L'ultimo cacciatore
eBook - ePub

L'ultimo cacciatore

  1. 320 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'ultimo cacciatore

Informazioni su questo libro

Roqi non vede l'ora di scoprire il proprio talento. Così potrà partecipare a una Grande Caccia all'elegrande insieme agli altri ragazzi della sua tribù, e diventare adulto. Ma proprio il giorno in cui si rende conto di avere il Talento di Uccidere, un incendio divampa nella foresta, divorando ogni cosa sul suo cammino. Compreso l'accampamento in cui vive e tutti gli adulti della tribù. Così lui e altri cinque amici si ritrovano completamente soli. Per Roqi, Ama con il Talento delle Storie, Ocho con il Talento delle Corde, Cato della Pietra, Beri del Fuoco e la piccola Hona riuscire a sopravvivere non è facile, e ben presto capiscono di avere bisogno di altri uomini, di una tribù. Si mettono in cammino per cercarla, ma durante il viaggio molte cose cambiano tra di loro. Nell'affrontare la foresta, procurarsi il cibo, difendersi dai predatori, quei bambini che sono cresciuti insieme sono chiamati a compiere scelte difficili, a volte dolorose, spietate. Fino a quando hanno finalmente l'occasione di partecipare a una Grande Caccia. Ma Nioqo il Viaggiatore li mette in guardia: «Tutti i ragazzi aspettano il momento di diventare adulti. E quando quel momento arriva, si accorgono che è capitato troppo presto». Infatti... Un mondo fantastico e feroce che affonda le proprie radici nella Preistoria: un romanzo straordinario in dialogo con uno dei classici più amati di sempre, Il signore delle mosche.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2021
Print ISBN
9788804744993
eBook ISBN
9788835713395

