«Whiskey liscio. Due dita.» La voce di Royce assomiglia al brontolio di un tuono in lontananza mentre mi faccio strada tra gli altri passeggeri della prima classe verso il posto vuoto di fianco al suo. «Guarda un po’ chi si vede, finalmente.» Inarca un sopracciglio con aria interrogativa.
Sorrido alla hostess che sta prendendo la sua ordinazione. «Birra. Sierra Nevada, se l’avete.»
«Certo. Sarò da voi in un attimo.» La donna, graziosa e magrolina, ci sorride e si avvia verso la cambusa.
«Sì, sì. Lo so che ce l’ho fatta per un pelo, ma eccomi qui.» Infilo la valigia nella cappelliera, mi tolgo la giacca sportiva e la appendo sulla gruccia davanti al mio sedile.
Royce si mette le mani sullo stomaco, con le dita intrecciate. «Ero preoccupato che potessi darmi buca, visto che saresti dovuto tornare due giorni fa.» Sulle labbra gli aleggia un sorrisetto, il che dimostra che non è arrabbiato ma rompe le palle apposta.
Mi giro leggermente verso di lui. «Non ho potuto evitarlo. Quando io e Sky abbiamo rilasciato l’intervista sul set, la gente è impazzita. Tracey ha suggerito che ci facessimo vedere in giro, per dargli in pasto qualcosina in più, il che, come ben sai, ha contribuito ad allentare la pressione sull’International Guy.»
Royce annuisce. «Vero. Uscire con una celebrità di primo piano dev’essere pesante. Immagino che tutti vogliano un pezzo della tua ragazza e di te… per definizione.»
Per definizione.
Le sue parole hanno l’effetto di un temporale in arrivo, con tuoni e fulmini che promettono un acquazzone con i fiocchi. Stare con una donna del calibro di Skyler è inimmaginabile per un ragazzo normale come me. Sono quelle cazzate su cui fanno i film. Be’, che diamine, di un film di cui lei sarebbe la protagonista. Quindi io chi sarei? L’eroe che ha conquistato la ragazza oppure quello surclassato da qualcuno più adatto al suo stile di vita?
Scaccio quei pensieri irritanti e mi concentro sul qui e ora. «Sì, be’, i pezzi sono tutti miei. Perlomeno quelli che contano.» Faccio un sorrisetto e lui scuote la testa. «E poi, sono qui e stiamo andando in California come stabilito. Adesso aggiornami sulla cliente. Hai detto che si chiama Rochelle?»
Quando faccio la domanda, Royce sorride e sul suo viso si dipinge un’espressione sognante. “Merda.” Come sospettavo dopo aver parlato con lui settimana scorsa, è già bello che partito per la tipa.
Non va bene. Soprattutto perché ci hanno ingaggiati per trovarle un uomo.
«Donna d’affari di primo piano, bella, intelligente. Le cose che fa con i numeri, l’approccio logico-analitico che usa sono da non credere. E io conosco i numeri. Non mentono mai. Questa donna ha un’abilità prodigiosa nel prevedere le fluttuazioni di mercato, i profitti e le perdite, il che ne fa uno dei migliori finanzieri dell’ambiente.»
«Pare proprio che le affideresti il tuo denaro.» Lancio l’esca per vedere se abbocca.
Royce si siede dritto e si sistema la giacca. «Ho un rispetto pazzesco per le sue capacità. Il modo in cui lavora è una forma d’arte.»
«Davvero? Una forma d’arte?» Sorrido e mi appoggio allo schienale del sedile.
«Già. Non sono in molti a riuscire a fare quello che fa lei, soprattutto alla sua età.»
«Ah, sì? Quanti anni ha Miss Renner?»
«Ventotto.»
«E guarda caso ti ricordi la sua età.»
Royce aggrotta la fronte. «Ho fatto i compiti, che è molto più di quanto si possa dire di te, potrei aggiungere.»
«Puoi dire quello che ti pare, ma ho letto il suo fascicolo sul volo da New York. Non mi sarei ricordato per forza quanti anni aveva. Quando ne compie ventinove?»
«Primo dicembre…» risponde automaticamente, poi si rende conto dell’errore e stringe le labbra. Si gira a guardare fuori dal finestrino la pista dell’aeroporto come se fosse la cosa più interessante del mondo.
«Fratello…»
Royce alza una mano. «Ho buona memoria. Non saltare alle conclusioni.»
Scuoto la testa e sto per indagare quante altre cose sappia di Miss Renner quando la hostess torna con i nostri drink.
«Ecco a voi» dice. «Per favore, allacciate le cinture, il capitano si sta preparando a decollare.»
«Grazie.» Rivolgo un sorriso alla donna, che è davvero efficiente. È carina, alta, un po’ magra. Non molte curve. Le darei tra sei e sette nella mia graduatoria della seduzione, il che significa che potrebbe trovarsi un uomo intorno al cinque per aspetto fisico, il quale uomo bacerebbe il terreno su cui cammina.
Sorseggio la birra e assaporo l’aroma del luppolo mentre rimugino su come affrontare quello che credo passi per la testa di Royce.
«Senti, Roy…»
«Park, con tutto il rispetto, fratello, ma davvero non sei nella posizione di farmi la predica quando stai andando a letto con una cliente, e non per la prima volta. Francamente, non ho alcuna voglia di starti a sentire.» Si porta il bicchiere alle labbra e si gira verso il finestrino.
So benissimo che non è il caso di insistere quando Royce si sente messo all’angolo. Se provocato, il lottatore che è in lui balzerebbe fuori pronto a vendere cara la pelle. Però non sarei un vero amico se non esprimessi in qualche modo quello che mi dice l’intuito.
