
eBook - ePub
Shadowhunters: Le cronache dell'Accademia
- 648 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
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Shadowhunters: Le cronache dell'Accademia
Informazioni su questo libro
Dopo quanto è accaduto nella Città del fuoco celeste, Simon Lewis - che è stato prima umano e poi vampiro - ha perso tutti i suoi ricordi e non sa più chi è veramente. Sa per certo di essere amico di Clary e anche di aver convinto la bellissima Isabelle Lightwood a uscire con lui, ma non ha memoria di come sia successo. E quando si rende conto che le due giovani, ma non solo loro, iniziano ad aspettarsi da lui che si comporti come farebbe il ragazzo che conoscevano, la situazione diventa insostenibile. Decide perciò di entrare nell'Accademia Shadowhunters e iniziare l'apprendistato per diventare un cacciatore di demoni. Forse, spera Simon, in questo modo riuscirà a ritrovare se stesso, qualunque cosa questo significhi.
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Informazioni
Print ISBN
9788804686354eBook ISBN
9788852089688Il male che abbiamo
di Cassandra Clare e Robin Wasserman
All’improvviso sembrò molto importante che tra di loro ci fosse spazio. Più spazio possibile. «Tu sei… cosa?!» Non avrebbe voluto gridare.
Il male che abbiamo


C’erano tanti modi per distruggere una lettera, pensò Simon Lewis. La si poteva ridurre in coriandoli. Darle fuoco. Gettarla in pasto a un cane o a un demone Hydra. Con l’aiuto di un simpatico vicino stregone, la si poteva inviare tramite Portale alle Hawaii e lì buttarla nel cratere di un vulcano. Alla luce di tutte queste possibilità, quindi, era di una certa importanza il fatto che Isabelle Lightwood gli avesse restituito ancora intatta quella che lui le aveva spedito. Forse era persino un buon segno…
Non del tutto catastrofico, per lo meno.
Era quello che Simon si ripeteva ormai da mesi.
Ma persino lui doveva riconoscere che, se la lettera in questione era una specie di messaggio d’amore, con frasi appassionate e umilianti quali “sei fantastica” e “so di essere veramente il ragazzo di cui eri innamorata”, e ti tornava indietro ancora sigillata, con l’avviso RESTITUIRE AL MITTENTE scribacchiato con il rossetto rosso, “non del tutto catastrofico” rischiava di essere un’espressione un tantino ottimista.
Almeno gli aveva dato del “mittente”. In realtà Simon era abbastanza sicuro che Isabelle avesse in mente per lui ben altri epiteti, nessuno dei quali particolarmente amichevole. Un demone gli aveva risucchiato tutti i ricordi, ma le sue capacità d’osservazione erano rimaste intatte – e gli avevano permesso di rendersi conto che Isabelle Lightwood non era il genere di ragazza a cui piaceva essere rifiutata. Lui, invece, in barba a tutte le leggi della natura e del buon senso, l’aveva respinta due volte.
Con quella lettera aveva tentato di spiegarsi, di scusarsi. Aveva confessato il proprio grande desiderio di lottare per tornare a essere quello di un tempo. Il suo Simon. O almeno un Simon degno di lei.
“Izzy, io non so perché dovresti aspettarmi”, le aveva scritto. “Ma, se lo farai, ti prometto che farò di tutto per meritarmi la tua attesa. O che, per lo meno, ci proverò.”
A un mese di distanza dalla spedizione, la lettera era tornata sigillata.
Quando la porta della stanza si aprì cigolando, Simon si affrettò a nasconderla nel cassetto della scrivania, facendo attenzione a non toccare le ragnatele e la muffa che rivestivano qualunque mobile, a prescindere dalla diligenza con cui veniva pulito. Non fu abbastanza rapido.
«Non sarà ancora quella lettera, vero?» brontolò il suo compagno di stanza in Accademia, George Lovelace, buttandosi sul letto e portandosi il braccio alla fronte con un gesto melodrammatico. «Oh, Isabelle, mia cara! Forse, se resterò a fissare questa lettera abbastanza a lungo, riuscirò a riportarti sul mio seno che ora versa lacrime amare!»
«Io il seno non ce l’ho» gli fece notare Simon con il massimo della dignità possibile. «E sono piuttosto sicuro che, anche se ce l’avessi, non verserebbe lacrime amare.»
«Allora sarebbe un petto ansante? È così che si dice, giusto?»
