La permanenza sarebbe dovuta durare solo pochi mesi, ma a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia, la Montessori e il figlio Mario vengono trattenuti in condizione di internamento.
Quello trascorso in India è tuttavia un periodo di grande ricerca e riflessione. Montessori approfondisce, in particolare, lo studio sul primo periodo di vita e sul neonato e comincia ad approfondire il tema dell’educazione cosmica e delle interrelazioni esistenti tra gli esseri viventi a tutela dell’armonia universale.
Solo alla fine del secondo conflitto mondiale le è permesso fare ritorno in Europa. Nel 1947 rientra in Italia, dove viene omaggiata dall’Assemblea Costituente, e prende parte alla riorganizzazione dell’Opera Nazionale Montessori.
Negli anni successivi, la Montessori continua a tenere conferenze e corsi di formazione in India, Pakistan e nei Paesi scandinavi.
Il 6 maggio 1952, mentre progetta un nuovo viaggio verso il Ghana, Maria Montessori muore a Noordwijk aan Zee, in Olanda.
Medico, antropologa, femminista e educatrice: Maria Montessori è stata sicuramente tutto questo, ma anche molto altro. Prima vera interprete dei bambini, la dottoressa è stata una donna infaticabile che ha dedicato la sua intera esistenza alla causa dell’infanzia e il cui coraggio le ha permesso di intraprendere un’opera di trasformazione delle pratiche educative senza precedenti.
Per Maria Montessori è stato sempre chiaro che il bambino, ciascun bambino, costituisce un vero e proprio miracolo della creazione.
È il suo potere generativo a differenziare l’essere umano da qualsiasi altro animale: mentre i cuccioli delle altre specie possiedono già dalla nascita i caratteri propri dei loro simili (sono cioè in grado, grazie a un «risveglio di istinti», di muoversi in maniera controllata, di comunicare ecc.), il neonato è ancora profondamente immaturo e, per un certo periodo, apparentemente inerte. Il suo sistema nervoso e muscolare hanno bisogno, infatti, ancora di un po’ di tempo prima di diventare funzionali a tutti gli effetti.
A differenza degli animali, dunque, l’essere umano ha bisogno di un ulteriore “periodo formativo” per poter concretamente diventare un membro della sua specie. Scrive la Montessori: “Così l’umanità ha due periodi embrionali . Uno è prenatale, simile a quello degli animali e uno è postnatale, esclusivo all’uomo. In questo modo s’interpreta quel fenomeno che distingue l’uomo dagli animali: la lunga infanzia”.1
L’embrione fisico si genera e cresce dal nulla, protetto nel grembo materno, e si sviluppa attraverso un complesso processo di formazione fondato sulla moltiplicazione cellulare, e il tutto avviene a partire da una sola cellula germinale.
Qualcosa di simile, ci dice Maria Montessori, avviene anche per la vita psichica.
Con la straordinaria avventura della nascita e il passaggio al mondo esterno comincia infatti il secondo periodo embrionale, vitale per lo sviluppo psichico quanto il primo lo è per quello fisico. In quella che viene definita “esogestazione” (poiché ha luogo al di fuori del caldo e sicuro ambiente uterino), il bambino inizia un complesso lavoro formativo che durerà alcuni anni, portandolo alla creazione dei cosiddetti “organi della vita psichica”.
Da embrione fisico, ecco che il neonato diventa a tutti gli effetti un embrione spirituale.
Come scrive la Montessori, questo immenso lavoro di creazione è reso possibile grazie alla presenza, nell’embrione spirituale, di misteriose energie creative. Queste si risvegliano in specifici momenti dello sviluppo (periodi sensitivi), guidando il bambino nel suo lavoro di assorbimento di diversi contenuti presenti nell’ambiente, necessari alla sua opera di costruzione.
La studiosa chiama queste misteriose energie “nebule”: esattamente come dalle nebulose, attraverso complessi processi, si formano i corpi celesti, allo stesso modo da queste forze potenziali possono avere origine tutte le diverse funzioni psichiche che caratterizzano l’essere umano (per esempio, il linguaggio).
Le energie creative non potrebbero però attuarsi se il bambino non entrasse in relazione con l’ambiente. E la modalità con cui questi rapporti si instaurano, dice la Montessori, è davvero peculiare, perché può essere osservata solamente durante la prima infanzia.
Un adulto, infatti, può agire nel suo ambiente, osservarlo, ricordarlo, ma non può sperimentare quel rapporto di autentico amore che è capace di provare il bambino, che lo assorbe in sé.
Questa capacità, che permette al bambino di incorporare i dati del mondo esterno sulla scia delle sue spinte vitali interiori, viene definita da Maria Montessori come “mente assorbente”.
La mente infantile, spiega la dottoressa, funziona in maniera molto differente da quella adulta, poiché non è ancora caratterizzata dai processi cognitivi intenzionali e consci, che presuppongo una vera e propria consapevolezza.
Quella del bambino è una mente formidabile, capace di assimilare inconsciamente gli elementi della realtà circostante. Esattamente come la spugna assorbe il liquido, la psiche infantile assorbe senza alcuno sforzo ciò che incontra nell’ambiente, per poi essere formata e trasformata da quello che è stato acquisito.
Si tratta di un potere davvero straordinario: immaginate per un momento che meraviglia sarebbe acquisire saperi tanto complessi come quelli di una lingua semplicemente vivendo, senza alcuno sforzo maggiore a quello richiestoci, per esempio, dal respirare.
Ebbene, questo è il modo con cui il bambino, del tutto inconsapevolmente, conquista il linguaggio, il movimento e fa sue tutte le cose che ha intorno, come i costumi, le abitudini e i comportamenti propri del suo ambiente sociale e del suo tempo....