Invictus
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Invictus

  1. 372 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Invictus

Informazioni su questo libro

Voglio incontrare la storia faccia a faccia. Voglio essere il sangue che le scorre nelle vene, come la storia scorre nelle mie. Farway Gaius McCarthy non è un ragazzo come gli altri. Tutti lo considerano uno strano prodigio. Figlio di una viaggiatrice del tempo del 2354 d.C. e di un gladiatore dell'Antica Roma, la sua esistenza è un evento straordinario che al contempo distorce e infrange le leggi della natura. Perché Far è nato fuori dal tempo.

Ostinato, inquieto, dall'animo indomabile, il ragazzo fin da bambino ha un unico incontenibile desiderio: vivere l'esperienza frastornante di tuffarsi in epoche sempre diverse e provare quel miscuglio di vertigine, shock e déja-vu che solo incontrare la storia faccia a faccia può dare. Per questo studia per seguire le orme materne e diventare un documentatore, un viaggiatore del tempo che, per conto del governo, viene spedito nelle epoche passate a osservare e registrare gli eventi storici.

Subito dopo aver fallito, inspiegabilmente, l'esame finale del corso, Far viene contattato da un trafficante di opere d'arte che gli offre la possibilità di continuare a inseguire il suo sogno. Il ragazzo avrà a disposizione una macchina del tempo e, davanti a sé, secoli e secoli da esplorare. In cambio però dovrà mettere in piedi una squadra con la quale viaggiare clandestinamente di epoca in epoca per rubare oggetti e manufatti preziosi.

Un anno dopo, durante l'ennesima missione, dopo essere rimbalzati dall'Europa nazista all'America selvaggia di Davy Crockett al Vaticano michelangiolesco, Far e la sua squadra incappano in Eliot, una solitaria ragazza dalla pelle chiarissima e dalle origini misteriose che metterà in discussione l'esistenza stessa del ragazzo e di lì a poco trascinerà lui e i suoi amici in una missione pericolosissima nell'Antica Roma, dove la storia di Far ha avuto inizio. Una corsa disperata contro il tempo per impedire che il mondo si spenga. E con esso qualsiasi speranza per il futuro.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2018
Print ISBN
9788804687931
eBook ISBN
9788852089121

PARTE SECONDA

“Come scivola il Tempo sotto
i nostri Piedi:
il DOMANI non ancora nato,
e morto l’IERI,
perché preoccuparsi di loro
se l’OGGI è dolce!”
OMAR KHAYYÁM, Rubaiyat
6

