Ed ecco di nuovo raccolti nella casa di Guido il Puliero gli amici, i conoscenti, le bestie – tutti i fan e gli innamorati delle storie di Nane Oca – venuti qualcuno perfino dalle lontane Svezie dopo che si era sparsa la voce del finto premio Nobel. E don Ettore il Parco disse:
– Vediamo come se la cava il Puliero con questo naneocume che non finisce mai.
– Vediamo, – disse il Puliero. – Se non vi piace, fermatemi.
E cominciò a leggere.
L’infanticidio
Giovanni – sfuggito alle grinfie della Mala ma purtroppo punturato – camminava pensoso e guardava se avvistar potesse ciò che cercava: ma cosa cercava?
In mente gli tornava Giostrina – fiore d’amore – e Maria la Bella e Celeste, e tutti gli amici dei Ronchi Palú e del Palo delle Rondini, e suor Gabriella e l’Uomo Selvatico di lei innamorato, e la Pavante Foresta, e il Pavano Antico.
Ed ecco che s’accorse di qualcosa.
Aveva davanti un boschetto di vinchi e oltre i rami luccicheggiava un’acqua. Attratto dal luccicore attraversò il boschetto e fu in riva a un fiume largo, marron. Sulla riva c’era una giovane donna che fra le braccia teneva un fagotto. Che fosse un bambino?
Stava – la donna – a guardare l’acqua – e non si accorgeva di Giovanni. Il quale, dopo un po’, l’udà parlare.
– Che faccio? – diceva. – Io sono morta. Ci buttiamo tutti e due? Quel maiale di tuo padre, che neanche so chi sia, ci ha abbandonati. Cosa c’è di piú porco, assassino, vigliacco di un uomo maschio? E tu, fantolino, purtroppo sei maschio anche tu. Non meriti dunque di vivere – e allora ti porto con me. Mi butto, è il momento. Uomini, mi avete assassinata. Vita canchera, addio!
E qui la donna fece un saltino e col bimbo in braccio si buttò – tunf! – e sprofondava.
Giovanni non ci pensò un momento – si tolse scarpe e vestiti, si buttò nel fiume e presto afferrò la donna – che per fortuna non aveva abbandonato il bambino.
Quale non fu lo stupore di lei quando si sentà prendere. Cercò di divincolarsi ma poi si abbandonò a Giovanni che con fatica – a volte bevendo – riuscà a portarla a riva.
Erano esausti quando presero terra. Il bambino piangeva e sputava acqua. Dopo molto ansimare e guardarsi la giovane donna disse:
– Hai rischiato la vita per me.
– Naturale, – disse Giovanni.
– Sei buono? – disse la giovane donna.
– Spero di sÃ, – disse Giovanni.
– Era meglio se morivamo, – disse la giovane donna.
– Perché? – disse Giovanni.
– Cosa faccio con questo bambino? – disse la giovane donna.
– Potresti amarlo, – disse Giovanni.
– Me lo trovo senza averlo voluto, – disse la giovane donna.
– Prova a volerlo, – disse Giovanni.
– Ma tu, – disse la giovane donna, – sei solo un ragazzo.
– Però punturato, – disse Giovanni. – Sai che vado in cerca del re del mondo?
– Cosa? – disse la giovane donna.
– Potrebbe essere lui, in questo momento, il re del mondo, – disse Giovanni indicando il bambino.
– Tu sei un po’ tocco, – disse la giovane donna.
– Se vuoi, – disse Giovanni. – Dà i, ti porto a casa.
– Mi spaccano la testa, – disse la giovane donna.
– Proviamo, – disse Giovanni. – Magari il bambino li intenerisce.
La casa era lontana. Giovanni a un certo punto prese in braccio il bambino perché la mamma non ne poteva piú: ma quando furono alla porta lasciò che la giovane entrasse da sola col bambino in braccio – e andò subito via. Perciò non seppe come fu accolta.
Non lo volle sapere.
Lui, da parte sua, l’aveva salvata col figlio.
E tuttavia, per un istante, gli era sembrato che forse forse gli sarebbe potuto piacere annegare la donna veder.
