Poesie erotiche
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Poesie erotiche

  1. 288 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Poesie erotiche

Informazioni su questo libro

Come Patrizia Valduga ha scritto in altra occasione, «la poesia è come l'amore, è nostalgia d'indivisibile: entrambi si prefiggono un po' di perdita di coscienza, un qualche smantellamento di quell'equilibrio infelice che è la nostra identità. Hanno entrambe una funzione erogena e quindi ansiolitica». Questa naturale convergenza diventa ancora piú stringente nel caso di queste poesie fatte di fantasie erotiche, visioni iniziatiche e allucinazioni, ma anche di tanta consapevolezza «teorica» testimoniata da citazioni letterali di Sade e di Ignacio Matte Blanco. Il desiderio e i suoi misteri sono affrontati in diverse forme immaginative, linguistiche, metriche. Dalla Tentazione degli anni Ottanta alle versioni da Mallarmé e Racine, dalle Cento quartine alla riscrittura di Manfred e alla Lezione d'amore, questo volume è la summa delle poesie erotiche della Valduga. Con un saggio conclusivo che mette in luce il rapporto dell'autrice con la parola poetica, il suo modus operandi letterario e le sue piú profonde ragioni interiori.

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Informazioni

Editore
EINAUDI
Anno
2018
Print ISBN
9788806237523
eBook ISBN
9788858429365
Argomento
Literature
Categoria
Poetry

La tentazione

Non vi date conforto:
vi resta poco tempo.
Chi è disfatto, marcisca.
La vita è la piú grande:
nulla sarà piú vostro.
F. FORTINI (da Brecht)

I.

In questa maledetta notte oscura
con una tentazione fui assalita
che ancora in cuore la vergogna dura.
Io cosí pudica, cosí compita,
vedevo un uomo a me venire piano
e avvolgermi quasi avido la vita;
un altro ne veniva e con la mano
oh delicatamente lui mi apriva,
e un altro e un altro e un altro ch’era vano
a guerra apparecchiarmi d’armi priva,
già incatenata, e senza una catena,
nel tempo che la vita non par viva.
«Non vuoi? piccola piccola sirena...»
Posso io non volere e star da lato?
«Oh lasciatemi!» e respiravo appena,
il cuore dalla sua sede saltato.
Con cento mani vinte le mie braccia
tutte le ossa mi avevano contato,
ad ogni cavità davan la caccia;
nel denso, nelle viscere spremuta,
in una tomba di carne che schiaccia
e macina e mette al niente... perduta.
Che mai feci, che mai feci, mio Dio?
mercè, pietà, perdono, chi mi aiuta?
E mentre brucio in tal rimescolio:
«O Padre nostro scenda il tuo perdono,
annienta tu questi demòni ch’io
sola non so... di te degna non sono».
Se ne fa beffe la schiera impudica
e per mia noia uno su me prono:
«Bada a non farmi far troppa fatica,
piccola morta, non lo sai? dovrai
aprirmi come un fiore la tua fica!»
«Tanto pallore io non vidi mai:
ho quel che serve a farla rinsanguare!»
A mio supremo disgusto, «No! Guai!»,
la parte che non voglio nominare
lui mi premeva in bocca con amore
e tutta me la dava da mangiare.
Cader potessi anch’io dietro il mio cuore,
lasciar la notte greve e maledetta
e la galera di tutte le sue ore,
calando di sorpresa la vendetta.
Fuori l’eternità si conservava
e mio malgrado, in gran mistero astretta,
mentre bevevo umore sugo bava...
Me non avvolgerà tanto mistero
e non conoscerò la notte cava.
«Amica mia piccola, benché nero
a te paia ed eterno questo tempo,
in calma accoglilo nel tuo pensiero,
vedrai che il tuo morir sarà per tempo.
E merito non è, non è peccato
l’amore che hai invocato fuor del tempo;
il cuore vasto violento e violato
saprà, s’è anche un sogno realtà».
E io gridavo loro senza fiato:
«Il vostro sguardo insolente dovrà
chinarsi... Voi, bastardi tracotanti,
l’alba che viene tutti squaglierà!»
«Si squaglieranno solo i tuoi amanti
in quell’alba che tutti i sogni smura,
goffi fra tremiti e vene, spïanti
lí per giocarti, per farci paura.
So che lo sai...» «Non so nessuna cosa,
puliscimi la tua slumacatura».
«Come si sta altera e disdegnosa!
Scosciatela cosí che me la prenda
e disbrami la voglia che mai posa».
Poi con le reni in una morsa orrenda,
«Or godi e taci, or... ti resti dentro».
E mi convien tacere, per ammenda.
«Vedi come veloce in te m’inventro,
vedi come lo vuoi e tieni tutto,
vedi che piangi umore dal tuo centro...
ecco rientro, e coli dappertutto.
Via di qui, voi, che piú non mi resiste,
in piacere si volta il suo gran lutto».
Altra doglia e delizia insieme miste
intorno ad un calore ch’io non so
m’ingolfavano il cuore e fu ben triste
venire a resa pur gridando «No!»,
per fame di carne grassa di grasso
e sangue... e per mia sc...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. POESIE EROTICHE
  4. Prologo
  5. Lezione di tenebre
  6. Cento quartine
  7. Erodiade
  8. Fedra
  9. La tentazione
  10. Lezione d’amore
  11. Epilogo
  12. Confessioni di una ladra di versi
  13. Nota
  14. Il libro
  15. L’autrice
  16. Della stessa autrice
  17. Copyright