Persone normali
eBook - ePub

Persone normali

  1. 296 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

«Un grande romanzo su tutto ciò che abbiamo: gli esseri umani che si cercano, e si perdono».
Annalena Benini

Persone normali è la storia di Marianne e di Connell, di due ragazzi che si incontrano al liceo e simili a due pianticelle condividono lo stesso pezzo di terra, crescendo l'una vicino all'altra, contorcendosi per farsi spazio, a volte sostenendosi a vicenda, altre togliendosi il respiro. È la storia di un amore giovane che pare destinato a non compiersi mai, di due anime che si inseguono e si sfiorano per anni, ma è anche una tagliente riflessione sulla prevaricazione e la tenerezza in questo nostro tempo strano. Sally Rooney è riuscita nell'impresa piú difficile di tutte: scrivere un romanzo sulla banale e feroce dolcezza di una relazione. Riuscendo a cogliere quell'attimo infinito in cui si trova il coraggio di perdersi negli occhi di un'altra persona per ritrovare se stessi.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
eBook ISBN
9788858430590

Sei mesi dopo

(luglio 2013)
Si sveglia poco dopo le otto. Fuori dal finestrino è giorno fatto e il vagone si sta riscaldando, un caldo pesante di fiato e sudore. Piccole stazioni dai nomi illeggibili gli sfrecciano accanto e svaniscono. Elaine è già sveglia ma Niall sta ancora dormendo. Connell si stropiccia con le nocche l’occhio sinistro e si mette a sedere. Elaine sta leggendo l’unico romanzo che si è portata in viaggio, un romanzo in brossura lucida solcata dalla scritta Da questo libro il film. L’attrice in copertina è stata la loro fida compagna per settimane. Una faccia pallida da dramma storico cui Connell ormai si è quasi affezionato.
Dove siamo, lo sai? dice.
Elaine alza gli occhi dal libro. Abbiamo superato Lubiana circa due ore fa, dice.
Ah, ok, fa lui. Quindi ci siamo quasi.
Connell sposta gli occhi su Niall, la cui testa addormentata ballonzola vagamente sul collo. Elaine segue il suo sguardo. Fuori combattimento come al solito, dice.
All’inizio c’era anche altra gente. Alcuni amici di Elaine hanno fatto da Berlino a Praga con loro, e a Bratislava hanno incontrato dei compagni d’Ingegneria di Niall, prima di attraversare il confine su un treno diretto a Vienna. Gli ostelli erano economici, e le città che hanno visitato avevano qualcosa di piacevolmente transitorio. Niente di quello che Connell ha fatto in quei soggiorni è sembrato rimanergli. L’intero viaggio è stato come una successione di brevi film proiettati una sola volta, dei quali conservava un’impressione generale ma non una memoria precisa della trama. Ricorda di aver visto cose oltre i finestrini dei taxi.
In ogni città trova un internet point e compie i soliti tre rituali di comunicazione: chiama Helen su Skype, manda un messaggio gratuito a sua madre dal sito del suo operatore telefonico e scrive una mail a Marianne.
Helen è a Chicago per uno stage estivo. Durante le loro telefonate sente le sue amiche in sottofondo che chiacchierano trafficando coi capelli l’una dell’altra, e a volte Helen si gira e dice qualcosa tipo: Ragazze, per favore! Sono al telefono! Connell adora vedere la sua faccia sullo schermo, specie quando la connessione è buona e i suoi movimenti sono fluidi e realistici. Ha un sorriso fantastico, denti fantastici. Ieri, dopo la telefonata, è andato a pagare, è tornato fuori nel sole e si è comprato un bicchiere di Coca con ghiaccio a un prezzo esorbitante. A volte, quando Helen ha parecchie amiche intorno o se l’internet point è particolarmente affollato, lo scambio può diventare un po’ difficile, ma anche cosí, dopo averle parlato si sente meglio. Si ritrova ad affrettarsi a chiudere la conversazione per poter riattaccare e poi, retrospettivamente, godersi il piacere che gli procura vederla, senza la pressione del tempo reale che lo costringe a produrre le espressioni e a dire le cose giuste. Il solo fatto di vedere Helen, il suo bel viso, il suo sorriso, e sapere che continua ad amarlo, infonde gioia alla sua giornata, e per ore non prova nient’altro che una frastornante felicità.