Bottino bellobello

DIARIO DI BORDO DELLA NAVE INVICTUS. ANNOTAZIONE 2 (ANCHE SE TECNICAMENTE DOVREBBE ESSERE LA 345 SE FARWAY NON STESSE TRASCURANDO I SUOI DOVERI DI CAPITANO)
DATA DI ANCORAGGIO: 22 AGOSTO 2371
DATA CORRENTE: 11 GIUGNO 2155 (IN CHE ALTRO MODO POTREMMO LANCIARCI FUORI DAL NOSTRO ORMEGGIO SUPERSEGRETO COME SUPEREROI?)
POSIZIONE ATTUALE: DA QUALCHE PARTE SOPRA L’ATLANTICO? PROBABILMENTE?
DATA DI DESTINAZIONE: 14 APRILE 1912
LUOGO DI DESTINAZIONE: OCEANO ATLANTICO, RMS TITANIC
OGGETTO DA ACQUISIRE: UN LIBRO BELLOBELLO
COLORE DEI CAPELLI DI IMOGEN: ACQUAMARINA CON UN TOCCO DI ROSA CHEWING-GUM
PUNTEGGIO A TETRIS DI GRAM: 354.000
CANZONE ATTUALE DALLA PLAYLIST DI BORDO DI PRIYA: OGNI GIORNO PASSATO DELLE SORELLE ACIDE
EGO DI FARWAY: MEDIAMENTE GONFIATO)PAL
NX^&54LLLLLLLLLL
La visuale di Imogen fu invasa da una tenerezza pelosa a quattro zampe, SALTELLANTE. Il panda rosso ballava sopra la tastiera digitale, schiacciando lettere a caso. Decenni di addomesticamento non avevano impedito a queste palle di pelo color carota di scomparire, nel Ventitreesimo secolo; e l’estinzione non aveva impedito a Imogen di procurarsene una. Zafferano: il più tenero rompiscatole mai esistito.
«Via!» Imogen allontanò con un verso da chioccia l’animale, il quale procedette ad appoggiare il posteriore esattamente dove lei non voleva. AW; EOFFFFFFFFFFFFFFFFJNSKMMMMMM. Imogen prese Zafferano per la collottola, lo posò a terra ed esaminò i danni. Niente che una buona, lunga pressione del tasto CANCELLA non potesse mettere a posto.
CANCELLA. CANCELLA. CANCELLA. Indietro fino a MEDIAMENTE GONFIATO.
Imogen si mangiucchiava le punte dei capelli acquamarina con un tocco di rosa chewing-gum e fissava l’annotazione, alla ricerca di altri aggettivi per descrivere il tratto più caratteristico di suo cugino. Forse avrebbe dovuto creare una scala progressiva: da “orgoglio delle dimensioni di una capocchia di spillo” a “dittatore del mese” e poi su fino a “ALLARME ROSSO la cera delle ali si sta squagliando e stiamo tutti precipitando in fiamme”.
«Che cosa stai facendo?»
Parlando del diavolo! Imogen ruotò sulla sedia – era stata una delle sue richieste non negoziabili per entrare nell’equipaggio della Invictus, la sedia girevole – per voltarsi verso Farway. Le bastò un’occhiata per capire che suo cugino non era davvero arrabbiato. Gli tremavano le sopracciglia quando fingeva soltanto. E quando era seriamente incavolato quelle stronze sembravano inchiodate.
«Sto scrivendo il diario di bordo» gli disse. «Il che, incidentalmente, sarebbe compito del capitano. Ti ho detto non so quante volte che bisogna tenere aggiornati i registri della Invictus. Tenere traccia dei compleanni è già abbastanza complicato con una sola linea temporale, quando cominci a mischiare le nostre identità di copertura con le scorrerie a spasso per la storia diventa frollamente impossibile.»
A causa della natura non proprio legale della loro attività, i membri dell’equipaggio avevano conservato i loro precedenti impieghi nel tempo di Centrale. Risultato? Tre mesi della vita come la conoscevano, lunghe ore in negozio e cene in famiglia, e quasi il triplo trascorso a bordo della Invictus; il che scompigliava totalmente i loro calendari biologici. Ciò nonostante, ci sarebbe voluto ben altro che la matematica per impedire a Imogen di celebrare un compleanno.
«Io li tengo i registri!» Farway indicò con la mano la parete sotto l’oblorama della nave, scura come le lavagne antiche e ricoperta dalle descrizioni delle loro missioni. I gessetti per capelli di Imogen erano stati reclutati a forza allo scopo. Non erano pensati per scrivere, ma questo non aveva fermato suo cugino dall’elencare i suoi successi nei colori argento e rosso fard, bianco e verde acqua. Gli episodi salienti delle imprese di Farway erano davvero brillanti.
1945: SALVATO DIPINTO DI GUSTAV KLIMT DA ESPLOSIONE CASTELLO NAZISTA.
