L'antica nave
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L'antica nave

  1. 504 pagine
  2. Italian
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Informazioni su questo libro

Pubblicato originariamente nel 1987, due anni prima delle proteste che sfociarono poi nella tragedia di Piazza Tienanmen, L'antica nave ripercorre quattro decenni di storia cinese, mettendo in risalto tutte le speranze che la rivoluzione maoista aveva inizialmente suscitato e le delusioni che la realtà del socialismo portò con sé. Il settimanale «Asia Weekly» l'ha inserito fra i cento migliori romanzi cinesi del XX secolo. Alla morte di Mao, nel 1976, in Cina venne dichiarata conclusa la «lotta di classe» e avviata l'era delle riforme con l'intento di pacificare la società, dilaniata dall'odio, e avviare la modernizzazione del Paese. Fu allora che si tornò a parlare di umanesimo, del valore dell'uomo in quanto persona e non tassello di un congegno sociale, «vite di un ingranaggio» come sosteneva lo stesso Mao. L'autentica aspirazione del socialismo doveva tornare a essere la liberazione dell'essere umano, non il suo asservimento a un'idea. La storia venne riletta e rinarrata prendendo in conto soprattutto le sofferenze subite dalle vittime delle precedenti campagne politiche: la riforma agraria, la lotta contro gli elementi di destra, la carestia seguita al Grande balzo in avanti, la Rivoluzione culturale. Il romanzo di Zhang Wei si inquadra in questo momento storico e tenta, oltre a ribaltare il passato prossimo, di ricollegare la storia recente con una grandezza ormai andata perduta. L'antica nave che viene riportata alla luce dal letto del fiume Luqing, prosciugatosi nel corso dei secoli, è il simbolo della gloria del passato e del contatto poi interrotto con il mondo esterno. La vicenda è ambientata nella piccola città di Wali sulla riva del fiume Luqing, un luogo di fantasia nella provincia dello Shandong. Narra i fluttuanti rapporti fra tre generazioni delle principali famiglie del posto - i Sui, i Li e gli Zhao - dagli anni Trenta ai primi anni Ottanta. Nel periodo Repubblicano, il clan Sui - industriali e proprietari terrieri - possiede un'enorme fabbrica di vermicelli di soia, i celebri «Drago bianco», che vengono esportati in tutto il mondo. Gli Zhao, invece, lavorano la terra o fanno gli operai. La rivoluzione del 1949 ribalta tuttavia ogni cosa: gli Zhao conquistano il potere e sfogano il loro odio nei confronti dei padroni del passato prendendo possesso dei loro beni e facendo violenza alle loro donne; la fabbrica viene nazionalizzata e i membri della famiglia Sui sono trasformati in operai della loro stessa azienda, mentre i Li, scienziati un po' eccentrici, non possono piú dedicarsi all'innovazione scientifica ma si vedono costretti a riparare i macchinari. Ma il ribaltamento dei ruoli non «è un pranzo di gala», ha gravi conseguenze e porta con sé infinite tragedie; e anche la suddivisione della popolazione in classi è spesso artificiosa, come dimostra il figlio maggiore dei Sui, Baopu, che sente sulle sue spalle il peso dei torti precedentemente inflitti dalla sua famiglia: animato da un piú alto ideale, non vuole continuare la faida, ma realizzare una pacificazione a favore della nazione e del popolo, in vista di un bene comune.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
Print ISBN
9788806234379
eBook ISBN
9788858428450

Capitolo venticinquesimo

