C’è. Non c’è scritto “cesso”, ma c’è.
Glielo indica Sal quando passano davanti alla porta con la dicitura BADEZIMMER. Noi diciamo e scriviamo “cesso”. Loro dicono e scrivono badezimmer.
Grandi questi togni.
Non ci mette molto. Il tempo per sistemare i crampi e lavarsi le mani.
«Cos’è il repax?» chiede a Sal.
«In questura non l’abbiamo ancora.»
«Immagino, ma cos’è?»
«Uno Skype di ultima generazione.» Dall’espressione del questurino, capisce di non essere stata esaustiva. Aggiunge: «L’ultimo sistema di comunicazione audio-video, il più veloce e completo».
Così va meglio. Tant’è che passa a un altro argomento. Ci ha pensato mentre era chiuso nel cesso: «E la storia dell’appuntamento con il fantasma Hügelmann?». Sal si stringe nelle spalle. «Capito, una balla inventata per Distinto. Non ha beccato.»
Li aspetta un dipendente. È appoggiato con le spalle alla paratia d’acciaio che, in caso d’incendio, isolerà il garage dal sotterraneo, come prevedono le norme. Si toglie dall’appoggio e si rivolge direttamente a Sarti Antonio.
«Sei tu il poliziotto?»
Chissà perché proprio a lui.
La famosa organizzazione tedesca. O la faccia del mio questurino.
«Stoico?»
Lui, l’uomo, non risponde, si fa da parte e con un gesto invita i tre a entrare nel suo regno.
Il signor Stoico non è in carattere con il resto di palazzo Sampieri, ora palazzo Weltweit Wirksam. Qualche tempo prima della stagione del pipistrello, lo avrebbero definito un tipo equivoco. Solo perché non sapevano dove stava andando il mondo dei vivi.
Per cominciare si presenta in canottiera che lascia scoperte due spalle muscolose, classiche di chi frequenta più la palestra che le scuole medie e superiori. Ma questo non significa niente se non il solito razzismo di chi pretende, anche dal custode di un Wagenhalle, camicia, cravatta e giacca, il tutto in perfetto tiro.
Il signor Stoico ha il cranio completamente rasato e lucidato a cera. E già basterebbe, ma a lui no, non è bastato. Sul deltoide destro e bene in vista, si è fatto tatuare una frase in tedesco. Forse in omaggio al superiore dottor Hügelmann.
Il deltoide, per i meno informati, è il muscolo della spalla.
Il signor Stoico precede i tre della Compagnia della Malora in un locale sulla porta del quale c’è la scritta BURO DER FAHRZEUGORGANISATION.
Più o meno dovrebbe essere “Ufficio organizzazione veicoli”.
Chiedere in giro conferma.
Nell’antico palazzo Sampieri, tutte le scritte sono in alemanno. Di certo per far sentire a proprio agio i connazionali. O perché sia chiaro da dove vengono gli attuali proprietari.
Che il signor Stoico sia un frequentatore di palestre è confermato dal manifesto affisso alla parete. C’è fotografato un tale tutto muscoli, testa rasata e tatuaggi. La dicitura che lo accompagna: Centro di addestramento condizionato e di percorso. Dopo non sarete più gli stessi..... e gli altri se ne accorgeranno..... a proprie spese.....
Scritto proprio così, con parole che non significano molto e con puntini di sospensione, cinque per ogni colpo, sparsi qua e là. Non si capisce bene a carico di chi siano le spese, ma il concetto cambia poco.
Segue indirizzo e tutta la serie di sigle per mettersi in contatto con chi può trasformare un uomo in super uomo a proprie spese.
«Bitte schön» invita il signor Stoico indicando le tre poltroncine. «Il dottor Hügelmann mi ha ordinato di mettermi a vostra disposizione.» Aspetta che i tre siedano. Siedono in due. Il mio questurino preferisce restare in piedi. «E di rispondere alle vostre domande.»
Siede anche lui. Dietro il tavolo.
«Vorrei vedere la Volkswagen targa SOL 3 Y...» e si ferma lì.
Completa la targa il signor Stoico: «Ancora ipsilon e poi zeta centotrenta. Spiace, ma non è in sede».
Spiace a chi?
«E dove sarebbe?»
«Dov’è» precisa lo Stoico. «L’ho consegnata a due nostri camerati per la campagna elettorale dell’OSI.»
«Saranno camerati tuoi» borbotta Sarti Antonio, sergente, «non miei. Quando?»
Stoico si affida al computer: «Dodici giorni fa, su disposizioni superiori».
«Nomi?»
Lo Stoico scuote il capo e sembra deluso di non poter aderire alla richiesta: «Non chiedo mai i nomi dei superiori che mi danno ordini. Obbedisco».