1836: INCONTRATO DAVY CROCKETT. DISSOTTERRATO ORO AD ALAMO. PESANTE COME UN CAMMELLO A TRE GOBBE.
1511: ELUSE GUARDIE SVIZZERE PER RECUPERARE PENNELLO DI MICHELANGELO DA IMPALCATURA CAPPELLA SISTINA.
C’erano trenta descrizioni simili, ciascuna a testimonianza di qualche tesoro e delle difficoltà che avevano affrontato per recuperarlo. Imogen apprezzava l’estetica multicolore della lista, ma in termini di conservazione dei dati era… sbavabile. Una strofinata della coda di Zafferano aveva trasformato il nome di Barbanera in Ba…ra e coltello in co…llo. Imogen ridacchiava ogni volta che li guardava.
Soffocò la risata mentre rispondeva a suo cugino. «Abbiamo bisogno di qualcosa di più credibile della tua parete autocelebrativa. Registri che riportino le nostre partenze e ritorni, lo spirito della Invictus giorno per giorno.»
«Ah.» Farway si sporse per leggere il testo. «Rosa chewing-gum? A me sembra più corallo.»
«Corallo?» Imogen simulò uno spavento. «In quale mondo questo colore sarebbe considerato corallo? Sei sicuro di non doverti controllare la vista?»
«Ho una vista d’aquila e tu lo sai.» Farway premette il tasto CANCELLA.
Addio, MEDIAMENTE GONFIATO. È stato bello conoscerti.
«Ehi!» Imogen lasciò ricadere i suoi capelli non-corallo e tirò uno schiaffo sulle nocche di suo cugino. «Ci ho messo, tipo, trenta secondi per scrivere quello.»
Farway resistette all’assalto, e continuò a scrivere: EGO DI FARWAY: RIDOTTO A BRANDELLI DA UNA CUGINA CRUDELE E INSENSIBILE. RIP. Imogen era sicura che suo cugino si sarebbe dilungato nell’elogio funebre del proprio orgoglio se Zafferano non avesse deciso di placcargli il polpaccio.
«Crux!» imprecò Farway mentre dieci artigli gli si conficcavano nella pelle. «Levami di dosso questo gatto!»
Dall’altra parte della stanza si sentì una risatina. Gram, l’ingegnere della Invictus, si schiarì la gola e finse di essere completamente assorbito dal suo Tetris.
«Panda rosso.» Imogen si chinò per scollare la menzionata creatura dai pantaloni di Farway. «Ailurus fulgens nella tua lingua madre.»
L’espressione di suo cugino si indurì, non tanto per il dolore alla gamba quanto per la parola “madre”, resa ancora più penosa dall’uso del latino. Nessuno dei due McCarthy aveva bisogno di dispositivi di traduzione per quello, perché era la lingua in cui si era sempre rivolta a loro la zia Empra. Imogen sarebbe ancora stata in grado di declinare qualunque parola nel sonno, anche se non si esercitava da undici anni. Nessuno dei due l’aveva più parlato da quando la Ab Aeterno era andata dispersa. Al pensiero della zia scomparsa a Imogen venne un nodo in gola. Non riusciva a immaginare le emozioni di Farway al riguardo.
Lui si sbarazzò dell’argomento come faceva sempre. «E dunque, cos’hai scoperto? O eri troppo impegnata a fare il mio lavoro per fare il tuo?»
Giusto. Imogen avrebbe dovuto aggiungere TRACCE DI IRRITABILITÀ INDOTTA DA ARTIGLI DI PANDA ROSSO all’annotazione del giorno. L’avrebbe fatto dopo, di nascosto da Farway. Tanto lui non leggeva mai il diario di bordo.
«Il capo ti ha mandato a caccia di un oggetto bellobello.» Imogen aprì il file con i dettagli della missione che Wagner, l’assistente di Lux, aveva scaricato nel computer centrale della Invictus durante la loro ultima permanenza a Centrale. «Le Rubaiyat. Chiamate anche il “Grande Omar”. È un libro di poesie persiane. Questa particolare copia è affondata insieme al Titanic nel 1912. I rilegatori britannici avevano passato due anni ad agghindarla con oro e pietre semipreziose, poi la vendettero a un americano. Ovviamente, non arrivò mai alla fine della traversata. La ditta di legatoria cercò di realizzarne una seconda versione, che però andò carbonizzata sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Si dice che il libro fosse maledetto.»
L’immagine era un disegno basato su descrizioni d’archivio. Tre pavoni attraversavano la copertina in volo, le maestose piume delle code spruzzate di ametiste, topazi e rubini. I bordi del libro erano riccamente decorati da ricami d’oro. Quasi tutti gli oggetti che rubavano erano belli, ma questo era di gran lunga il preferito di Imogen. Da qui il doppio “bello”.