Impaurito da quel pensiero disse:
– Va’ via, lato oscuro!
Pensava che, se quello era l’inizio, doveva essercene di lato oscuro nel mondo!
– Povere donne, – disse la Vacca Mora. – Siamo le regine del mondo – ma mo ma mi muuu ma vedi come talvolta veniamo assassinate.
– Vacca Mora, – disse don Ettore il Parco. – Lei è mucca, non donna.
– La latte, – disse la Vacca Mora, – nonché il partorir doloroso, e pericoloso, ci mette tutte sullo stesso piano.
– È cosÃ, – disse suor Gabriella. – Magari anche vergini, in quanto madri di Dio.
– O favolette antiche, – disse il farmacista di Casalserugo. – Come può qualcuno nascere dalle vergini?
– By the artificial fecondation, – disse il prigioniero inglese. – Per lo artificial fecondationo.
– Andiamo avanti, per favore, e basta discorsi bacucchi, – disse il Pesce Baúco parlando dal fosso scavo. – Ardo di suspense se mai Nane Oca troverà il mio fratello chiamato Leviatano.
Guido riprese la lettura.
In una città che non si sa quale sia Nane Oca incontra due giovani che sembrano angeli
Cammina cammina Giovanni giunse a una grande città . Era Berlino? Era Londra? Era Parigi? Era Amsterdam? Era Stoccolma? Non lo sappiamo. Alle edicole dei giornali erano appesi annunci di cronaca scritti a caratteri grandi che dicevano: Battaglia fra spacciatori. Dieci feriti e un morto. La droga fa strage.
E cammina e ancora cammina venne che Giovanni si trovò in un parco grande con fossi, ponticelli, laghetti e alberi d’ogni verde. C’erano molti giovani, chi seduto chi accoccolato – non avevano facce tanto sane. Presso una fontana stavano un ragazzo e una ragazza – bellissimi – in procinto di farsi una puntura nel braccio. Giovanni si avvicinò e disse:
– O come mai vi punturate?
– Perché sÃ, – disse il ragazzo.
Era biondo, coi capelli lunghi. Pareva un angelo degli affreschi.
– Vuoi anche tu? – disse la ragazza. Aveva i capelli ricciuti, neri. Anche lei pareva un angelo degli affreschi.
– Io non amo le punture, – disse Nane Oca.
– Ma queste, – disse il ragazzo biondo che pareva un angelo, – mica sono le punture che pensi tu.
– E cosa sono? – disse Nane Oca.
– Ma dove vivi? – disse il ragazzo biondo che pareva un angelo.
– Nel Pavano Antico, – disse Nane Oca.
– Queste, – disse la ragazza bruna che pareva un angelo, – sono le punture della felicità .
– Veramente? – disse Nane Oca.
– Si va in estasi, – disse il ragazzo biondo che pareva un angelo.
– E voi di andare in estasi lo fate come lavoro? – disse Nane Oca.
– Che discorsi, – disse la ragazza bruna che pareva un angelo.
– Io, – disse Nane Oca, – per andare in estasi conosco il momón.
– Cosa? – disse la ragazza.
– È la foglia dolce e garbina dell’albero di piazza dei Frutti, – disse Nane Oca.
– Mi piacerebbe provarla, – disse il ragazzo biondo che pareva un angelo.
– Per caso, – disse Nane Oca – andando in estasi avete avuto sentore del re del mondo?
– Altroché, – disse la ragazza bruna che pareva un angelo.
– Adesso ti faccio vedere come divento re del mondo, – disse il ragazzo biondo che pareva un angelo.
Teneva la siringa in mano, verticale, come un pungiglione – e si iniettò la sostanza nel braccio. Zac!
Ma ecco che avvenne qualcosa.
Giovanni vide quell’angelo impallidire e poi cadere – come un sasso.
– Ahi! – disse la ragazza bruna che pareva un angelo. – Cosa succede?
Cercava di rianimare il ragazzo. Ma quello era immobile, di marmo.
– È morto, – disse Nane Oca.
– Per fortuna che non mi sono fatta la puntura, – disse la ragazza bruna...