Trattato sulla tolleranza
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Informazioni su questo libro

«La tolleranza non ha mai provocato guerre civili, mentre l'intolleranza ha coperto la Terra di stragi».
A Tolosa il 10 marzo 1762 il commerciante ugonotto Jean Calas viene giustiziato con l'accusa di aver ucciso il figlio per impedirgli di convertirsi al cattolicesimo. Nonostante la mancanza di prove e un processo arbitrario, Jean Calas, che anche sotto tortura si professa innocente, è giudicato colpevole. Non da Voltaire, che con la sua penna tagliente scaglia parole feroci contro le storture del fanatismo religioso, mostrando come il dogmatismo e la superstizione inquinino la convivenza pacifica e corrompano la facoltà di giudizio. Dando avvio a una battaglia di civiltà, il Trattato sulla tolleranza è un vero e proprio «manifesto» per la libertà di pensiero e il rispetto di ogni diversità. Un'opera sempre attuale capace di riportarci alle radici stesse della modernità. Con un saggio di Italo Mereu.
«La tolleranza non ha mai provocato guerrecivili, mentre l'intolleranza ha coperto laTerra di stragi».

Domande frequenti

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Informazioni

Note

Note al testo di Voltaire

CAPITOLO I

1 L’indicazione dei capitoli, assente nell’edizione del Traité sur la tolérance da noi seguita (édition encradrée, 1775), è invece presente in varie altre edizioni settecentesche, tra cui quella originale del 1763, cui ci atteniamo per tale indicazione.
2 Meurtre nell’originale, vale dire, come si legge nel Dictionnaire de l’Académie française dello stesso anno (1762, 4a ed.) dell’affare Calas, l’«omicidio, il crimine di una persona che ne uccide una o parecchie altre ingiustamente e con violenza» (https://www.dictionnaire-academie.fr/article/A4M0851).
3 Toutes les voix: Voltaire sembra qui alludere a quella che altrove chiama voix publique (grossomodo la nostra «opinione pubblica»), e che in La méprise d’Arras (1772), proprio con riferimento al caso Calas, preciserà come voix publique «di tutte le persone perbene», contrapponendola alla voix della «plebaglia» quale «grido dei bruti»: «Nell’orribile vicenda dei Calas, la voce pubblica (voix publique) – vi scrive esattamente – si levò contro un capitoul fanatico [David de Beaudrigue: cfr. qui, nota 12] che perseguiva la morte di un uomo giusto, e contro otto giudici [tolosani] ingannati che l’hanno firmata. Non intendo qui per voce pubblica (voix publique) quella della plebaglia (populace) che è sempre assurda, e non è una voce (voix), ma un grido dei bruti (cri des brutes): parlo di quella voce di tutte le persone perbene unite che riflettono (voix de tous les honnêtes gens réunis qui réfléchissent), e che, con il tempo, pronunciano un giudizio infallibile». L’opinione pubblica («tutte le voci») non designa, dunque, «venti milioni di Francesi», quanti piú o meno essi erano intorno alla metà del XVIII secolo, ma le «persone istruite e sagge», le «anime nobili e compassionevoli», le «menti ragionevoli (esprits raisonnables) che pensano nobilmente» (Pubblica informazione, p. 63), in breve l’élite illuminata. Sul significato di populace, cfr. qui. cap. XX, nota 305.
4 Il parricidio, anche se viene spesso inteso come omicidio del padre, è genericamente l’omicidio di un parente stretto (ascendente o discendente). In questo caso si tratta di accusa di omicidio del figlio.
5 Nato nel 1698, Jean Calas aveva in realtà 64 anni.
6 Louis. Si era convertito al cattolicesimo nel 1757 con il consenso della famiglia.
7 Jeanne Viguière.
8 Gaubert Lavaysse, figlio David Lavaysse.
9 Il 7 agosto 1762, Voltaire scriveva ai coniugi d’Argental (D10636): «Vorrei che una buon’anima potesse dire al re, “Sire, riflettete bene su quanto dovete amare questo parlamento giudiziario [di Tolosa]”, che fu il primo a ringraziare Dio per l’assassinio di Enrico III [1551-1589], e che ordinò una processione annuale per celebrare la memoria di Saint Jacques Clément [1567-1589], aggiungendo la clausola che sarebbe stato impiccato, senza alcun processo, chiunque avesse mai parlato di riconoscere come re il vostro avo Enrico IV [1553-1610]». Su entrambi i re, vedi SC II, capp. CLXXIII e CLXXIV.
10 Il 17 maggio 1562, durante una battaglia provocata dai loro avversari cattolici, circa 4000 protestanti che si erano rifugiati nel municipio di Tolosa e avevano accettato di deporre le armi dopo che era stato loro offerto un salvacondotto, furono barbaramente massacrati. Questo giorno venne poi celebrato ogni anno dai tolosani (Fête de la «délivrance de la Ville»). Voltaire parla piú diffusamente di codesta «festa» nella Pubblica informazione, pp. 41-43.
11 Concorso poetico istituito nel 1323, e da allora bandito annualmente dall’Académie des Jeux Floraux di Tolosa (tuttora attiva: http://jeuxfloraux.fr/).
12 David de Beaudrigue fu capitoul dal 1748 al 1765. Dal Medioevo, i capitouls erano gli abitanti eletti dai diversi quartieri di Tolosa per formare il consiglio municipale della città. Per poter essere eletti, i candidati dovevano possedere le seguenti caratteristiche: essere maschi, avere piú di 25 anni, essere sposati, essere cattolici, abitare a Tolosa ed esercitare una professione onorevole come avvocato, procuratore o commerciante. I capitouls avevano compiti amministrativi, giudiziari e militari. Furono soppressi dalla Rivoluzione del 1789.
