
- 252 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La banda dei cinque - 5. Il circo misterioso
Informazioni su questo libro
L'estate è alle porte e i tre fratelli Julian, Dick e Anne, insieme alla cugina Georgina, che si fa chiamare George, convincono i loro genitori non solo a fargli trascorrere le vacanze da soli in roulotte, ma anche a fermarsi vicino a un circo.
Insieme a Timmy, il loro inseparabile cane, i ragazzi conoscono Nobby e il suo simpatico scimpanzé, e visitano l'accampamento con tutti gli animali. A un certo punto, però, cadono vittima di strane disavventure: qualcuno cerca di sabotare le roulotte e un giorno trovano persino dei bocconi di carne avvelenata. Chi vuole cacciarli e perché? Riuscirà la banda dei cinque a scoprire cosa si nasconde dietro a questi agguati?
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Informazioni
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9788804706311eBook ISBN
9788852089633CAPITOLO UNO
L’INIZIO DELLE VACANZE
«Adoro quando iniziano le vacanze estive» disse Julian. «Si ha sempre la sensazione che possano durare secoli.»
«Sì, all’inizio sembrano lente e piacevoli» aggiunse Anne, la sorella minore. «Poi però passano veloci e in un attimo sono già finite.»
Gli altri risero. Sapevano benissimo cosa intendeva Anne.
«Wof!» fece una voce profonda, come se anche qualcun altro fosse d’accordo.
«Timmy pensa che tu abbia ragione, Anne» disse George, dando una pacca al cane che le era seduto vicino. Anche Dick lo accarezzò e Timmy leccò tutti e due.
I quattro ragazzi erano spaparanzati in giardino, in una bella giornata di sole, durante la prima settimana di vacanza. Di solito andavano a casa della cugina Georgina, a Kirrin, ma questa volta, per cambiare, erano rimasti da Julian, Dick e Anne.
Julian era il più grande, un ragazzo alto con un viso simpatico. Dick e Georgina venivano subito dopo per età . Georgina sembrava più un maschio che una femmina, e insisteva a farsi chiamare George. Anche gli insegnanti a scuola la chiamavano così. Anne era la più piccola ma, con sua grande soddisfazione, adesso era diventata molto più alta.
«Il papà stamattina ha detto che, se non vogliamo stare qui da noi per tutte le vacanze, possiamo decidere cosa ci va di fare» disse. «Io voto per fermarci qui.»
«Magari potremmo andare da qualche parte per un paio di settimane» propose Dick. «Tanto per cambiare.»
«E se andassimo per un po’ a Kirrin, dai genitori di George?» disse Julian, pensando che a lei avrebbe fatto piacere.
«No» ribatté subito George. «Sono stata a casa per le ultime vacanze e la mamma mi ha detto che il papà sta per cominciare uno dei suoi esperimenti, e voi sapete cosa significa. Se andiamo a Kirrin Cottage dovremo camminare in punta di piedi, parlare a bassa voce e tenerci alla larga per tutto il tempo.»
«È lo svantaggio di avere un padre scienziato» disse Dick mentre si sdraiava e chiudeva gli occhi. «Be’, in effetti tua madre non potrebbe sopportare noi e tuo padre nel bel mezzo dei suoi esperimenti. Volerebbero scintille.»
«A me piace lo zio Quentin, ma quando si arrabbia mi fa paura» aggiunse Anne. «Anche perché grida.»
«D’accordo, allora è deciso: non andiamo a Kirrin» concluse Julian facendo uno sbadiglio. «O almeno, non in queste vacanze. Tu però, George, puoi sempre andare a trovare tua mamma per una settimana o due, quando vuoi. Adesso però cosa facciamo? Stiamo qui a casa per tutto il tempo?»
I ragazzi erano sdraiati a pancia in su, al sole, con gli occhi chiusi. Che pomeriggio afoso! Timmy era seduto accanto a George: teneva la lingua rosa penzoloni e ansimava rumorosamente.
«Smettila, Timmy» gli disse Anne. «Sembra che tu abbia corso per chilometri! Mi fai venire ancora più caldo.»
Per tutta risposta Timmy le appoggiò una zampa sulla pancia, e lei gridò: «Oh, Timmy, tirala via! È pesantissima!».
«Sapete, credo che sarebbe divertente andare da qualche parte per conto nostro» continuò George, mordendo un filo d’erba e strizzando gli occhi mentre guardava il cielo azzurro. «Non ce la siamo mai spassata tanto come quella volta che siamo andati da soli su Kirrin Island. Non potremmo fare una cosa del genere?»