Credere, obbedire, combattere.
«Non m’interessa chi te l’ha ordinato. Voglio nomi e cognomi dei due tuoi camerati che sono venuti a ritirare la Volkswagen.»
L’uomo canottiera sorride e gira lo schermo del computer verso l’uomo in piedi. Il quale dà un’occhiata e fa segno alla Prenotato di fare altrettanto: «Secondo te cosa rappresentano quei due sgorbi?» le chiede.
Sal si alza e controlla. Tira fuori il cellulare e fotografa lo schermo. Dedica a Stoico un sorrisino e un cenno del capo. Potrebbe essere un ringraziamento o una presa in giro. Dice: «Non ho idea, capo. Sentiamo da lui».
«Allora?» chiede Sarti alla canottiera.
Stoico cerca di stare al gioco, ma è infastidito. Rigira lo schermo, ricontrolla gli sgorbi e decide: «Secondo me sono le firme dei due che hanno ritirato la Volkswagen». Spegne definitivamente il computer.
Sarti guarda la collega. «Che ne dici? Siamo soddisfatti o no?»
«Per me possiamo andare, capo» e si avvia. La segue Cantoni Felice, agente.
Sarti Antonio, sergente, non si muove: «Descrivimi i due».
«È stato dieci giorni fa, e con tutti quelli che passano di qui come faccio a ricordarli?» e Stoico si alza. Un modo per far capire che non ha altro da aggiungere.
Il mio questurino sorride, ma sembra più una smorfia. Dice: «Fatti tornare la memoria, camerata, perché credo che ci rivedremo» e ancora non si muove. C’è qualcosa che non gli torna. Infatti: «Come mai ti consentono una tenuta così poco conforme a quella dei tuoi colleghi che stanno di sopra?».
«In che senso, capo?»
«Su è obbligatoria la tenuta di gala: camicia di bucato tirata al burro, cravatta in tono con la giacca, giacca in tono con le mutande...»
Anche Stoico sfodera un sorriso. Il suo è strafottente, in linea col personaggio. Indica tutt’attorno: «Capo, questo è il mio regno e comando io». Si mette in posizione di “attenti” e saluta: braccio destro alzato e ben disteso a formare un angolo di 90 gradi col torso. Come da manuale. Accompagna il saluto con «il Futuro è Nostro!» a voce alta.
Il sorriso, l’attenti, il saluto, le parole e il tatuaggio fanno capire con che individuo hanno avuto a che fare i tre della Compagna della Malora. Soprattutto raccontano quanto sia cambiato il mondo dopo la stagione del pipistrello. E Stoico ci tiene che lo si sappia.
D’altra parte, non è loro il futuro? Se lo costruiscano come vogliono.
Se chi non lo vuole glielo consentirà.
I componenti della Compagnia della Malora lasciano il Büro der Fahrzeugorganisation.
Ognuno con un triste pensiero. Da non condividere.
Lasciano anche l’ex palazzo Sampieri.
Diversi da come ci sono entrati.
Restano le domande che il mio questurino avrebbe voluto fare al dottor Hügelmann. L’ultima telefonata dal cellulare della Biondina è per la Weltweit Wirksam: a chi e perché? Dopo venti minuti da quella telefonata, qualcuno dalla Weltweit Wirksam chiama il cellulare della Biondina: chi e perché?
«Fermati al primo bar che incontri, Felice» e deve proprio essere al limite dell’astinenza se gli va bene qualsiasi bar gli passi la zona ovest della città.
Appena rientra in Centrale si mette al caffè. Ha da smaltire il sapore di quello bevuto nei pressi di palazzo Sampieri.
Non fa a tempo: la Prenotato Salvatrice gli passa il suo cellulare. Con un cenno del capo, Sarti Antonio le chiede chi è.
«Ibrahim, il medico della Biondina...»
«So chi è. Pronto.»
«Salam, Antonio, come stai?»
«Come si può stare di questi tempi. E la Biondina?»
C’è una pausa troppo lunga. E non è un buon segno.
«Proprio di lei vorrei parlarti.»
«È... è peggiorata?»
«No, ma neppure migliorata, mi spiace.» Segue un’altra pausa imbarazzata. «Ho notato una cosa strana...» e si ferma lì.
«Allora?»
«Non mi piace parlarne al telefono. Se passerai da queste parti...»
«Arrivo» e il buon caffè che sperava di bere resta un desiderio.
La Biondina gli sta proprio a cuore.
«E dove sarebbe questo tatuaggio?»
Ibrahim padre di tutti fa segno con la destra di abbassare la voce. E aggiunge: «Per favore». Da quando la Compagnia della Malora gli è entrata nell’ambul...