Helen gli ha regalato un nuovo modo di vivere. È come se avessero alzato il coperchio incredibilmente pesante della sua vita emotiva e a un tratto Connell potesse respirare l’aria fresca. Adesso è fisicamente possibile scrivere e inviare un messaggio che dice: Ti amo! Prima non lo era mai sembrato, neanche lontanamente, ma in realtà è facile. Naturalmente se qualcuno vedesse quei messaggi lo imbarazzerebbe, ma adesso sa che è un imbarazzo normale, quasi un istinto protettivo nei confronti di una porzione di vita particolarmente preziosa. Può sedersi a cena con i genitori di Helen, accompagnarla alle feste delle sue amiche, tollerare lo scambio di sorrisi e le conversazioni ripetitive. Può stringerle la mano quando la gente gli fa domande sul suo futuro. Quando lei lo tocca spontaneamente, esercitando una leggera pressione sul suo braccio, o addirittura allungando la mano per togliergli un pelucco dal colletto, avverte un moto d’orgoglio, e spera che la gente li stia guardando. Essere conosciuto come il suo ragazzo lo posiziona solidamente nel mondo delle interazioni, fa di lui una persona accettabile, un individuo con un suo status specifico, i cui silenzi piú che socialmente inopportuni sono da considerarsi pause di riflessione.
I messaggi che manda a Lorraine sono piuttosto pragmatici. La aggiorna su monumenti storici e tesori culturali. Ieri:
ciao da vienna. a dire il vero la cattedrale di santo stefano è piuttosto sopravvalutata ma museo di storia dell’arte niente male. a casa spero tutto bene.
A Lorraine piace chiedere come sta Helen. La prima volta che si sono incontrate, tra Helen e sua madre c’è stata un’intesa immediata. Quando Helen viene in visita, Lorraine non fa che scuotere la testa di fronte ai vezzi di Connell e dire: Ma cara, come fai a sopportarlo? Comunque sia, è bello che vadano d’accordo. Helen è la prima ragazza che le ha presentato e si scopre stranamente ansioso di dimostrare alla madre quanto la loro relazione sia normale e che bella persona lei lo consideri. Non sa esattamente da cosa dipenda.
In queste settimane di lontananza, le sue mail a Marianne sono diventate prolisse. Ha cominciato ad abbozzarle sul telefono nei momenti buchi, magari aspettando di recuperare i vestiti in una lavanderia a gettoni, o sdraiato nel suo letto all’ostello quando la notte non riesce a dormire per il caldo. Dopodiché rilegge queste prime stesure ripetutamente, rivedendo ogni singolo elemento narrativo, spostando proposizioni avanti e indietro perché le frasi si articolino come si deve. Il tempo mentre digita si addolcisce, appare lento e dilatato quando in realtà scorre rapidissimo, e piú di una volta gli è capitato di alzare lo sguardo e accorgersi che erano passate ore. Non saprebbe spiegare perché le mail a Marianne lo assorbano tanto, ma non ha l’impressione che sia una cosa banale. La sensazione è che il gesto di scriverle sia espressione di un principio piú ampio ed essenziale, qualcosa della sua identità, o di ancora piú astratto, che ha a che fare con la vita stessa. Nel suo piccolo diario grigio recentemente ha scritto: idea per una storia raccontata attraverso le mail? Poi ha deciso che sarebbe stato artificioso e l’ha depennata. Gli capita di depennare cose dal diario quasi immaginasse che in futuro qualcuno possa passarlo al setaccio, quasi volesse suggerire a questo qualcuno quali idee ha accantonato.
La sua corrispondenza con Marianne comprende un sacco di link a servizi giornalistici. Al momento sono entrambi avvinti dalla vicenda Edward Snowden, Marianne perché interessata all’architettura del controllo globale, Connell per il fascino del dramma personale. Legge tutte le congetture online, guarda le confuse registrazioni video dell’aeroporto Šeremet´evo. Con Marianne possono parlarne solo via mail, ricorrendo a quella stessa tecnologia di comunicazione che adesso sanno essere sotto sorveglianza, e a tratti è come se la loro relazione fosse stata intercettata da una complessa rete di potere statale, e quella rete fosse in se stessa una forma d’intelligenza, che li contiene entrambi, che contiene i sentimenti che hanno l’uno per l’altra. Ho come l’impressione che l’agente della NSA che sta leggendo queste mail si sia fatto un’idea sbagliata di noi, ha scritto Marianne una volta. Loro probabilmente non sanno della volta in cui non mi hai invitata al ballo.
