Mi sento completamente svuotato. Tutto ciò che sono, tutto ciò che pensavo di poter diventare l’avevo messo nelle mani di una donna. Meravigliosa, effervescente, sexy ma, alla fine… una sleale manipolatrice. Avrei dovuto saperlo che non avrebbe mai funzionato tra di noi, era impossibile. Lei è famosa, è una celebrità, io sono un signor nessuno paragonato a Skyler Paige.
La dannatissima ragazza dei miei sogni.
Perché mai una come lei avrebbe dovuto mettersi con un imprenditore, un tipo normale che ama la birra e lo sport quando potrebbe avere letteralmente chiunque altro? Non ha senso. La nostra storia non aveva senso, anche se per un attimo ci ho creduto, ho pensato che lei fosse mia. Amavo la sua bellezza e anche quella che pensavo fosse la sua anima.
E invece ho perso la scommessa, ho perso tutto.
Non so come fare ad andare avanti, quali dovranno essere le mie prossime mosse. Sinceramente, non mi sono mai sentito così a terra. Neanche il tradimento di Kayla mi aveva ferito fino a questo punto. Ho l’impressione di aver toccato il fondo.
E poi c’è anche il problema dei miei fratelli: appena Bo e Royce lo scopriranno, mi saranno addosso. Mi costringeranno a parlare di lei, a lasciarmi tutto alle spalle, ad andare avanti. Ma come si fa a lasciarsi alle spalle l’amore della propria vita? Certo, anche in passato mi è capitato di soffrire, e questo vuol dire che sapevo perfettamente in che cosa mi stavo cacciando quando ho iniziato la mia relazione con Skyler. Eppure, ci sono entrato fino al collo, accecato dai suoi “tesoro”, dalla sua insicurezza e dal fatto che sembrava avere bisogno di me.
Skyler Paige che contava su di me mi faceva sentire al settimo cielo. Essere il suo uomo, sentire la sua voce al telefono tutte le sere, ritrovarmela nel letto ogni volta che capitava l’occasione era come vivere in un sogno. E come può accadere a qualunque sogno, il mio come se niente fosse si è trasformato in un incubo.
Comunque, la storia con lei non era fatta per durare. Nella vita ci sono un sacco di cose che non sono fatte per durare. Quando ero un ragazzo mia madre mi aveva persino messo in guardia.
“A volte i momenti felici sono come sabbia che scorre tra le dita un granello alla volta. Quando capitano, la sensazione che provi è la più bella e la più forte del mondo. Poi, con la stessa velocità con cui è arrivata, se ne va. Non ci rimane che il ricordo di quel momento, della sensazione di stringere in mano qualcosa di dolce e meraviglioso. Fa parte del suo fascino. Sapere che ti è appartenuto per un breve istante è una benedizione. Ricordatelo, figlio mio: non tutto nella vita è destinato a durare.”
Vado in cucina a prendermi un’altra birra, che andrà ad aggiungersi alle altre quattro bottiglie ormai vuote sul tavolo. Durante il volo di ritorno da New York ero completamente rintronato. Mi ricordo solo di essere entrato nel primo negozio di telefoni, di averne comprato uno, di aver scaricato il backup più recente che avevo salvato nel cloud e di averlo spento subito dopo. Da quel momento sono tappato in casa. Il telefono fisso suona ogni tanto, il numero che compare sullo schermo mi dice che probabilmente si tratta di Wendy, ma io lo ignoro e lascio scattare la segreteria telefonica. Vago per la casa come un automa. Ho detto a Royce che mi sarei preso qualche giorno di permesso e che mi sarei fatto vivo entro oggi. Probabilmente pensa che io sia tra le cosce della mia donna, ed è esattamente lì che dovrei essere!
Un impeto di rabbia mi corre lungo la spina dorsale e mi avvolge come un soffio maligno. «Porca puttana!» ruggisco mentre gli artigli del tradimento mi martoriano le carni. Mi si drizzano i peli sulla nuca e guardo il soffitto, stringendo la bottiglia vuota di birra.
Bianco. Piatto. Il nulla.
Davanti agli occhi mi scorrono immagini di lei.
Skyler tra le braccia di Johan…
La notte passata nel letto di lui…
Le sue mani delicate su quel corpo…
Le labbra di lui sulle sue…
È come una specie di mulino impazzito, che continua a riversare senza tregua immagini tremende una peggiore dell’altra. Sono scosso da un tremito incontrollabile, come se mi avessero rovesciato sulla testa un secchio pieno di ragni che corrono all’impazzata su di me.
«Perché, Skyler? Perché mi hai fatto questo? Perché hai fatto questo a noi!» urlo nell’appartamento vuoto mentre il fuoco della mia rabbia è ormai diventato un incendio di proporzioni epiche che mi strazia la carne. Non ce la faccio, non riesco a reggere la disperazione, il dolore che provo pensando alla donna a cui ho donato il mio maledetto cuore!
Un’altra immagine mi si affaccia alla mente, lei che mi soffia un bacio da lontano. Stringo i denti, chiudo gli occhi più forte che posso e d’impulso sferro un pugno contro il muro della cucina con la mano che tiene la birra. Il colpo sfonda la parete in cartongesso, la bottiglia si spacca e il vetro mi procura un taglio alla mano.
Sento una violenta fitta di dolore che si propaga lungo il braccio fino alla spalla. Mi lascio sfuggire un grido gutturale e crollo in ginocchio, stringendomi la mano insanguinata. Mentre cado mi aggrappo al bancone della cucina, tentando di restare in piedi, ma finisco con le ginocchia sul duro pavimento di piastrelle e sussulto per il dolore.