«Sì, ma dove?» chiese Dick. «E come? Non possiamo certo usare la macchina – anche se scommetto che sarei capace di guidare. E in bici non sarebbe divertente, perché Anne non va veloce come noi.»
«E perché qualcuno finisce sempre per bucare una gomma» aggiunse Julian.
«Sarebbe fantastico partire a cavallo!» esclamò George. «Solo che non ne abbiamo nemmeno uno.»
«Sì, che ce l’abbiamo: c’è il vecchio Dobby, giù al campo» ribatté Dick. «È nostro. Prima lo usavamo per trainare il calesse, ma adesso ci aiuta solo a tenere corto il prato.»
«Be’, comunque un cavallo solo non può portarci tutti e quattro» disse George. «Dobby non serve a niente.»
Calò il silenzio, mentre tutti pensavano pigramente alle vacanze. Timmy catturò una mosca, richiudendo la mascella di scatto.
«Mi piacerebbe saper prendere le mosche in quel modo» commentò Dick, scacciandone una con la mano. «Vieni a prendere questa, vecchio Timmy.»
«E se invece facessimo un giro a piedi?» propose Julian dopo una pausa. Seguì un coro di lamenti.
«Che cosa? Con questo caldo? Sei impazzito!»
«Non ci daranno mai il permesso.»
«Va bene, va bene» disse lui. «Allora pensate a qualcosa di meglio.»
«A me piacerebbe andare da qualche parte dove si possa fare il bagno» disse Anne. «Al lago, per esempio, se non possiamo andare al mare.»
«Buona idea» rispose Dick. «Caspita, mi è venuto sonno. Sbrighiamoci a organizzare questa cosa, altrimenti fra un po’ mi metterò a russare.»
Ma non era facile organizzarsi. Nessuno dei ragazzi aveva voglia di stare in albergo o di prendere in affitto una camera: i genitori avrebbero voluto accompagnarli, per tenerli d’occhio. E non volevano nemmeno camminare o pedalare nel caldo afoso di luglio.
«Sembra proprio che dovremo rimanere a casa per tutte le vacanze» concluse Julian. «Be’, io mi faccio un pisolino.»
Nel giro di due minuti erano tutti addormentati sull’erba, a parte Timmy. Se i ragazzi si mettevano a dormire in quel modo, lui si considerava di guardia. Il grosso cane diede una leccatina alla sua padrona e le rimase seduto vicino, con le orecchie tese e lo sguardo vigile. Ansimava forte, ma nessuno lo sentiva: dormivano tutti piacevolmente al sole, sempre più abbronzati.
Il giardino costeggiava il fianco di una collina. Dal punto in cui era seduto, Timmy riusciva a vedere piuttosto lontano, in ognuna delle direzioni della strada che passava vicino alla casa. Era una via larga ma poco trafficata, perché erano in campagna.
Timmy sentì un cane che abbaiava in lontananza, e tese le orecchie in quella direzione. Poi sentì delle persone che passavano sulla strada, e di nuovo drizzò le orecchie. Non gli sfuggiva niente, nemmeno il pettirosso sceso in picchiata per catturare un millepiedi su un cespuglio poco lontano. Ringhiò piano all’uccello, giusto per dirgli che era di guardia e di stare attento.
Poi qualcosa apparve sulla strada, e Timmy iniziò a scodinzolare per l’euforia annusando gli strani odori che arrivavano fino al giardino. Un piccolo corteo avanzava lentamente, facendo un rumore di ruote e ferraglia. Timmy vide che era guidato da un animale molto strano. Non aveva idea di cosa fosse.
Si trattava di un elefante e lui annusò il suo odore, insolito e intenso. Non gli piacque. Fiutò anche l’odore delle scimmie, chiuse in una gabbia con le ruote, e sentì i cani addestrati che abbaiavano da dentro un altro carro.
Rispose subito a tono: «WOF, WOF, WOF!».
I ragazzi si svegliarono all’istante.
«Smettila, Timmy!» esclamò George arrabbiata. «Stiamo dormendo e tu ti metti a fare il matto.»
«WOOOF!» insistette Timmy con ostinazione, toccando la sua padrona con la zampa per farla alzare. George lo assecondò. Vide il corteo e subito gridò: «Ehi, ragazzi! Sta passando la carovana di un circo. Guardate».
Si misero tutti a sedere, ormai svegli. Osservarono i carri che sfilavano lentamente sulla strada e ascoltarono l’ululato di un animale e l’abbaiare dei cani.
«Guardate l’elefante che tira quel carro» disse Anne. «Dev’essere proprio forte.»
