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In materia di prestiti, di assistenza nel lavoro, di socializzazione, l’amicizia gioca una parte funzionale altrettanto importante quanto la pura parentela, che da sola implica il piú delle volte diritti e doveri spesso meno vitali di quelli prodotti dall’amicizia.
J. GILLIN1.
Come si è detto, ogni amicizia si basa su una comunità , ma forse si potrebbero escludere l’amicizia tra parenti e quella tra i membri di una compagnia, invece le amicizie tra i cittadini, i membri della tribú, i compagni di navigazioni e simili sembrano essere principalmente di tipo comunitario, dato che evidentemente si basano su una sorta di accordo. Nello stesso gruppo si potrebbe porre anche quella verso gli ospiti stranieri.
Il proverbio «le cose degli amici sono comuni» è corretto, l’amicizia consiste nella comunità .
Essa sfugge al legame di parentela, di «sangue» ma anche al legame identitario, di clan, di etnia, di classe, di censo. È una costellazione che ha piú a che fare con il gusto comune, con la possibilità di costruire «una zona a parte», con l’aleatorietà e la non formalizzazione dei rapporti. Che questo tipo di legame abbia costituito per il mondo greco da un certo momento in poi il modello del rapporto tra i cittadini dev’essere ancora fonte di stupore.
Essendo l’amicizia un’istituzione anti-istituzionale. è estremamente rischioso affidare a essa le basi della città e della democrazia. Si esercita nella scelta, nel legame che non è mai dato, ma è eletto. Per questo può essere rescisso. La cosa impressionante è che, a distanza di duemilacinquecento anni, di essa non «si possa fare nulla» di istituzionale eppure vi sia contenuto il fondamento della libera scelta di convivenza tra i cittadini.
Per primi gli Ateniesi intorno al V secolo a. C. trasformarono l’amicizia, di cui già Omero ed Esiodo parlavano, in qualcosa che atteneva direttamente al bene pubblico. L’amicizia come elezione tra persone libere per costituire una città libera.
Questa relazione tra lo stare in un luogo e l’amicizia è oggi quanto mai attuale. Avere reso astratte le caratteristiche della cittadinanza ci ha allontanato dal suo senso di accordo tra contigui, un accordo che non può essere neutro. Il fine di questo vivere insieme è un vivere bene in un luogo. Questo è il senso dell’insediarsi, del fondare città , del farle vivere. Se si smarrisce quest’idea di finalità amicale non si capisce nulla oggi del senso dell’essere cittadini. Che non è una questione di diritti – e doveri – ma di condivisione di un progetto di convivenza, e questo vale sia per coloro che già «sono» in un luogo che per i nuovi arrivati. La condizione dell’accoglienza degli immigrati dovrebbe essere un accordo reciproco, il costruire insieme una buona convivenza.
La stessa amicizia però non è soggetta alla politica, ma la precede, ne è condizione.
Ancora Aristotele:
Tra gli amici non c’è nessun bisogno di giustizia, mentre i giusti hanno ancora bisogno dell’amicizia, e il culmine della giustizia è considerato un sentimento vicino all’amicizia6.
È quello che sosteneva anche Montaigne: non può esserci un’identificazione totale tra giustizia e amicizia e tra politica e amicizia. Montaigne cita l’esempio del segreto tra amici, che non può essere rivelato anche se in certe circostanze sarebbe giusto.
Se uno affidasse al vostro silenzio una cosa che all’altro fosse utile sapere, come ve la cavereste? L’unica e suprema amicizia esclude tutti gli altri obblighi. Il segreto che ho giurato di non svelare a nessuno, posso, senza spergiuro, comunicarlo a chi non è un altro: è me7.
Secondo l’etica confuciana, che al tempo in cui Matteo Ricci viveva in Cina ne permeava l’intera società , la gente impara ad amare l’umanità non in generale, ma attraverso una particolare espressione dell’etica quotidiana.
Nel coltivare quelle relazioni profonde, intrinseche che costituiscono la condizione iniziale di ciascuno e che ne collocano la traiettoria vitale all’interno della famiglia, della comunità e del cosmo una persona diventa esperta nella conduzione (ren:
). È un concetto chiave del confucianesimo che si basa sulla preoccupazione per le relazioni umane e per i ruoli all’interno di esse. Etimologicamente, il carattere
consiste di due componenti: la radice per «gente» (
) a sinistra e il numero due (
) a destra. Insieme il carattere si riferisce alla relazione tra due persone. Ren è il legame d’affetto tra due persone e quindi significa due persone insieme9.