L’ex funzionaria, dietro il bancone, accoglieva i clienti con fare esperto, continuando a insultare Zhao Duoduo senza posa. L’arrivo del gruppo di ispettori le aveva dato una certa soddisfazione. Non si accontentava piú di semplici ingiurie, ma sfornava nuovi epiteti sempre piú velenosi. Gli augurava di fare una brutta fine e raccontava in modo colorito le tante mortificazioni che aveva dovuto subire nell’anno e poco piú che aveva lavorato per lui. Zhang-Wang sorrideva mostrandole i corti denti neri e le chiedeva: «E poi?» L’ex funzionaria sembrava aver dimenticato lo schiaffo ricevuto al tempo del funerale di Li Qisheng e le due andavano perfettamente d’accordo. Zhang-Wang le insegnò a imbrogliare nel misurare la stoffa da vendere e ad aumentare il peso dello zucchero, del bicarbonato e del pepe. Lei apprese subito, tanto che a volte Zhang-Wang non riusciva a impedirsi di esclamare: «Jiansu ha occhio». A sentire nominare Jiansu, la ragazza cambiava espressione e si metteva a insultare Zhou Yanyan, dicendo che non era degna di lui e che, quando era stata a servire dietro il bancone, aveva sentito «puzza di volpe». Jiansu tornava a Wali a intervalli regolari; oltre ai nuovi prodotti, una volta portò un proiettore e film di vario tipo, ma soprattutto di arti marziali. Installarono un tendone fuori dal negozio, al cui ingresso si misero l’ex funzionaria e Zhang-Wang. Per vedere il film si dovevano pagare due mao. I film incantarono gli abitanti, attirando giovani e vecchi. Gli operai scappavano dalla fabbrica di vermicelli per correre al cinema e ci restavano ore. Il gruppo di ispettori stava mettendo sotto pressione Zhao Duoduo, che non aveva piú l’energia per costringerli a tornare al lavoro. Con la scusa di dover controllare i film, Luan Chunji non pagava i due mao per vederli, mentre Li Yuming, ligio alle regole, non tentò mai di entrare gratis. Sui Buzhao non perse uno spettacolo e pagò sempre. Si sedeva in prima fila e spiegava il film agli altri. Quando era rientrato dalla città, aveva già fatto una sintesi di questi film: i ragazzi non riescono a battere le donne e queste non vincono i vecchi eccentrici. Una volta, quando sullo schermo comparve un vecchio gobbo, Sui Buzhao lo fissò e come parlando ai personaggi disse: «State molto attenti!» Alla fine, come predetto, il vecchio si dimostrò invincibile. I vecchi uscivano dal tendone appoggiandosi ai loro bastoni e, sospirando, riconoscevano che i film erano molto meglio delle lanterne magiche di un tempo.
Il cinema portò rilassamento e allegria, tanto che per una decina di giorni la gente dimenticò la preoccupazione causata dal tubo di piombo e la gioia portata dal fiume sotterraneo. Ma a una minoranza piú attenta non sfuggí un certo fenomeno: la famiglia Sui stava a poco a poco tornando al centro della scena, mentre i Zhao, con il declino della fabbrica, stavano nuovamente discendendo la china. Qualcuno notò che Sui Baopu non era mai andato al cinema, però era stato varie volte in fabbrica e, come un vero padrone, si era preoccupato del latte di soia e della vasca di sedimentazione, andando a verificare con la mano la temperatura dell’acqua dove erano immersi i fagioli. Neppure Daxi e Naonao andavano a vedere i film. Il cambiamento di Naonao era piú evidente di quello di Daxi: aveva quasi smesso di parlare. Un giorno qualcuno si accorse che Baopu, passando accanto alla vasca di sedimentazione, osservava Naonao che lavorava a qualche passo di distanza. Prima che lui proseguisse il suo cammino, i due si scambiarono un lungo sguardo con una strana espressione negli occhi.
Dopo aver messo su il cinema, Sui Jiansu tornò in città. L’ex funzionaria e Zhang-Wang erano esauste a forza di raccogliere i due mao per ogni spettacolo, cosí decisero di loro iniziativa di programmarli soltanto nei fine settimana. La loro decisione incontrò un’aspra opposizione da parte dei giovani, mentre i vecchi colsero l’occasione per chiedere di riaprire la mescita. Zhang-Wang accolse la richiesta dei vecchi, ma riguardo al cinema fu irremovibile. L’ex funzionaria imparò ad annacquare l’alcol, ma si mostrò piú tirchia nell’aggiungere la buccia d’arancia. Zhang-Wang era molto soddisfatta di lei; un giorno, però, tornando dopo essere andata a massaggiare la schiena del Quarto anziano, la sorprese a mangiare dolci di nascosto.
