Uno splendido isolamento
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Uno splendido isolamento

  1. 232 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Uno splendido isolamento

Informazioni su questo libro

In una grande casa, immersa nel verde sterminato della campagna irlandese, vive Josie, una donna rimasta ormai sola con i ricordi di un matrimonio infelice. Fino a quando nella sua esistenza non entra McGreevy, un membro dell'Ira inseguito dalla polizia e dall'esercito, che in cerca di un rifugio irrompe tra le mura del suo isolamento. Nell'oscurità e nel silenzio di quella casa, da cui non possono uscire, lentamente si avvicinano: lei vede in lui il figlio che non ha mai avuto, lui le fa comprendere il dramma del loro popolo. Con una scrittura potente e piena di grazia Edna O'Brien ci mostra due solitudini distanti, che si specchiano l'una nell'altra e si riconoscono, ma alle quali il destino tragico della storia non lascerà scampo.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2019
Print ISBN
9788806239992
eBook ISBN
9788858430170

Ultimi giorni

– Un selvaggio... Un selvaggio fatto e finito.
– E vizioso, per giunta... Ha portato in una stalla la figlia degli Shaughnessy... quella che si chiama Imelda.
– E cos’è successo?
– Lei ha gridato tanto che lui è scappato.
– Ho sentito dire che l’hanno visto spargere qualcosa da un fazzoletto su un mucchio di fieno.
– Cos’era?
– Afta epizootica.
– Che Dio ci aiuti... Poveri noi! – dice la signora Kelly, la padrona del negozio, e ringrazia il cielo che se ne sia andato, se non altro. Cosí, a spizzichi e bocconi, sente raccontare che l’uomo ha avuto il fegato di presentarsi travestito in canonica, dicendo di essere affamato perché lo facessero entrare; poi, una volta dentro, ha chiesto al parroco se non aveva un maglione smesso e, mentre quello saliva a cercarne uno, è scappato con le chiavi della macchina.
– Un’auto nuova di zecca, l’aveva da una settimana... Il povero parroco è disperato, – disse la signora Kelly. Le donne erano tutte intorno a Josie perché avevano sentito che la polizia aveva fatto irruzione in casa sua, credendo che lui fosse lí dentro e la tenesse in ostaggio.
– Se era cosí, a quest’ora lei era bell’e morta, – sentenziò la signora Kelly dandole una sedia e dicendo che la trovava molto giú e che non sembrava piú lei, la signora del maniero.
– Si è presa un po’ di vacanza? – chiese l’impiegata dell’ufficio postale.
– Solo qualche giorno... da mio nipote.
– Quello che lavora alle assicurazioni?
– Sí, proprio lui, – risponde, e si chiede perché mente. Chi potrebbe capire perché ha nascosto McGreevy, chi l’avrebbe fatto, come lei, senza sapere perché?
La tempestano di domande sul periodo che ha passato in casa di cura, vogliono sapere se le suore erano brave o cattive e come si sente ora che è tornata nella sua casa, nel suo castello.
– Deve comprare delle serrature robuste... Le faccia mettere a tutte le porte e a tutte le finestre, – dice la signora Kelly e aggiunge che non ci sono soltanto quelli che vogliono l’Irlanda libera ma anche delinquenti comuni, e sono tanti.
– È sposato? – chiede una ragazza.
– Chi? – fa Josie. Le sembra di essere un’estranea fra di loro, una specie di emarginata.
– Suo nipote.
– No, ma è fidanzato, – e a ogni bugia si sente piú colpevole.
Quando esce i poliziotti la seguono col binocolo dalla finestra della caserma. Aspettavano il suo ritorno. Cornelius, il giovane agente che andrà fra poco a interrogarla, fa cenno a Rory di avvicinarsi e dare un’occhiata. Rory non è dei loro, viene da un posto di polizia a sei miglia da lí, ma partecipa all’indagine perché conosce alla perfezione la zona, anche i boschi.
– Sei sicuro che è lei? – chiede a Cornelius.
– Sicurissimo... Sono stato da lei l’anno scorso, per la tassa sui cani.
– Strano, me la immaginavo tutta diversa... piú superba. E quello è il nipote?
– Dev’essere lui, – e intanto guardano l’autista che prende il paniere delle provviste e i sacchi di torba e li sistema nel bagagliaio.
– Lasciamogli qualche minuto per arrivare a casa, – dice Rory e gli sembra strano che lei non abbia bagagli.
Parole al vento, un duello di parole al vento mentre si studiano a vicenda, lei che si lamenta perché le hanno buttato all’aria la casa e Cornelius che non dimostra la minima comprensione. È un giovane poliziotto con la fibbia della cintura che gli sega la pancia e il taccuino aperto con due fogli di carta carbone infilati con cura. Lei gli indica il disordine, i cassetti e i quadri gettati sul pavimento, i libri antichi con le pagine sgualcite e le rilegature strappate, e gli fa notare che non è sua abitudine tenere la casa a quel modo; i suoi colleghi le hanno rotto persino il piccolo carillon di tartaruga da cui ora sale a tratti qualche esile tintinnio cristallino, come di bicchieri che si toccano su un vassoio.