«Boh, non è che abbia passato molto tempo in compagnia di un seno» ammise l’altro. Non che ricordasse, per lo meno. C’era stato quel tentativo fallito di palpeggiare Sophie Hillyer in prima superiore, ma sua madre l’aveva beccato prima ancora che riuscisse a trovare il gancetto del reggiseno, figuriamoci aprirlo. C’era stata Isabelle, presumibilmente. Ma in quel periodo Simon si impegnava a fondo per non pensarci. Il gancetto del reggiseno di Isabelle, le sue mani sul corpo di lei, il sapore del…
Scosse la testa con forza quasi sufficiente a schiarirsela. «Possiamo smetterla di parlare di seni? Tipo… per sempre?»
«Scusa, non volevo interrompere questi tuoi fondamentali attimi di struggimento per Izzy.»
«Io non mi stavo struggendo!» mentì Simon.
«Eccellente.» George fece un sorriso trionfante, e Simon capì di essere caduto in una specie di trappola. «Allora dopo vieni con me sul campo d’addestramento, mi aiuti a provare i pugnali nuovi. Ci battiamo, mondani contro élite. Chi perde deve mangiare doppia razione di zuppa per una settimana.»
«Wow, non si può dire che gli Shadowhunters non sappiano festeggiare…» Il suo sarcasmo non era sincero. La verità era che i suoi compagni sapevano davvero divertirsi, benché la loro idea di divertimento includesse un certo numero di armi acuminate. Con gli esami finiti da un pezzo e soltanto una settimana prima della festa di fine anno che dava ufficialmente inizio alle vacanze scolastiche, l’Accademia degli Shadowhunters sembrava più un campo estivo che una scuola. Simon non riusciva a credere di aver superato un anno intero; anzi, non riusciva a credere di essere sopravvissuto a un anno intero! Aveva studiato il latino, imparato la scrittura runica e ricevuto un’infarinatura di ctonio; aveva sconfitto minuscoli demoni nel bosco, trascorso una notte di luna piena insieme a un novello lupo mannaro, cavalcato (finendo pure per essere quasi calpestato), trangugiato l’equivalente del suo peso in zuppa e, in tutto quel tempo, non era stato né espulso né cacciato né massacrato. Anzi, si era irrobustito abbastanza da poter lasciare la tenuta da ragazza per una da uomo, benché della misura più piccola disponibile. Contro ogni probabilità, l’Accademia aveva iniziato a farlo sentire a casa. Una casa piena di melma e muffa, una sorta di prigione labirintica senza bagni funzionanti, forse, ma pur sempre una casa. Lui e George avevano persino dato un nome ai ratti che vivevano dietro le pareti della loro camera: ogni notte lasciavano a Jon Cartwright Junior, III e IV un boccone di pane secco da rosicchiare, nella speranza che avrebbero preferito quello ai piedi umani.
Quell’ultima settimana fu un periodo di festeggiamenti, bagordi fino a tardi e piccole scommesse sulle sfide con i pugnali. Simon però faticava a trovare la voglia di divertirsi. Forse era l’ombra incombente delle vacanze estive, la prospettiva di tornare a casa in un luogo che casa non gli sembrava più.
O forse era, come sempre, Isabelle.
«Ma sì, di sicuro ti diverti di più se te ne stai chiuso qui, con il tuo muso lungo» gli disse George mentre indossava la tenuta da combattimento. «Stupido, da parte mia, offrirti un’alternativa.»
Simon sospirò. «Tu non puoi capire.»
George aveva i lineamenti di un attore cinematografico, l’accento scozzese, la pelle dorata dal sole e quel genere di fisico che suscitava nelle ragazze (comprese le Shadowhunters dell’Accademia, quelle che, prima di conoscere Simon, probabilmente non avevano mai incontrato un maschio umano senza addominali a tartaruga) risolini e languidi sospiri. I problemi con le donne, soprattutto quelli che rientravano nella categoria “Rifiuto e umiliazione”, andavano oltre le sue facoltà di comprensione.
«Giusto per essere chiari» ribatté George con quella cadenza che persino Simon non poteva fare a meno di trovare affascinante «non ricordi niente di quando uscivi con questa ragazza? Non ricordi di essere stato innamorato di lei, non ricordi com’era quando voi due…»
«Esatto» tagliò corto Simon.
«O magari nemmeno se voi due…»
«Sì, giusto» si affrettò a confermargli. Odiava ammetterlo, ma quella era una delle conseguenze dell’amnesia demoniaca che lo infastidiva di più. Quale ragazzo di diciassette anni non sa se è ancora vergine o no?