Lei gli scrive parecchio della casa in cui sta vivendo con Jamie e Peggy, fuori Trieste. Racconta quello che fanno, come si sente, come suppone si sentano gli altri, quello che sta leggendo e su cui sta riflettendo. Lui le scrive delle città che visitano, a volte includendo un paragrafo che descrive una veduta o una scena particolari. Ha scritto di quando sono usciti dalla fermata dell’U-Bahn a Schönleinstrasse e hanno scoperto che a un tratto si era fatto buio, e le fronde degli alberi si agitavano sopra di loro come dita spettrali, e il rumore dei bar, e l’odore di pizza e dei gas di scarico. Mettere per iscritto un’esperienza gli sembra un gesto potente, come se la imprigionasse in un barattolo perché non possa mai abbandonarlo del tutto. Una volta ha detto a Marianne che stava scrivendo dei racconti e adesso lei continua a chiedergli di leggerli. Se hanno la qualità delle tue mail saranno certamente sublimi, gli ha scritto. Leggere questo gli ha fatto piacere, anche se ha risposto onestamente: Non ce l’hanno.
Con Niall ed Elaine hanno deciso di prendere il treno da Vienna a Trieste per passare le ultime notti nella casa di vacanza di Marianne, prima di tornare a Dublino in aereo tutti insieme. Si è anche parlato di un gita a Venezia in giornata. Ieri sera sono saliti sul treno con i loro zaini e Connell ha scritto a Marianne: dovremmo arrivare entro domani pomeriggio, non avrò tempo di rispondere alla tua mail, prima. Ormai non gli restano quasi piú vestiti di ricambio. Indossa una maglietta grigia, jeans neri e scarpe da ginnastica bianche sporche. Nel suo zaino: vari capi non proprio freschi, una maglietta bianca pulita, una bottiglia di plastica vuota per l’acqua, biancheria intima pulita, un caricacellulare arrotolato, il passaporto, due scatole di un farmaco generico a base di paracetamolo, una copia assai malconcia di un romanzo di James Salter e, per Marianne, un’edizione di poesie scelte di Frank O’Hara trovata in una libreria di pubblicazioni in lingua inglese a Berlino. Un quaderno grigio con la copertina morbida.
Elaine dà dei colpetti con il gomito a Niall finché la sua testa crolla in avanti e lui apre gli occhi. Chiede l’ora e dove sono, ed Elaine lo aggiorna. Dopodiché intreccia le dita e stira le braccia davanti a sé. Le sue articolazioni scrocchiano sommessamente. Connell guarda il paesaggio scorrere fuori dal finestrino: sfumature di arido giallo e verde, la falda arancione di un tetto di tegole, una finestra che il sole riduce a un quadrato accecante.
Le borse universitarie sono state annunciate ad aprile. I presidi hanno letto l’elenco dei borsisti in piedi sui gradini della sala esami. Il cielo quel giorno era straordinariamente azzurro, pazzesco, un ghiacciolo all’anice. Connell indossava la sua giacca ed Helen lo teneva a braccetto. Arrivati al dipartimento di Inglese, hanno letto quattro nomi, in ordine alfabetico, e l’ultimo era: Connell Waldron. Helen gli ha buttato le braccia al collo. Nient’altro, hanno pronunciato il suo nome e sono andati oltre. Connell ha aspettato nel piazzale che annunciassero Storia e Scienze politiche, e quando ha sentito il nome di Marianne si è voltato per cercarla con lo sguardo. Ha sentito la sua cerchia di amici esultare, e qualche applauso. Si è infilato le mani in tasca. Sentendo il nome di Marianne ha preso coscienza di quanto tutto ciò fosse reale, aveva veramente vinto la borsa, l’avevano vinta entrambi. Non ricorda molto di quel che è successo dopo. Ricorda di aver chiamato Lorraine che al telefono è rimasta zitta, sconvolta, e poi ha mormorato: Oh mio Dio, Gesú Cristo.
