
- 336 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Macchine mortali
Informazioni su questo libro
DA QUESTO ROMANZO IL FILM DI PETER JACKSON, NELLE SALE DA DICEMBRE 2018
In un futuro prossimo post-apocalittico, in seguito a un olocausto nucleare che ha causato terribili sconvolgimenti geologici, le città sono diventate enormi ingranaggi a caccia di altre città di cui cibarsi per sopravvivere. Tom, giovane Apprendista Storico di Terza Classe, lavora nel museo di Londra, una delle città più potenti. Un caso fortuito porta il ragazzo a sventare il piano omicida di Hester, una giovane orribilmente sfigurata che attenta alla vita del capo della Corporazione degli Storici, l'archeologo Valentine. Prima che la misteriosa ragazza si dilegui, Tom riesce a farsi rivelare la sua identità. Ma, da quel momento, da eroe si trasforma in preda.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Macchine mortali di Philip Reeve in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788804705345eBook ISBN
9788852088926PARTE PRIMA
1
Il Terreno di Caccia
Era un pomeriggio di primavera cupo e ventoso, e Londra inseguiva una piccola città mineraria attraverso il fondale ormai in secca di quello che una volta era il Mare del Nord.
In epoche migliori non si sarebbe mai sognata di prendersela con una preda tanto insignificante. In passato la vasta Città Trazionista aveva dato la caccia a bottini ben più grossi, spostandosi a nord fino agli impervi confini delle Lande di Ghiaccio e a sud fino alle spiagge del Mediterraneo. Ma ultimamente le prede avevano cominciato a scarseggiare e alcune delle città più imponenti osservavano Londra fameliche. Da dieci anni, perciò, viveva nascosta, rintanata in un distretto occidentale umido e montuoso che, secondo la Corporazione degli Storici, un tempo era l’isola di Gran Bretagna. Da dieci anni si nutriva solo di paesini e piccoli insediamenti stazionisti arroccati fra le colline. Ma ora, finalmente, il Sindaco aveva deciso che era venuto il momento di attraversare l’antico canale della Manica (da secoli in secca, era diventato un enorme avvallamento lungo e stretto) e riportare la città nel Grande Terreno di Caccia.
Londra era appena a metà del canale quando le guardie di vedetta sulle alte torri adocchiarono la città mineraria che rosicchiava le Piane di Sale una ventina di chilometri più in là. Ai londinesi sembrò un segno divino. Persino il Sindaco (che non credeva a dèi o presagi) pensò che fosse di buon auspicio per il viaggio e diede l’ordine di partire all’inseguimento.
La città mineraria avvertì il pericolo e cercò di fuggire, ma gli enormi cingoli di Londra stavano già aumentando l’andatura. Lanciata alla massima velocità, quest’ultima ci mise poco a raggiungere la vittima. Londra, una montagna di metallo in movimento, si innalzava per sette immensi piani, come gli strati di una torta nuziale. I livelli bassi erano costantemente avvolti dal fumo di scarico dei motori, mentre le ville dei ricchi risplendevano candide e pulite ai piani superiori e, a sormontare il tutto come una ciliegina su una torta, il dorato scintillio della cattedrale di St Paul, al Livello Sommo, quasi settecento metri al di sopra dell’arida pianura.
In quel momento, Tom stava spolverando i reperti esposti nel dipartimento di Storia naturale del museo di Londra. Appena percepì il tremolio del pavimento metallico, alzò lo sguardo verso il soffitto della sala, su cui oscillavano lievemente esemplari di balene e delfini.
Non si allarmò. Viveva a Londra da quindici anni, cioè da quando era nato, ed era abituato ai suoi movimenti. Capì che l’immensa Città Trazionista stava cambiando rotta, che era in accelerazione, e il suo corpo fu percorso da un fremito: l’antico brivido della Caccia che tutti i londinesi conoscevano molto bene. Doveva esserci una preda in vista! Mollò spolverini e pennelli e appoggiò una mano alla parete per sentire la vibrazione che si propagava dalle grandi sale macchine a quello che tutti chiamavano il Ventre. Sì, c’era… il profondo sussulto dei motori ausiliari che erano appena stati avviati: bum bum bum, come un enorme tamburo i cui colpi si ripercuotevano nel corpo del ragazzo.