Forse per via della grande animazione che regnava, nessuno fece caso al fatto che il flauto dello Zoppo non suonava da tempo. Una sera Sui Buzhao, seduto a casa sua, ebbe a un tratto l’impressione che la città fosse vuota. Pensò di leggere il suo classico sulla navigazione, ma poi la voglia gli passò. Andò a cercare Baopu e i due si misero a chiacchierare. Quando toccarono l’argomento del matrimonio di Xiaokui, Baopu non proferí piú verbo. Poi a un certo punto disse che doveva andare a trovarla. Il giorno dopo, a metà mattina, Sui Buzhao si recò in fretta da Baopu e gli fece: «Non volevi andare a trovarla? Vai, presto! Xiaokui ha messo al mondo un figlio». «Ah, sí?» replicò Baopu con mani tremanti. «Ha avuto un bambino?» E Sui Buzhao: «Sí, ha avuto un bambino. Ecco perché non si sentiva piú il suono del flauto: lei era incinta e lui era occupato. Eh eh, se uno fa due conti vede che il bambino è stato concepito quando il suono del flauto è cambiato! Eh eh!» Con un tremito agli angoli della bocca Baopu ripeté: «Devo andare a vedere il bambino, devo andare».
Spirali di vapore avvolgevano il piccolo cortile dello Zoppo. Baopu spinse la porta ed entrò mentre gocce di sudore gli scendevano dalla fronte. Lo Zoppo, accucciato davanti a una pentola di ferro, stava facendo bollire l’acqua e aggiungendo legna al fuoco. Quando girò la testa e si accorse di Baopu, si alzò e tendendo le corte braccia gli fece: «Non puoi entrare». Baopu fu tentato di spingerlo via, ma poi si trattenne. «A parte la levatrice, la prima persona che entra è fondamentale, perché nel temperamento il bambino somiglierà a quella. Io non ho nulla contro di te, ma sei un Sui, e non voglio che il bambino abbia il temperamento di un Sui». Baopu arrossí come gli avessero dato uno schiaffo. Si sentí umiliato e sospirando pensò: «I Sui sono davvero caduti cosí in basso?» L’idea lo fece infuriare. Allontanò lo Zoppo ed entrò in casa fra le grida di protesta dell’altro. Il neonato vagiva nella stanza a est e Baopu sentí il suo cuore accelerare, ma per non spaventare il bambino entrò in punta di piedi e posò su un ripiano lo zucchero di canna e le uova che aveva portato. Xiaokui, che aveva appena finito di allattare, scorgendo Baopu lo fissò con uno sguardo straordinariamente sereno. Baopu notò che era raggiante e appariva bella e giovane. Mentre lo guardava, Xiaokui si coprí il seno con la camicia. Baopu si chinò sul bambino: era un maschietto roseo con gli occhi accesi e gioiosi come se davvero vedesse qualcosa. Baopu gli accarezzò le gambette, che si misero a scalciare allegre. Gli sistemò la copertina. Il piccolo continuò a fissarlo come quando era entrato. Improvvisamente distolse da lui le sue pupille luminose e scoppiò a piangere. Non sapendo che fare, Baopu restò lí in piedi. Il piccolo scalciò via la copertina e pianse con piú veemenza: faceva impressione, ricordava un fiume che avesse rotto gli argini. Xiaokui gli mise in bocca il capezzolo, ma il piccolo lo sputò rabbioso e continuò a piangere e urlare. Sentendo il pianto del figlio, lo Zoppo entrò nella stanza, fissò Baopu e disse: «Ah? Ah?» Xiaokui con gli occhi gli fece cenno di andar via e lui ubbidí. Il neonato continuava a piangere, e quel pianto chissà perché lacerava il cuore di Baopu, che prima si mise a camminare davanti al kang e poi si sedette sul bordo in attesa che il bambino si calmasse. A poco a poco il pianto si spense. Xiaokui deterse il sudore del piccolo con un morbido fazzoletto giallo.
Baopu rimase ancora un po’ senza proferire parola. Leilei era fuori a giocare e non rientrò. Xiaokui giaceva felice sul kang, guardando con aria placida il figlio e Baopu. Dalla finestra entrava il sole e la stanza era calda. Sentendo profumo di rose, Baopu passò lo sguardo in giro e vide i fiori dentro un vecchio vaso su un angolo del comò.
Quando rientrò a casa, suo zio era ancora lí. Fissandolo con i suoi occhi grigi, per prima cosa gli chiese: «È sano il bambino? Pensavo al tubo di piombo». Baopu annuí e rispose: «Sanissimo. È un maschietto. Diventerà piú robusto di tutti noi».