Niall ed Elaine l’hanno raggiunto, esultanti, l’hanno preso a pacche sulla schiena dandogli del «cazzo di nerd fatto e finito». Connell ha riso senza motivo, solo perché tutto quell’entusiasmo richiedeva qualche tipo di esternazione e non gli andava di piangere. Quella sera tutti i nuovi borsisti dovevano partecipare a una cena formale in giacca e cravatta nel refettorio. Connell si era fatto prestare da un compagno di corso uno smoking che non era proprio della sua taglia, e durante la cena si è sentito a disagio cercando di far conversazione con il professore di Inglese seduto al suo fianco. Avrebbe voluto essere con Helen, e con i suoi amici, non con queste persone mai viste prima che non sapevano niente di lui.
Grazie alla borsa adesso tutto è possibile. L’affitto è pagato, le tasse universitarie sono coperte, all’università ha un pasto gratis al giorno. Perciò ha potuto passare metà dell’estate a viaggiare per l’Europa, sperperando contanti con la spensieratezza di un ricco. Nelle sue mail a Marianne l’ha spiegato, o ha cercato di spiegarlo. Per lei la borsa di studio è un’iniezione di autostima, una felice conferma di quello che comunque ha sempre creduto di sé: che è speciale. Dal canto suo, Connell non ha mai veramente saputo se credere la stessa cosa di sé, e non lo sa tuttora. Per lui la borsa di studio è un fatto materiale di enormi proporzioni, come una gigantesca nave da crociera spuntata dal nulla, e a un tratto se vuole può seguire gratuitamente un corso di specializzazione, e vivere gratuitamente a Dublino, senza piú dover pensare all’affitto fino alla fine degli studi. A un tratto può passare il pomeriggio a Vienna a contemplare l’Allegoria della Pittura di Vermeer, e fuori c’è la canicola, e se vuole piú tardi può concedersi una birra fresca a buon mercato. È come se quello che per una vita ha considerato come un fondale dipinto si fosse rivelato reale: le città straniere sono reali, e i capolavori famosi, e le reti della metropolitana, e i resti del Muro di Berlino. Sono i soldi, la sostanza che conferisce realtà al mondo. E in ciò c’è qualcosa di terribilmente corrotto e sexy.
Arrivano a casa di Marianne alle tre, nella fornace del pomeriggio. La boscaglia davanti al cancello ronza d’insetti e un gatto rosso è sdraiato sul cofano di una macchina dall’altra parte della strada. La casa che Connell scorge oltre il cancello corrisponde a quella delle foto che Marianne gli ha mandato, una facciata di pietra e finestre con le imposte bianche. Vede il tavolo da giardino su cui sono rimaste due tazze. Elaine suona il campanello e dopo qualche secondo qualcuno compare da dietro l’angolo della casa. È Peggy. Negli ultimi tempi Connell si è messo in testa che Peggy lo trovi antipatico, e si sorprende a spiarne l’atteggiamento in cerca di prove. Nemmeno lui ha simpatia per lei, non l’ha mai avuta, ma questo non gli sembra rilevante. Lei si precipita al cancello, con i sandali che sbattono sulla ghiaia. Il s...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Persone normali
  4. Gennaio 2011
  5. Tre settimane dopo. (febbraio 2011)
  6. Un mese dopo. (marzo 2011)
  7. Sei settimane dopo. (aprile 2011)
  8. Due giorni dopo. (aprile 2011)
  9. Quattro mesi dopo. (agosto 2011)
  10. Tre mesi dopo. (novembre 2011)
  11. Tre mesi dopo. (febbraio 2012)
  12. Due mesi dopo. (aprile 2012)
  13. Tre mesi dopo. (luglio 2012)
  14. Sei settimane dopo. (settembre 2012)
  15. Quattro mesi dopo. (gennaio 2013)
  16. Sei mesi dopo. (luglio 2013)
  17. Cinque mesi dopo. (dicembre 2013)
  18. Tre mesi dopo. (marzo 2014)
  19. Quattro mesi dopo. (luglio 2014)
  20. Cinque minuti piú tardi. (luglio 2014)
  21. Sette mesi dopo. (febbraio 2015)
  22. Il libro
  23. L’autrice
  24. Della stessa autrice
  25. Copyright