«Dato che a quanto pare stai esaurendo i neuroni, dici a questa splendida creatura che ti sei dimenticato qualsiasi cosa la riguardi, la respingi pubblicamente e poi, quando le giuri il tuo amore con una noiosa lettera romantica, ti stupisci che lei non l’accetti. A quel punto passi due mesi a rimuginare. È di questo che si tratta, giusto?»
Simon si prese la testa fra le mani. «Ok, hai ragione. Se la metti così, non ha senso.»
«Oh, io l’ho vista Isabelle Lightwood. E ti assicuro che ha tutto il senso del mondo!» George sorrise. «Volevo solo riassumere per bene i fatti.»
Uscì dalla porta prima che Simon potesse spiegargli che il problema non era l’aspetto di Isabelle, senza dubbio la ragazza più bella che avesse mai visto. Non era la sua cortina di capelli neri e setosi, né l’abisso infinito dei suoi occhi scuri o la grazia fluida e letale con cui brandiva la frusta di elettro. Non avrebbe saputo spiegare di cosa si trattava, perché George aveva ragione: lui non ricordava niente di lei né di cosa ci fosse stato tra loro come coppia. Faceva persino fatica a credere che lo fossero mai stati, una coppia!
Sapeva soltanto, a un livello che andava oltre la ragione e il ricordo, che una parte di lui doveva stare con Isabelle. Che forse le apparteneva, addirittura. A prescindere dal fatto che ne ricordasse il motivo oppure no.
Aveva scritto una lettera anche a Clary, dicendole quanta voglia avesse di ricordare la loro amicizia. Chiedendole aiuto. A differenza di Isabelle, lei gli aveva risposto, raccontandogli la storia del loro primo incontro. Quella era stata la prima di molte lettere, ognuna delle quali aggiungeva un episodio all’incredibile avventura di Clary e Simon. Più lui leggeva, più riusciva a ricordare, e a volte rispondeva persino con aneddoti propri. Scriversi a distanza lo faceva sentire in un certo senso al sicuro; non c’erano possibilità che Clary potesse aspettarsi qualcosa da lui e non c’erano possibilità che, viceversa, lui potesse deluderla e leggere il dolore dentro ai suoi occhi quando capiva, per l’ennesima volta, che il suo Simon non c’era più. Lettera dopo lettera, i ricordi di Simon su Clary stavano iniziando a ricomporsi.
Con Isabelle era diverso. Aveva l’impressione che i ricordi che la riguardavano fossero sepolti in fondo a un buco nero… Qualcosa di pericoloso e vorace, che minacciava di consumarlo se si fosse avvicinato troppo.
Simon era entrato in Accademia in parte per fuggire alla sua dolorosa e sviante doppia visione del passato, la dissonanza cognitiva tra la vita che ricordava e quella che aveva realmente vissuto. Era un po’ come quella battutaccia che suo padre adorava. “Dottore, il braccio mi fa male, se lo muovo così” gli diceva Simon per dargli il la. A quel punto lui rispondeva, con un atroce accento tedesco (la sua versione della voce tipica di un medico): “Allora… non lo muova così!”.
Finché Simon non pensava al passato, il passato non poteva fargli male. Peccato che, più tempo passava, e meno lui ne era capace.
C’era troppa gioia nel dolore.
Le lezioni erano finite, certo, ma l’Accademia riusciva ancora a trovare vari modi per torturarlo.
«Secondo te di chi si tratta, stavolta?» chiese Julie Beauvale quando presero posto sulle scomode panche di legno della sala principale. Quel lunedì mattina l’intero corpo studentesco, Shadowhunters e mondani, era stato convocato per una riunione generale.
«Forse hanno finalmente deciso di buttare fuori la feccia» disse Jon Cartwright. «Meglio tardi che mai.»
Simon era troppo stanco e troppo a corto di caffeina per rispondere a tono, quindi si limitò a dire: «Vai a quel paese, Cartwright».
George sbuffò dal naso.
Negli ultimi mesi di lezioni, allenamenti e disastri con la caccia ai demoni, la loro classe si era unita parecchio, soprattutto per quanto riguardava il nucleo di studenti più o meno coetanei di Simon. George era George, ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Le cronache dell’Accademia Shadowhunters
- Benvenuti in Accademia
- L’Herondale scomparso
- Il demone di Whitechapel
- Soltanto ombre
- Il male che abbiamo
- Pallidi re, guerrieri e principi
- Dove si ignora vecchiaia ed amarezza
- La prova del fuoco
- Nascono alcuni ad infinita notte
- Angeli che due volte discesero
- Copyright