La porta di casa mia si spalanca all’improvviso, ma io a malapena alzo lo sguardo. Davanti agli occhi mi si parano degli stivali da motociclista tutti sporchi.
«Fratello… oh, cazzo!» La voce allarmata di Bo penetra il mio cervello annebbiato mentre lui si china su di me e mi afferra per le spalle. «Oh… ma cosa ti ha fatto?»
Chiudo gli occhi, mi vergogno tremendamente.
Bo mi solleva il braccio. «Merda, Park, qui ci vanno dei punti. E speriamo che non ti sia rotto la mano. Cos’hai combinato?» Lancia un’occhiata alla parete sfondata proprio sopra il punto in cui sono inginocchiato. «Hai tirato un pugno al muro?» Prende uno strofinaccio dal bancone e me lo avvolge intorno alla mano. «E come cazzo hai fatto a tagliarti il palmo? Amico, è un taglio bello profondo, e sanguini come una fontana. Dobbiamo andare al pronto soccorso.»
Scuoto la testa. «Non se ne parla nemmeno.»
«Invece ci andiamo eccome, oppure preferisci che chiami Mrs Ellis perché ti metta lei un po’ di sale in zucca? Peggio che mettere da parte l’orgoglio e accettare che tuo fratello ti aiuti, no? Forza, che lo strofinaccio è zuppo e a me il sangue fa senso.»
A Bo il sangue fa senso.
Soffoco una risata mentre le quattro birre che mi sono scolato nell’ultima ora mi mettono lo stomaco sottosopra. La donna che amo mi ha tradito, proprio come Kayla. Il mio passato riaffiora con prepotenza e il dolore del tradimento torna a ossessionarmi, spezzandomi il cuore.
La bocca si riempie di saliva e sento un sapore acido in gola. «Oh, no.» Mi viene da vomitare e premo forte sullo stomaco con la mano buona.
Bo mi aiuta a raggiungere il lavandino appena in tempo e comincio a rimettere. Quando mi sembra di aver rigettato tutto e i conati si calmano, apro il rubinetto e mi sciacquo la bocca. I succhi gastrici mi bruciano in gola come se avessi inghiottito delle lamette.
«Un po’ d’acqua, per favore» chiedo a Bo indicando il frigo.
Bo tira fuori una bottiglia, la appoggia sul bancone davanti a me ed esce dalla cucina senza dire una parola. Il tempo di calmarmi con qualche respiro profondo e lui torna con in mano le mie Nike. Ci caccio dentro i piedi mentre lui me le allaccia, prendendosi cura di me quando io non ne sono in grado. Tira su la felpa con il cappuccio che era appoggiata sul bancone e me la infila, aiutandomi a far passare la mano ferita nella manica in modo da non farmi male.
“Che cavolo, ho proprio degli amici fantastici.”
Mi precede verso l’ingresso e intanto prende le chiavi della Tesla. Bo va in giro in moto, e sa che io dietro non ci salgo manco morto, ferito o no. Manco morto, chiaro?
L’auto scivola silenziosa lungo le strade mentre ci dirigiamo verso l’ospedale più vicino.
«Allora, mi vuoi dire cosa è successo?» mi chiede, alla fine.
Io sospiro e mi passo la mano buona sulla fronte. «Non c’è molto da dire.»
Bo sogghigna e mi guarda in tralice. «Nella mia esperienza, ci sono sempre delle ottime ragioni se un uomo sfonda un muro con un pugno, e tutte ruotano intorno a una sola cosa…»
«Ah, sì? Allora ti prego, illuminami con la tua infinita saggezza» gli rispondo, sarcastico.
«Una donna.»
Stringo i denti e guardo fuori dal finestrino.
«La tua donna probabilmente è la più grande gnocca del mondo, e una così bella è anche difficile tenersela stretta.» Mi lancia un’occhiata di compatimento. «E poi c’è il servizio di quel giornale scandalistico, secondo cui l’altra sera lei è uscita di casa per andare al St Regis Hotel di New York per riemergerne, sempre secondo il servizio, solo al mattino dopo. Lo stesso hotel in cui guarda caso alloggia quello stronzo del suo ex. Impossibile che si tratti di una coincidenza» conclude Bo.
«Non è una coincidenza» sospiro a denti stretti, nel tentativo di ricacciare indietro la frustrazione cocente che provo nell’ammetterlo.
«Ma cosa ci è andata a fare là?» Più che una domanda, la sua è un’esclamazione di sorpresa.
Alzo le spalle. «E che cazzo ne so.»
«E non le hai parlato?» Si volta di scatto verso di me, come se fosse scandalizzato dall’assurdità della cosa.
«L’ho chiamata stamattina, dopo aver dormito tre ore nel letto vuoto di casa sua» gli rispondo sbuffando. «Ero preoccupato per lei, e indovina un po’ chi ha risposto al suo cellulare, vantandosi di quanto se l’erano spassata quella notte?»
L’espressione di Bo tradisce il disgusto che prova. «Non ci credo.»
“Anche a me piacerebbe non crederci.”
«Fidati. Lei era lì. Ho sentito la sua voce, dopo che ho rovesciato addosso a quel bastardo tutta la merda che Wendy ha scoperto su di lui.»
«Ma secondo te la lascerà in pace?» Bo si immette n...