Era da parecchio che Sui Jiansu non tornava. La merce nuova era quasi esaurita e il piccolo cinema mostrava sempre gli stessi film. Zhang-Wang invocava Jiansu piú volte al giorno e l’ex funzionaria infilò il suo biglietto da visita dietro il suo specchietto. Ora che avevano cominciato a frequentare l’emporio, gli operai della fabbrica di vermicelli erano riluttanti ad andarsene, tanto che sembrava non avessero altro da fare. Poco dopo l’arrivo del gruppo di ispettori, il loro direttore, Zhao Duoduo, aveva cominciato a comportarsi in modo strano: beveva tutti i giorni e, una volta ubriaco, si stendeva sulla scrivania e attaccava a urlare, dicendo che a Wali c’era un traditore e che prima o poi l’avrebbe fatto fuori. Con il blocco delle esportazioni e la sospensione dei finanziamenti, la situazione del Consorzio si era rapidamente deteriorata. L’ufficio esportazioni aveva interrotto le sue attività e si era messo in cerca di capitali per espandere la fabbrica. Ma la costruzione era stata sospesa. Il gruppo di ispettori, invece, procedeva spedito nei controlli e a poco a poco venne a capo della questione. Zhou Zifu, indagato in prima persona, non poteva piú proteggere Zhao Duoduo. Il Comitato provinciale e il Comitato provinciale per la disciplina si interessarono alla faccenda, nella quale era implicato anche il vicecapo dell’ufficio esportazioni della provincia. Il segretario del Comitato di Wali, Lu Jindian, mantenne un atteggiamento fermo, comportandosi in modo trasparente nel corso dell’intera inchiesta. Il direttore di via Gaoding, Luan Chunji, all’inizio ostacolò il lavoro degli ispettori, ma poi si arrese. Li Yuming, che era una brava persona ma un po’ confusa, venne severamente criticato dalle autorità per non aver rispettato i principî e aver infranto la disciplina. Alla fine partecipò all’inchiesta di sua iniziativa. Jiansu fu denunciato in contumacia per aver portato a Wali prodotti pornografici che offendevano la pubblica decenza e violavano la legge. La prova erano i jeans e i film. La denuncia era partita da Wu Collo lungo e aveva ottenuto il forte sostegno di Shi Dixin. La polizia locale avviò subito un’indagine e a quel punto centinaia di giovani con indosso i jeans andarono a testimoniare che Jiansu era innocente, e persino i vecchi sostennero che i film non avevano nulla di licenzioso, niente donne o uomini nudi, ed erano ancora piú corretti delle lanterne magiche di una volta. Ciò nonostante, la polizia decise di dimezzare il numero delle proiezioni, che doveva essere portato a due volte la settimana. In quel periodo turbolento, Sui Buzhao e Baopu pensarono spesso a Jiansu, trovando strano che non si facesse sentire da cosí tanto tempo e che avesse abbandonato i prosperi affari di Wali.
Un giorno Zhang-Wang consegnò a Baopu un telegramma che era stato aperto. Era indirizzato all’Emporio di Wali e conteneva solo due parole spaventose: «Jiansu malato». «Chi lo ha mandato?» chiese Baopu. Zhang-Wang scosse la testa: «Non so altro, questo è tutto».
Mentre fissava quelle due parole, Baopu entrò in agitazione. Decise di andare subito in città a trovare Jiansu e corse dallo zio. Una volta in città, Baopu impiegò piú di metà giornata per trovare il Grande negozio di Wali. Dallo sguardo evasivo del padrone capí immediatamente che la faccenda era grave. Il telegramma lo aveva inviato lui. Baopu chiese chiarimenti e, appena quello parlò, impallidí e si sedette per terra. Il padrone lo aiutò a sistemarsi su una sedia e mormorò: «Ci è caduto addosso il cielo, ci è caduto addosso il cielo. È stato un vero fulmine a ciel sereno».
Tutti quelli che si trovavano nel negozio ascoltarono il padrone parlare con il fratello maggiore del direttore.