La porta all’estremità più lontana della sala si spalancò bruscamente e Chudleigh Pomeroy entrò come una furia, con il parrucchino di traverso e il volto paonazzo per l’indignazione. «Nel nome di Quirke, cosa sta succedendo?» esplose, guardando allibito le balene che volteggiavano in aria e gli uccelli impagliati che si agitavano nelle vetrine come se fossero stanchi della lunga cattività e si stessero preparando a riprendere il volo. «Apprendista Natsworthy! Che cosa sta succedendo qui dentro?»
«C’è una Caccia in corso, signore» rispose Tom, chiedendosi come fosse possibile che il Vicemaestro della Corporazione degli Storici (e Capo Conservatore del museo) vivesse a bordo di Londra da un tempo infinito e non avesse ancora imparato a riconoscere il battito del suo cuore. «Deve trattarsi di una buona preda» spiegò. «Hanno appena acceso anche tutti i motori ausiliari. E non accadeva da anni… Forse finalmente la fortuna sta girando!»
«Bah!» sbuffò Pomeroy, che sussultò quando anche il vetro delle bacheche cominciò a vibrare a tempo con il pulsare dei motori. Sopra la sua testa il più grosso dei modelli (quello di una balenottera azzurra, un mammifero che si era estinto migliaia di anni prima) oscillava avanti e indietro come un’altalena. «Sarà quel che sarà, Natsworthy» aggiunse. «Io vorrei solo che la Corporazione degli Ingegneri installasse qualche ammortizzatore decente sotto questo edificio. Alcuni reperti sono fragilissimi. No, così non va… non va proprio.» Estrasse un fazzoletto a pois dalle pieghe dell’ampia tunica nera e si tamponò il viso sudato.
«Mi scusi, signore» disse Tom, «potrei scendere alle Piattaforme d’Osservazione e assistere all’inseguimento? Solo per una mezz’oretta… Sa, sono passati anni dall’ultima vera Caccia…»
Pomeroy lo fissò con un’espressione seccata e incredula allo stesso tempo. «Certo che no, Apprendista! Guarda quanta polvere stanno sollevando queste maledette vibrazioni. I reperti vanno spolverati di nuovo, uno per uno, e bisogna verificare che non siano danneggiati.»
«Però non è giusto!» sbottò Tom. «Ho appena finito di spolverare tutta la sala!»
Si rese subito conto di aver commesso un errore. Chudleigh Pomeroy non era perfido come gli altri membri anziani della Corporazione, ma non sopportava di essere contraddetto da un semplice Apprendista Storico di Terza Classe. Il vecchio si erse in tutta la sua altezza (che in realtà superava solo di qualche centimetro la sua larghezza) e aggrottò la fronte al punto che il simbolo della Corporazione che vi era tatuato quasi scomparve tra le folte sopracciglia.
«La vita non è giusta, Natsworthy!» tuonò. «Un’altra insolenza come questa e appena la Caccia finisce ti sbatto di corvée nel Ventre fino alla fine dei tuoi giorni.»
Fra tutti i lavori ingrati che potevano capitare a un Apprendista di Terza Classe, le corvée nel Ventre di Londra erano ciò che Tom detestava di più, perciò chiuse la bocca e si mise a fissare docilmente le lucidissime punte degli stivali del Capo Conservatore.
