Vivere senza pesi mentali
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Vivere senza pesi mentali

Come liberarsi da rimpianti, rancori e sensi di colpa

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Vivere senza pesi mentali

Come liberarsi da rimpianti, rancori e sensi di colpa

Informazioni su questo libro

Perché continuiamo a tormentarci con rimpianti, rancori e sensi di colpa? È possibile liberarsi dai pesi mentali che ci opprimono e ritrovare la leggerezza dell'anima?

"La mente tormentata nasce e si forma dal ragionamento continuo sugli affetti, le emozioni, i sentimenti, sui traumi che ci sono capitati, gli amori finiti, i fallimenti, gli abbandoni. Passiamo il tempo a dirci come dobbiamo essere, che cosa abbiamo sbagliato, a rimpiangere il passato, a vivere di sensi di colpa, a cercare di essere perfetti. Così la mente si riempie di zavorre, di 'pesi mentali', che finiscono per gravare sulla nostra vita interiore, per condizionarci e farci credere che siamo solo i disagi che viviamo." Questo libro è un percorso per alleggerirsi dai pesi mentali grazie a una serie di passaggi che derivano da anni di lavoro con i pazienti. Scardina molti luoghi comuni del pensiero, molte idee ripetute in psicoterapia ma lontane dai codici dell'anima. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, lasciamo a terra le zavorre, si dissolve il piombo che ci inquina, ci avviciniamo al nostro Sé profondo, ci sentiamo più leggeri, più autentici, più felici.