– Questa casa è ridotta a un porcile, – dice enumerando tutti i danni subiti: tavole sollevate dai pavimenti, materassi sventrati con le imbottiture bianche sinistramente avvolte sulle molle, come trecce di streghe. Perché non abbiano rovistato anche in camera sua non lo capirà mai. Lui è indifferente a tutto, prigioniero dei suoi schemi mentali secondo cui qualsiasi cosa può costituire un indizio, ogni tipo di prova è di importanza capitale e ogni pietra va rivoltata in cerca di lattine, recipienti, corde, fili metallici, micce, detonatori, schemi, di qualunque oggetto estraneo all’ambiente circostante.
– E non avete trovato niente, – osserva lei facendosi coraggio.
– Se uno si fa un’idea, la segue, – dice lui.
– Quando sono entrata non credevo ai miei occhi.
– In una casa vecchia e grande come questa il lavoro della polizia diventa molto complicato, – dice lui togliendo coi denti il cappuccio della penna. Vorrebbe farle qualche domanda.
– Faccia pure, – dice lei con una voce che si sforza di essere calma.
Da fonte attendibile si è appresa una cosa, da altra fonte attendibile se ne è appresa un’altra e quindi lui le consiglia di riflettere bene prima di rispondere.
– Rifletterò, – dice lei con sarcasmo.
Adesso non lo tradirebbe per nulla al mondo. Prima di tutto perché ormai se n’è andato, e poi perché prova una vera repulsione per questo giovincello che le gira per casa cosí goffamente, infischiandosi del caos, e con la faccia tosta di darle il bentornato.
– Lei lo sa, vero?
– Che cosa?
– Che qualunque cosa dica potrà essere usata come prova contro di lei.
– Ma io non ho niente di importante da dire.
– Chiunque nasconda un sovversivo deve renderne conto.
– Avete rovistato dappertutto.
– Ha visto quest’uomo? – le chiede tirando fuori un foglio con la scritta «Ricercato» e due foto di McGreevy, una di quando era piú giovane, coi capelli folti sulla fronte ampia, e un’altra piú recente, coi capelli radi e un paio di baffetti grigi cosí sottili che sembrano dipinti. Lei legge i vari dati, età, altezza, corporatura, colore degli occhi, accento, vizio del fumo, e nota che il colore degli occhi non è quello giusto.
– No.
– È naturale che la presenza di un uomo simile, a certe persone riempirebbe la vita.
– Ah sí?
– A una persona sola come lei, per esempio.
– Questa è un’affermazione offensiva.
– Offensiva o no, a noi risulta che è stato da queste parti e forse addirittura in questa casa.
– E allora trovatelo, è compito vostro.
– La polizia svolge il suo compito, lo svolge bene e fa il possibile per ridare alla popolazione tranquillità e fiducia.
– Io non posso esservi di aiuto, – si volta, raccoglie un cassetto e cerca di rimetterlo al suo posto.
– Non ho ancora finito.
– Ah no?
– Secondo una fonte attendibile, lei vive da eremita: che cosa ha da dire in proposito?
– Dico che mi faccio gli affari miei, se è questo che intende.
– Lei tiene le sue carte ben coperte, signora O’Meara.
– Per forza. Voialtri credete sempre di poter mettere i piedi in testa a tutti.
– Ha visto quest’uomo, sí o no?
– Non ho la televisione.
– Santo cielo, c’è tutto il paese in stato di allarme e lei è qui, con l’aria di non saperne niente... Ottimista a tutti i costi.
– Mio nipote mi ha accennato che c’era qualcuno in fuga.
– Qualcuno! Un qualcuno ricercato di qua e di là dal confine per omicidi e attentati che lui stesso ha rivendicato; un qualcuno che in apparenza è calmissimo ma può diventare una furia anche in situazioni di assoluta tranquillità... Un pazzo –. La tiene d’occhio e vede la paura farsi strada in lei.
– Chi l’ha detto?
– Uno che finisce nelle sue mani ha buone possibilità di finire in un tritacarne.
– Mio Dio, – mormora lei, afferrando il cassetto come uno scudo.
– Una miscela esplosiva, – le sibila per farle sentire tutta la sua rabbia.
– Vorrei soltanto potermene stare in pace, – dice lei con un tono piú conciliante.
– È mio dovere avvisarla che se lo ha nascosto andrà in prigione.
– In prigione! – La parola la colpisce con violenza. Ricorda i rotoli di filo spinato lungo un muro altissimo in una città delle Midlands, e Jamie che diceva: «Quei poveracci là dentro conteranno le ore», e il guidatore che rispondeva di no, erano tutti drogati, li drogavano perché non facessero casino. Prigione. Un enorme labirinto di pietra e cemento con una sequela di grandi cancelli che danno su altri cancelli, rotoli e rotoli di filo spinato con le punte arrugginite che bucano l’aria come vermiciattoli nerastri.
– Lo so che sei qui, – pronunciò le parole a voce alta, senza timore, come se gliele avessero suggerite. Aveva messo in ordine la cucina e aperto una scatoletta per cenare. Il bottegaio le aveva regalato delle ostriche affumicate. Erano una novità, l’ultima moda, e la moglie del dottore gliele aveva decantate. Non le piacquero ma le mangiò ugualmente, intingendo il pane nell’olio giallo e saporito e succhiandolo come fosse una spugna.
Posò la scatoletta lentamente, quasi con riguardo, mentre il chiavistello veniva alzato per tre volte e poi strattonato da una ma...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Uno splendido isolamento
  4. Il figlio
  5. Il presente
  6. Il passato
  7. Prigionia
  8. Una storia d’amore
  9. Ultimi giorni
  10. Il figlio
  11. Il libro
  12. L’autore
  13. Dello stesso autore
  14. Copyright