Il padrone disse che negli ultimi sei mesi Jiansu aveva spesso le vertigini. Un giorno era svenuto ed era stato portato all’ospedale piú vicino e poi trasferito in un ospedale piú grande. All’inizio non sembrava niente di grave. Zhou Yanyan e le due commesse andavano a fargli visita tutti i giorni. A volte Zhou Yanyan passava la notte con lui. In seguito gli vennero fatti numerosi esami e quando i medici chiesero di parlare con i parenti fu chiaro che le cose non si mettevano bene. Benché non fossero formalmente sposati, Zhou Yanyan e Jiansu vivevano insieme e allora il padrone del negozio mandò lei a sentire il responso. Lei andò e poco dopo tornò in lacrime. Jiansu aveva una malattia incurabile. Presi dal panico, decisero di non dire nulla a Jiansu e di chiamare i familiari. Con la scusa che aveva un lavoro urgente da svolgere, ormai Zhou Yanyan non andava all’ospedale da settimane. Il negozio aveva già pagato una somma ingente per le cure. Nel dire la cifra, il padrone ebbe un tremito alla voce. Baopu gli domandò: «Che dobbiamo fare? Cambiargli ospedale?» L’uomo agitò la mano: «Si trova già in un buon ospedale. Se non lo guariscono lí, non lo guariranno da nessuna parte. È la natura della malattia. Non mi preoccupo delle spese, ma penso sia meglio riportarlo a casa, cosí potrà mangiare quello che vuole». Baopu si mise a piangere: «Ha solo trentasette anni!»
Baopu andò all’ospedale. Appena lo vide, Jiansu gli tese le braccia dal letto. I fratelli si abbracciarono.
«Sono arrivato tardi, Jiansu. Dovevo venire prima. Sono il piú grande dei Sui, non avrei dovuto lasciarti andare in giro per il mondo. Non sono stato un fratello maggiore responsabile», disse a fatica pettinandogli con entrambe le mani i capelli arruffati.
«Non volevo che lo sapessi, non volevo neppure che lo sapesse la gente di Wali. Se non potevo tornare sulle mie gambe, pensavo, meglio morire in città! Non volevo che mi vedessero moribondo. Però ho molta nostalgia di casa, di Hanzhang, dello zio, di Wali. Qui non ho nessuno, Zhou Yanyan non viene piú».
«Cambieremo ospedale. Ti guariremo».
«È una malattia incurabile».
«Al mondo non c’è nulla di definitivo».
Jiansu si tirò su e implorò: «Baopu! Per notti non ho fatto che pensare a casa, sperando che venissi a portarmi via. Non sai che angoscia ho provato. Anche una persona sana si sarebbe ammalata. Qui in città non riusciranno a guarirmi, lo so già. Riportami a casa, Baopu!»
Baopu non replicò e osservò a lungo il viso esangue del fratello.
Jiansu lo supplicò di nuovo. Baopu si premette il viso di Jiansu sul petto.
Il giorno dopo presero la via del ritorno.
L’intero clan dei Sui andò a fargli visita, poi seguirono i dirigenti locali, Lu Jindian, Zou Yuquan, Li Yuming. Quando arrivò il Quarto anziano, Hanzhang stava piangendo, ma appena lo vide smise e lo fissò. Con il suo fisico imponente occupava il centro del cortile e, dopo un attimo, si avviò lentamente all’uscita. Wali era silenziosa: l’atmosfera ricordava molto quella seguita alla morte di Sui Dahu al fronte. Sembrava che l’intera città avesse una malattia terminale. Non sorridevano neppure quelli che amavano prendere in giro i Sui. Questo non era uno scherzo, ma un annuncio di morte. Dopo essere andato a trovare Jiansu, Sui Buzhao cadde al centro del cortile. Steso sul battuto di cemento umido senza nessuna voglia di rialzarsi, guardava il cielo e mormorava parole incomprensibili. Notando un’aquila che volteggiava, tese le braccia in alto. L’aquila girava e girava, forse sorvegliando la città o forse osservando il cortile dei Sui. A un tratto Sui Buzhao si ricordò del grande uccello apparso quando era stata dissotterrata la nave antica e gridò: «Tu! Che hai visto? Che hai visto? Diccelo!»
