
Parla con me
Come stimolare il linguaggio dei bambini nei loro primi quattro anni
- 240 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
Informazioni su questo libro
Quando nasce un bambino, ogni giorno è una scoperta. Figuriamoci quando inizia a parlare! I primi versetti, le prime lallazioni, le prime parole... ogni tappa dello sviluppo del linguaggio è carica di sorprese e meraviglie, ma anche di ansie e preoccupazioni, talvolta immotivate.
Comunicando, i bambini imparano a conoscere il mondo. Stimolare questa competenza è quindi uno dei regali più preziosi che possiamo fare ai nostri piccoli. Per questo la logopedista Deborah Auteri scrive il libro che migliaia di genitori, nonni, insegnanti ed educatori sognano: un pratico vademecum per accompagnare i bambini lungo lo straordinario viaggio all'interno della comunicazione e della parola.
In queste pagine troverete tutto quello che c'è da sapere sul linguaggio dei bambini e potrete apprendere strumenti pratici, semplici e divertenti da applicare nella vita di tutti i giorni per stimolarli. L'autrice attinge inoltre alla sua esperienza di mamma per arricchire il libro di esempi e simpatici aneddoti.
Ma prima di passare alla parte pratica, ripercorre le tappe dello sviluppo del linguaggio, che inizia dal grembo materno. Ci mostra come il linguaggio non coincida solo con l'articolazione di parole e frasi, ma sia una dimensione molto più ampia, che include tantissimi aspetti non verbali, e che, nonostante esistano tabelle e parametri di riferimento, ogni bambino è un universo a sé. Qui vengono sfatati falsi miti, evidenziati alcuni campanelli d'allarme da non ignorare, i vizi orali da evitare (riguardanti, ad esempio, l'uso del ciuccio e del biberon), senza mai dimenticare l'influenza della masticazione e dello svezzamento.
«Da mamma mi rendo conto di quanto possa essere difficile affrontare certe tappe di sviluppo dei nostri bambini, sprovvisti di strumenti validi e bombardati da informazioni contrastanti. Da professionista credo nel potere della consapevolezza: nessuno meglio di un genitore informato e competente potrà fornire al proprio bambino gli strumenti di cui ha bisogno per crescere nel miglior modo possibile».
Domande frequenti
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Informazioni
LA TEORIA: CONOSCERE PER ESSERE CONSAPEVOLI
Che cos’è il linguaggio?
LINGUAGGIO = PAROLE
LINGUAGGIO > PAROLE

- Attenzione focalizzata: ovvero la capacità di focalizzare la propria attenzione su uno stimolo rilevante, la capacità che il bimbo ha di stare attento a quello che sta facendo nel momento in cui lo sta facendo. L’attenzione focalizzata è ciò che gli permette di portare a termine un gioco, un’attività o un compito. Se osservate un bambino piccolo seduto su un tappeto e circondato da giocattoli, vi renderete conto che la sua attenzione tende a «saltare» da un gioco all’altro. Più l’attività è interessante per lui, però, più riesce a soffermarsi su questa. Ad esempio, Giorgio, il mio secondogenito, ama moltissimo giocare con l’acqua e passerebbe ore tra schizzi e spruzzi, mentre perde subito interesse quando sua sorella cerca di fare un puzzle insieme a lui. Possiamo quindi dire che, per determinare la durata dell’attenzione focalizzata, contano moltissimo la motivazione del bambino e l’adeguatezza delle attività che gli vengono proposte rispetto alle sue competenze.
- Attenzione condivisa: ossia la condivisione dell’attenzione di due individui su un terzo oggetto o evento, che spesso implica lo scambio di sguardi o di alcuni gesti, come il dare, il mostrare o l’indicare con il dito. L’attenzione condivisa è fondamentale perché due o più persone possano scambiarsi informazioni su qualcosa. La comunicazione, infatti, è come una partita a tennis. Affinché si possa giocare, è fondamentale che ci siano due giocatori concentrati sull’azione di colpire alternativamente una pallina. L’altra sera ero a casa di una coppia di amici. Il loro bambino di dieci mesi si spostava gattonando per tutta la casa, continuando a prendere dei giochi e a portarli alla sua mamma. Anche se lei, impegnata con l’organizzazione della cena, non se ne rendeva conto, era evidente il desiderio del piccolo di condividere l’attenzione su qualcosa per lui interessante. Insomma, le stava lanciando la famosa pallina da tennis.