DICIANNOVE

Hiti si voltò verso Nioqo.
«Viaggiatore, hai corso una notte intera. Pensi di aver bisogno di riposare?»
L’uomo segnò di no. «Le mie gambe sono ancora abbastanza forti per correre altri cinque giorni senza fermarsi.»
Hiti annuì, come se non si aspettasse niente di meno da lui.
«Allora mi farai da guida. Intendo partire subito per mettermi sulla pista degli elegrandi. Verranno con me Bali, Tiqi e Maca. Anche Iquo degli spiriti, se se la sente: la sua magia ci nasconderà agli occhi delle prede.»
Iquo a me sembrava ancora più vecchio del nostro Yabo, eppure segnò subito che era pronto.
«Molto bene, è deciso» continuò Hiti. «Il resto della tribù smonterà il campo e ci seguirà non appena i ragazzi di Paraqui avranno riposato.»
Ama fece un passo avanti. «Se Nioqo parte subito, possiamo farlo anche noi.»
Nioqo sorrise. «Tu e gli altri dovete prepararvi per la Grande Caccia: quando troveremo il branco avrete bisogno di tutte le vostre forze. Poi serviranno molte braccia per spostare il campo e trasportare il necessario.»
Non c’era bisogno di dirsi altro, perciò tutti si misero al lavoro.
Una donna che aveva i seni che le pendevano fin sotto l’ombelico ci guidò, con gesti gentili, sotto una tenda che profumava di pelle scaldata al sole. Era tanto che non sentivo quell’odore e quasi mi commosse.
Per terra non c’erano stuoie ma uno strato di sabbia pulita, mi ci sdraiai sopra con Hona appoggiata contro la schiena e Ocho davanti, chiusi gli occhi e Ama mi strattonò: «Alzati».
«Come» dissi. «Di già?»
«Il sole ha superato la metà del cielo. Dobbiamo andare.»
Mi alzai in piedi, senza credere che fosse già passato tanto tempo quando a me sembrava solo un respiro.»
«Dov’è la mia pelliccia di luno?»
Si affacciò Chara, nella tenda. «Sama l’ha presa e l’ha appesa qui fuori. Dice che aveva… bisogno di un po’ d’aria.»
«Puzzava da vomitare, altroché» esclamò Ocho, e mi sentii offeso. Ce l’avevano tutti con me, forse perché erano invidiosi?
All’aperto c’era un sole tagliente e tutto intorno il campo era svanito nel nulla.
Le tende, i graticci, le stuoie, le capanne di affumicatura, i focolari, ogni cosa era stata smontata e impacchettata per il trasporto.
Anche alla nostra tenda toccò la stessa sorte, e in un attimo venne legata e trasformata in fagotto.
A parte noi, della tribù di Hiti erano rimaste dodici persone, fra cui il neonato che avevo già visto, un bambino molto piccolo, e due anziani senza nemmeno un dente in bocca. Avevano tutti gli zaini sulle spalle.
Io recuperai la pelliccia, poi prendemmo i nostri bagagli.
«In realtà non pesano tanto» disse Ama a Chara. «Se volete possiamo aiutarvi con le vostre cose.»
«Grazie» rispose la ragazza, e in un attimo al mio solito zaino vennero attaccate due nuove ceste che a giudicare dal peso dovevano essere piene di sassi.
Ci avviammo a passo lento e in silenzio. La capofila del corteo era Sama, la donna che ci aveva indicato la tenda per dormire. Apriva la strada duecento passi avanti agli altri, e l’uomo subito dopo di lei (Melo, suo marito) si muoveva a zig-zag frugando nei cespugli col bastoncino da lancio e faceva segnali su cosa raccogliere.
Io non capivo la gran parte dei gesti, e se quelli della tribù si stavano mandando Messaggi tra loro, non li ricevevo.
Sapevo che era normale: ci voleva tempo per entrare in armonia con nuove persone, e per ora loro non erano la mia tribù. Il mio popolo, quel che ne restava, era formato soltanto da Ama, Cato, Ocho, Hona. Tutti gli altri erano diventati signori di fumo.
Quel pensiero mi faceva sentire solo.
Lasciammo il mare e ci addentrammo di nuovo nella boscaglia, pigni e puzzalberi altissimi si alternavano a prati punteggiati di pozze.
L’aria risuonava del gracidio delle gragrane e dei loro tonfi quando si tuffavano in acqua spaventate dal nostro arrivo.
Un tacchiotto con le piume rossicce spiccò il volo da un cespuglio. Chara, che mi camminava accanto, lanciò il suo bastoncino ricurvo e lo centrò in pieno, l’uccello stramazzò al suolo con un verso soffocato.
«Che colpo» disse Ocho.
«Sono brava col bastone» rispose lei. «Anche con le pietre. Invece con il tiralance faccio fatica…»
«Io ho il tiralance di mio padre» le dissi, mostrandole l’arma che pendeva dal gonnellino. «Ma anche con le pietre sono forte: una volta ho ucciso un ciucciafoglie.»
Ocho sbuffò e Hona pensò bene di scegliere proprio quel momento per rovesciare a terra la cesta che le avevano affidato.
Ama mi ordinò con un gesto di aiutarla, e anche se in realtà non ne avevo voglia lo feci lo stesso. Quando rialzai la testa vidi che Chara e Ama erano già andate molto avanti, feci per raggiungerle però Cato, che era ancora più indietro, mi chiamò.
«Che c’è?»
«Guarda che ti ho visto» disse. «Si può sapere che stai combinando?»
Non capivo.
«Che combini con lei?» e indicò Chara.
Capii ancora meno.
«Lei è di Ocho.»
«In che senso?»
Mi diede un pugno, e rischiai quasi di cadere.
«Oh, ma sei scemo?»