«Ti è stato dato l’incarico di lavorare in questo dipartimento fino alle sette e lavorerai fino alle sette» proseguì Pomeroy. «Nel frattempo io mi consulterò con gli altri Conservatori circa queste spaventose vibrazioni…»
L’uomo se ne andò a grandi passi, brontolando. Tom lo seguì con lo sguardo, poi raccolse i suoi attrezzi e tornò sconsolato al lavoro. Di solito non gli dispiaceva fare un po’ di pulizia, soprattutto in quella sala, con i suoi simpatici animali mangiucchiati dalle tarme e la balenottera che ostentava un enorme sorriso azzurro.
Quando gli capitava di annoiarsi, gli bastava rifugiarsi in un bel sogno a occhi aperti, uno di quelli in cui era un coraggioso guerriero che liberava splendide fanciulle dalle grinfie dei pirati dell’aria e salvava Londra dalle insidie della Lega Anti-Trazionista per poi vivere per sempre felice e contento. Ma come poteva perdere tempo a sognare mentre il resto della città si stava godendo la prima vera Caccia dopo anni di astinenza?
Attese per una ventina di minuti, e Chudleigh Pomeroy non tornò. Non c’era nessun altro in quell’ala. Era mercoledì, quindi il museo era chiuso ai visitatori e gran parte degli Storici Anziani e degli Apprendisti di Prima e Seconda Classe aveva il giorno libero. Che male c’era ad allontanarsi per un po’, giusto per dare un’occhiatina? Nascose la borsa con gli strumenti di pulizia dietro lo yak più vicino e poi, tra le ombre ballerine dei delfini appesi al soffitto, si avviò verso la porta.
Fuori, nel corridoio, le lampade ad argon dondolavano proiettando la loro luce fredda sulle pareti di metallo. Due Storici con la caratteristica tunica nera gli passarono accanto, frettolosi, e Tom sentì la voce stridula del vecchio dottor Arkengarth borbottare: «Vibrazioni! Vibrazioni! Sono pericolosissime per le mie ceramiche del trentacinquesimo secolo…».
Il ragazzo attese che i due scomparissero dietro una curva del corridoio, poi raggiunse di corsa le scale più vicine e si precipitò giù. Tagliò per la sala dedicata al ventunesimo secolo, oltrepassando le grosse statue in vetro-plastica di Pluto e Topolino, dèi dalla testa zoomorfa di un’America ormai perduta. Attraversò l’atrio principale e le sale dei piani bassi, in cui erano esposte centinaia di oggetti miracolosamente sopravvissuti ai millenni trascorsi da quando gli Antichi si erano autodistrutti. Era accaduto nel corso del terribile turbinio di razzi atomici e bombe chimiche (portatrici dei virus più spietati) che era stata la Guerra dei Sessanta Minuti. Poco dopo, utilizzando una delle entrate laterali, Tom sbucò nel rumore e nel caos di Tottenham Court Road.
Il museo di Londra sorgeva esattamente al centro del Livello Due, nell’affollato e frenetico quartiere di Bloomsbury. I sostegni metallici del Livello Uno incombevano come un cielo di ruggine pochi metri sopra i tetti degli edifici. Tom non temeva che qualcuno potesse riconoscerlo in quella confusione e si fece strada lungo la via gremita di persone, diretto verso lo Schermo Girevole Pubblico situato all’esterno della stazione dell’ascensopolitana di Tottenham Court Road.
Appena si unì alla folla accalcata davanti allo Schermo, riuscì a dare una prima occhiata alla preda ancora lontana: un alone sfocato, sfumato di blu e di grigio, ripreso dalle telecamere dislocate al Livello Sei.
«La città si chiama Salthook» tuonò la voce del commentatore. «Si tratta di una piattaforma mineraria che ospita novecento abitanti. Attualmente si muove a una velocità di circa centotrenta chilometri orari, in direzione est, ma la Corporazione dei Navigatori prevede che Londra la catturerà prima del tramonto. Ci sono sicuramente molte altre città come questa che ci aspettano al di là del canale in secca, a riprova della saggezza del nostro amato Sindaco, che ha deciso di riportare Londra a est…»
“Centotrenta chilometri all’ora!” pensò Tom, sgomento. Era una velocità sbalorditiva, e lui avrebbe dato qualunque cosa per poter scendere fino alla Piattaforma d’Osservazione e sentire il vento in faccia. Molto probabilmente era già nei guai con il signor Pomeroy. Che differenza avrebbe fatto se si fosse regalato qualche minuto in più?