13 Il monitorio era un manifesto affisso e letto nelle chiese dall’autorità ecclesiastica su disposizione del procuratore del re, che intimava ai testimoni di un fatto di presentarsi e riferire immediatamente, pena la scomunica; in questo caso, il monitorio, disposto e stilato dal procuratore Charles Lagane (1722-1789), sollecitava di fatto soltanto testimonianze di accusa contro i Calas: cfr. Coquerel, pp. 92-95, che riporta anche il relativo testo (pp. 94-95).
14 Secondo Coquerel, a Tolosa si usava dire: «Antichità dei bianchi, nobiltà dei blu, ricchezza dei neri, povertà dei grigi» (p. 110).
15 Charles, duca di Fitz-James (1712-1787), secondogenito del maresciallo di Berwick (1670-1734), era diventato governatore della Linguadoca nel 1761.
16 «Mi è stato comunicato da Tolosa che un giovane, il quale andava a pregare tutti i giorni a Saint-Étienne sulla tomba del santo martire Marc-Antoine Calas, è impazzito per non avere ottenuto dal santo il miracolo che gli aveva chiesto» (D10885).
17 Della «Chambre de la Tournelle», che si occupava dei processi penali.
18 Joseph-Mathieu de La Salle, o Lassalle († 1790): fu l’unico consigliere al parlamento giudiziario di Tolosa a sostenere pubblicamente l’innocenza dei Calas (per questo avrà poi la delicatezza di rinunciare a fare parte del collegio giudicante) e a denunciare gli errori e gli abusi che erano stati perpetrati nei loro confronti e nella ricerca dei testimoni e delle prove. Scrisse, in proposito, le Observations pour le Sieur Jean Calas, la Dame de Cabibel, son épouse, & le Sieur Pierre Calas, leur fils (s.l. 1762).
19 Allusione a La Borde (o Labordes).
20 Anne-Rose Cabibel.
21 Tra le quali Voltaire (D11004).
22 A Londra, da genitori ugonotti costretti all’esilio dalla revoca dell’editto di Nantes (1685).
23 Limitatamente alla Francia, numerose furono le persone altolocate (i d’Argental, il duca di Praslin, il duca di Choiseul, il duca di Villars, la duchessa d’Anville, il maresciallo di Richelieu, il duca di La Vallière, Madame de Pompadour ecc.) che diedero aiuto e protezione alla signora Calas (quasi sempre su sollecitazione di Voltaire).
24 Questa frase si ritrova pressoché parola per parola nella lettera di Voltaire alla signora Calas del 29 dicembre 1762: «Avete visto che a Parigi siamo piú illuminati e piú umani di quanto lo siate a Tolosa, e che la ragione vi prevale sul fanatismo, mentre in provincia il fanatismo ha la meglio sulla ragione» (D10862).
25 Élie de Beaumont, Mémoire à consulter, et consultation pour la Dame Anne-Rose Cabibel, veuve Calas, & pour ses enfans (1762, BV). I quindici avvocati che sottoscrissero il Mémoire erano Huart, L’Herminier, Gillot, Boys de Maisonneuve, Cellier, de Lambon, Boucher d’Argis, Duchasteau, Bigot de Sainte-Croix, Moreau, Dandasne, Reymond, Thevenot-Dessaule, Doillot e Mallard.
26 Loiseau de Mauléon, Mémoire pour ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Intolleranza e tolleranza: dall’editto di Milano (313) alla voce «Tolleranza» del Dizionario Filosofico (1764) di Voltaire
  4. Nota al testo
  5. Cronologia della vita e delle opere
  6. Bibliografia
  7. Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas
  8. CAPITOLO I. Breve storia della morte di Jean Calas
  9. CAPITOLO II. Conseguenze del supplizio di Jean Calas
  10. CAPITOLO III. Idea della Riforma del sedicesimo secolo
  11. CAPITOLO IV. Se la tolleranza sia pericolosa, e presso quali popoli sia permessa
  12. CAPITOLO V. Come può essere ammessa la tolleranza
  13. CAPITOLO VI. Se l’intolleranza sia di diritto naturale o di diritto umano
  14. CAPITOLO VII. Se l’intolleranza sia stata praticata dai Greci
  15. CAPITOLO VIII. Se i Romani siano stati tolleranti
  16. CAPITOLO IX. Sui màrtiri
  17. CAPITOLO X. Sul pericolo delle false leggende e sulla persecuzione
  18. CAPITOLO XI. Abuso dell’intolleranza
  19. CAPITOLO XII. Se l’intolleranza sia stata di diritto divino nel giudaismo e se sia stata sempre praticata
  20. CAPITOLO XIII. Estrema tolleranza degli Ebrei
  21. CAPITOLO XIV. Se l’intolleranza sia stata insegnata da Gesú Cristo
  22. CAPITOLO XV. Testimonianze contro l’intolleranza
  23. CAPITOLO XVI. Dialogo fra un moribondo e un uomo che sta bene
  24. CAPITOLO XVII. Lettera scritta al gesuita Le Tellier da un beneficiario, il 6 maggio 1714
  25. CAPITOLO XVIII. Unici casi in cui l’intolleranza è di diritto umano
  26. CAPITOLO XIX. Racconto di una controversia teologica in Cina
  27. CAPITOLO XX. Se sia utile mantenere il popolo nella superstizione
  28. CAPITOLO XXI. La virtú vale piú della scienza
  29. CAPITOLO XXII. Sulla tolleranza universale
  30. CAPITOLO XXIII. Preghiera a Dio
  31. CAPITOLO XXIV. Poscritto
  32. CAPITOLO XXV. Seguito e conclusione
  33. AGGIUNTA SUCCESSIVA
  34. Note
  35. Il libro
  36. L’autore
  37. Dello stesso autore
  38. Copyright