«Sei tu scemo, che non sai come vanno le cose» disse. «Io un giorno sposerò Ama, e tu invece hai sempre avuto Hona. Ma Beri e Ocho non avevano nessuna. Adesso Beri non c’è più… Ocho però sì, quindi ha bisogno di una compagna. C’è una sola ragazza nella nuova tribù, ed è Chara, quindi devi lasciarla in pace. Altrimenti Ocho te la farà pagare, e anche io.»
Era un discorso complicato e, ancora una volta, non ero sicuro di aver afferrato benissimo.
«Cosa vuol dire che sposerai Ama?»
«Allora sei proprio stupido. In tutti questi giorni di viaggio non ti sei mai accorto che, quando facciamo campo, io e lei andiamo sempre insieme a far legna nel bosco? Sai perché?»
Non lo sapevo.
«Perché così possiamo baciarci. E a volte anche di più. Lei mi ha lasciato toccarla qui.»
Si mise una mano sul petto.
«Non è vero.»
«Sì che è vero. Gliele ho strizzate per benino.»
«Adesso glielo chiedo.»
«Provaci e ti rompo la faccia qui e adesso.»
Non stava scherzando.
Ma c’era ancora una cosa che non mi tornava.
«Perché dici che io dovrei sposare Hona? È solo una bambina.»
«Va be’, allora sei proprio davvero molto scemo. Non ti sei accorto che lei ti ama? State sempre insieme… Ed è gelosa di Chara, hai visto che appena le hai parlato ha fatto cadere lo zaino così ti sei dovuto fermare?»
«È. Una. Bambina» insistei.
«Ha solo tre anni meno di noi. E un giorno crescerà, e quando sarete adulti, sarete adulti e basta.»
Non avevo mai sentito una cosa così assurda. Hona era una gran rompiscatole, e io, piuttosto, speravo un giorno di sposarmi con Ama. Davvero lei e Cato si erano baciati… e non solo?
Secondo la legge della tribù, i riti dell’accoppiamento erano proibiti finché il ragazzo e la ragazza non avevano superato la loro Grande Caccia. E però quando eravamo rimasti soli nella foresta non avevamo avuto nessuno a controllarci. In effetti, Ama e Cato andavano sempre insieme a far legna. Che stupido. Io credevo che lo facessero per litigare su chi dava gli ordini senza che noi li sentissimo.
Quel pensiero mi provocò uno strano dolore nella pancia. Cato era un prepotente, e secondo me voleva sposare Ama solo per diventare il capo della nostra tribù. Avrei dovuto dirlo a lei, e chiederle di baciare anche me, per esempio.
Intanto guardavo Ocho e Chara più avanti che si parlavano come se io non esistessi. Che rabbia.
Continuammo a camminare fino al tramonto quando il gruppo decise di fare campo in una radura di trigli.
Gli uomini accesero un fuoco ma non alzarono tende né disfarono gli zaini: prima dell’alba saremmo ripartiti.
Cucinarono le erbe e le prede che avevamo raccolto nel corso della giornata, tra cui il tacchiotto che Chara aveva ucciso.
Poi Nachiliqua, che era sua mamma e la guaritrice della tribù, ci chiese di raccontare di nuovo la nostra storia. «Davvero siete riusciti a sopravvivere da soli nella foresta? Dovete aver passato dei momenti molto difficili, siete stati bravi a cavarvela.»
Ovviamente ci voltammo tutti verso Ama, visto che aveva il talento, infatti lei sorrise e iniziò a raccontare.
Era bellissima mentre danzava intorno al fuoco e con la sua voce ricreava tutti i versi degli animali, e descriveva come avevamo pescato pesci e come avevamo costruito quello che ci serviva per andare avanti.
Io mi addormentai quasi subito, e quando Hona mi svegliò il cielo era già diventato tutto rosa e io avevo la pelle bagnata di rugiada.
Ci rimettemmo in marcia e questa volta mi accorsi che intorno a me non c’erano più i miei amici. Ama e Cato chiacchieravano con gli altri due ragazzi che, come noi, dovevano fare la Grande Caccia. Ocho discuteva di corde con un vecchio che chiamavano nonno Nahomo, io invece mi ritrovai con Hona da una parte e Chara dall’altra.
Dopo i discorsi del giorno prima, mi sentii un po’ a disagio.
«Allora» disse Chara. «Nessuno vuole che te ne parli… E nessuno vuole dirmi se è vero o no. Sul serio tu hai il Talento di Uccidere? E hai cacciato un luno?»
«Altroché» risposi. «Ci ho messo moltissimo a capirlo perché non sono mai stato bravo col bastone da lancio… Non sono come te. E poi siccome ero un po’ più piccolo degli altri, solo qualche giorno, non credere, ma loro sono fatti così… Insomma, mi facevano camminare sempre indietro nel gruppo, quindi nelle nostre cacce non ero mai io quello che poteva attaccare per primo.»
«Perché Roqi è più rumoroso di un gorco che grufola» sbuffò Hona.
«E quando eri solo, non provavi a cacciare?» mi domandò Chara, ignorandola.
«Io… No, insomma, non molto. Credo di aver sempre pensato che non fosse una cosa adatta a me.»
Lei rise. «Che cos’altro può...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. UNO
  4. DUE
  5. TRE
  6. QUATTRO
  7. CINQUE
  8. SEI
  9. SETTE
  10. OTTO
  11. NOVE
  12. DIECI
  13. UNDICI
  14. DODICI
  15. TREDICI
  16. QUATTORDICI
  17. QUINDICI
  18. SEDICI
  19. DICIASSETTE
  20. DICIOTTO
  21. DICIANNOVE
  22. VENTI
  23. VENTUNO
  24. VENTIDUE
  25. VENTITRÉ
  26. VENTIQUATTRO
  27. VENTICINQUE
  28. VENTISEI
  29. VENTISETTE
  30. VENTOTTO
  31. VENTINOVE
  32. TRENTA
  33. TRENTUNO
  34. TRENTADUE
  35. TRENTATRÉ
  36. TRENTAQUATTRO
  37. TRENTACINQUE
  38. Animali e piante
  39. Nota finale e ringraziamenti
  40. Copyright