Fece una corsa e raggiunse Bloomsbury Park, all’aria aperta, ai margini del piano. Un tempo quello era un vero parco, con alberi e stagni per le anatre, ma, vista la scarsezza di prede, il terreno era stato destinato alla produzione di cibo e gli antichi prati erano stati arati per lasciare spazio a campi di cavoli e altre coltivazioni. Per fortuna le Piattaforme d’Osservazione c’erano ancora: balconate sporgenti da cui i londinesi potevano guardare il panorama in movimento. Tom si infilò in quella più vicina. Lì si era riunita una folla ancora più fitta, se possibile, fra cui si riconosceva un certo numero di membri della Corporazione degli Storici. Il ragazzo si sforzò di passare inosservato mentre sgomitava per raggiungere le prime file e avvicinarsi al parapetto. Salthook era a soli otto chilometri, ormai, e viaggiava a tutta velocità, emettendo una gran nube di fumo nero dalle alte ciminiere.
«Natsworthy!» esclamò una voce profonda e rauca. Tom si sentì mancare. Si guardò intorno e scoprì di essersi fermato proprio accanto a Melliphant, un corpulento Apprendista di Prima Classe, che gli sorrise e aggiunse: «Non è una favola? Una bella piattaforma mineraria, dotata di motori terrestri C20! Proprio quel che serve a Londra!».
Herbert Melliphant apparteneva alla categoria dei bulli, ed era uno dei peggiori… Il tipo che non si limita a picchiarti e ficcarti la testa nel gabinetto, ma si preoccupa di scoprire tutti i tuoi segreti e i tuoi punti deboli, per poi tormentarti all’infinito. Gli piaceva moltissimo prendersela con Tom, che era piccolo, timido e non aveva amici che lo proteggessero. Tom, del resto, non aveva modo di rifarsi: i genitori di Melliphant avevano pagato perché diventasse Apprendista di Prima Classe, mentre lui, che era orfano, era solo di Terza. Melliphant di sicuro gli stava rivolgendo la parola perché sperava di far colpo su Clytie Potts, una giovane Storica molto graziosa che era in piedi proprio dietro di loro. Tom annuì e diede le spalle a quell’antipatico, concentrandosi sulla Caccia.
«Guardate!» strillò Clytie Potts.
La distanza fra Londra e la sua preda si stava accorciando rapidamente e una sagoma scura si era appena staccata da Salthook. Presto se ne notarono altre, e poi altre ancora. Aeronavi! La folla assiepata sulle piattaforme di Londra esultò, e Melliphant disse: «I soliti aeromercanti. Hanno capito che la città è spacciata e se la svignano prima che ce la mangiamo. Se non lo facessero, noi avremmo il diritto di reclamare il possesso dei loro cargo con tutto ciò che hanno a bordo!».
Tom fu ben felice di constatare che Clytie Potts era visibilmente annoiata dalla pedanteria di Melliphant: era un anno avanti e di sicuro sapeva benissimo quello che lui insisteva a raccontarle, perché aveva già superato gli esami della Corporazione e portava il marchio degli Storici tatuato sulla fronte.
«Guarda!» esclamò ancora la ragazza, intercettando lo sguardo divertito di Tom e sorridendogli. «Guarda come se la filano! Non sono stupendi?»
Tom spinse indietro i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi senza perdere di vista le aeronavi che volavano sempre più in alto, per poi sparire fra le nubi grigie come ardesia. Per un attimo provò il desideri...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- MACCHINE MORTALI
- PARTE PRIMA
- PARTE SECONDA
- Ringraziamenti
- Copyright