Domande frequenti

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Informazioni

1

ESSERE PERFETTI È IL PESO MENTALE PIÙ DIFFUSO

I taoisti, gli antichi maestri cinesi, ci hanno insegnato
che viviamo perennemente in una gabbia di pensieri,
che diventano condizionamenti.
Il più pericoloso ci vuole come elementi del branco:
ci sentiamo perfetti se abbiamo le stesse idee degli altri,
gli stessi costumi, gli stessi modelli.
La cosa che temiamo di più è essere diversi:
in questo senso, le abitudini ci rassicurano profondamente
e così teniamo in vita rapporti che sono finiti da anni,
senza cercare nuove strade per realizzare i nostri desideri.
Quanta vita si porta via l’idea
di restare a ogni costo in quello spazio
dove gli altri ci approvano!
C’è una domanda che ricorre: “Vado bene? Le cose che faccio saranno approvate dalle persone che stimo? Sto facendo la cosa giusta?”. Sono parole che accompagnano il nostro Io, il quale però è un’illusione: crediamo sia il centro del nostro essere e invece è solo un sistema mentale in cui ci siamo identificati. La vera domanda non è se ho l’approvazione degli altri, ma se sto percorrendo la strada che la mia unicità ha tracciato per me. Puoi seguire o meno il tuo destino, che ha tante vie da percorrere, ma alla fine, se non segui la tua natura, diventerai un personaggio caricaturale e finirai per diventare qualcuno che non ti corrisponde. Molti raggiungono il successo e sono giudicati da tutti, visti come persone speciali, e imitati dai fan: perciò non capiscono perché qualcosa li porti a bere, a drogarsi, a deprimersi, a star male. È semplice: il personaggio di successo ha dimenticato quella che Jung chiamava la personalità numero due, dove vive il mistero del Sé che è il nostro centro naturale. Così si forma un’immagine applaudita dagli altri, ma straniera all’identità più profonda. Spesso questi uomini e queste donne sono “tiranneggiati” dalla caricatura che recitano e finiscono per soccombere. Ma come, con una vita con tanti successi, tanti soldi, tanta ammirazione… come è potuto crollare?
Il nostro Io vive del giudizio degli altri e si sente perfetto se lo ammirano, ma non è il centro. Finiamo per diventare persone senza radici e il Sé, che è la vera identità, la vera sapienza, diventa sempre più straniero. Non siamo perfetti perché ce lo dicono gli altri, ma semplicemente perché ci facciamo portare da un’identità sconosciuta, che, senza ragionamenti, ci conduce dove dobbiamo andare, ci dice chi incontrare, che strada percorrere per realizzare il nostro destino. Siamo noi stessi quanto più la spontaneità scende in campo e allora arriva la gioia di vivere, altrimenti ci si ammala.
Diventare ciò che si è, è un processo naturale. È quello che fa diventare albero un albero: se si interferisce l’albero si ammala e non può più funzionare come albero, ma lasciato a se stesso, lo diventa naturalmente. Si tende a sopravvalutare la coscienza. Sì, la coscienza fa parte di noi, ma può anche bloccarci, non permettendo lo sviluppo di ciò che è contenuto nell’inconscio. Una psicoterapia può ripristinare il libero fluire dei contenuti dall’inconscio, ma il processo in sé è naturale e finirebbe comunque per imporsi: la terapia non lo produce, lo favorisce soltanto. Se una persona è fatta per essere un artista e fa un altro lavoro, ben presto il blocco naturale dello sviluppo provocherà per natura una serie di sintomi e alla fine quella persona finirà per dipingere, volente o nolente, oppure si ammalerà in modo grave.1
Il tema di fondo non è se sono perfetto per l’ammirazione e il riconoscimento esterno: anzi, una buona vita si svolge quando il parere degli altri su di te non ti interessa più, quando fai le cose che ti vengono spontaneamente, quando le decisioni sgorgano in modo del tutto naturale e il consenso degli altri finisce sullo sfondo. Questo è successo a Francesca, ecco la sua e-mail.
Buonasera dottore, mi chiamo Francesca e ho 57 anni, fino a poco tempo fa avevo, apparentemente, una bellissima famiglia. Due figli stupendi e un marito affettuoso; eravamo una bella coppia: lui primario ospedaliero e io commercialista, entrambi belle persone. Ma niente rapporti sessuali da due anni, nonostante io sporadicamente glielo chiedessi. I figli vanno a vivere fuori casa e io cerco di riavvicinarmi a lui. Improvvisamente scopro che ha una storia da anni con una infermiera sposata. Lui dice che è solo sesso e io lo perdono, nella speranza di ricostruire la nostra unione. Dopo più di un anno scopro che lui la sente ancora. Fine della storia e lo mando fuori di casa. Io oggi dopo tanto dolore mi riconosco nelle sue parole, che ascolto su Facebook da circa un mese. Sono tornata me stessa. Improvvisamente, dopo solo un mese, ho incontrato un altro uomo, con il quale inaspettatamente ho rapporti sessuali molto intensi e appaganti. Sto bene da sola e mi scopro a sorridere e canticchiare in macchina. Con i figli il rapporto è stupendo e parliamo di tutto… Insomma, sono tornata la Francesca che conoscevo e non la donna che doveva a tutti i costi tenere insieme la famiglia. Lui non mi manca e ho scoperto che tutta la mia sofferenza era causata dal voler a tutti i costi rientrare in uno schema che mi ero precostituita in mente. Oggi spesso mi chiedo: “Francesca, cosa ti va? Vuoi davvero fare questa cosa o quella?”. E le risposte sgorgano da sole. Il mio cuore sa che questa è la strada giusta, anche se la mente a volte mi porta ad avere un po’ di nostalgia di un passato che non tornerà più. Non penso al fatto che ho 57 anni; mi sento e so di essere ancora bella e desiderabile e vivo questa nuova relazione con una libertà e leggerezza che stupisce anche me stessa. Mi ascolto e mi rispondo, e per la prima volta sono viva come non lo ero da mille anni. Volevo solo darle una piccola testimonianza di come si può riprendere a vivere finché c’è vita.
Si può vedere bene all’inizio dell’e-mail come Francesca si è totalmente consegnata al suo aspetto di superficie, quel lato della personalità in cui regna sovrano il nostro Io, che vive secondo modelli omologati. Non importa se la sessualità è scomparsa e tu ancora la desideri… l’importante è che tutto sia centrato sulle regole esterne. La parola “bella” è usata più volte: bellissima famiglia… eravamo belle persone… figli stupendi, bella coppia… Il modello di perfezione è raggiunto, ma in un attimo tutto viene sovvertito: la scoperta del tradimento rimette tutto in discussione, o forse Francesca se ne è accorta perché qualcosa dentro di lei era pronto a vivere una nuova vita. Naturalmente io propendo per questa ipotesi. È interessante vedere che, nonostante l’assenza di erotismo – peraltro desiderato da Francesca – all’inizio, nonostante la scoperta di un’altra donna, sembra vincere la sua personalità numero uno, quella che vuol mettere sempre le cose a posto. La giustificazione del marito – “È solo sesso” – in realtà è molto svalutativa della relazione coniugale, come dire: “Ti rifiuto perché il piacere lo trovo altrove…”. Eppure Francesca ritiene che “la bella famiglia” vada salvata. Chissà cosa è scattato quando ha scoperto che suo marito continuava a vedere l’amante? Avrebbe potuto di nuovo “addormentarsi”, portare se stessa in letargo, spegnersi, lasciare la sua relazione matrimoniale così com’era, in nome della convenzione familiare. Quest’idea di “adattarsi alle convenzioni” anche se si soffre è, come sapete, molto frequente. Spesso manca quello scatto che rimette tutto in discussione: a volte però il dolore non si placa e sembra scompigliare le carte e mandare tutto all’aria.