«Maledetto o no, è ben ingioiellato.» Farway fece un fischio alla vista di tanto luccicore; Zafferano inclinò la testa a quel suono. Imogen prese in grembo il panda rosso prima che ricominciasse a giocare con il polpaccio di Farway come fosse un puntaspilli.
«Oltre mille pietre» confermò lei. «Valeva circa quattrocentocinque sterline all’epoca. Ho chiesto a Gram di fare un calcolo e lui ipotizza che tra l’inflazione e la rarità complessivamente varrà più di ottantacinque milioni di crediti.»
«Ottantacinque?» Farway si raddrizzò e guardò l’ingegnere. «Ottantacinque milioni?»
Gram era impegnato in tre attività contemporaneamente: stava eseguendo i calcoli per il Reticolo, stava ruotando un pezzo del Tetris a forma di T per infilarlo tra due a forma di I, e infine rispose con un’alzata di spalle: «Facile. Potrebbe persino avvicinarsi a cento se Lux trova il giusto acquirente».
«Una percentuale su una cifra del genere ci garantirebbe una splendida vacanza.» Imogen toccò Farway con il gomito. Nel rispetto dell’accordo stipulato con Lux, avevano un viaggio pagato verso qualunque epoca desiderassero per ogni colpo messo a segno. Era questa la vita della Invictus tra le lettere vergate con il gessetto per capelli: trenta viaggi di riposo e relax per trenta furti. India, Walmart, le Maldive, la Piana di Giza, il Mare di Bambù in Cina. Imogen non riusciva a ricordare tutti i posti in cui erano stati – la sua memoria cominciava a cedere già prima dei venti anni, brutto segno; doveva ricordarsi di chiedere a Priya le pillole di olio di pesce, se si ricordava di ricordarsi di chiedere – e per questo motivo aveva deciso di cominciare a tenere il diario di bordo. Quei viaggi meritavano di essere documentati, anche se ultimamente tendevano a dedicare partenze e arrivi extra per le commissioni da sbrigare: procurarsi un pezzo di ricambio vintage per la console della Nintendo di Gram negli anni Novanta del Novecento, acquistare cibo speciale per Zafferano e… cercare la madre di Farway.
L’ultima intenzione non veniva mai espressa a voce alta, ma Imogen sapeva riconoscerla per quello che era. Erano stati nell’Egitto del Terzo secolo a.C. tre volte e non era una coincidenza che fossero l’ultima data e l’ultimo luogo stampati nei registri ufficiali del Corpo relativi alla Ab Aeterno.
«In qualche posto carino» continuò. «Un posto divertente.»
Gram si voltò e spalancò gli occhi scuri, esortandola a proseguire. Lei non era certo l’unico membro dell’equipaggio a desiderare una vacanza. Era facile soffrire di claustrofobia su una nave piccola come la Invictus.
Quello che da fuori sembrava un gigantesco e iridescente drago delle nevi in realtà dentro era… non così grande. La loro macchina del tempo era piena di roba fino a scoppiare. A prua c’erano le postazioni di lavoro: il database di Imogen e l’inespressivo manichino su cui lei componeva gli abiti per le missioni di Farway; la console a forma di U di Gram, dove l’ingegnere eseguiva i controlli del sistema e delle coordinate prima di guidarli attraverso il Reticolo; la sedia da capitano su cui Farway non si sedeva quasi mai, rivolta verso la parete con l’oblorama e, sotto, l’elenco delle sue imprese. L’infermeria di Priya era a babordo, accanto alla sala motori. Lei vi passava le giornate a rattoppare le ferite di Farway, a evitare che le radiazioni delle barre di combustibile li trasformassero tutti in frittelle e a comporre playlist per “il morale della squadra”.
A tribordo c’erano un bagno, macchiato dai resti fluorescenti dell’ultimo colore dei capelli di Imogen, e...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. INVICTUS
  4. 0. Ab Aeterno
  5. PARTE PRIMA
  6. PARTE SECONDA
  7. PARTE TERZA
  8. PARTE QUARTA
  9. Epilogo
  10. Ringraziamenti
  11. Copyright