Ritratto dell'artista da morto
eBook - ePub

Ritratto dell'artista da morto

(Germania '41 - Argentina '78)

  1. 80 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Ritratto dell'artista da morto

(Germania '41 - Argentina '78)

Informazioni su questo libro

Un giovane attore riceve la convocazione di un tribunale argentino: l'appartamento di cui sarebbe erede, acquistato da uno sconosciuto parente nel 1978, risulta espropriato a un musicista desaparecido durante la dittatura militare. La lettera è il punto di partenza per un viaggio prima a Buenos Aires e poi a Córdoba, lungo il quale il protagonista intraprende una ricerca a ritroso nel tempo, tentando di fare luce su un passato che si rivela, al contrario, sempre piú oscuro, tra un groviglio di varianti onomastiche che non gli consentono mai di capire se i personaggi che insegue, a partire dal proprio parente, siano reali o costruzioni fittizie. Seguendo il filo di una serie di misteri, arriva a scoprire che il musicista, al momento della sparizione, stava lavorando sulle partiture incomplete di un compositore ebreo, di cui si erano perse le tracce nel 1941 a Berlino. Ci addentriamo cosí in un labirinto di episodi biografici che si intersecano inesorabilmente con i grandi eventi storici del Novecento; fatti che hanno aperto, nei paesi vittime delle barbarie fasciste, ferite non ancora rimarginate. Davide Carnevali è oggi una delle voci piú importanti della drammaturgia italiana. Il suo teatro racchiude un nucleo fortemente politico, nell'indagare la storia, l'identità e il linguaggio di un'Europa che vive attualmente uno dei momenti piú critici della sua esistenza.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2022
Print ISBN
9788806252403
eBook ISBN
9788858438381
Argomento
Letteratura
Categoria
Teatro
SCENA PRIMA
Prologo