Quando fece buio, la gente se ne andò. Nella stanza restarono soltanto i tre fratelli. Dopo un po’ Hanzhang andò a preparare la cena. Jiansu mangiò poco, ma lodò la cucina della sorella. Man mano che la notte avanzava, si alzò il vento. A un certo punto qualcuno bussò alla finestra. Un colpo, due colpi, poi Jiansu si drizzò sul kang e gridò:
«Daxi!»
Baopu e Hanzhang restarono basiti. Jiansu cercò di scendere dal kang, ma loro lo bloccarono in fretta. La porta si aprí ed entrò effettivamente Daxi. Si sedette sul bordo del letto e guardò Jiansu come se attorno non ci fosse nessun altro. Jiansu aveva gli occhi pieni di lacrime. A un tratto lei lo abbracciò e gli posò la testa sul petto. Baopu si asciugò gli angoli degli occhi e tirandosi dietro Hanzhang uscí dalla stanza.
Rimasti soli, i due non si dissero una parola. Le lacrime di Jiansu colavano sui capelli corvini di Daxi, e poi sul viso. Lei gliele asciugò, lui le prese le mani e gliele baciò piú volte, poi le lasciò di colpo. Si raggomitolò in un angolo del kang e con una voce cosí bassa da essere quasi impercettibile disse:
«Daxi, ho una malattia incurabile».
Lei scosse la testa e lo fissò con quegli occhi grandi e luminosi.
«È la verità. Non ho piú paura, per questo sono tornato».
Daxi scosse di nuovo la testa.
Una settimana dopo, il gruppo di ispettori annunciò la sua decisione: il Consorzio doveva pagare una pesante multa. Fu chiaro a tutti che Zhao Duoduo era finito e gli investitori protestarono sostenendo di essere stati ingannati. Appena gli ispettori se ne andarono, Wali sprofondò in liti senza fine. Luan Chunji insultò Li Yuming dicendogli che era il primo inetto della famiglia Li. Li Yuming non contrattaccò e si chiuse in casa a pensare. Aveva l’impressione di aver trascorso decenni di vita in preda alla confusione, come in un sogno. Stavolta il colpo era stato troppo forte, e non l’aveva subito soltanto Zhao Duoduo, ma tutta la città. Il ritmo della produzione in fabbrica rallentò e poco dopo una giara si capovolse. Zhao Duoduo stava chiuso nel suo ufficio senza dare retta a nessuno e gli unici a preoccuparsi erano gli operai che giravano a vuoto. Gli abitanti sapevano bene che stavolta l’incidente della giara capovolta era come una bastonata inflitta a un moribondo: il Consorzio era senza speranza. Il Comitato di Wali e i responsabili di via Gaoding incitarono la gente a salvare la fabbrica e Lu Jindian gridò fino a diventare rauco nel reparto di produzione dei vermicelli. Passarono tre giorni e Li Yuming legò alla porta un nastro di stoffa rossa contro la mala sorte. Il quarto giorno dalle giare e dalla vasca di sedimentazione si sprigionò il puzzo acido che tutti conoscevano bene, attirando nugoli di mosche alla porta d’ingresso. Baopu vegliava disperato il fratello. Il vecchio medico Guo Yun andò a visitarlo e, con un lungo sospiro, se lo portò via.
Baopu poté cosí andare in fabbrica a cercare di salvare la situazione. Era il quarto giorno e il puzzo era intenso. Prima fece bruc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’antica nave
  4. Capitolo primo
  5. Capitolo secondo
  6. Capitolo terzo
  7. Capitolo quarto
  8. Capitolo quinto
  9. Capitolo sesto
  10. Capitolo settimo
  11. Capitolo ottavo
  12. Capitolo nono
  13. Capitolo decimo
  14. Capitolo undicesimo
  15. Capitolo dodicesimo
  16. Capitolo tredicesimo
  17. Capitolo quattordicesimo
  18. Capitolo quindicesimo
  19. Capitolo sedicesimo
  20. Capitolo diciassettesimo
  21. Capitolo diciottesimo
  22. Capitolo diciannovesimo
  23. Capitolo ventesimo
  24. Capitolo ventunesimo
  25. Capitolo ventiduesimo
  26. Capitolo ventitreesimo
  27. Capitolo ventiquattresimo
  28. Capitolo venticinquesimo
  29. Capitolo ventiseiesimo
  30. Capitolo ventisettesimo
  31. Il libro
  32. L’autore
  33. Copyright