- Attenzione uditiva: ossia la capacità non soltanto di percepire suoni, parole e rumori, ma anche di organizzare questo bagaglio di stimoli in un modo significativo per il soggetto. Immaginate di vedere un film in una lingua che non conoscete e senza sottotitoli. Per quanto il film sia bello e coinvolgente, probabilmente guardarlo vi richiederà un grosso sforzo mentale, perché per voi sarà difficile mantenere l’attenzione uditiva. Ecco, un bambino che sta imparando a parlare vive una situazione molto simile. L’attenzione uditiva è un prerequisito fondamentale perché permette al bambino di ascoltare attivamente e di discernere, comprendere e apprendere tale linguaggio.
- Imitazione: ovvero la capacità di riprodurre gesti, suoni e parole in modo intenzionale o casuale. Nei bambini, questo comportamento avviene prima istintivamente e poi di riflesso, e costituisce un gradino importantissimo nel processo di apprendimento, non soltanto verbale. Nel 1977 gli psicologi Andrew Meltzoff e Keith Moore riuscirono a dimostrare la capacità di imitazione dei neonati. Oggi molti studi hanno rilevato che tale capacità si manifesta già quarantadue minuti dopo la nascita. Il neonato appare in grado di tradurre i movimenti della bocca e della lingua della madre in una sequenza di movimenti delle sue. Tali atti di imitazione dimostrano quindi una crescente «intersoggettività» tra il neonato e la persona che se ne prende cura.L’imitazione consente al bambino di entrare in sintonia e di provare empatia nei confronti di un’altra persona, perché compiendo le stesse azioni del suo interlocutore sviluppa un senso di identità nei suoi confronti. I bambini quindi imparano prima a copiarci, come se fossero delle piccole scimmiette, e solo in seguito saranno in grado di fare – e parlare – intenzionalmente.
- Intenzionalità comunicativa: con questa espressione indichiamo la spinta che i bambini hanno a voler comunicare, prima con i gesti e poi con le parole. Nei primi mesi di vita, la loro comunicazione non è ancora intenzionale. A mano a mano, però, che fanno esperienza di specifiche interazioni (io piango → la mamma arriva; io sorrido → la mamma mi sorride; io richiamo la sua attenzione con dei versetti → la mamma mi guarda e mi risponde), i bambini cominciano a individuare delle reazioni di causa-effetto tra il proprio comportamento e le reazioni altrui. Acquisita questa consapevolezza, imparano a utilizzare sempre meglio gesti e vocalizzazioni per soddisfare un bisogno o raggiungere uno scopo. Potrà sembrare scontato, ma il linguaggio deve necessariamente presupporre l’intenzionalità, altrimenti non avrebbe motivo di esistere. Gli esseri umani comunicano perché hanno bisogno o voglia di comunicare. Pensiamo a un bambino piccolo che ripete «a pappagallo» delle parole sentite in tv. Con ogni probabilità non ha la minima idea del loro significato, eppure le pronuncia benissimo. Possiamo considerarle linguaggio «funzionale»? Assolutamente no. Pensiamo ora, invece, a un bambino che, durante una passeggiata nel parco, vede un cane, lo guarda e dice «ba», accennando al verso dell’animale. In questo tentativo comunicativo, l’intenzione funzionale è evidente.
- Comprensione verbale: ovvero la competenza che ci permette di capire il linguaggio parlato, associando correttamente i significati alle parole e alle frasi. Quando parliamo di sviluppo del linguaggio, dobbiamo sempre ricordarci che la comprensione precede la produzione. Ciò vuol dire che un bambino inizierà a produrre coscientemente (e non semplicemente a ripetere) una determinata parola soltanto quando ne conoscerà il significato.
- Gioco simbolico: o «gioco del far finta di». Con questa espressione indichiamo il modo che i bambini hanno di utilizzare oggetti, azioni e situazioni come simboli, per rappresentare qualcosa che non è nella realtà concreta ma che si può immaginare (ad esempio una scatola di cartone che diventa una casa, far finta di bere senza avere in mano un bicchiere ecc.). Si veda Approfondimento #1: Far finta di…
APPROFONDIMENTO #1:
Far finta di…
Tappe di sviluppo del linguaggio

- Prima della nascita: sapevate che i bambini sono capaci di riconoscere la voce della mamma già quando sono nella pancia? L’apprendimento del linguaggio inizia proprio da lì. A ventiquattro settimane, infatti, l’orecchio del bambino è strutturalmente completo e può sentire il battito del cuore della mamma, il suo stomaco che brontola, i suoni e i rumori che la circondano.
- 0 mesi: il bambino inizia a produrre dei suoni vegetativi...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Parla con me
- Prefazione
- Introduzione. Perché stimolare il linguaggio dei bambini?
- Parte 1. LA TEORIA: CONOSCERE PER ESSERE CONSAPEVOLI
- Parte 2. LA PRATICA: COME STIMOLARE IL LINGUAGGIO DEI BAMBINI
- Glossario
- Diario del linguaggio
- Copyright