Tento un altro approccio. «Va tutto bene, amico. Sono contento di essere qui con te. Ti spiacerebbe illustrarmi cosa avete deciso per il suo profilo?»
Royce annuisce seccamente, appoggia il bicchiere sul bracciolo in mezzo a noi e si allunga in avanti per recuperare la ventiquattrore. Tira fuori una cartelletta azzurra e se la apre sulle ginocchia.
«Ecco, abbiamo alcuni dettagli su di lei. Istruita, sana, cresciuta in città. Sulla famiglia c’è poco da dire. Il lavoro è la sua vita. Vorrebbe avere un bambino, qualcuno cui poter lasciare in eredità l’azienda, un giorno.»
«Conosco l’uomo adatto.» Ridacchio, e Royce mi guarda con la caratteristica scintilla allegra negli occhi… meno male, cazzo. Preferisco risultargli simpatico. Nessuno vuole stargli sulle palle.
Royce continua con un sorrisetto. «Vive da sola, un attico in centro a San Francisco.»
Al contrario di Royce. Lui ha una casa con tre camere da letto e due bagni, completa di giardino davanti e dietro che falcia tutti i weekend senza saltarne uno. Dice che vuole evitare discussioni con i vicini, ma io credo che gli piacciano le cose in ordine. È fiero di quello che ha ottenuto, pur avendo tutte le probabilità contro.
«Attico… wow. Lontanissimo dalla vita familiare che hai sempre detto di volere» osservo. Vediamo se l’attrazione di Royce è davvero un’attrazione e nient’altro.
«Dove vuoi arrivare, Park?» Assume un’espressione impenetrabile.
Stringo i denti e trattengo il fiato, chiedendomi se non l’ho fatto incazzare. «Niente di che, stavo solo facendo un’osservazione.»
Prende il bicchiere e beve un bel sorso, puntandomi un dito contro. «E la tua ragazza dove abita, a proposito?» Ha la voce più profonda, venata di indignazione.
Che diamine! Ero così concentrato a non mettere in difficoltà Royce che nell’angolo ci sono finito io.
«Non solo ci vuole l’aereo per raggiungerla, ma vive in un attico lussuoso, se la memoria non m’inganna» sottolinea puntiglioso, mettendo a segno un punto a suo favore.
Alzo le mani in segno di resa. «Capito. Hai vinto. Hai ragione. Skyler e io in questo momento abbiamo un rapporto a distanza, però non abitiamo lontani quasi cinquemila chilometri.»
Royce fa per interloquire ma lo zittisco.
«E… adora Boston. Con il lavoro che fa, può abitare ovunque. Non abbandonerò la mia famiglia e la mia società. E tu?»
Per qualche ragione il suo silenzio sembra pesare una tonnellata, come un sacco di cemento che qualcuno mi ha messo sulle spalle. Eccoci qui, due uomini che guardano al proprio futuro, a donne che – sulla carta – sembrano assolutamente perfette, eppure tutti e due ci ritroviamo a dover superare grossi ostacoli. Non potrei essere più felice con Skyler. Finché ci vediamo di rado, le occasioni in cui stiamo insieme sono solo intimità, risate, sesso incredibile e piani per il futuro. È una donna con cui posso condividere le giornate, le speranze e i sogni, e che posso portare a casa dai miei e far conoscere agli amici. Skyler è perfetta per me in un modo che non avrei mai creduto possibile.
Quello che mi era successo in passato aveva fatto piazza pulita del mio sogno di avere una relazione costruita sulla fiducia e sull’affetto reciproco. Ma Skyler da sola ha fatto rinascere quel sogno.
Un bacio alla volta.
Un abbraccio.
Una promessa sussurrata.
Mi ha colmato il cuore di infinite possibilità che non vedo l’ora di esplorare. Voglio la stessa cosa per Royce. Merita di avere tutto e, in quanto suo fratello, sento che il mio ruolo è di tenere gli occhi aperti. Di assicurarmi che non prenda decisioni avventate basate sul mero desiderio sessuale, ma che ci siano anche compatibilità e vicinanza autentiche. Da quando sto con Skyler, so com’è un rapporto del genere, e riesco a capire al volo se ci sono tutti gli ingredienti necessari.
Royce si mette comodo sul sedile e guarda fuori dal finestrino. Senza girarsi verso di me, dice: «Per la donna giusta, tutto è possibile».
L’ufficio esterno di Rochelle Renner è un trionfo di linee pulite e raffinati tocchi di colore. Il banco della reception è bianco e cromato, piuttosto elegante. A entrambi gli angoli ci sono orchidee viola in piena fioritura.
Veniamo accolti da un’afroamericana penosamente magra e piuttosto bassa che indossa una gonna stretta blue navy, una camicetta bianca di seta e un paio di scarpe beige con il tacco. I capelli neri sono raccolti in una coda bassa sulla nuca.
«Salve, signorina» dice Royce con voce carezzevole, sfoderando il suo fascino.
«Voi siete?» chiede lei; la fantasia non è il suo forte.
Lancio un’occhiata a Royce e tendo la mano. «Mr Ellis e il mio socio, Mr Sterling, della International Guy. Siamo qui per vedere Rochelle.»
«In questo momento è al telefono…» comincia in tono annoiato, ma d’un tratto gli occhi le si illuminano come candeline su una torta di compleanno. «Oh, ma voi siete quelli che le troveranno un uomo! Sia lodato il cielo. Alleluia!» Quando gira intorno alla scrivania per stringerci la mano la sua eccitazione è palpabile. «Oh, non credevo che facesse sul serio, e invece sì. Quanto prevedete d...