«Avviciniamoci al cancello, da lì vedremo meglio» propose Dick. Si alzarono e corsero nel giardino, poi intorno alla casa e lungo il vialetto che portava alla strada principale. La carovana stava passando proprio in quel momento.
Era uno spettacolo pieno di colori. I carri erano dipinti in tinte vivaci e da fuori sembravano lucidi come specchi. Appese alle finestrelle c’erano delle tendine a fiori e davanti a ogni carro sedeva un uomo o una donna che teneva le redini del cavallo che lo trainava. Solo il primo carro della fila era tirato dall’elefante.
«Caspita, che bello» disse George. «Mi piacerebbe moltissimo far parte di un circo e stare in giro tutto l’anno. È proprio il genere di vita che vorrei fare.»
«Saresti proprio di grande aiuto in un circo» commentò Dick in modo brusco. «Non sai neanche fare la ruota.»
«Che cos’è la ruota?» chiese Anne.
«Quella che sta facendo quel ragazzo laggiù» rispose Dick. «Guarda.»
Indicò un ragazzo che si esibiva in una successione di piroette veloci, girando sulle mani e sui piedi senza fermarsi. Sembrava facile, ma non lo era affatto, e Dick lo sapeva bene.
«Come mi piacerebbe imparare a fare la ruota!» commentò Anne in tono ammirato.
Il ragazzo si avvicinò al gruppo dei cinque e sorrise. Aveva con sé due terrier. Timmy ringhiò, ma George gli mise una mano sul collare.
«Non avvicinarti troppo» suggerì al ragazzo. «Timmy non vi conosce.»
«Non vogliamo certo fargli del male!» rispose lui sorridendo di nuovo. Aveva il viso pieno di lentiggini e i capelli spettinati. «Non lascerò che i miei cani mangino il tuo Timmy.»
«Come se potessero riuscirci!» ribatté George offesa, prima di scoppiare a ridere.
I terrier si tenevano vicini al loro padrone. Lui schioccò le dita ed entrambi si sollevarono sulle zampe posteriori e si misero a camminare con eleganza dietro di lui, facendo dei buffi passettini.
«Oh, sono dei cani artisti?» chiese Anne. «Sono tuoi?»
«Sì» rispose il ragazzo. «Lui è Barker e l’altro è Ringhio. Li ho da quando sono due cuccioli, e sono intelligentissimi!»
«Wof» rispose Timmy, disgustato alla vista dei due cani che camminavano in quello strano modo. Non gli era mai venuto in mente che un cane potesse alzarsi sulle zampe posteriori.
«Dove farete il prossimo spettacolo?» chiese George entusiasta. «Ci piacerebbe vederlo.»
«Adesso siamo in pausa» rispose il ragazzo. «Andiamo su quelle colline, vicino al lago. Ci hanno dato il permesso di accamparci lì con i nostri animali, è un posto selvaggio e isolato, non daremo fastidio a nessuno. Ci fermiamo lì con i carri.»
«Forte» disse Dick. «Qual è il tuo?»
«Quello che arriva ora» rispose il ragazzo indicando un carro giallo e blu con le ruote rosse. «Vivo con mio zio Dan. È il capo-clown del circo. Eccolo, è seduto davanti, guida il cavallo.»
I ragazzi guardarono il capo-clown e pensarono che non avesse per niente l’aspetto di un clown. Indossava un paio di pantaloni sporchi di flanella grigia e una camicia rossa non proprio pulita, che si apriva su un collo altrettanto sporco.
Non sembrava capace di far ridere nessuno né di esibirsi in qualcosa di divertente. In effetti, pensarono i ragazzi, sembrava di cattivo umore e a...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- 1. L’inizio delle vacanze
- 2. La grande idea di George
- 3. Arrivano le roulotte
- 4. Si parte!
- 5. Verso il lago Merran
- 6. L’accampamento del circo e Nobby
- 7. Una visita notturna
- 8. Su per le colline
- 9. Un incontro spiacevole
- 10. Uno strano cambiamento d’idea
- 11. Divertimento al circo
- 12. Una bella giornata con una pessima fine
- 13. Julian pensa a un piano
- 14. Un ottimo nascondiglio
- 15. Gli eventi precipitano
- 16. Una scoperta sorprendente
- 17. Un’altra visita di Lou e Dan
- 18. Dentro la collina
- 19. Prigionieri sottoterra
- 20. Ancora emozioni
- 21. Dick ha una grande idea
- 22. La fine dell’avventura
- 23. Arrivederci, Nobby! Arrivederci, campeggiatori!
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