Tutto comincia con una lettera

(Daniele Pintaudi attende il pubblico nel foyer del teatro).
Buonasera a tutti e benvenuti.
Per prima cosa vorrei ringraziarvi per essere qui. Ringraziarvi anche a nome di chi non è presente, a nome di chi purtroppo oggi non può essere con noi.
Mi prendo qualche minuto per spiegarvi brevemente perché siamo qui e cosa succederà adesso.
Non è semplice trovare le parole. Non è semplice per me, perché normalmente il mio compito è quello di portare davanti a voi un testo già scritto, mentre quello che vi sto dicendo ora, ve lo dico spontaneamente, in modo del tutto informale.
Abbiamo pensato che questo fosse il modo migliore di iniziare per due ragioni. La prima è che, utilizzando parole mie, avremmo ottenuto un effetto piú naturale, piú credibile, e si sarebbe creata una relazione di confidenza tra noi. La seconda è che in fin dei conti questa che sto per raccontarvi è la mia – o meglio, scusate: anche la mia – storia.
Mi chiamo Daniele Pintaudi, ho quarant’anni; di professione attore e musicista. Sono nato nel 1978 a La Chaux-de-Fonds, il paese di Chevrolet e di Le Corbusier. Sono cittadino svizzero, ma di origine italiana, come è evidente dal mio cognome. L’Italia è un paese di emigranti e i cognomi italiani sono sparsi per tutto il mondo.
Perché vi racconto queste cose? Perché un po’ di tempo fa – beh, ormai sono passati alcuni anni – ricevo questa lettera.
(Daniele mostra al pubblico una lettera).
«Destinatario: Daniele Pintaudo, Belzigerstr. 27, 10823 Berlin. Mittente: MINISTERIO DE JUSTICIA Y DERECHOS HUMANOS, Avenida Sarmiento 329, Ciudad Autónoma de Buenos Aires, Argentina».
Ho pensato: Pintaudo? Daniele Pintaudo? Certo, molti si sbagliano a pronunciare il mio nome, o a scriverlo, ma...
Apro la busta.
(Daniele apre la busta).
Leggo.
«Gentile Signor Pintaudo, in seguito alla delibera emessa in data 28 febbraio 2012 presso la Commissione nazionale per i Diritti umani in Buenos Aires, presa in considerazione ecc., dati gli accordi bilaterali tra la Repubblica Argentina e la Confederazione Elvetica», e tutta una serie di altri articoli che ora saltiamo... dov’è? Ah, sí, qui. Dunque: «il Tribunale federale ha stabilito, conclusa la riesamina del caso di riassegnazione dell’appartamento ubicato in Córdoba, Avenida Paraná 450, 3° piano. La sentenza e la relativa esecuzione avranno luogo nell’arco dei sei mesi seguenti con data da destinarsi, facente avviso tramite raccomandata».
Naturalmente la prima cosa che penso è che si tratti di un errore. Hanno trascritto male il mio nome e mi hanno scambiato per qualcun altro. Eppure... l’indirizzo di casa è corretto.
In calce è indicato un numero di telefono.
Chiamo.
Una, due, varie volte. Non risponde nessuno.
Lo stesso giorno in cui ricevo la lettera – siamo a fine novembre 2014 – devo vedere Davide Carnevali per parlare di lavoro. Ci incontriamo come sempre alla trattoria «I due emigranti», vicino a casa mia. Sapevo che Davide aveva una certa familiarità con la cultura argentina: in passato era stato sposato con un’argentina e aveva vissuto per un periodo a Buenos Aires. Cosí gli mostro la lettera e lui si offre di darmi una mano.
Per prima cosa mi suggerisce di smettere di chiamare il numero indicato, perché non risponderà nessuno: l’Argentina non è la Germania e parlare con un ufficio pubblico non è cosí semplice. Davide manda un whatsapp a un amico, che sente un altro amico, che chiama un altro amico che riesce a metterci in contatto con il Ministero di Giustizia. Io non parlo spagnolo, cosí è Davide a chiamare, facendosi passare per me.
Bueno, señor Pintado, – dicono, – la lettera è per lei, non c’è nessun errore.
Pintado? Però non era Pintaudo?
Bueno, Pintado, Pintaudo... è uguale. Se preferisce la chiamo Pintaudo, però a me sembra un nome inventato.
Infatti io mi chiamo Pintaudi.
E allora perché vuole che la chiami Pintaudo?
Non importa.
Quello che importa, dice il tipo del Ministero, è che mi stanno cercando a causa di questo appartamento. Non ci sono altri eredi, dicono.
Eredi di chi?
Di Juan Carlos Pintado.
Io non conosco nessun Juan Carlos Pintado, o Pintaudo, o Pintaudi.
Ad ogni modo, due anni fa è stata chiesta l’apertura di un procedimento giudiziario da parte della famiglia Bridarolli.
Altro cognome italiano, è quello che penso. Ma non è quello che dico. Quello che dico è: – Quale procedimento giudiziario?
Quello che riguarda l’appartamento di proprietà di Juan Carlos Pintado, espropriato a Franco Bridarolli durante la dittatura.
(Musica. La musica proviene dall’interno della sala).
SCENA SECONDA

Un nuovo progetto

«Commissione nazionale per i Diritti umani».
«Procedimento giudiziario».
«Espropriazione».
«Dittatura».
«Argentina».
All’improvviso tutte queste parole, che fino a ieri non avevano nulla a che fare con me, entrano nella mia vita. E non escono dalla mia testa, come una musica che, ascoltata per la prima volta, suona già familiare all’orecchio.
La sera telefono a casa dei miei, in Svizzera. Risponde mio padre, che non sento da mesi, per...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. RITRATTO DELL’ARTISTA DA MORTO
  4. 1. Prologo. Tutto comincia con una lettera
  5. 2. Un nuovo progetto
  6. 3. Mi Buenos Aires querido
  7. 4. Un silenzio assordante
  8. 5. Vicini
  9. 6. Pasoski
  10. 7. Il sequestro
  11. 8. Il dolore degli altri
  12. 9. Il processo
  13. 10. Epilogo. Ritratto dell’artista da morto
  14. Il libro
  15. L’autore
  16. Dello stesso autore
  17. Copyright