Oggi non abbiamo più la volontà di esporci al dolore. Il dolore però è una levatrice del Nuovo, un’ostetrica del completamente Altro. La negatività del dolore interrompe l’Uguale.2
Anche se ci sforziamo di lasciare tutto com’era, a volte qualcosa si ribella al nostro sonno esistenziale, all’adattamento. Mentre la personalità numero uno ci costringe spesso a una vita dormiente, la personalità numero due, quella antica, primordiale dove vive l’eros, all’improvviso scende in campo e ribalta tutto. Dello stesso avviso è Marie-Louise von Franz:
Sembra che tutti noi siamo congenitamente letargici. La nostra tendenza ad accontentarci di continuare ad andare avanti in un modo o nell’altro è molto forte. In effetti, questa sorta di letargia si trova probabilmente in tutta la natura; è una forza potente, conservativa, che tende a preservare lo status quo, sicché ci vuole un terribile attacco di sofferenza per determinare qualche progresso. Forse i pesci non avrebbero mai imparato a camminare sulla terra ferma se non fossero stati sottoposti a una pressione del genere. Loren Eiseley, nel suo libro sull’evoluzione, afferma che probabilmente tutte le grandi mutazioni e i salti nell’evoluzione sono stati causati da situazioni assolutamente cruciali in cui era questione di “Ora o cambi o scompari dalla faccia della terra!”. Ed è così nella vita delle nazioni e delle collettività, così come nella vita degli individui.3
La presenza di un elemento squilibrante, di un avvenimento che rompe la perfezione – o quello che crediamo essere almeno l’equilibrio migliore possibile –, chiama in causa un fattore sconosciuto. Perché a volte un dettaglio, che sembra essere di poca importanza o che comunque pensiamo di controllare, sovverte tutta la nostra esistenza?
Se la personalità numero uno vive di convenzioni esterne, se il suo centro è l’Io, se magari governa per tanto tempo la nostra esistenza, se gli affetti, le emozioni, i desideri sono ben controllati, quando scende in campo la personalità numero due, vale a dire “il lato nascosto dell’anima”, sembra accadere qualcosa di inspiegabile, qualcosa che irrompe e ci cambia la vita. Il senso della psicoterapia è quello di “comunicare, senza interferire” con la faccia nascosta del nostro essere. Ogni dolore, ogni disagio che arriva ci sta dicendo: accanto alla vita che stai conducendo c’è qualcosa di incommensurabile, di misterioso, che vuole prendere spazio. A volte si presenta come un male, come uno squilibrio indesiderato.
È quello che probabilmente pensava Francesca: “Non sarò mica così pazza, a 57 anni, da rimettere in discussione la famiglia perché lui ha un’altra o perché il mio eros è insoddisfatto?”. Qualsiasi idea abbiamo di autopsicoterapia non si può mai prescindere dall’incontro con qualcosa che sovverte le regole. Mi sembrano appropriate in questo senso le parole della von Franz:
Per esempio al giorno d’oggi appena qualcosa va un po’ male, immediatamente ci prepariamo a “fare qualcosa”, senza renderci conto che più ci affanniamo per correggere ciò che non va, più accumuliamo oscurità e il male dall’altra parte. Invece, dovremmo sempre chiederci: “È un male che probabilmente, se tollerato, si equilibrerà da solo dopo un po’?”. Perché in questo caso non si dovrebbe fare nulla a riguardo.4
Prendere coscienza del disagio è la cosa più importante. Prendere atto del dolore che si prova – in questo caso attribuito al tradimento – e non fare altro. Aspettare. La personalità numero due agisce misteriosamente, perché rispetto a noi vede il futuro, come le radici “vedono” i fiori e i frutti che stanno creando e che compariranno al momento opportuno. Ha ragione Jung:
Siamo incompiuti: cresciamo e cambiamo. Eppure quella futura personalità che sarà la nostra fra un anno esiste già, ancora immersa nell’ombra. L’Io è come la sequenza dei fotogrammi in un film. La persona futura non è ancora visibile, ma si sta avvicinando e tra poco apparirà. Naturalmente queste potenzialità appartengono al lato oscuro dell’Io. Siamo ben consapevoli di quello che siamo stati, ma non sappiamo che cosa diverremo.5
A volte capitano episodi che ci fanno credere di essere la causa del nostro cambiamento, come quando Francesca scopre il tradimento del marito. Ma percepire un’infedeltà dopo anni è semplicemente un cambio di sguardo: quello che era evidente a tutti e lei non voleva vedere, adesso si rivela. Così, piuttosto che dire: “L’ho lasciato perché aveva un’altra”, forse Francesca dovrebbe dire: “La mia anima è passata in un altro stadio, dove vede le cose che prima rimuoveva. E adesso se ne libera, perché non le serve più quel tipo di rapporto”. Francesca mi ha raccontato che una sera si è trovata seduta sul divano accanto a suo marito: “Sentivo uno stato di estraneità, come se fossimo due sconosciuti. Non provavo più niente per lui e ho sentito che non potevo invecchiare al suo fianco. Ero lucida, non ho detto niente, ma ho capito che il tradimento era solo una scusa per lasciarlo”.
La personalità numero due, dove vive l’inconscio, non appartiene al tempo e quindi fa “succedere le cose” all’improvviso e inaspettatamente. Sembra accaduta una rivoluzione nell’esistenza di Francesca. Prima c’è una donna che fa di tutto per adeguarsi alla famiglia perfetta, poi invece si manifesta un altro lato della sua personalità che non ascolta nessuno, si separa e incontra rapidamente un uomo con cui l’eros rinasce. Perché questo accada dobbiamo immaginare che Francesca stia partorendo un’altra tappa del suo femminile, in cui doveva essere riscoperta l’indipendenza, la gioia di stare con se stessa, il desiderio erotico. Quando scende in campo la personalità numero due, quella degli istinti, della creatività, dei saperi innati, è perché siamo nel regno dell’evoluzione. Il nostro Io (la personalità numero uno) può accontentarsi di vivere lontano dal centro, dal Sé, ma l’inconscio può preparare sorprese impensabili.
Così la seconda parte dell’e-mail di Francesca è un inno alla spontaneità: le cose accadono senza essere state preparate, né previste, né pensate, né ragionate. Con i pensieri, con l’Io, non si sarebbe mai separata, con la personalità numero due invece tutto è accaduto. Lo schema della perfezione svanisce e i desideri si avverano: l’eros si accende, il rapporto con i figli diventa “stupendo”, il marito non le manca, anzi arrivano attacchi di gioia imprevisti.
La personalità numero due, quando viene ascoltata, risponde facendoci sorridere, giocare, divertirci, risvegliando le doti naturali del bambino che vive in noi. Chiedo sempre ai miei pazienti se si risvegliano gli istinti, se irrompe la gioia nella loro giornata, se le cose accadono senza che ci abbiano ragionato. Se rispondono di sì, il Sé sta approvando.
La gioia spontanea, il desiderio e il piacere vengono sempre dal centro del nostro essere.

Sono viva come non lo ero da mille anni

L’ultima parte dell’e-mail di Francesca è forse la più interessante.
Tutti pensano all’invecchiare come a un percorso di inevitabile perdita delle proprie capacità e non di una possibile scoperta di saperi, di altri modi di stare con se stessi. Forse è questo il più importante dono della maturità: il sapere ascoltare senza commenti le voci dell’anima, le sue esigenze, e seguirle senza timore...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. VIVERE SENZA PESI MENTALI
  4. Premessa. ALLA RICERCA DELLA LEGGEREZZA DELL’ANIMA
  5. Introduzione. ELIMINARE I PESI MENTALI GIORNO DOPO GIORNO
  6. 1. ESSERE PERFETTI È IL PESO MENTALE PIÙ DIFFUSO
  7. 2. CONTRASTARE IL DOLORE LO RENDE PIÙ OPPRIMENTE
  8. 3. IL LATO SOGNANTE ALLEVIA IL CARICO DEI PENSIERI
  9. 4. I RAGIONAMENTI SCHIACCIANO LA SPONTANEITÀ
  10. 5. LA CREATIVITÀ È LA MIGLIOR CURA CONTRO I PESI MENTALI
  11. 6. L’EROS LIBERA DAL FARDELLO DELLA FALSA IDENTITÀ
  12. 7. FARSI CONDURRE DALLE IMMAGINI ETERNE
  13. CONCLUSIONI
  14. Copyright